Giovanna d'Arco

rappresentato anche come Orietta di Lesbo

Dramma lirico in un prologo e tre atti
Musica di Giuseppe Verdi
Libretto di Temistocle Solera

Tratto da Die Jung Frau von Orléans di Friedrich Schiller
Prima: Milano, Teatro alla Scala, 15 febbraio 1845


Primi interpreti  Trama   Altro
Carlo VII, re di Francia, Tenore
Giovanna, figlia di Giacomo, Soprano
Giacomo, pastore in DomRemi, Baritono
Delii, ufficiale del re, Tenore
Talbot, supremo comandante degli Inglesi, Basso
Ufficiali del re, Borghigiani, Popolo di Reims, Soldati francesi, Soldati inglesi, Spiriti eletti, Spiriti malvagi.
Grandi del regno, Araldi, Paggi, Fanciulle, Marescialli, Deputati, Cavalieri e Dame, Magistrati, Alabardieri, Guardie d'onore.

 

Primi interpreti

  • Milano, Teatro alla Scala, 15 febbraio 1845
    Giovanna: Erminia Frezzolini-Poggi; Giacomo: Filippo Colini, Carlo VII: Antonio Poggi
 

Trama

  • Prologo E’ il 1429. Cittadini e ufficiali di Carlo VII re di Francia temono la disfatta totale nel conflitto con l'Inghilterra: Orléans ancora resiste ma è ormai allo stremo. Sopraggiunge Carlo: afflitto dal pensiero delle sofferenze del suo popolo comunica la sua intenzione di arrendersi al nemico: ha sognato un luogo in mezzo alla foresta in cui si trovava una immagine dipinta della Vergine che gli ordinava dì deporre ai suoi piedi l'elmo e la spada. Gli abitanti del luogo confermano l'esistenza dell'immagine. del sogno in un luogo in mezzo alla foresta frequentato di notte da demoni e streghe. Carlo non vuole credere che dove si trova un'immagine sacra possano incontrarsi anime dannate: vi si recherà al più presto per invocare aiuto dalla Vergine.
    Nella selva davanti alla cappella della Vergine Giacomo, padre di Giovanna, è turbato: sua figlia passa in quel luogo molte notti ed egli teme che abbia ceduto l'anima al demonio. Decide di nascondersi in una caverna nei pressi per scoprire la verità.
    Arriva Giovanna, afflitta per la sorte in cui versa la Francia: essa non chiede altro che poter affrontare il nemico sui campi di battaglia e prega la Vergine di concederle le armi per difendere la propria patria. Dopo la preghiera, la fanciulla si addormenta. Sopraggiunge Carlo che rimane sorpreso nel riconoscere il luogo del sogno.
    E’ Giovanna che intanto sogna: dapprima un coro di spiriti malvagi la invita a godersi la sua bellezza e gioventù; poi un coro dì anime beate le annuncia che il cielo ha accolto la sua preghiera e le concede le armi per salvare la Francia: ma guai se non manterrà il cuore puro da ogni affetto terreno. Giovanna si desta e riconoscendo il re Carlo lo esorta a non arrendersi al nemico: lo invita quindi a seguirla sui campi di battaglia dove lo porterà alla vittoria.
    Giacomo, vedendo i due parlare insieme, si convince che Giovanna, per amore del re, abbia ceduto la sua anima al demonio. Fa per fermarli ma si accascia per il grave dolore.
  • Atto I Dopo la tremenda sconfitta inferta dalle truppe francesi guidate di Giovanna, i soldati inglesi esortano il loro comandante Talbot a ordinare la ritirata. Giunge il campo Giacomo quasi impazzito dal dolore: viene a denunciare sua figlia e chiede di combattei e contro Carlo che l'ha sedotta: promette che prima di sera consegnerà Giovanni agli inglesi purché puniscano la sua empietà. Ormai conclusa la sua missione, Giovanna sente la nostalgia dei luoghi dove ha vissuto; decide quindi di partire Ma sopraggiunge Carlo che la trattiene confessandole il suo amore. Giovanna è commossa e dopo una prima resistenza ammette anch'essa il suo amore per lui. Ma voci dal cielo le ricordano il suo destino: deve rinunciare a ogni affetto terreno. Carlo che non ha udito le voci è sorpreso nel vederla turbata e tremante. In quel momento giungono gli ufficiali del re per invitarli a raccogliere gli onori della folla: Carlo sarà incoronato ed egli desidera che sia Giovanna a porre la corona sul suo capo e a condividere la gloria. La fanciulla, non più padrona di se stessa segue Carlo passivamente, in preda al rimorso per la sua colpa. Un coro dì spiriti malvagi che inneggia a Satana e alla sua vittoria sulla purezza, assale l'anima di Giovanna.
  • Atto Il Il popolo in festa si prepara all’incoronazione cantando le prodezze della vergine guerriera. Il corteo, che accompagna Carlo e Giovanna, entra nella cattedrale di San Dionigi per il sacro rito. Fuori attende Giacomo che, dimentico dell’amore paterno e puro strumento della volontà divina, è pronto ad accusare Giovanna. Uscito il corteo dalla cattedrale, Giacomo vede nel volto turbato della figlia la conferma ai suoi sospetti: si scaglia quindi furibondo contro di lei e l'accusa di empietà davanti al re e al popolo. Giovanna, nonostante Carlo la supplichi di discolparsi, non apre bocca e rinuncia ad ogni difesa. Tuoni e fulmini improvvisi sembrano confermare le accuse di Giacomo: la folla, terrorizzata, già vede in Giovanna una strega. La fanciulla, in lacrime, si getta tra le braccia del padre, che le offre le fiamme del rogo per salvare la sua anima. Carlo dispera di poterla aiutare mentre il popolo, dimentico delle gesta di Giovanna, rinnega l'empia che avrebbe contaminato la gloria della Francia.
  • Atto III Giovanna, in catene, attende di andare al rogo. Sente i rumori della battaglia che infuria e, ispirata dal cielo, vede quello che accade. Intanto Giacomo entra e si ferma, non visto, a osservare la figlia. Essa vede Carlo circondato dagli Inglesi che stanno per sconfiggerlo: prega Dio di non abbandonarla e gi affida il suo cuore: amò è vero, ma per un solo istante, rimanendo pura. Giacomo che ha udito la sua preghiera, comprende di aver accusato ingiustamente la figlia e accorre a liberarla. Giovanna chiede al padre di benedirla, afferra la spada e corre al campo di battaglia. Giacomo dalla torre la vede in sella ad un bianco destriero salvare il re e guidare l'esercito francese alla riscossa.
    Alla torre arriva Carlo, mandato di Giovanna a difendere suo padre; ben presto giunge la notizia che gli Inglesi sono in rotta ma Giovanna è morta.
    Carlo e Giacomo sono in preda al più grande dolore, quando arriva il corteo funebre che accompagna la salma della vergine. All’improvviso Giovanna apre gli occhi e, come mossa da una forza soprannaturale, si solleva: prende dalle mani di Carlo le insegne dei francesi e dà l'addio alla terra e alla gloria mortale. Non appena l'eroina muore, una luce astrale si diffonde in cielo tra l'esultanza delle anime beate e il tormento degli spiriti malvagi.
 

