I Lombardi alla prima crociata

Dramma lirico in quattro atti
Musica di Giuseppe Verdi
Libretto di Temistocle Solera

Tratto dall’omonimo poema di Tommaso Grossi
Prima: Milano, Teatro alla Scala, 11 febbraio 1843


Primi interpreti  Trama   Altro
Arvino, Tenore, figlio di Folco, signore di RHO,
Pagano, Basso
Viclinda, moglie di Arvino, Soprano
Giselda, sua figlia, Soprano
Pirro, scudiero d'Arvino, Basso
Priore della città di Milano, Tenore
Acciano, tiranno d'Antiochia, Basso
Oronte, suo figlio, Tenore
Sofia, moglie del tiranno di Antiochia, fatta celatamente cristiana, Soprano
Un eremita
Claustrali, Priori, Sgherri, Armigeri nel palazzo di Rò, Ambasciatori Persi, Medi, Damasceni e
Caldei, Cavalieri e Guerrieri Crociati, Pellegrini, Donne Lombarde, Donne dell'Harem, Vergini.


La Scena: Atto I in Milano. Atto II in Antiochia e sue vie. Atto III e IV; presso Gerusalemme.

 

Primi interpreti

  • Milano, Teatro alla Scala, 1 febbraio 1843
    Giselda: Erminia Frezzolini-Poggi; Oronte: Carlo Guasco; Pagano: Prosper Derivis; Avino: Giovanni Severi; Viclinda: Teresa Ruggeri; Acciano: Luigi Vairo; Sofia: Amalia Gandaglia
 

Trama

  • Atto I. "La vendetta". Tra il 1095 e il 1097. Pagano, geloso del fratello Arvino, ha cercato di ucciderlo nel giorno delle sue nozze con Viclinda. Perciò è stato esiliato.
    Dopo molti anni ritorna a Milano vestendo l'abito del penitente, e ha luogo la riconciliazione. In realtà egli comincia a ordire una trama contro il fratello, servendosi di Pirro. Viene assoldato un gruppo di sicari. Ma Arvino ha un presentimento e si prepara contro l'oscura minaccia che sente avvicinarsi.
    La notte dell'attentato al buio, Pagano colpisce qualcuno con la sua spada: è il padre. Disperato, cerca di suicidarsi ma viene arrestato.
  • Atto II. "L'uomo della caverna". Ad Antiochia. Il tiranno Acciano prega Allah perché scateni la sua ira contro i crociati. Suo figlio Oronte è innamorato di una prigioniera cristiana, Giselda, figlia di Arvino e Viclinda, e vuole convertirsi al cristianesimo, come ha già fatto segretamente sua madre Sofia. Intanto Pirro arriva nei pressi della città e raggiunge Pagano, che si è ritirato in una caverna e fa l'eremita per espiare le sue antiche colpe.
    Pagano si dichiara disponibile ad accompagnare i crociati nella città infedele. Quando si accorge che si tratta dei Lombardi, anche Pagano si arma.
    Nell'harem. Sofia annuncia a Giselda che Acciano e Oronte sono stati uccisi; la giovane impreca contro l'ingiusto dio che permette la guerra e Arvino sopraggiunto, vorrebbe ucciderla per la sua empietà: quella è una guerra santa. Il pio eremita, che non è stato riconosciuto, la salva: "Si tratta, dice, di una povera pazza".
  • Atto III. "La conversione". Oronte non è morto; ferito e travestito da crociato, ritrova Giselda nella valle di Josafath. I due si promettono eterno amore. Devono fuggire, perché Arvino, che ha saputo dell'amore della figlia, li sta cercando per separarli; ha anche sentito che Pagano si aggira nei pressi, e si ripromette di punirlo in modo definitivo. Oronte e Giselda si rifugiano nella grotta dell'eremita. Qui il ferito viene battezzato, e spira tra le braccia della fanciulla amata.
  • Atto IV. "Il Santo Sepolcro". Giselda ha una visione: Oronte predice che troveranno acqua nel deserto. I crociati, in realtà, stanno soffrendo la sete, ma la fonte di Siloe si mette miracolosamente a gettare acqua.
    Riprendono i combattimenti e l'eremita è ferito a morte. Portato nella tenda di Arvino, rivela di essere Pagano. Il comandante crociato lo perdona, lo prende in braccio e lo conduce all'entrata della tenda. Da lì può vedere che la bandiera cristiana già sventola su Gerusalemme conquistata.
 

Altro

  • Quarta opera scaligera di Verdi, milanese fin nel titolo e nella provenienza dell’autore del soggetto, Tommaso Grossi, dal quale Temistocle Solera trae il libretto.
    Dramma di argomento religioso, intessuto di scene di processioni, preghiere, un battesimo e naturalmente una crociata. Le autorità clericali si insospettiscono e incaricano gli amministratori della giustizia di controllare. Il capo della polizia Torresani dopo aver preso visione del libretto intima a Verdi di apportare alcuni cambiamenti: in teatro non si può cantare un’Ave Maria, poiché luogo non adatto ad una preghiera, così che il Maestro si deve piegare suo malgrado a cambiare l’aria in Salve Maria. Con questa piccola modifica I Lombardi alla prima Crociata vanno in scena alla Scala il primo febbraio 1843, nell’estate dello stesso anno a Senigallia e in inverno a Venezia.

    Lo spartito dell’opera porta una dedica di Verdi a Maria Luigia d’Asburgo, Duchessa di Parma, terra natale del Maestro.


ATTO PRIMO - La vendetta
SCENA I

La Piazza di Sant'Ambrogio.S'ode lieta musica nel tempio.

