Tratto da Le faux Stanislas di A.V. Pineau-DuvalUn giorno di regno
Un giorno di regno, ossia, Il finto Stanislao
Melodramma giocoso in due atti
Musica di Giuseppe Verdi
Libretto di Felice Romani
Primi interpreti
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Trama
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Altro
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Atto Primo
Scena I
Galleria.
Camerieri e vassalli del Barone.
CORO:
Mai non rise un più bel dì
Per la Casa di Kelbar.
Un sovrano alloggia qui,
Due sponsali s'han da far . . .
Quante feste, quanti onori! . . .
Quante manace ai servitori! . . .
Che banchetti sontuosi . . .
Che festini strepitosi! . . .
Più bel dì non può brillar
Per la Casa di Kelbar.
(Entrano il Barone ed il Tesoriere)
BARONE:
Tesoriere garbatissimo,
Una perla or tocca a voi:
Ella è un ramo preziosissimo
D'un grand'albero d'eroi;
E son certo, a voi sposandola,
Che non abbia a tralignar.
TESORIERE:
Sì, Baron; felice e prospero
Sarà sempre illustri ed incliti
Ne vedrete uscir ben presto,
Che le nostre due famiglie
Faran chiare in terra e in mar.
BARONE:
Bravo genero!
TESORIERE:
Gran suocero!
BARONE:
Io mi sento a consolar.
BARONE e TESORIERE:
Per sì fausto matrimonio
Già ciascun le ciglia inarca:
Esso avrà per testimonio
Di Polonia il buon monarca.
CORO:
Quante feste, quanti onori! ecc.
BARONE e TESORIERE:
E in dorata cartapecora
Noi l'abbiamo da segnar.
Atto Primo
Scena II
Delmonte e Detti, indi il Cavaliere
DELMONTE:
Sua Maestà, signori,
È alzata, e qui s'invia;
Ei salutar desia
Il nostro albergator.
CORO:
Di così nobil ospite,
Risuoni il nome intorno;
Quest'umil soggiorno
Ottien da lui splendor.
(Entra il Cavaliere)
CAVALIERE:
Non fate cerimonie,
Signori, io vi ringrazio:
Dell'etichetta solita
Sono annoiato e sazio.
Del vostro accoglimento,
Barone, io son contento! . . .
Oggi alla Corte scrivo . . .
Di voi le parlerò.
Ah, se in Polonia arrivo
Quel che ho da far saprò!
BARONE:
Sire, che dite mai?
Io son premiato assai.
TUTTI:
Sì prezïosa visita
Assai ci compensò.
CAVALIERE: (da sè)
(Compagnoni di Parigi,
Che sì matto mi tenete,
Qua venite e decidete
Se v'è un saggio al par di me.
L'ufficial più dissipato
Dell'intero reggimento
Prese l'aria in un momento
Di filosofo e di re)
(forte)
Fincè con voi soggiorno,
Signori, io vel ridico,
Come privato e amico
M'avete da trattar.
Verrà pur troppo il giorno
De' miei pensier più gravi;
Pur troppo in me degli avi
Lo scettro ha da pesar.
GLI ALTRI:
Sire, a voi siamo intorno
Pieni di meraviglia:
In quell'auguste ciglia
L'anima bella appar.
BARONE:
Al doppio matrimonio
Che nel castello si farà domani
Assisterete, o Sire?
CAVALIERE:
E le spose chi sono?
BARONE:
Una è mia figlia
Col Tesoriere . . . mia nipote è l'altra.
La Marchesa del Poggio . . .
CAVALIERE:
Ella . . . (Che ascolto!)
BARONE:
La conoscete voi?
CAVALIERE:
Di fama . . . e molto! . . .
Or vi prego lasciarmi in libertà.
BARONE:
Leviamo il tedio a Vostra Maestà!
(Parte col Tesoriere ed il Coro)
Atto Primo
Scena III
Cavaliere indi Edoardo
CAVALIERE:
Non c'è tempo da perdere . . . Scriviamo
Immantinente a Corte . . . Io son scoperto
Se giunge la Marchesa.
(Scrive)
"La meditata impresa
È forse riuscita, ed a quest'ora
Il vero Stanislao, giunto in Varsavia,
Del favor della Dieta è già sicuro.
Altezza, io vi scongiuro
Di balzarmi dal trono sull'istante;
Se ancor regnassi perderei l'amante."
(Entra Edoardo)
EDOARDO:
Sire, tremante io vengo
Al vostro regio piede!
CAVALIERE:
Ebben? . . . l'amante
Voi siete della figlia del Barone,
E v'è rival lo zio . . . Che far poss'io,
Buon giovane, per voi?
EDOARDO:
Conceder solo
Ch'io vi segua in Polonia! Ah! Permettete
Ch'io v'accompagni ove l'onor m'invita,
E per voi spenda quest'inutil vita.
Proverò che degno io sono
Del favor che vi domando;
Proverò per voi pugnando
Che un ingrato non sarò.