Altro

  • Settima opera di Verdi e la quinta composta per la Scala di Milano, Giovanna d’Arco va in scena il 15 febbraio del 1845, solo pochi mesi dopo la prima de I Lombardi alla prima Crociata (dicembre 1844). Composta in soli quattro mesi dal Maestro, su un libretto di Temistocle Solera che versificava un omonimo dramma di Friedrich Schiller, è un vero insuccesso, tanto da allontanare Verdi dalle stagioni scaligere fino al 1881, anno del Simon Boccanegra.

PROLOGO
SCENA I

Grande atrio in Dom-Remi, che mette agli appartamenti apprestati per la corte. Borghigiani uomini e donne, ed alcuni Ufficiali del Re.

BORGHIGIANI:
Qual v'ha speme?

UFFICIALI:
Dal seggio dei padri
Ben vedete ove Carlo rifugge;
Orda immensa di barbari ladri
Questa misera terra distrugge.

BORGHIGIANI:
Orleáns?...

UFFICIALI:
È guardata dai fidi...
Presto anch'essa per fame cadrà.

TUTTI:
Maledetti cui spinge rea voglia
Fuor del cerchio che il Nume ha segnato!
Forse un dì rivarcando la soglia
Piangeranno dell'empio peccato...
Ah! noi pur desiammo altri lidi,
Ecco Dio che il ricambio ci dà.



PROLOGO
SCENA II

Delil, Carlo e detti.

DELIL:
Il Re.

BORGHIGIANI:
Nel suo bel volto
Qual dolor!

UFFICIALI:
Giovin tanto ed infelice!

CARLO:
Amici, v'appressate... Ultimo è questo
Del re comando.

DELIL:
Ah sì non dirne!

CARLO:
Ai fidi
Itene tosto, d'Orleàns; si cessi
Omai dal sangue che su me ricade.
Ripongansi le spade,
E sul mio trono avito
Segga l'anglico re... Dal giuramento
Io sciolgo ognun di fedeltà.

TUTTI:
Che sento!

CARLO:
Testé prostrato a terra
Fervidamente orai che, se volere
Era del ciel punir nefande colpe,
Percuotesse me solo il suo flagello.

TUTTI:
Ottimo re!

CARLO:
Trascorrere m'intesi
Ignoto senso per le vene... Un dolce
Sopor quindi mi vinse,
E divo sogno all'anima si pinse.
Sotto una quercia parvemi
Posar la fronte mesta;
Splendea dipinta Vergine
In mezzo alla foresta...
Mosse di là comando
Che, sorgi, disse, o Re!
Elmo deponi e brando
Di questa imago al pié.

BORGHIGIANI:
Dipinta imago, e simile
Loco fra noi qui v'è.

CARLO (con entusiasmo):
Le tue
parole, o Vergine,
Carlo umilmente adora;
Ti fregierò l'imagine
Di mia corona ancor...
Ma il sangue si deterga
Ond' è la patria in duol;
Ma la straniera verga
Sia mite al franco suol.