Coro di Cittadini.

I:
Oh nobile esempio!

II:
Vedeste? nel volto
A tutti brillava la gioia del core.

II:
Però di Pagano nell'occhio travolto
La traccia appariva del lungo terrore.

TUTTI:
Ancor nello sguardo terribile e cupo
La fiera tempesta dell'animo appar;
Sarà, ma ben raro le furie del lupo
Nei placidi sensi d'agnel si mutâr.

DONNE:
Nell'ora dei morti perché dal gran tempio
Diffondesi intorno festevole suono?
Oh dite!... che avvenne?

UOMINI:
Quest'oggi sull'empio
Dal cielo placato discende il perdono:
Qui deve prostrarsi Pagano il bandito,
Che torna alle gioie del suolo natal!

DONNE:
Narrate!... narrate! dal patrio suo lito
Qual mai lo cacciava destino fatal?

UOMINI:
Era Viclinda - gentil donzella,
Vaga e fragrante - d'aura amorosa;
La gioventude - più ricca e bella
Ambiva, ardea - nomarla sposa,
Ma di Viclinda - l'alma innocente
D'Arvin si piacque, - sposo il chiamò;
Pagan spregiato - nel sen furente
Vendetta orrenda - farne giurò.
Un dì (dei morti - l'ora gemea)
Ivano al tempio - gli avventurati:
Quando improvviso - quell'alma rea
Fere il fratello - da tutti i lati;
Quindi rammingo - solo, proscritto,
Ai luoghi santi - corse a pregar.
Già da molt'anni - piange il delitto,
Ora gli è dato - fra i suoi tornar.

I:
Or ecco!... son dessi!... vedete? sul volto
A tutti sfavilla la gioia del core.

Il:
Però di Pagano nell'occhio travolto
Appare la traccia del lungo terrore.

TUTTI:
Ancor nello sguardo terribile e cupo
La fiera tempesta dell'animo appar;
Sarà, ma ben raro le furie del lupo
Nei placidi sensi d'agnel si mutâr.


ATTO PRIMO - La vendetta
SCENA II

Pagano, Arvino, Viclinda, Giselda, Pirro dal tempio, preceduti dai Priori della Città e da Servi che recano torcie, ecc., e detti.

PAGANO (prostrato al suolo):
Qui nel luogo santo e pio,
Testimonio al mio delitto,
Perdon chiedo al mondo e a Dio,
Umilmente e in cuore afflitto.

ARVINO:
Vieni! Il bacio del fratello
Del perdon ti sia suggello.
(Si baciano)

CORO:
Viva Arvino!... oh nobii cor!...

VICLINDA, GISELDA, PIRRO, CORO:
Pace!... Pace!...

PAGANO:
(Oh mio rossor!)

GISELDA, VICLINDA, TUTTI (ad Arvino):
Padre,
T'assale un tremito!... - sposo, che fia?
Tinta la fronte - hai di pallore.
Di gioia immensa - ho pieno il core,
E tu dividerla - non vuoi con me?

ARVINO:
(L'alma sul labbro - a me venia,
Ma ratto un gelo - mi scese al core;
In quegli sguardi - certo è il furore;
Destasi orrendo - sospetto in me)

PAGANO (a Pirro):
Pirro, intendesti! - Cielo non fia
Che li assicuri - dal mio furore!
Stolti!... han trafitto - questo mio core,
Ed han sperato - pace da me!

PIRRO (a Pagano):
Signor, tuo cenno - legge a me fia.
Cento hai ministri - del tuo furore;
Di questa notte - nel cupo orrore
Siccome spettri - verremo a te.

CORO:
S'han dato un bacio! - Quello non sia
Onde tradiva - Giuda il Signore!
Oh l'improvviso - silenzio al core
Di certa pace - nunzio non è!

UN PRIORE:
Or s'ascolti il voler cittadino!
Tutti, al grido di Piero infiammati,
Te proclamano, o nobile Arvino,
Condottier dei Lombardi Crociati.

ARVINO:
Io l'incarco difficile accetto,
Per lui dolce m'è il sangue versar;
Oh fratello! stringiamoci al petto;
Terra e ciel nostri giuri ascoltâr!

VICLINDA, GISELDA, PIRRO, CORO:
All'empio che infrange la santa promessa,
L'obbrobrio, l'infamia sul capo ricada:
Un'ora di pace non venga concessa,
Si tinga di sangue la luce del dì.

ARVINO, PAGANO:
Or basta!... né d'odio fra noi si ragioni.
Per dirci fratelli brandiamo la spada;
Voliamo serrati, siccome leoni,
Sugli empi vessilli che il Ciel maledì.




ATTO PRIMO - La vendetta
SCENA III

Coro interno di Claustrali.

A te nell'ora infausta
Dei mali e del riposo,
Dal fortunato claustro
Sorge un pregar pietoso:
Alle tue fide vergini
Apri ne' sogni il ciel.
Tu colle meste tenebre
Pace nell'uom infondi;
Sperdi le trame ai perfidi,
L'empio mortal confondi,
E suonerà di cantici
Più lieti il dì novel.




ATTO PRIMO - La vendetta
SCENA IV

Pagano e Pirro.

PAGANO:
Vergini!... il ciel per ora
A vostre preci è chiuso;
Non per esse men certa in questa notte
Di vendetta fatale,
La lama colpirà del mio pugnale!
O Pirro, eppur quest'alma
Al delitto non nacque! Amor dovea
Renderla santa o rea!
Sciagurata! hai tu creduto
Che oblïarti avrei potuto,
Tu nel colmo del contento,
Io nel colmo del dolor?
Qual dall'acque l'alimento
Tragge l'italo vulcano,
Io così da te lontano
Crebbi agli impeti d'amor.