CAVALIERE:
O guerrier, la patria, il trono
Vi daranno eterna lode;
In tal guisa un'alma prode
Sempre il fato disprezzò.
EDOARDO:
Dunque, o Sire, concedete
Di far pago il voto mio?
CAVALIERE:
Sì, al mio fianco pugnerete,
Se giammai pugnar degg'io.
EDOARDO: (prostrandosì)
Ah! La mia riconoscenza!
CAVALIERE: (alzandolo)
No, amicizia e confidenza,
Mio scurdiere infin d'adesso
State sempre a me d'appresso.
EDOARDO:
Come! (Oh gioia!) E qui dovrei
Alloggiar, veder colei?
CAVALIERE:
Perchè no? Ci vuol coraggio,
Vi dovete rassegnar.
EDOARDO:
Maestà, non ho linguaggio
Per potervi ringraziar.
Ricompensi amica sorte
Sì magnaimo sovrano,
E confonda e renda vano
De' nemici il congiurar.
CAVALIERE:
(Quando in fumo andrà la corte
Non avrà ricorso invano;
Per burlar quel vecchio insano
Anche un dì saprò regnar)
EDOARDO:
Infiammato da spirto guerriero
Scorrerò della gloria il sentiero:
Me vedrete contento per voi
I perigli di morte sfidar.
CAVALIERE:
Sì! . . . vicino, mio giovin guerriero,
Mi sarete nell'aspro sentiero!
Le ghirlande serbate agli eroi
FÙra bello alle chiome intrecciar.
(Partono)
Atto Primo
Scena IV
La Marchesa entra cautamente e guarda al Cavaliere che parte
MARCHESA:
Ah, non m'hanno ingannata! . . . È desso! . . .è desso!
Inosservata io giunsi, e qui l'arcano
Squarciar saprò. La mano
Fingasi dare al vecchio comandante . . .
Vedrem se allora si scoprirà l'amante . . .
Grave a core innamorato
È frenar l'ardente affetto!
Mal sì puote in caldo petto
Vero palpito celar.
All'amore che m'ha guidato
Perdonar saprà lo zio;
È impossibile al cor mio
Per un altro sospirar.
Se dee cader la vedova
Non cada in peggio imbroglio;
Io sprezzo il fasto inutile,
Viver non so d'orgoglio;
Io cerco sol amore,
Amore e gioventù;
Ma s'è infedel Belfiore,
Amar non vo' mai più.
Atto Primo
Scena V
Giardino. Contadine e cameriere recano frutti e fiori. Giulietta è seduta mestamente sovra un sedile.
CORO:
Sì festevola mattina
È di gaudio ad ogni cor.
Aggradite, o signorina,
Queste frutta; e questi fior.
O mortale avventurato
Cui fra poco si darà
Questo giglio immacolato,
Questo incanto di beltà.
GIULIETTA: (alzandosì)
Care fanciulle, è grato
Al core il vostro affetto!
(Non san quant'io nel petto
Soffra mortal dolor!
Vieni, Edoardo amato,
O morirò d'amor!)
CORO:
Perchè nel volto angelico
Sta nube di dolor?
GIULIETTA:
Stupite a tal mestizia?
Amiche, io v'apro il cor.
Non vo' quel vecchio, non son sì sciocca;
Ben altro palpito il cor mi tocca;
Un vago giovine io vo'sposar.
Oh, venga subito sì bel momento!
E ai primi gaudi ritorna amor.
CORO:
Il ciel vi liberi d'ogni tormento,
E torni in gaudio tanto penar.
(Le cameiere e contadine partono)
Atto Primo
Scena VI
Il Barone, il Tesoriere e la Detta
BARONE:
Ebben, Giulietta mia,
Quand'hai da presentarti ad un sovarno,
E il tuo sposo è vicino,
Ti par tempo d'asconderti in giardino?
GIULIETTA:
Papà, voi lo sapete:
Sono inclinata alla malinconia.
TESORIERE:
Via, bricconcella, via;
Sappiam da che proviene la tristezza
Di una bella ragazza innocentina;
Ma sarete più gaia domattina.
Atto Primo
Scena VII
Il Cavaliere, Edoardo, e detti
CAVALIERE:
Avanti, avanti, io stesso
Vi presento allo zio.
TESORIERE:
(Chi vedo mai?)
GIULIETTA:
(Edoardo! Oh piacere!)
CAVALIERE:
Io volli, o Tesoriere,
Una grata sorpresa preparavi,
Presentandovi io stesso nel nipote
Il mio primo scudiero.
TESORIERE:
Sire . . . vostro scudier! . . . Nipote, è vero?
EDOARDO:
Signore, il Re si degna
D'accordarmi un favor così distinto.
CAVALIERE:
Dovunque io lo ritrovo amo il talento.
Simpatia per voi due . . .
(al Barone ed al Tesoriere)
Tanto vi stimo
Che consultar vi bramo intorno a cosa
Che vuol discussion molto analitica,
Voi molto esperto in guerra, egli in politica.
BARONE:
Sire, vostra bontà . . .