TUTTI:
Chi può frenar le lagrime
A sì pietoso duol?

CARLO (ai Borghigiani):
V'ha dunque un loco simile,
Diceste?...

BORGHIGIANI:
È selva orrenda.

CARLO:
Visiterò la Vergine
Prima che notte scenda...
Vieni, Delil...

BORGHIGIANI:
Per poco
Uditeci, fermate!
Quello d'orrore è loco...
Morte vi sta...

CARLO ED UFFICIALI:
Narrate.

BORGHIGIANI:
Allor che i flebili bronzi salutano
Il dì che muore,
E lento nàviga - per l'aere tacito
L'astro d'amore.
Nell'orribile foresta
Sempre infuria la tempesta;
Fra l'orror di lampi e tuoni
Là convengono i demoni
Là co' maghi e colle streghe
Fanno i pàtti e le congréghe,
E con filtri avvelenati
Ammoliscono i peccati...
Guai se inconscio al reo festino
Uom sorprendere si fa!
Ei non vede più mattino
Se al demonio non si dà.

CARLO:
Dov'è la Pia, convegno
Non ha l'Averno.- Ite... fra poco io solo
Là scioglierò mio voto.

TUTTI:
O re!

CARLO:
Dispoglio
Tal nome or qui! - Lasciatemi - Lo voglio!
Pondo è letal, martirio
Il serto al capo mio;
Perché fruir di libero
Aere non posso anch'io!...
Pace, che al più mendico
Prodiga sei di te,
Mandami un raggio amico,
Vieni non son più re.

TUTTI:
Cielo!... Dall'atre imagini
Fa che rientri in sé!
Sempre fedeli e taciti
Noi seguiremo il re.
(Carlo impone loro con un cenno, e parte; essi pure si allontanano per diverse uscite)




PROLOGO
SCENA III

Una foresta. A dritta sorge sopra una balza praticabile una Cappelletta, fiocamente rischiarata nell'interno da una lampada. A sinistra sul piano avanti levasi una quercia, e al piè di quella un
sedile di pietra. Nel fondo s'apre una caverna. Il cielo è nero e procelloso.

Giacomo solo, indi Giovanna.

GIACOMO:
Gelo, terror m'invade!...
Ma nell'orrendo loco
In veglierò? - Come rovente chiodo
Nell'anima sta fitta
Idea letale! -
(Giovanna appare dalla balza, e s'inginocchia innanzi alla cappella)
Non è questa forse
La quercia sacra all'infernal convegno?...
E qui sovente, qui non suol colei
Dormir le notti proceliose? - Ahi forse
Qui sedotta... qui vinta... al gran nemico
L'alma concesse! - Orribile pensiero!...
Cielo, m'assisti a discoprire il vero!

(Entra nella caverna)




PROLOGO
SCENA IV

Giovanna sola, scende dalla balza.

Oh ben s'addice questo
Torbido cielo al miserando affanno
Di Francia oppressa! - Perché mai d'imbelli
Forse ho l'alma vestita,
L'alma che vola dal desio rapita
Ai campi di battaglia! -Ma d'una ferrea maglia,
E d'una spada, e d'un cimiero forse
A me fia grave il pondo?...
Tanto richiedo a te, Speme del mondo.
Sempre all'alba ed alla sera
Quivi innalzo a te preghiera;
Qui la notte mi riposo,
E te sogna il mio pensier.
Sempre a me, che indegna sono,
Apri allora il cor pietoso...
Oh se un dì m'avessi il dono
D'una spada e d'un cimier!
(va ad assidersi sulla pietra)
Ma... le stanche pupille... il sonno vince...
Regina, il baldo voto
Perdona... e benedicimi...

(Si addormenta)



PROLOGO
SCENA V

Carlo dalla balza, e detta.

CARLO:
Paventi,
Carlo, tu forse?.. o meraviglia scuote
Ogni tua fibra?... Ancora
Vision parmi, ché la sacra selva
Questa è del sogno imo...
Ecco mi prostro, riverente e pio.

(Carlo depone l'elmo e la spada, s'inginocchia e prega. Intanto alla sola anima di Giovanna parla in sogno il seguente)

CORO DI SPIRITI MALVAGI:
Tu sei bella,
Tu sei bella!
Pazzerella,
Che fai tu?
Se d'amore
Perdi'l fiore,
Presto muore,
Non vien più.
Sorgi, e mira;
Te sospira
La delira
Gioventù.
O figliuola,
Ti consola
E una folla
Belzebù!
Quando agli anta
L'ora canta
Pur ti vanta
Di virtù.
Tu sei bella,
Tu sei bella!
Pazzerella
Che fai tu?

(I nembi si diradano ad un tratto, e la foresta viene rischiarata vivamente dalla luna. Succede un)
CORO DI SPIRITI ELETTI:
Sorgi! I Celesti accolsero
La generosa brama!...
Francia per te fia libera,
Ecco cimiero e lama.
Lèvati, o spirto eletto,
Sii nunzio del Signor...
Guai se terreno affetto
Accoglierai nel cor! -
(Giovanna balza in piedi. I suoi occhi lampeggiano. Il suo atteggiamento è da inspirata)

GIOVANNA:
Pronta sono!