PIRRO:
Molti fidi qui celati
Pronti agli ordini già stanno.

PAGANO:
Ch'io li vegga...
(Pirro accenna verso il giardino)
In tutti i lati
Essi il fuoco spargeranno



ATTO PRIMO - La vendetta
SCENA V

Coro di Sgherri e detti.

PAGANO:
Di perigli è piena l'opra!...
Molti servi Arvin ricetta;
Ma per me chi ben s'adopra
Largo è il premio che l'aspetta.

SGHERRI:
Niun periglio il nostro seno
Di timor vigliacco assale;
Non v'è buio che il baleno
Non rischiari del pugnale;
Piano entriam con pie' sicuro
Ogni porta ed ogni muro;
Fra le grida, fra i lamenti,
Imperterriti, tacenti,
D'un sol colpo in paradiso
L'alme altrui godiam mandar.
Col pugnal di sangue intriso
Poi sediamo a banchettar!

PAGANO:
O speranza di vendetta,
Già sfavilli nel mio volto;
Da tant'anni a me diletta
Altra voce non ascolto;
Compro un dì col sangue avrei
Quell'incanto di beltà;
Or alfine, or mia tu sei,
Altri il sangue spargerà.

SGHERRI:
Comandare, impor tu dei,
Ben servirti ognun saprà.



ATTO PRIMO - La vendetta
SCENA VI

Galleria nel Palazzo di Folco che mette dalla sinistra nelle stanze di Arvino, dalla destra in altri appartamenti. La scena è illuminata da una lampada.

Viclinda, Giselda, poi Arvino.

VICLINDA:
Tutta tremante ancor l'anima io sento...
No... dell'iniquo in viso
D'ira nube apparia, non pentimento.
Vieni, o Giselda!... un voto
In tal periglio solleviamo a Dio;
Giuriam, s'ei copre di suo manto pio
Tuo padre, il mio consorte,
Giuriam, che, nudo il pie', verremo al santo
Sepolcro orando.

ARVINO (dalle sue stanze):
O sposa mia, ricovra
In quelle stanze omai, ma non corcarti.

GISELDA:
Oh ciel... quale periglio?

ARVINO:
È teco il padre mio.
Rumor di molti passi
Parvemi udir! dell'agitata mente
Esser potrebbe un gioco.
Va, sposa mia. (Parte)

GISELDA:
Te, Vergin santa, invoco!
(Inginocchiandosi con Viclinda)
Salve Maria - di grazia il petto
T'empie il Signore - che in te si posa;
Tuo divin frutto - sia benedetto,
O fra le donne - l'avventurosa!
Vergine santa - madre di Dio,
Per noi tapini - leva preghiera,
Ond'Ei ci guardi - con occhio pio
Quando ne aggravi - l'ultima sera!
(Partono)




ATTO PRIMO - La vendetta
SCENA VII

Pirro e Pagano.

PIRRO:
Vieni!... già posa Arvino
Nelle sue stanze... un servo il disse.

PAGANO:
Oh gioia!
Spegni l'infausta lampa...
La luce delle fiamme
Il trionfo schiarar di mia vendetta
Dovrà fra pochi istanti...
Attendi! -
(Entra cautamente nelle stanze di Arvino)




ATTO PRIMO - La vendetta
SCENA VIII

Pirro solo, indi Giselda, infine Pagano con pugnale insanguinato, e Viclinda.

PIRRO:
Eppure le fibre egli ha tremanti!
(Vedesi nell'interno chiaror di fiamme)
Ma gli sgherri han sparso il foco!...
Qual rumore di spade ascolto!
Accorriam... nel duro giuoco
Ben cambiar saprò di volto.
(Parte sguainando la spada. Giselda attraversa la scena rapidamente)

VICLINDA (trascinata da Pagano):
Scellerato!... - Oh sposo...

PAGANO:
Il chiedi
Alla punta d'un pugnale...
Taci e seguimi.

VICLINDA:
A' tuoi piedi
Pria morir!...

PAGANO:
E chi mai vale
Per salvarti in queste soglie?
Niuno ormai da me ti scioglie;
Solo ai pianti, ai mesti lai
(L'incendio interno va estinguendosi)
Può risponderti lo sgherro.
Chi t'ascolti qui non hai...



ATTO PRIMO - La vendetta
SCENA IX

Arvino, Giselda, Pirro, Armigeri, Servi con torcie, e Detti.

ARVINO:
Io l'ascolto.

PAGANO:
O mio stupor!!!
Pur di sangue ... è intriso il ferro...
Chi 'l versava?

VICLINDA, GISELDA:
Il padre!...

TUTTI (con Pagano, che lascia cadere il ferro):
Qrror!!! Mostro d'averno orribile,
Nè a te (me) si schiude il suolo?
Non ha l'Eterno un fulmine
Che t'abbia (m'abbia) a incenerir?
Tu fai (Farò) col nome solo il cielo inorridir!

ARVINO:
Parricida!... E tu pure trafitto
Sulla salma del padre morrai.

GISELDA (frapponendosi):
Deh non crescer delitto a delitto!
Altra scena risparmia d'orror.

PAGANO (ad Arvino):
Che?... ti fermi?... coraggio non hai?...
Mira... io stesso aprirò la ferita.
(Fa per uccidersi colla spada, ma vien fermato dagli Armigeri)

CORO. Sciagurato!... la vita, la vita
Ti fia strazio di morte peggior.