TESORIERE:
Non fo per dire,
Ma in certi affari, o sire,
Ho tatto molto fino.
CAVALIERE: (ad Edoardo)
In quanto a voi,
State in disparte; ancor non siete in grado
Di penetrar segreti d'importanza.
Tenete compagnia
Alla futura zia.
TESORIERE: (di mal umore)
(Vicino a lei,
Cospetto, io non vorrei . .)
CAVALIERE:
Voi qua sedete.
(Li fa sedere su di un banco in modo che volgano le spalle a Giulietta)
Osservate la carta e decidete.
(Mentre il Cavaliere spiega una carta topografica, glia altri due stanno intenti ad osservarla. Edoardo e Giulietta parlano fra di loro. Il Cavaliere di tanto in tanto sorride dell'imbarazzo del Tesoriere)
EDOARDO:
Cara Giulia, alfin ti vedo!
Di parlarti è a me concesso!
GIULIETTA:
Dolce amico, appena il credo
Del mio giubilo all'eccesso.
BARONE:
Maestà, la posizione
È difesa dal cannone.
CAVALIERE: (osservando gli amanti)
Baron mio, per quanto miro
Il nemico è fuor di tiro.
GIULIETTA: (ad Edoardo)
Spero assai da mia cugnia.
TESORIERE:
(Ahi! Che troppo si avvicina)
CAVALIERE:
Tesorier, voi non badate.
TESORIERE:
Bado, sì, non dubiate.
EDOARDO: (a Giulietta)
Tu mi colmi di speranza.
TESORIERE: (come sopra, smaniando)
(Traditor! . . . come sì avanza!)
CAVALIERE: (obbligandolo ad osservare la carta)
Ma cospetto, attento bene.
TESORIERE:
Vedo, e sento, Maestà.
BARONE: (sempre interno alla carta)
Il nemico sopravviene . . .
TESORIERE: (per correre a Edoardo)
(E sugli occhi ce la fa)
CAVALIERE e BARONE:
No, cospetto, in questo lato
Può spuntar l'artiglieria;
Il nemico è bersagliato
Da quest'altra batteria:
Sbigottito in pochi istanti
Alla fuga sì darà.
TESORIERE:
Sire, è ver . . . (Com'è infocato!)
Molto può l'artiglieria . . .
(Ah! Nipote scellerato!)
Non vedea la batteria . . .
(Il briccon va sempre avanti . . .
Dell'ardir sì pentirà)
GIULIETTA ed EDOARDO:
Questo bene inaspettato
Tanto a noi conteso pria,
Rassicura il cor turbato,
Rende lieta l'alma mia;
E la fin dei nostri pianti,
Idol mio, sperar mi fa.
(Il Cavaliere si alza, gli amanti si dividono)
CAVALIERE:
Basta per or: l'impresa
Meglio studiar conviene.
TESORIERE:
(Respiro)
Un servo, indi la Marchesa e Detti
SERVO:
La Marchesa
In questo punto viene.
GIULIETTA e BARONE:
Sì corra ad incontrarla.
CAVALIERE:
(Ahimè, vorrei schivarla!)
GIULIETTA:
Eccola: è già vicina.
CAVALIERE:
(Non posso più scappar)
(Entra la Marchesa. Il Barone e Giulietta corrono ad abbracciarla; Il Tesoriere ed Edoardo gentilmente la salutano. Il Cavaliere procura di stare in disparte, e di nascondere il suo imbrazzo)
BARONE:
Nipote!
MARCHESA:
Zio! Cugina!
Lasciatevi abbracciar.
(al Barone)
Mio signor, voi lo vedete
S'io son donna di parola.
(Mia Giulietta, per te sola
Così presto io venni qua)
BARONE:
Zitto, zitto, chiacchierona:
Di Polonia al Re ti prostra.
MARCHESA:
Come! Il Re!
BARONE:
Il Re in persona . . .
GIULIETTA:
Alloggiato in casa nostra.
MARCHESA: (verso il Cavaliere chi si trattiene col Tesoriere e con Edoardo, fingendo indefferenza)
La mancanza involontaria
Perdonate, o Maestà.
Non credea d'aver presente
Così illustre personaggio.
CAVALIERE:
(Su, corragio). Non è niente.
MARCHESA:
(Cielo! è inganno o verità?
Pur dell'amante
Quello è l'aspetto!
Come nel petto
Mi batte il cor!
Forse l'immagine
Dell'incostante
In tutto pingere
Gode l'amor)
GIULIETTA, EDOARDO, BARONE e TESORIERE:
(Io non comprendo
Il suo stupor)
CAVALIERE:
(Io ben comprendo
Il suo stupor)
Madamine, il mio scudiere
Compagna vi può tenere.
Ho bisogno, miei signori,
Della vostra abilità.
(Se alla meglio n'esco fuori
È un prodigo in verità)
MARCHESA:
(Agli accenti, alle maniere
È il briccon di Cavaliere;
Ma mio zio qual re l'onora,
Ei da re parlando va.