CARLO:
Qual voce!...
(scendendo dalla balza)

GIOVANNA:
All'Eterno
Tua pietade, o re Carlo, è salita!...
(Ella corre alla balza, e ne riporta l'elmo e la spada)

CARLO:
Chi se' tu?... Vero o falso. discerno?...

GIOVANNA:
Son guerriera che a gloria t'invita...
O fedele Orleàns, ti consola...
(in atto profetico).
Tengo alfine una spada, un cimier;
Sui britanni cadaveri vola
Già l'insegna del franco guerrier!

CARLO:
Qual prodigio! - Ed io pure nel lampo
De' tuoi detti, o fanciulla, divampo.

GIOVANNA:
Vieni al campo - tua guida son io.
Guai, mortale, se manchi di fè!

CARLO:
Ne' tuoi sguardi è la fiamma di Dio...
Parla, imponi al tuo suddito!...




PROLOGO
SCENA VI

Giacomo non visto dal limitare della caverna e detti.

GIACOMO:
Il re!!

GIOVANNA:
(A te, pietosa Vergine,
Fido il tugurio umile,
Del padre la canizie,
E l'innocente ovile;
Fin ch'io ritorni a sciogliere
Inni di laude a te!)

CARLO:
(Non è mortale imagine
Questa ch'io veggo e sento;
Innanzi, innanzi a un angelo
Sto per divin portento...
Vinto son io da palpito
Sinora ignoto a me).

GIACOMO:
(Sì!... dell'orribil dubbio
disquarciato il velo...
Deh vibra le tue folgori,
M'incenerisci, o cielo!
Ella si cesse ai demoni
Per folle amor del re!)

GIOVANNA:
Or sia patria il mio solo pensiero...
Vieni, o Carlo, a pugnare con me!

CARLO:
Sì, ti seguo, inspirato guerriero...
Tutta l'alma sfavilla di fè!

GIACOMO:
Ferma!... ahi manco!... Per l'empio sentiero
Gravi l'ira del padre su te.
(Giovanna e Carlo si allontanano rapidamente; Giacomo tenta seguirli, ma cade oppresso dal dolore al suolo)


ATTO PRIMO
SCENA I

Luogo remoto, sparso di rupi. In lontananza scorgesi parte della città di Reims. Soldati inglesi sparsi qua e là in gruppi. Donne che piangono presso estinti, altre che assistono ai feriti.

Talbot


SOLDATO I:
Ai lari!... Alla patria! Mio duce, che tardi?

SOLDATO II:
Ai lari!... Alla patria!

TALBOT:
Reo grido mi suona.

SOLDATI:
Perduta Orleàno, perduti i gagliardi,
Gioviamci del tempo che il Franco ne dona.

TALBOT:
Ahi cento trionfi distrutti in un giorno!
Di tanta viltade chi lava lo scorno?

SOLDATI:
O duce, noi sempre mirasti sui campi
Volar combattendo con animo ardito,
Dei bronzi tonanti sorridere ai lampi,
Far pompa del seno, del braccio ferito...
Ma contro la furia che Averno disserra
Che valgon prodezze d'impavida guerra?
Ma contro legioni - d'armati demòni
Che giova la possa - d'umano valor?

TALBOT:
Son larve funeste - che incarna, che veste
La mente percossa - da vile timor.




ATTO PRIMO
SCENA II

Giacomo. il suo crine scomposto, i suoi atti dimostrano il disordino della mente. Detti.

GIACOMO:
Questa rea che vi percuote
Sarà vostra prigioniera.

TALBOT:
Chi sei tu?...

GIACOMO:
Son tal che puote..

SOLDATI:
Sarà nostra?

GIACOMO:
Pria di sera...
Io lo giuro ad un sof patto.

SOLDATI E TALBOT:
Parla, parla!... Sarà fatto.

GIACOMO:
Franco son io, ma in core
M'è prima patria onore;
Giurai se alcun l'affronta
Morire o 'l vendicar;
Or questo crin già bianco
Carlo gravò d'un'onta...
Contro l'indegno Franco
Chiedo tra voi pugnar.

SOLDATI:
Chi fia?... Qual arde incendio
Nel baldo favellar?

TALBOT:
Vien!... di guerra in forte luogo
Si rialzi ancor la tenda.

CORO:
Noi colà fiammante rogo
Ergerem che l'empia incenda.

GIACOMO:
Oh Giovanna!...

CORO:
Le tue ciglia
Gemon pianto!... qual dolor!...

GIACOMO:
E memoria d'una figlia
Che tradiva il genitor.
So che per via di triboli
Ne adduce il fallo primo,
So che fia schiuso ai miseri
Più terso e caro sol...
Deh la paterna lagrima
Si doni al basso limo!
Languido è il frai, ma l'anima
Maggiore è d'ogni duol.

CORO:
Nobile vecchio, affrettati...
Tutto ne avvampa il cor.
Vien la vendetta a compiere
Nel vile seduttor.

(I soldati seguono Talbot e il vecchio)




ATTO PRIMO
SCENA III

Giardino nella Corte di Reims. Giovanna sola. Ella è adornata di corazza, d'elmo e di spada; nel resto d'abiti femminili.