TUTTI:
Va! sul capo ti grava (Ah! sul capo mi grava) l'Eterno
La condanna fatal di Caino;
Più che il foco e le serpi d'averno
Le tue (mie) carni il terror struggerà!
Va! (Ahi!) fra i fiori di lieto cammino,
Nelle grotte, fra i boschi sul monte.
Sangue ognor verserai (verserò) dalla fronte,
Sempre al dosso un demon ti (mi) starà



ATTO SECONDO - L'uomo della caverna
SCENA I

Sala nel Palazzo d'Acciano in Antiochia.Acciano è seduto sul trono, dinanzi a lui stanno gli Ambasciatori, Soldati e Popolo.

I AMBASCIATORI:
È dunque vero?

ACCIANO:
Splendere
Vid'io le inique spade!

AMBASCIATORI:
Audaci!... a che le barbare
Lasciar natie contrade?
Di Maometto al fulmine
Noi li vedrem sparir!

ACCIANO:
Forti, crudeli, esultano
Di stupri e di rapine;
Lascian dovunque un cumulo
Di stragi e di ruine...

AMBASCIATORI:
Deh scendi, Allah terribile.
I perfidi a punir!

TUTTI:
Or che d'Europa il fulmine
Minaccia i nostri campi,
Vola per noi sui turbini,
Pugna per noi fra i lampi,
E sentirem nell'anima
Scorrere il tuo valor.
Giuriam!... Noi tutti sorgere
Come un sol uom vedrai,
Scordar le gare e accenderne
Un'ira sola omai;
Quale fia scampo ai perfidi,
Se tu ne infiammi il cor?
(Partono)



ATTO SECONDO - L'uomo della caverna
SCENA II

Oronte e Sofia velata.

ORONTE:
O madre mia, che fa colei?

SOFIA:
Sospira,
Piange, i suoi cari chiama...
Pur l'infelice t'ama.

ORONTE:
Mortal di me più lieto
Non ha la terra!

SOFIA:
(Oh voglia, oh voglia Iddio
Schiarar così la mente al figlio mio!)

ORONTE:
La mia letizia infondere
Vorrei nel suo bel core;
Vorrei destar coi palpiti
Del mio beato amore
Tante armonie nell'etere,
Quanti pianeti egli ha;
Ir seco al cielo ed ergermi
Dove mortal non va!

SOFIA: Oh! ma pensa che non puoi
Farla tua, se non ti prostri
Prima al Dio de' padri suoi.

ORONTE:
Sien miei sensi i sensi vostri!

SOFIA:
Oh mia gioia!

ORONTE:
O madre mia!
Già pensai più volte in cor
Che sol vero il Nume sia
Di quell'angelo d'amor.
Come poteva un angelo
Crear sì puro il Cielo,
E agli occhi suoi non schiudere
Di veritade il velo?
Vieni, m'adduci a lei,
Rischiari i sensi miei;
Vieni, e nel ver s'acquetino
La dubbia mente e il cor!

SOFIA:
Figlio, t'infuse un angelo
Per tua salute amor


ATTO SECONDO - L'uomo della caverna
SCENA III

Prominenze di un monte praticabili in cui s'apre una caverna.

Un Eremita.

EREMITA:
E ancor silenzio! - Oh quando,
Quando al fragor dell'aure e del torrente
Suono di guerra s'unirà?...
Quest'occhi,
Sempre immersi nel pianto, oh non vedranno
Balenare dai culmini del monte
I crociati vessilli?
Dunque il lezzo a purgar del gran misfatto
Mai non potran mie mani
L'empie bende squarciar dei Mussulmani?
E ancor silenzio! - Oh folle!
E chi son io perché m'arrida all'alma
Iri di pace? E giusto Iddio soltanto:
Sia per lui benedetto il duolo e il pianto:
Ma quando un suon terribile
Dirà che Dio lo vuole,
Quando la croce splendere
Vedrò qual nuovo sole,
Di giovanil furore
Tutto arderammi il core,
E la mia destra gelida
L'acciaro impugnerà:
Di nuovo allor quest'anima
Redenta in ciel sarà.
Ma chi viene a questa volta?
Mussulman la veste il dice.
Ritiriamoci...



ATTO SECONDO - L'uomo della caverna
SCENA IV

Pirro e detto.

PIRRO:
Oh! ferma!... ascolta
Per pietade, un infelice!
Già per tutto è sparso il suono
Delle sante tue virtù!
Dimmi, ah dimmi, qual perdono
Ottener poss'io quaggiù!
Io son Pirro, e fui Lombardo,
Prestai mano a un parricida;
Qui fuggendo, da codardo
Rinnegata ho la mia fe';
Il terrore, il duol mi guida
Supplichevole al tuo pie'.

EREMITA:
Sorgi e spera!...

PIRRO:
A me fidate
D'Antiochia son le mura.
(S'odono suoni in lontananza)

EREMITA:
Qual rumor!

PIRRO:
Son le crociate
Genti sparse alla pianura.

EREMITA:
Ciel... che ascolto! il ver tu dici?
(Al colmo dell'entusiasmo)
Va, con me sei perdonato!
Dio, gran Dio degli infelici,
Niun confine ha tua pietà.
Pirro!... Ebbene! pel tuo peccato
Offri al ciel la rea città.

PIRRO:
Uomo santo, a te lo giuro,
Questa notte, io stesso, io stesso
Schiuderò per l'empio muro
Al mio popolo un ingresso!

EREMITA:
Ma il rumor cresce, s'avanza...
Ciel! Lombardi!

PIRRO:
Ah! sì, Lombardi.

EREMITA:
Va!... ti fia secura stanza
La caverna.