Contenermi io vo' per ora,
Poi vedrò quel che sarà)
GIULIETTA ed EDOARDO:
(Il buon Re, senza volere,
Ci procura un gran piacere;
In tal guisa i nostri amori
Favorisce e non lo sa.
Senza questi seccatori
Paleremo in libertà)
BARONE e TESORIERE:
D'un sovrano consigliere!
Qual favore! . . . qual piacere! . . .
Ci sorprende, ci confonde
Tanto eccesso di bontà . . .
(Ah! Noi siam due teste tonde,
E gran prova il Re ne dà)
(Il Cavaliere parte col Barone e Tesoriere)
Atto Primo
Scena VIII
La Marchesa, Giulietta ed Edoardo
I due amanti vanno sollecitamente intorno alla Marchesa. Ella passeggia su e giù sopra pensieri
GIULIETTA:
In te, cugina, io spero.
EDOARDO:
Il mio destino
Ripongo in vostra mano.
GIULIETTA:
Ma rispondi una volta!
MARCHESA: (scuotendosi)
Piano, piano!!
Cugina, veramente
È quegli Stanislao?
GIULIETTA:
Bella domanda!
Ma pensa un poco a me . . .
MARCHESA: (sbadatemente)
Ci ho già pensato!
GIULIETTA:
Ah! Davvero? Fa dunque
Ch'io sappia il tuo pensiere.
MARCHESA:
(Ingrato Cavaliere!
Quel che soffro non sai)
EDOARDO:
Pronto son io.
A regolarmi come voi bramate.
GIULIETTA:
Ma rispondi, crudel.
MARCHESA:
Eh! Mi seccate.
(Breve silenzio. La Marchesa segue a parlar fra sè, i due amanti si guardan mortificati)
GIULIETTA ed EDOARDO:
(Bella speranza invero.
Un bel sostegno abbiamo.
Caro (Cara), perduti siamo:
Anch'essa a noi mancò)
MARCHESA:
(Non so che cosa io spero,
Non posso dir che bramo:
So che tuttora io l'amo,
E ch'egli m'ingannò)
EDOARDO:
Perdono se abusai
Della pazienza vostra.
GIULIETTA:
Che amor per me non hai
Il tuo trattar dimostra.
(per partire)
MARCHESA: (ricomponendosi e fermandoli)
Fermatevi . . . scusate . . .
Voi mi mortificate;
Ho cosa per la testa
Che alquanto mi molesta:
Ma quel che vi ho promesso,
Miei cari, eseguirò.
GIULIETTA: (contenta)
Ah! Ti conosco adesso.
EDOARDO:
Ah! Grato a voi sarò.
GIULIETTA:
Pensa che quel vecchione . . .
MARCHESA:
Sarà ben corbellato.
EDOARDO:
Se il padre suo s'oppone . . .
MARCHESA:
Sarà capacitato.
V'affidi appien l'intedere
Che anch'io conosco amor . . .
MARCHESA, GIULIETTA ed EDOARDO:
Noi siamo amanti e giovani,
Abbiamo spirto e core;
Se il fato è a noi contrarlo
È dalla nostra amor:
Col suo favor combattere
Sì può col fato ancor.
(Partono)
Atto Primo
Scena IX
Galleria come prima.
Il Cavaliere ed il Tesoriere
CAVALIERE:
Quanto diceste mostra un gran talento
Che dev'essere al mondo manifesto.
TESORIERE:
Sire, di mia natura io son modesto;
Ma in fatto di finanza
Ci pretendo davvero.
CAVALIERE:
Ah! Se non foste
Col Barone obbliagto, io vi direi . . .
Tesoriere, accettate il ministero,
La principessa Ineska, e insiem con essa
Un gran podere che renderavvi assai.
TESORIERE:
Ah Sire! Io corro subito
A liberarmi da qualunque impegno.
CAVALIERE:
Siamo intesi.
(Parte)
Atto Primo
Scena X
Il Tesoriere, indi il Barone
TESORIERE:
Ah, degg'io tutto all'ingegno!
Or dunque si qualche pretesto col Barone . . .
Chi sa s'ei voglia intender la ragione!
Oh! Cospetto . . . un sovrano . . .
La principessa Ineska . . . le finanze . . .
Son tutti impegni di tanta conseguenza,
Ch'ei dovrà finalmente aver pazienza.
BARONE (entrando con una carta in mano)
Diletto genero, a voi ne vengo;
Contento ed ilare io vi prevengo,
Che la minuta del matrimonio
Di mia man propria è stesa già
Allegro, o genero, leggete qua.
TESORIERE:
Baron degnissimo . . . (Ormai ci sono)
La vostra Giulia degna è d'un trono,
Ed io fatoso . . . d'esserle sposo
Sarei cotanto . . . che dir non so;
Ma d'un gran caso v'informerò.
BARONE:
Per or da parte lasciamo il caso:
Presto ponetevi gli occhiali al naso . . .
Ecco gli articoli del matrimonio:
"Io sottoscritto Gaspare Antonio" . . .