Giovanna

GIOVANNA:
Qui! qui!... dove più s'apre
Libero il cielo, e l'aere puro aleggia.
Nella festante reggia
Svania la mente! - Le mie fibre scuote
Un senso, un turbamento,
Che interrogar pavento. -
Gravi m'eran gli applausi. - Oh! ma compiuto
Non è l'incarco? - Salve
Non son le franche arene?...
Perché rimango or qui?... chi mi trattiene?...
O fatidica foresta,
O mio padre, o mia capanna,
Nella semplice sua vesta
Tornerà tra voi Giovanna;
Deh ridatele i contenti
Che più l'alma non sentì!
Ho risolto...



ATTO PRIMO
SCENA IV

Carlo e detta.

CARLO:
E in tai momenti
Abbandoni il re così?
Chiede ognuno che mai fusse;
Te la Corte attende e brama.

GIOVANNA:
Il Signor che qui mi addusse
A' miei lari or mi richiama.

CARLO (con trasporto):
Deh! non dirlo!... A te mi atterro!...

GIOVANNA:
(Cielo!) Sorgi...

CARLO:
Oh vinta sei?...

GIOVANNA:
È deciso!...
(In atto di partire)

CARLO:
Pria quel ferro
In me volgere tu dêi.
Dunque, o cruda, e gloria e trono
Offeristi a Carlo in dono,
Per serbarlo a' lai più vivi,
Per ferirlo in mezzo al cor?...
Fin dal dì che m'apparivi
Io t'amai d'immenso amor!

GIOVANNA:
Oh pietade!... Io più non sono
(commossa:)
L'inviata di Maria;
Solo usbergo al dolce suono
Degli affetti è debil sen.
Deh rispettami qual pria!...
Ch'io non sugga il tuo velen!

CARLO:
Ma l'amore è santo, è puro...

GIOVANNA:
Taci, ah taci...
(Asconde il viso nelle mani)

CARLO:
A Dio lo giuro!
Sol lo spirto mi concedi,
E all'incendio basterà.

GIOVANNA:
La mia mente... va smarrita!...
Ahi! si perde...

CARLO:
Oh cedi, cedi!

GIOVANNA:
Pietà, Carlo!...

CARLO:
A te, mia vita,
A te chiedo io pur pietà.

GIOVANNA:
T'amo!... Sì, t'amo!...

CARLO:
Oh detto!

A 2:
Chi più felice?... Oh amor!

VOCI ETEREE:
Guai se terreno affetto
Accoglierai nel cor!
(Giovanna, alla cui anima solamente scende l'avvertimento liberasi dalle braccia di Carlo. Ella è tremante, esterrefatta)

CARLO:
T'arretri e palpiti!... -Che mai t'apparve?...
Guardami, guardami - niun ti minaccia...
Che fai?... che mormori - di vane larve?
Di Carlo, o vergine - stai fra le braccia.
È puro l'aere - limpido il cielo
Siccome il velo - di nostra fe'.

GIOVANNA:
Fùr dessi!... gli angeli! -non hai veduto?
Lasciami, lasciami - son maledetta!
Qual fra le tenebre - torvo e canuto
Appar fantasima - che accenna e aspetta?
Muori o Sacrilega - Qual voce, oh Dio!
Il padre mio - che vuoi da me?

CARLO:
Taci!...
(Vedendo gente che si appressa)


ATTO PRIMO
SCENA V

Delil con bandiera, Ufficiali del re, e detti.

UFFICIALI E DELIL:
Le vie traboccano
Di sudditi devoti;
Carlo, te solo attendono
I grandi e i sacerdoti;
Oggi dinanzi ai popoli
Francia corona il re.
Tu lo precedi, o vergine;
Ecco la tua bandiera.
(Delil le porge l'insegna, Giovanna la prende macchinalmente)

GIOVANNA:
(Fu mia!)

UFFICIALI E DELIL:
(Quai sensi turbano
La diva messaggiera?..)

CARLO:
Ite! - Il gran rito compiasi;
Ella verrà con me.
(Delil ed uffiziali partono)




ATTO PRIMO
SCENA VI

Carlo e Giovanna.

CARLO:
Vieni al tempio, e ti consola
Fra il clamor de' gridi lieti;
Coronar mi dêi tu sola
Al cospetto del Signor.
Ma la gemma più lucente,
Ma la gioja più ridente,
Come sole fra i pianeti
Fia, Giovanna, il nostro amor.

GIOVANNA:
Oh perché sui campi in guerra
Non versai quest'alma impura?...
Chi m'adduce a ignota terra
Ov'io celi il mio rossor?
Ma, se ad anima pentita
Valga il pianto e la sventura,
Ogni giorno di mia vita
Sia pur giorno di dolor!