ATTO SECONDO - L'uomo della caverna
SCENA V

L'Eremita entra nella Caverna con Pirro, ed esce con un elmo e con una spada. Intanto si schierano sul monte i guerrieri Crociati preceduti da Arvino.

EREMITA:
Al tuo guerrier
Oh sfavilla ancora ai guardi,
Brando antico, o mio crinier!
(Si pone l'elmo e cala la visiera)

ARVINO:
Sei tu l'uom della caverna?

EREMITA:
Io lo son; da me che vuoi?

ARVINO:
Le tue preci! Ah l'ira eterna
Tu placar per me sol puoi!

EREMITA:
Oh! sai tu qual uomo invochi?

ARVINO:
Tutti parlano di te;
Narran tutti in questi lochi
Dio si mostri alla tua fe'!
Odi!... un branco mussulmano
Ha la figlia a me rapita;
Io tentai seguirli invano,
Già la turba era sparita.

EREMITA:
Dimmi! gente hai tu valida e molta?

ARVINO:
Sì...

EREMITA:
Vedrai la tua figlia diletta.

ARVINO:
Tutta Europa là vedi raccolta,
(Conducendolo sull'altura)
Al voler di Goffredo soggetta!

EREMITA:
Oh mia gioia!... la notte già scende!...
Me seguite, o Lombardi fratelli;
Questa notte porrete le tende,
Io lo giuro, nell'alta città!

ARVINO:
Santo veglio, che a gloria ci appelli,
Le tue fiamme in noi serpono già!

TUTTI:
Stolto Allah... sovra il capo ti piomba
Già dell'ira promessa la piena;
Santa voce per tutto rimbomba,
Proclamante l'estremo tuo dì.
Già la Croce per l'aure balena
D'una luce sanguigna, tremenda;
È squarciata la barbara benda.
L'infedele superbo fuggì.



ATTO SECONDO - L'uomo della caverna
SCENA VI

Recinto dell'Harem.

Coro di donne che accompagnano Giselda, la quale si abbandona mestamente sopra un sedile.

CORO: La bella straniera che l'alme innamora!
Venite, venite, danziamole intorno;
Perché sempre gli occhi di lagrime irrora,
Se tutte ha le gioie di questo soggiorno?
D'Oronte ella sola nell'animo impera...
La bella straniera, la bella straniera!
Perché tu lasciasti le case dei padri?
Mancavano amanti là forse al tuo core?
Veggiamo, veggiamo quegli occhi leggiadri,
Che son d'Oriente novello splendore.
Noi siamo d'ancelle vilissima schiera...
Qual brama servigio la bella straniera?
Oh stolta! Oh superba! Quegli occhi, che il foco
Acceser nel prence d'amor scellerato,
Vedran dei parenti la morte fra poco,
Il turpe vessillo nel sangue bruttato.
Partiamo, ella forse vuol sciorre preghiera...
La bella straniera!... la bella straniera!



ATTO SECONDO - L'uomo della caverna
SCENA VII

Giselda

GISELDA (sorgendo impetuosamente):
Oh madre, dal cielo soccorri al mio pianto,
Soccorri al mio core, che pace ha perduto!
Perche mi lasciasti?... d'affetto non santo
M'aggravan le pene!... Deh porgimi aiuto!
Se vano è il pregare che a me tu ritorni.
Pregare mi valga d'ascendere a te.
Un cumulo veggo d'orribili giorni,
Qual tetro fantasma, piombare su me!

CORO DI DONNE:
Chi ne salva!

GISELDA:
Quai grida!... quai grida!...

DONNE:
Oh fuggiamo!..

CORO D'UOMINI:
S'uccida, S'uccida!




ATTO SECONDO - L'uomo della caverna
SCENA VIII

Soldati turchi inseguiti dai Crociati, indi Donne dell'Harem e Sofia.


DONNE:
Chi ne salva dal barbaro
Se il Profeta i suoi fidi lasciò?

GISELDA:
I Crociati!...

SOFIA:
O Giselda, un indegno
Tradimento i nemici guidò!
Sposo e figlio mi caddero ai piedi.

GISELDA:
Ahi che narri?

SOFIA:
Il furente, oh lo vedi
Che li uccise!




ATTO SECONDO - L'uomo della caverna
SCENA IX

Arvino, l'Eremita e Cavalieri Lombardi.

GISELDA:
Mio padre!... egli stesso!...

EREMITA (additando Giselda):
Ecco, adempio a' miei detti, o signor.

ARVINO:
Mia Giselda! ritorna all'amplesso
Di tuo padre!...

GISELDA (retrocede inorridita):
Qual sangue!

SOFIA:
Oh dolor!


GISELDA (quasi colpita da demenza):
No!... giusta causa - non è d'Iddio
La terra spargere - di sangue umano;
È turpe insania - non senso pio
Che all'oro destasi - del mussulmano!
Queste del cielo - non fûr parole...
No, Dio nol vuole - No, Dio nol vuole!

EREMITA E CORO:
Che ascolto!

ARVINO, SOFIA:
O misera!

GISELDA:
Qual nera benda
Agli occhi squarciami - forza divina!
I vinti sorgono - vendetta orrenda
Sta nelle tenebre - d'età vicina!
A niuno sciogliere - fia dato l'alma
Nel suoi 've l'aure - prime spirò!
L'empio olocausto - di umana salma
Il Dio degli uomini - sempre sdegnò. -

ARVINO:
Empia!... sacrilega! -

GISELDA:
Gioco dei venti
Già veggo pendere - le vostre chiome;
Veggo di barbari - sorger torrenti,
D'Europa stringere - le genti dome!
Ché mai non furono - di Dio parole
Quelle onde gli Uomini - sangue versâr.
No, Dio nol vuole - No, Dio nol vuole;
Ei sol di pace - scese a parlar!