TESORIERE:
Barone, è inutile, lasciate star.
BARONE:
Certi amminicoli convien sapere . . .
La dote, eccetera . . . Il dare e avere,
Pria che la cedola s'abbia a firmar.
TESORIERE:
Io non la firmo . . .
BARONE:
Rider volete.
TESORIERE:
Parlo sul serio.
BARONE:
Eh! Via, prendete.
TESORIERE:
Non prendo niente
BARONE:
Che? Siete matto!
TESORIERE:
Barone, udetemi . . . Questo contratto . . .
BARONE:
Che sofferenza!
TESORIERE:
Non si può fare.
BARONE:
Per qual ragione?
TESORIERE:
Perché . . . perché . . .
(Eh! Via, sputiamola)
BARONE:
Sto ad ascoltare.
TESORIERE:
Il prender moglie disdice a me.
BARONE:
Che! La mia figlia voi ricusate?
TESORIERE:
Non la ricuso.
BARONE:
Dunque accettate!
TESORIERE:
Nemmeno questo.
BARONE:
Parlate presto.
TESORIERE:
Ministro e principe mi vuole il Re.
BARONE:
(Che sento? O nobili atavi miei!
Sì grave ingiuria soffrir dovrei?
Il sangue al cerebro montar mi sento,
Le man mi prudono . . . lo scanno qua)
TESORIERE:
Prole magnanima di semidei
Siete, o Barone, sì voi che lei;
Ma lo stranissimo avvenimento
Mi leva d'obbligo, scusar mi fa.
BARONE:
Tesorier! Io creder voglio
Che sia questo un qualche gioco:
(minaccioso)
Altrimenti! . . .
TESORIERE: (spaventato)
(Ahimè, che imbroglio!
Come polve ei prende fuoco!)
BARONE:
Rispondete, o giuro o Giove . . .
TESORIERE: (schivandolo)
Or non posso; ho impegni altrove.
BARONE: (fermandolo)
Alto là . . . fuori la spada.
TESORIERE:
Tornerò, convien ch'io vada.
BARONE:
Mancatore, disgraziato!
Uom villano, mal creato,
Qui con me ti devi battere
O dal sen ti strappo il cor.
(Lo insegue per afferarlo)
TESORIERE: (spaventato)
Ahi, ahi, ahi, soccorso! Aiuto!
Ah! Son morto.
Atto Primo
Scena XI
Giulietta, la Marchesa, Edoardo e servitori accorrono tutti da varie parti
TUTTI:
Qual rumor!
Che fu mai? Cos'è accaduto?
D'onde nasce un tal furor?
TESORIERE:
Ah! Nipote, io son perduto
Se non sei mio diffensor.
BARONE:
A' miei pari un vil rifiuto!
Vo'amazzarti, o traditor.
MARCHESA:
Ascoltate.
GIULIETTA:
Oh Dio! Che fate?
EDOARDO:
Dite almen cos'è successo.
BARONE:
Fremerete, se udirete
Del briccone il nero eccesso.
Ei mi manca di parola . . .
Ei rifiuta mia figliuola . . .
Ti rifiuta, mia Giulietta! . . .
GIULIETTA: (con gioia)
Non mi vuole?
BARONE:
No. Vendetta!
MARCHESA:
La vendetta più sicura
È sposarla addirittura
Ad un giovine ch'io so.
GIULIETTA:
Sì, papà, se lo approvate,
Il nipote prenderò.
EDOARDO:
Signor mio, non v'adirate,
Io lo sbaglio emenderò.
BARONE:
No . . . che vile a questo segno
De' Kelbar non è la schiatta:
Non accetto il cambio indegno;
Sangue io voglio . . . si combatta . . .
TUTTI:
Piano, piano . . .
Atto Primo
Scena XII
Il Cavaliere e Detti
CAVALIERE: (sulla porta)
Olà, fermatevi.
TUTTI:
Il sovrano!
CACALIERE: (con gravità)
Che si fa?
(Tutti restano mortificati. Intanto il Cavaliere si avanza lentamente osservandoli ad uno ad uno)
BARONE:
(In qual punto il Re ci ha colto!
Io non oso alzar il volto.
Litigare dov'è un sovrano
È oltraggiar la maestà!)
TESORIERE:
(Or che il Re ci mette mano
Spero bene d'uscirne sano.
Per l'onor di sua finanza
Il Baron disarmerà)
MARCHESA:
(Quest'amica circostanza
Vi ricolmi di speranza.
Interporre il Re vedrassi
La sua regia autorità)
GIULIETTA ed EDOARDO:
(Quest'amica circostanza
Ci ricolma di speranza.
Interporre il Re vedrassi
La sua regia autorità)
CORO:
(In qual punto il Re ci ha colto,
Io non oso alzar il volto)
BARONE e CORO:
(Litigare dov'è un sovrano
È oltraggiar la maestà!)
CAVALIERE:
(Questa tiene gli occhi bassi . . .
Quei non osa far due passi.