(L'anima di Giovanna è assalita dal seguente)

CORO DI SPIRITI MALVAGI:
Vittoria, vittoria!... plaudiamo a Satàna,
E ammorzino i gridi l'eterna sventura...
Vedete stoltezza di questa villana
Che nunzia è del cielo, che dicesi pura!
Ma d'Eva, o superba, non eri tu schiatta?...
Già nostra sei fatta, già nostra sei fatta!
Lasciamo le tane, sprezziamo l'esiglio,
Lanciamoci in alto con urla di scherno;
Ai cembali, ai sistri stendiamo l'artiglio,
Danziamo, danziamo la ridda d'inferno...
Non tosto Satàna si move alla giostra
La fémina è nostra, la fémina è nostra!

(Il re prende con trasporto la mano di Giovanna, e seco la tragge)


ATTO SECONDO
SCENA I

Piazza in Reims; sul davanti a sinistra s'innalza la cattedrale dedicata a S. Dionigi. La scena è ingombra di popolo.

CORO:
Dal cielo a noi chi viene
Frangendo le catene?
Viva la mira vergine,
Che l'Anglia debellò
Pari al sublime evento
Onde fu l'uom redento,
Fia sacro il dì che un popolo
Dal fango si levò.




ATTO SECONDO
SCENA II

Giacomo

GIACOMO (solo):
Ecco il luogo e il momento! -
Io qui di padre tutte
Fibre detergo, e del Signor crucciato
Or fulmine divento.
Lode, lode a lui sia, che al dì segnato
Di sua vendetta ultrice
Il fedele serbò vecchio infelice!
Speme al vecchio era una figlia...
Dovea chiudermi le ciglia...
Or costei - crudele affanno! -
Vengo io stesso ad accusar.
Di vergogna e di dolore
Olocausto offro al Signore...
Possa, oh possa a eterno danno
Quella misera sottrar!

(Squillo di trombe dal tempio, alle quali succede il seguente inno)

Te, Dio, lodiam, te confessar n'è vanto,
Signor possente dell'eteree squadre;
Fin che l'alma ha pensiero, il labbro ha canto
Con umil cor t'invocheremo, o Padre!
Osanna a te, che vincitor di morte
Schiudi ai redenti di Sïon le porte!

GIACOMO:
Compiuto è il rito! Ai cantici divini
Quale assistea colei?... Né il loco santo
Terror le infuse? - Ma il corteo giulivo
Esce, ed ella il precede... Alla turbata
Anima oh come tutto
Risponde il volto!



ATTO SECONDO
SCENA III

Giovanna esce agitata, quindi Carlo coronato, il corteggio ed il popolo - Giacomo si frammischia alla folla.

Giovanna, Carlo, Giacomo

CARLO:
Non fuggir, donzella!
Invano cerchi al meritato omaggio
Del tuo re, del tuo popolo sottrarti. -
Meco plaudite, o genti,
A lei che n'ha redenti...
Io primo a te mi prostro,
Inviata del Ciel.

TUTTI:
Viva Giovanna!
Viva la nostra redentrice!

CARLO:
Omai
Due patroni ha la Francia. -
Al gran Dionigi
Fean sorger monumento i padri nostri;
Ne imiterem l'esempio...
Diva donzella, avrai tu pure un tempio.

GIACOMO:
La bestemmia oh sperda Iddio!...
(avanzando)
Di chi mai tu cadi al piè!

CARLO:
Qual baldanza!...

GIOVANNA (scossa):
Il padre mio!

CARLO:
Ei suo padre!!

GIACOMO:
M'odi, o re!
Comparire il ciel m'ha stretto
Qui del popolo al cospetto;
Cor di padre e bianca testa
Daran fede a' detti miei.
Ben conosci la foresta
Ove apparve a te costei...
Là, sua fede rinnegata,
Questa figlia sciagurata,
A superbia aprendo il seno,
Per iniquo amor terreno,
Sé dannando a eterno scempio
Coi demòni patteggiò.
Re tradito or leva un tempio...

CORO:
Quale orror!!

CARLO:
Che mai narrò!

(Tutti fra sé)

CARLO:
No! forme d'angelo - non son la vesta
D'un'alma rèproba - che Dio detesta!
Qual sulla misera - grava periglio!
Il tuo consiglio - ne addita, o ciel.

GIACOMO:
Vicino al termine - resisti, o core...
Sensi quetatevi - del genitore...
Sol può la misera - quaggiù punita
L'alma pentita - tornare al ciel.

GIOVANNA:
L'amaro calice - sommessa io bevo,
Né mando un gemito -né un detto elevo...
Ch'ei sia dell'anima - vital lavacro!
Sia fatto il sacro - voler del ciel.

CORO:
Un gel trascorrere - sento per l'ossa...
Parmi da folgore - l'alma percossa...
Oh quale orribile - squarciò mistero!
S'ei disse il vero - ne addita, o ciel.

CARLO:
Ti discolpa! (a Giovanna)

CORO:
Imbianca e tace!

CARLO:
Le tue prove, O veglio audace?

GIACOMO:
Dimmi, in nome del Dio vindice,
(prende per mano la figlia)
Non sacrilega sei tu?

(Silenzio generale)

CORO:
Né favella!... il capo asconde!
CARLO: (A Giovanna)
Parla, e tutti avrai credenti.

GIACOMO:
Di', per l'alme dei parenti,
Non sacrilega sei tu?
(Silenzio c. s)

CORO (con raccapriccio):
Non risponde!... non risponde!...