EREMITA:
Ah taci, incauta.

ARVINO (cavando il pugnale):
Possa tua morte
Il detto sperdere - del labbro osceno!

EREMITA (fermandolo):
Che fai? La misera - duolo ha sì forte
Che, ben lo vedi, - ragion smarrì! -

GISELDA: Ferisca... oh squarci - questo mio seno
La man che Oronte pur or ferì!

CORO: Lasciam l'indegna - che il vergin core
Ad empio amore - schiudere ardì.


ATTO TERZO - La conversione
SCENA I

La Valle di Giosafat sparsa di varii colli praticabili, fra i quali primeggia quello degli Ulivi.
In lontananza vedesi Gerusalemme.

Cavalieri Crociati, Donne, Pellegrini, che escono in processione a capo scoperto.

CORO (di dentro):
Gerusalem... Gerusalem... la grande,
La promessa città!
Ho sangue bene sparso... le ghirlande
D'Iddio s'apprestan già!
(Escono)
Deh per i luoghi che veder n'è dato,
E di pianto bagnar,
Possa nostr'alma coll'estremo fato
In grembo a Dio volar!

PELLEGRINI:
Gli empi avvinsero là fra quei dirupi
L'Agnello del perdon:
A terra qui cadean gli ingordi lupi
Quand'Ei rispose: Io son!
Sovra quel colle il Nazarén piangea
Sulla città fatal;
È quello il monte, onde salute avea
Il misero mortal!

TUTTI:
Deh! per i luoghi che veder n'è dato,
E di pianto bagnar,
Possa nostr'alma coll'estremo fato
In grembo a Dio volar!
O monti, o piani, o valli eternamente
Sacri ad uman pensier!
Ecco arriva, ecco arriva il Dio vivente
Terribile guerrier!

(S'allontanano per la valle)


ATTO TERZO - La conversione
SCENA II

Giselda

GISELDA (sola):
Dove sola m'inoltro?
Nella paterna tenda
Mi mancava il respir!... d'aura m'è duopo,
D'aura libera - tutto è qui deserto...
Tacquero i canti... sol mia mente al cielo
Non vola... Ah l'alma mia
Non ha pensiero, che d'amor non sia!




ATTO TERZO - La conversione
SCENA III

Oronte in costume lombardo e Detta.


ORONTE:
Giselda!

GISELDA:
Oh ciel!... traveggo?

ORONTE:
Ah no!... d'Oronte
Stai fra le braccia!

GISELDA:
Ah sogno egli è!... la fronte
Ch'io t'innondi di lagrime!

ORONTE:
Oh Giselda!
Dunque di me non ti scordasti?

GISELDA:
Ahi come
Ti piansi estinto!

ORONTE:
Dal nemico brando
Sol fui gittato al suolo;
Speranza di vederti anco una volta
Vile mi fe'... presi la fuga... errante
Andai di terra in terra,
Veste mutai, seguendo il mio desire
Di vederti una volta, e poi morire.

GISELDA:
Oh non morrai!...

ORONTE:
Tutto ho perduto! amici,
Parenti, patria... il soglio...
Con te la vita!...

GISELDA:
No! seguirti io voglio.
Teco io fuggo!

ORONTE:
Tu?... che intendo!

GISELDA:
Vo' seguire il tuo destino.

ORONTE:
Infelice!... è un voto orrendo.
Maledetto è il mio cammino.
Per dirupi e per foreste
Come belva errante io movo;
Giuoco ai venti e alle tempeste
Spesso albergo ho un antro, un covo!
Avrai talamo l'arena
Del deserto interminato,
Sarà l'urlo della jena
La canzone dell'amor!
Io, sol io sarò beato
Nell'incendio del mio cor!

GISELDA:
Oh t'affretta!... ad ogni istante
Ne sovrasta fier periglio!

ORONTE:
Ben pensasti?

GISELDA:
Il core amante
Più non ode altro consiglio.

ORONTE: Oh mia gioia! or sfido tutto
Sulla terra, il male, il lutto!... Vien!... son teco!

GISELDA:
Ah sì! tu sei
Patria, vita e ciel per me!

ORONTE: Ah del regno che perdei
Maggior bene or trovo in te!

GISELDA:
O belle, a questa misera,
Tende lombarde, addio!
Aura da voi diffondesi
Quasi di ciel natio!...
Ah!... più divino incanto
Da voi mi toglie in pianto!
Madre, perdona!... un'anima
Redime un tanto amor!

ORONTE:
Fuggi, abbandoni, o misera,
L'amor de' tuoi pel mio!
Per te, lombarda vergine,
Tutto abbandono anch'io...
Noi piangerem d'un pianto
Avremo un cor soltanto!
Lo stesso Dio che veneri
Avrà mie preci ancor!

VOCI INTERNE:
All'armi!

ORONTE:
Che ascolto!

GISELDA:
Prorupper le grida
Dal campo lombardo... Pavento per te!

A 2:
Fuggiamo!... sol morte nostr'alme divida...
Né cielo, né terra può toglierti a me!



ATTO TERZO - La conversione
SCENA IV

Tenda d'Arvino.

Arvino

ARVINO (solo):
Che vid'io mai?... Furor, terrore a un tempo
M'impiombarono al suol!... Ma sui fuggenti
Via portati dall'arabo corsiero
L'uom si gettò della caverna!... A un lampo
Tutti agli sguardi mi sparîr. Ahi vile!
Empia! all'obbrobrio di mia casa nata!
Fossi tu morta in culla,
Sacrilega fanciulla,
Sorgente rea di guai!
Oh non t'avessi generata io mai!