Or capisco: Il Tesoriere
La disdetta dato avrà)
CAVALIERE:
Olà, spiegatemi tosto, o Barone;
Di questa disputa chi fu cagione.
BARONE:
Sire, un'ingiuria . . .
TESORIERE:
Sire, un affronto . . .
MARCHESA, GIULIETTA ed EDOARDO:
Sire, un diverbio di nessun conto . . .
BARONE:
Una ripulsa . . .
TESORIERE:
Una minaccia . . .
BARONE:
Egli m'offende . . .
TESORIERE:
Mena le braccia.
MARCHESA, GIULIETTA ed EDOARDO:
Interponetevi! . . . Sire, impedite . . .
CAVALIERE: (con forza)
Zitti . . . calmatevi: voi mi stordite.
A mente fredda, ad uno ad uno
Le sue ragioni dirà ciascuno . . .
BARONE:
Sire, la gloria della mia schiatta . . .
TESORIERE:
Sire, la disputa è così fatta . . .
BARONE:
Voglio prontissima soddisfazione . . .
TESORIERE:
Vo' che il Barone . . .
CAVALIERE (sdegnosamente)
Tacete là.
Freno alla collera, di qua partite;
Chiunque attentasi rinnovar lite
Pria che l'origine sappia del male
L'ira reale incorrerà.
TUTTI GLI ALTRI:
Deh! Perdonateci, o Maestà.
TUTTI:
Affidate (affidiamo) alla mente reale
Il giudizio di questa questione,
Ella tronchi lo scandalo e il male,
Ella dica chi ha torto o ragione,
E componga cotanta discordia
Come vuole giustizia, equità.
Sveglierò (sveglierà) la primiera concordia,
Desterò (destrà) la primiera amistà.
Atto SECONDO
Scena I
Galleria.
I servi del Barone
CORO I:
Ma le nozze non si fanno?
CORO II:
Tutto in fuom s'è disciolto.
CORO I:
Chi fu causa del malanno?
CORO II:
Perchè tutti han mesto il volto?
TUTTI:
Sempre questo fu lo stile
Del gran mondo signorile;
Come cambiano di veste
Così cambiano d'umor.
Noi felice, noi contenti,
Benchè rozzi servitor!
Non facciamo complimenti
Nelle nozze e negli amori:
Niun segreto è in noi rinchiuso,
Parla sempre aperto il muso;
Siam ne' giorni della festa
Pari ai giorni di lavor.
Atto SECONDO
Scena II
Edoardo e Detti
EDOARDO:
Buoni amici! . . . Voi sapete
Come fu crudel mio fato.
CORO:
Ma, signore, che volete?
Tale il mondo ognora è stato.
Non virtudi, ma denari
Comperare or ponno amor.
EDOARDO:
Dunque tutto, amici cari,
Dunque tutto non sapete?
Io v'apro il cor.
Pietoso al lungo pianto
Alfin m'arride amore;
Quella che m'arde il core
Mia sposa alfin sarà.
Avrò per sempre accanto
Il ben che già perdea!
Questa amorosa idea
Scordare il duol mi fa!
CORO:
Finì la sorte rea? . . .
Godiamo in verità.
EDOARDO:
Deh, lasciate a un'alma amante
Di speranza un solo istante,
Sì, che al gaudio un sol momento
S'abbandoni il mesto cor!
Ah! Se il debile contento
A noi manca della spene
Non è meta d'ogni bene,
È uno spasimo l'amor.
CORO:
Ah sì, del contento
Ritornano i giorni,
E ancora ritorni
La pace del cor.
(Il Coro s'allontana)
Atto SECONDO
Scena III
Entrano il Cavaliere, Giulietta ed il Tesoriere
CAVALIERE:
Bene, scudiero, vi ritrovo in tempo.
Qui Baronessa, e voi ministro! . . . Dite:
Perchè nega il Baron con tal fermezza
Sposar la figlia ad Edoardo?
GIULIETTA:
Ah Sire!
Perché ei non ha fortuna,
E il Tesorier nuota nel denaro.
CAVALIERE:
Se la cosa è così, v'è il suo riparo.
EDOARDO:
Sire, in qual modo?
CAVALIERE:
Il Tesorier vi cede
Un suo castello, e cinque mila scudi
Di rendita per anno . . .
TESORIERE:
Un piccolo riflesso . . .
CAVALIERE:
Eh! Non è tempo adesso
Di perdersi in rifletterre; convien
Decider su due piè.
TESORIERE:
Sire . . . va bene.
(Partono, tranne il Tesoriere)
Atto SECONDO
Scena IV
Tesoriere, indi il Barone
TESORIERE:
Un mio castello! Cinque mila scudi! . . .
E il ministero? . . . Ahimè, veggo il Barone!
Egli è sdegnato ancora.
(Entra il Barone)
BARONE:
Ebben, signore!
Siam soli e vo' raggione
Di tanta villania.
TESORIERE:
(Corragio!) Ella vuol guerra . . . e guerra sia.