CARLO: (Con passione)
Solo un detto!... (oh cieco padre!)

GIACOMO:
Di' per l'alma di tua madre
Non sacrilega sei tu?...
(Tuono e lampi. Terrore generale)
Ecco! Il ciel per te lo attesta.

CORO:
Sì!... la colpa è manifesta.
L'empia tace... non lo nega...
Via la strega! via la strega!

CARLO:
Ahi tacesti!... ed han creduto!
Ma di Carlo avrai l'ajuto.

GIACOMO:
Solo ajuto è nel Signor...
(Con severità al re)
Vieni, o figlia!

GIOVANNA:
Oh genitor!
(Prorompe in pianto e si getta fra le braccia del padre)

GIACOMO:
Del sacrilego misfatto
Il terrore in tutti apprendi;
Ma dell'anima il riscatto
T'offre, o indegna, il genitor.
Vieni meco a fatal luogo,
Là ti aspetta ardente rogo...
Vieni, impavida l'ascendi,
Tornerai mia figlia allor.

GIOVANNA:
Contro l'anima percossa
Tuona, tuona, eterna voce;
Ma la colpa sia rimossa,
Fia purgata.nel dolor!
Dell'accolto pentimento
Ecco l'iride già sento...
Bene venga la mia croce,
Io l'attendo con amor.

CARLO:
O mal ferma, o dura gente,
Su te gravi la sua pena!
Sempre cara ed innocente
È la misera al mio cor.
Questa porpora regale, -
Questo serto che mai vale,
Se mi vince, m'incatena
Vil di popolo furor?

CORO:
Fuggi, o donna maledetta,
Esci omai da queste mura,
Pria che il cielo in sua vendetta
Francia invada di terror.
Che dirà di noi la storia?...
Or chi rende a noi la gloria?...
Donna infame, donna impura,
Reca all'Anglia il tuo valor! -


ATTO TERZO
SCENA I

Interno d'una ròcca nel campo inglese. Una scala conduce ad una torre, dalla quale si dominano i campi. Giovanna, cinta di grosse catene, è abbandonata sopra un sedile; vicino a lei s'innalza un rogo. Tranne l'elmo e la spada, ella è vestita come precedentemente.

Giovanna

I:
I Franchi!
(Sentinelle interne)

Il:
I Franchi!

III:
I Franchi!
(Alle grida succede il rimbombo del cannone)

GIOVANNA (rinvenendo):
Oh qual mi scuote
Rumor di guerra? - di catene cinta
Nell'abborrito io sto campo nemico! -
E che mi attende?... Un rogo! -
Cresce il rumor... Chi dell'orrendo luogo
Mi dischiude le porte? Deh ch'io voli sui campi! - Ahi dura sorte!




ATTO TERZO
SCENA II

Giovanna trovatasi rinchiusa si arresta immobile; a poco a poco animasi all'inspirazione. Giacomo entra, e fermasi non visto a contemplarla.

Giovanna, Giacomo

GIOVANNA:
Ecco!... Ardite ed ululando
Già si avanzan le legioni. -
Si scontrâr - brando con brando -
Su!... coraggio, o miei campioni!

GIACOMO:
Sciagurata!... e ancor delira!

GIOVANNA:
Come turbo il re si aggira.
Là che avvenne?... Ahimé! l'ardito
Dagl'Inglesi è circuito!

GIACOMO:
A lui pensa!

GIOVANNA:
O Dio clemente
M'abbandoni or tu così?...

GIACOMO:
Ciel!... Che intendo?...

GIOVANNA:
A te fidente
Apro il cor siccome un dì!
Amai, ma un solo istante,
Ma pura ancor son io.
Ancor nel tuo sembiante
Acqueto ogni desio;
Pensier non ho, non palpito
Che non sia volto a te.

GIACOMO:
Ella innocente e pura!
Ella plorante a Dio!...
Ahi da qual notte oscura
Si leva il guardo mio!...
In quale istante, ahi misera,
Schiari la mente a me!

GIOVANNA (alzandosi infiammata dalla fede):
Tu che all'eletto Sàulo
Hai le catene infranto,
Spezza or le mie...

GIACOMO:
Sei libera!...
(Accorrendo a lei e sciogliendola)
Perdona a un padre in pianto.

GIOVANNA:
Fia ver?... Sei tu?... dimentico
(Gettandosi nelle di lui braccia)
Già d'ogni duolo è il cor.
O padre, benedicimi!

GIACOMO:
T'arrida il cielo ognor.
(imponendo le mani sul di lei capo)

GIOVANNA:
Or dal padre benedetta,
Appurata dai dolori,
Sono ancor d'Iddio l'eletta,
Torno ai bellici sentier'.
Niuno, ah! niun degli invasori
Rivedrà la sua contrada!...
La tua spada!... la tua spada!
Ch'io rivoli a' miei guerrier'.

GIACOMO:
Va! l'ardire omai ripiglia,
Ti ricingi di tua gloria;
Alla patria che periglia
Va, ritorna il suo guerrier!
Sovra l'ale di vittoria
Riconduci il tuo stendardo...
Deh non fia che invano e tardo
A' miei sguardi ardesse il ver!