ATTO TERZO - La conversione
SCENA V

Cavalieri Crociati e Detto.

ARVINO:
Qual nuova?

CORO:
Più d'uno - Pagano ha notato
Discorrer le tende - del campo crociato.

ARVINO:
Per Dio!...

CORO:
Chi lo guida - per santo cammino?
L'infame assassino - chi venne a tradir?
Fra tante sciagure - non vedi la mano
Del cielo sdegnato - per l'empio germano?
Vendetta feroce - persegua l'indegno,
Di tutti allo sdegno - non puote sfuggir.

ARVINO (al colmo dell'ira):
Sì!... del ciel che non punisce
Emendar saprò l'errore;
Il mio brando già ferisce,
Già trafigge all'empio il core;
Spira già l'abbominoso,
Io lo premo col mio piè!
Se in Averno ei fosse ascoso,
Più sfuggir non puote a me.





ATTO TERZO - La conversione
SCENA VI

Interno di una grotta. Da un'apertura in fondo vedonsi le rive del Giordano.

Giselda che sostiene Oronte ferito.
Con il famoso "a solo" di violino
GISELDA (adagiandolo sopra un masso):
Qui posa il fianco!... Ahi lassa!
Di qual ferita l'hanno offeso i crudi!

ORONTE:
Giselda! io manco!...

GISELDA:
A qual mercede orrenda
Alla mia fe' tu dai...

ORONTE:
Io manco!...

GISELDA:
Ah taci!... oh! taci!
Tu sanerai... le vesti mie già chiusa
Han la crudel fenta...

ORONTE:
Invano, invano
Pietosa a me tu sei.

GISELDA:
Or tu m'ascolta, o Dio de' padri miei!
(Fuori di sé)
Tu la madre a me togliesti,
M'hai serbata a dì funesti...
Sol conforto è al pianto mio
Questo amore e il togli a me...
Tu crudel...


ATTO TERZO - La conversione
SCENA VII

L'Eremita, e Detti.

EREMITA:
Chi accusa Iddio?...
Questo amor delitto egli è!

GISELDA (atterrita):
Qual mi scende al cor favella!

ORONTE:
Chi sei tu?

EREMITA:
Son tal che vita
Annunciar ti può novella,
Se ti volgi a nostra fè.

GISELDA:
Dio l'inspira!

ORONTE:
Ah sì... compita,
O Giselda, hai l'opra... Omai!
Io... più volte il desiai.
Uom d'Iddio... t'appressa a me!

EREMITA:
Sorgi!... il ciel non chiami invano
Le sue glorie egli ti addita;
L'acque sante del Giordano
Sian lavacro a te di vita!

GISELDA:
Or non più dinanzi al cielo
È delitto il nostro amor!
Vivi... ah vivi...

ORONTE:
Al petto... anelo
Scende insolito... vigor!
Qual voluttà trascorrere
Sento di vena... in vena!
(A Giselda)
Più non mi reggo... aitami...
Io ti discerno appena!
T'accosta!... oh nuovo incanto!
Bagnami col tuo pianto...
In ciel ti attendo... affrettati...
Tu... lo schiudesti a me.

GISELDA:
Deh non morire! attendimi,
O mia perduta speme!
Vissuti insiem nei triboli,
Noi moriremo insieme.
Donna che t'amò tanto
Puoi tu lasciar nel pianto?
Perché mi vietan gli angeli
Il ciel dischiuso a te?

EREMITA: L'ora fatale ed ultima
Volga le menti a Dio;
Si avvivi il cor d'un palpito
Solo celeste e pio;
Se qui l'amor di pianto
Ebbe mercé soltanto,
Sperate!... un dì fra gli angeli
Di gioia avrà mercé!


ATTO QUARTO - Il Santo Sepolcro
SCENA I

Caverna.

Giselda è abbandonata sopra un sasso. Entrano l'Eremita ed Arvino.

EREMITA (additando Giselda):
Vedi e perdona!

ARVINO:
Oh figlia mia!

EREMITA:
Nell'aspro
Cammino a stento io qui la trassi; agli occhi
Tuoi paterni tre giorni io la celai
Temendo l'ira tua. Vedi! l'afflitta,
Arsa e consunta dall'orrenda sete,
Ond'ha flagello il campo tutto, or solo
Chiuse gli occhi al riposo.

ARVINO:
Oh noi turbiam!... Ma tu chi se', pietoso?
Deh noto alfin mi sia
Chi tanto vegli sovra me! Sovente
Io ti vidi combattermi vicino,
E usbergo farmi del tuo petto.

EREMITA:
O Arvino,
Tu lo saprai!... Ma di Giselda solo
Or ne prema l'affanno;
Vieni, cerchiam per ogni dove stilla
Che torni ad avvivar la sua pupilla.




ATTO QUARTO - Il Santo Sepolcro
SCENA II

Giselda sola; ella è sorpresa in sogno da una visione di Spiriti celesti.

CORO DI CELESTI:
Componi, o cara vergine,
Alla letizia il viso.
Per te redenta un'anima
S'indiva in paradiso;
Vieni, che il ben dividere
Seco fia dato a te.

GISELDA (alzandosi e continuando a sognare):
Oh! di sembianze eteree
L'antro splendente io scerno;
Ah sì... t'affretta a sorgere,
Alba del giorno eterno.
Oronte!... Ah tu fra gli angeli?
Perché non parli a me?