BARONE:
Tutte l'armi si può prendere
De' due mondi e vecchio e nuovo,
Me lo bevo come un ovo,
Me lo voglio digerir.
TESORIERE:
Ciarle, ciarle: pria di scendere
Al fatal combattimento
Lasci detto in testamento
Dove s'abbia a seppellir.
BARONE:
Seppellirmi?
TESORIERE:
È inevitabile.
BARONE:
Morir io?
TESORIERE:
Non c'è da dir.
BARONE:
(Del suo colpo ei par sicuro,
Se la passa da spaccone;
Non credea in quel buffone
Tal fermezza e tanto ardir)
TESORIERE:
(Un boccone molto duro
Par la morte anche al Barone:
Ci vuol corte da leone
Se si tratta di morir)
BARONE:
Via, si spieghi finalmente,
Di qual arme pensa usar?
TESORIERE:
Vuol saperlo?
BARONE:
Certamente.
TESORIERE:
Mi stia dunque ad ascoltar.
Si figuri un barilone
Pien di polve da cannone,
Ella ed io così bel bello
A cavallo andiam di quello;
Fieri al par di due Romani
Colla miccia fra le mani,
Ci auguriam la buona notte,
Diamo fuoco alla gran botte . . .
Bum! si salta . . . qua la testa,
Là le gambe, un braccio qua . . .
Mio signor, la strada è questa
Per cui voglio andar di là.
BARONE:
Eh! Che miccie? Che barili?
Son pretesti indegni e vili.
Un suo pari vada e trotti
A cavallo delle botti;
A lei solo, ad un villano
Starà ben la miccia in mano.
Un guerrier qual io valente
Sol la spada ha da trattar:
E con questa immantinente
Noi ci abbiam da misurar.
TESORIERE:
La mia moda è assai più spiccia:
Quella io voglio . . .
BARONE: (sbuffando)
Puf . . . che bile!
Venga meco.
TESORIERE:
Colla miccia . . .
BARONE:
Colla spada . . .
TESORIERE:
Col barile . . .
BARONE:
Va, codardo: più coll'armi
Non vo' teco cimentarmi;
Ti farò con un bastone
Da' miei servi castigar.
TESORIERE:
Al servizio ho anch'io persone
Che san bene bastonar.
BARONE:
(Sudo, avvampo, smanio, fremo,
Il mio petto è un Mongibello . . .
Se più resto, il mio cervello
Incomincia a rivoltar)
TESORIERE:
(Per uscir dal passo estremo
Il rimedio è stato bello.
Dilettanti del duello,
Che ne dite, che vi par?)
(Partono)
Atto SECONDO
Scena V
Atrio terreno chiuso da invetriate che mette nel giardino.
La Marchesa, il Cavaliere in disparte
MARCHESA:
(Ch'io non posso il ver comprendere?
Ch'io mi lasci corbellar?
Cavaliere, non lo pretendere,
Vo' ridurti a confessar)
CAVALIERE: (in disparte)
(La Marchesa è molto in collera,
Tenta invan di simular;
Cavaliere, sta fermo e tollera,
Bada ben di non cascar)
(avanzandosi)
Così sola, o Marchesina?
MARCHESA: (salutando, con indifferenza)
Sire . . . io sto co' miei pensier.
CAVALIERE: (con disinvoltura)
Facilmente s'indovina,
Voi pensate al Cavalier.
MARCHESA:
Sì, pensava alla maniera
Di punir quell'incostante.
CAVALIERE:
Nol farete; è passeggiera
L'ira in cor di donna amante.
MARCHESA:
Anzi, o Sire, ho stabilito
Non volerlo per marito.
CAVALIERE:
Non lo credo.
MARCHESA:
Perdonate:
Risoluta mi trovate.
CAVALIERE:
(Ella finge . . . Eh! Ti conosco)
MARCHESA:
(A cascar vicino egli è)
MARCHESA e CAVALIERE:
Fin dove giunga;
Ma la so lunga
Al par di te)
CAVALIERE:
Dunque voi siete? . . .
MARCHESA:
Decisa sono.
CAVALIERE:
Perdonerete?
MARCHESA:
Non v'è perdono.
CAVALIERE:
(La scaltra simula)
MARCHESA:
(Parla fra sè)
MARCHESA e CAVALIERE
(Io so l'astuzia
Fin dove giunga;
Ma la so lunga
Al par di te)
Atto SECONDO
Scena VI
(Entra il Barone)
BARONE: (frettoloso)
Nipote, in quest'istante
Mi scrive il comandante:
Egli stesso fra poco
Al castello verrà.
(Parte premurosamente)
MARCHESA:
Son grata al Conte!
M'ama davvero, ed oggi io vo' sposarlo.
CAVALIERE:
E il Cavaliere?
MARCHESA:
Il Cavalier si prese
Di me giuoco abbastanza; egli mi lascia
In preda al suo rival.
CAVALIERE:
No: lo vedrete
Venir a disputar la vostra mano
A quanti conti ha la Bertagna intera.