(Giovanna, sguainata la spada del padre, esce precipitosamente. Giacomo salito alla torre getta gli sguardi meravigliando sui campi)




ATTO TERZO
SCENA III

Giacomo

GIACOMO (solo):
Ecco! - Ella vola. - Qual ventura!... Un bianco
Salì destriero. - Oh meraviglia!... In cento
Lochi ad un tempo appar. - Già dalla mischia
Ha tratto il re - Le turbe de' nemici
S'arretrano sconvolte. - Ahi! tutto involve
Un nuvolo di polve.

(Egli scende dalla ringhiera)



ATTO TERZO
SCENA IV

Soldati ed Ufficiali Francesi, Carlo e detto.

CORO:
Presa è la rôcca!

CARLO:
Di novel prodigio
Il ciel ne arrise - La seconda volta
Salvo per lei son io, per lei che a cieco
Di popolo furore
Abbandonai!...

GIACOMO (presentandosi):
Me, me punisci!

CARLO (ravvisandolo):
O vecchio,
Io ti perdono. - In mia salute accorsa,
Va, mi gridò la diva,
Entra la rocca, e il padre mio difendi.




ATTO TERZO
SCENA V

Delil e detti.

CARLO:
Ebben? - Che rechi?... Ancora
L'Anglo pugnar si attenta?...

DELIL:
Rotto è il nemico, ma Giovanna è spenta!

(Silenzio generale. Giacomo ha nascosto il canuto capo fra le mani. Il re guarda mestamente i suoi, si avanza lentamente, e dice col più profondo dolore)

CARLO:
Quale più fido amico
Me col pugnal ferisce?...
Supplice a voi lo dico...
Il trono a chi l'ardisce!
Crudeli, orribil vita
Dunque lasciate al re?...
Oh fosse inaridita
Nell'anima la fè!

CORO:
Un suon funereo - d'intorno spandesi.

CARLO (verso la scena):
Ahi vista!

GIACOMO:
Oh figlia!




ATTO TERZO
SCENA ULTIMA

Soldati Francesi cogli stendardi, che precedono Giovanna, adagiata sulla bara. Popolo, uomini e donne. Detti.

CORO:
Non sembra un angelo - che a sonno placido
Chini le ciglia?
Lucente un'aura - sul viso candido
Dal cielo piove;
Dal frai virgineo - di puro effluvio
Un'onda move!

GIACOMO:
Gran Dio!... Silenzio - represso gemito
Mandò l'estinta.

CARLO:
Le luci s'aprono! -sorge!... oh miracolo!
Morte fu vinta.

(Giovanna levasi dritta, e si muove come investita da forza soprannaturale)

GIOVANNA:
Che mai fu? - Dove son? -

CARLO:
Fra' tuoi guerrieri.

GIACOMO:
E presso il vecchio padre...

GIOVANNA:
Oh! non son io
Un'empia incantatrice!

CARLO:
Un angelo tu sei!

GIACOMO:
Ma in nebbia folta
Chiusi eran gli occhi.

GIOVANNA:
Oh padre!... Oh re!... Miei prodi!...
Ben vi ravviso! - Ecco le franche insegne...
La mia dov'è?... ch'io la riporti al cielo,
Fidata messaggiera.

CARLO:
Prendi... ma non lasciarne!
(Le presenta l'insegna)

GIOVANNA (rapita in estasi):
Oh mia bandiera!
S'apre il cielo... Discende la Pia
Che parlar mi solea dalla balza...
Mi sorride... mi addita una via...
Pare accenni che seco mi vuol.
Ecco!... nube dorata m'innalza...
Oh!... l'usbergo tramutasi in ale!...
Addio, terra!... Addio, gloria mortale...
Alto io volo... già brillo nel Sol! -

CARLO:
Non lasciarne!... Deh vivi, deh vivi
Alla Francia, al tuo padre, al tuo re!
Non lasciarne, o fra i cori giulivi
Fa ch'io possa volare con te.

GIACOMO:
La tua mano sul crine mio bianco
Posa, o figlia, e ne lava il fallir...
Io non piango... nell'animo stanco
È la speme di tosto morir.

CORO:
Oh prodigio!... D'insolito raggio
Si diffonde improvviso chiaror...

CARLO:
Vale, o diva!... Qual patrio retaggio
Tu vivrai d'ogni Franco nel cor.


CORO DI SPIRITI ELETTI:
Torna, torna, esulante sorella,
Sopra i vanni dell'angelo al ciel!
È il Signore, il Signor che ti appella,
E ti cinge inconsutile vel.

CORO DI SPIRITI MALVAGI:
Più del fuoco che n'arde e ne scuoja,
Più che il bujo di notte crudel,
N'è tormento d'un'alma la gioja,
N'è supplizio il trionfo del ciel!...

(Giovanna cade; una siderea luce spandesi improvvisamente pel cielo. I soldati abbassano gli stendardi, tutti si prostrano innanzi al glorioso cadavere).

FINE

 


Omaggio a Verdi nel 100° anniversario della scomparsa

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