ORONTE:
In cielo benedetto,
Giselda, per te sono!...
Il mio pregar accetto
D'Iddio già sale al trono!
Va, grida alla tua gente,
Che afforzi la speranza,
Del Siloe la corrente
Fresch'onde apporterà.

(Sparisce la visione)

GISELDA (svegliandosi per la grande agitazione):
Qual prodigio!... Oh in nera stanza
Or si muta il paradiso?...
Sogno ei fu?... ma d'improvviso
Qual virtude in cor mi sta?
Non fu sogno!.. in fondo all'alma
Suona ancor l'amata voce,
De' beati ancor la palma
In sua man vegg'io brillar.
O guerrieri della croce,
Su Correte ai santi allori!
Scorre il fiume già gli umori
L'egre membra a ravvivar.




ATTO QUARTO - Il Santo Sepolcro
SCENA III

Le Tende Lombarde presso al Sepolcro di Rachele.

CROCIATI, PELLEGRINI E DONNE:
O Signore, dal tetto natio
Ci chiamasti con santa promessa,
Noi siam corsi all'invito d'un pio,
Giubilando per l'aspro sentier.
Ma la fronte avvilita e dimessa
Hanno i servi già baldi e valenti!
Deh! non far che ludibrio alle genti
Sieno, Cristo, i tuoi fidi guerrier!
O fresc'aure volanti sui vaghi
Ruscelletti dei prati lombardi!
Fonti eterne! purissimi laghi!...
O vigneti indorati dal sol!
Dono infausto, crudele è la mente
Che vi pinge sì veri agli sguardi,
Ed al labbro più dura e cocente
Fa la sabbia d'un arido suol!...

VOCI INTERNE:
Al Siloe! al Siloe!

CORO:
Quali voci!




ATTO QUARTO - Il Santo Sepolcro
SCENA IV

Giselda, Eremita, Arvino e Detti.

GISELDA:
Il cielo
Ha le preghiere degli afflitti accolto!
Tutte le genti stanno all'acque intorno
Che il Siloe manda!

CORO:
Oh gioia!... Oh gioia!...

ARVINO:
Udite
Or me, Lombardi! Dissetato il labbro,
Ultimi certo non sarete voi
A risalir le abbandonate mura!
Noi prevedono gli empi....
Ecco!... le trombe
Squillano del Buglion! La santa Terra
Oggi nostra sarà.

TUTTI:
Sì!... Guerra! Guerra!
Guerra! guerra! s'impugni la spada,
Affrettiamoci, empiamo le schiere;
Sulle bende la folgore cada,
Non un capo sfuggire potrà.
Già rifulgon le sante bandiere
Quai comete di sangue e spavento;
Già vittoria sull'ali del vento
Le corone additando ci va!



ATTO QUARTO - Il Santo Sepolcro
SCENA V

Le Tende d'Arvino.

Dopo lungo rumore di battaglia entra l'Eremita sorretto da Giselda ed Arvino.


ARVINO:
Questa è mia tenda...
Qui tue membra puoi,
Sventurato, adagiar... Ma tu non parli?

GISELDA:
Ahi vista! in ogni parte
Egli è ferito... Sulle mura ei primo
Correa gridando.

EREMITA:
Via da me!... Chi siete?

ARVINO:
Guarda! sovvienti! Presso
D'Arvin tu sei.

EREMITA (guardandosi le mani):
D'Arvin? Qual nome!... Ah taci!
Taci!... D'Arvin questo è pur sangue! Oh averno!
Schiuditi a' piedi miei!... Sangue è del padre.

ARVINO:
Che parli tu?

GISELDA:
Ti calma!
Vedi, tu se' fra noi... presso l'afflitta
Che tu salvasti.

EREMITA:
Oh voce!... Oh chi rischiara
La mente e m'apre il cor! Tu sei, tu sei
L'angelo del perdono!

ARVINO:
Favella... Chi sei tu?...

EREMITA:
Pagano io sono.

ARVINO E GISELDA:
Ciel!... Che ascolto!

PAGANO:
Un breve istante
Solo resta a me di vita...
O fratello!... a Dio davante
Dee quest'alma comparir!
La mia pena... è omai compita!
Non volermi... maledir!

GISELDA:
Padre, in Dio lo vedi estinto;
È sua colpa in ciel rimessa.

PAGANO:
Oh fratello!...

ARVINO (abbracciandolo):
Hai vinto, hai vinto,
Anche l'uom ti assolverà.

PAGANO:
Me felice!... or sia...concessa...
A' miei sguardi la città.



ATTO QUARTO - Il Santo Sepolcro
SCENA ULTIMA

S'apre la tenda e vedesi Gerusalemme; sulle mura, sulle torri sventolano le bandiere della Croce illuminate dai primi raggi del Sole oriente.

Pellegrini, Donne e Guerrieri Crociati.

PAGANO:
Dio pietoso!... di quale contento
Degni or tu... l'assassino... che muor!
Tu sovvieni... all'estremo momento
L'uom che il mondo... copriva d'orror!

ARVINO:
O Pagano!... Gli sguardi clementi
A miei falli rivolga il Signor,
Come a te negli estremi momenti
Il fratello perdona in suo cor.

GISELDA:
Va felice! Il mio sposo beato,
La mia madre vedrai nel Signor:
Di' che affrettino il giorno bramato
Che col loro si eterni il mio cor.

CORO: Te lodiamo, gran Dio di vittoria,
Te lodiamo, invincibil Signor!
Tu salvezza, tu guida, tu gloria
Se' de' forti che t'aprono il cor!


FINE

 


Omaggio a Verdi nel 100° anniversario della scomparsa

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