MARCHESA:
Perchè dunque non vien? Che fa? Che spera?
Si mostri a chi l'adora,
Implori il mio perdono.
Parli, se irata or sono,
Posso placarmi ancor.
(Se non si scopre addesso,
Se vinto ancor non è,
Risorse del bel sesso,
Siete impotenti, affè)
Ma voi tacete, o Sire?
Dite . . .
CAVALIERE: (fingendo)
Non so che dire.
MARCHESA:
Ah, dunque al Conte io dono
La mia mano, la mia fe'.
Atto SECONDO
Scena VII
Coro di servi del Barone e Detti
CORO:
Presto, presto il Conte arriva,
Il suo seguito si appressa.
CAVALIERE:
(Forte, o core!)
MARCHESA:
Vado io stessa
Il mio sposo ad incontrar.
Sì, scordar saprò l'infido,
Così fredda indifferenza
Cara assai gli costerà.
(Scaltro ingegno del bel sesso,
M'hai servito come va)
CAVALIERE:
(Ora sì che son perplesso:
Or davver tremar mi fa)
CORO:
Presto andiamo: Il Conte è presso,
Incontrarlo converrà.
(La Marchesa parte coi servi, il Cavaliere pel lato opposto)
Atto SECONDO
Scena VIII
Giulietta indi Edoardo
GIULIETTA:
Oh me felice appieno! . . .
Oh Re pietoso! . . . Per te solo il padre
Concede ch'io mi sposi ad Edoardo . . .
(Entra Edoardo)
EDOARDO: (affannato)
Ah, mia Giulietta . . . Il Re fra pochi istanti
Parte di qua.
GIULIETTA:
Lascia ch'ei parta.
EDOARDO:
Ed io
Deggio partir con lui.
GIULIETTA:
Partir con lui?
Sei matto?
EDOARDO:
Ei lo comanda.
GIULIETTA:
Ed io comanda
Che tu resti con me.
EDOARDO:
L'onore, o cara,
Esige il sacrifizio;
Scudier del Re son io.
GIULIETTA:
Che scudiere, che Re, sei sposo mio!
EDOARDO:
Giurai seguirlo in campo,
Pugnar per lui giurai;
Né tu, ben mio, vorrai
Farmi scordar l'onor.
GIULIETTA:
Io nulla so di campo,
Io non m'intendo d'armi . . .
So che tu dÍi sposarmi,
So che mi devi amor!
EDOARDO:
Rifletti almen . . .
GIULIETTA:
Riflettere?
Io non rifletto mai.
EDOARDO:
Vuoi che il miglior de' Principi . . .
GIULIETTA:
Io son migliore assai.
EDOARDO:
Dunque, che far degg'io?
GIULIETTA:
Soltanto a modo mio.
EDOARDO:
Cara, non è possibile.
GIULIETTA:
Oh, possibile sarà.
Corro al Re: saprò difendere
I miei dritti incontro a'suoi;
Ei m'udrà; vedremo poi
Se involarti a me potrà.
EDOARDO:
Altro in testa ha il Re che intender
Le tue ciance, i dritti tuoi.
Credi a me, cambiar non puoi
La sua regia volontà.
GIULIETTA:
Ei m'udrà; vedremo poi
Se involarti a me potrà.
Spera almen . . .
EDOARDO:
Sperar dovrei?
GIULIETTA:
Lascia far: tentar conviene;
EDOARDO:
L'onor mio... rifletti bene...
GIULIETTA:
L'onor tuo non soffrirà.
A 2:
GIULIETTA:
Ah! non sia, mio ben fallace
La speranza del tuo core:
Sarò lieta se l'amore
Col dover combinerà.
A sì dolce e fido ardore
Sorte amica arriderà.
EDOARDO:
Non sarà, mio ben fallace
La speranza del mio core:
Ti prometto che l'amore
Col dover combinerà.
A sì dolce e fido ardore
Sorte amica arriderà.
(Partono)
Atto SECONDO
Scena IX
Galleria
Il Conte Ivrea, il Barone, la Marchesa
BARONE:
Sì, caro Conte! la Marchesa istessa
Ve l'assicura: ell'è cambiata affatto;
Più non pensa a quel matto
L'odia quanto l'amava.
MARCHESA:
Io son disposta
A sposarvi, o signor, ma con un patto
Che richiede la mia delicatezza . . .
CONTE:
Comandate, signora . . .
MARCHESA:
Quando non torni il Cavaliere fra un'ora.
Atto SECONDO
Scena X
Il Cavaliere, Edoardo e Detti
CAVALIERE:
Signori!
CONTE: (inchinandosi)
Maestà!
BARONE:
Sire!
CAVALIERE:
Barone,
Importante cagione
Impon la mia partenza.
MARCHESA:
Vicina ad esser moglie
Del Conte Ivrea, sperai che alle mie nozze
Vi sareste degnato esser presente.
CAVALIERE:
Madama, alta cagion non lo consente.
MARCHESA:
Delle nozze il contratto
Dunque tosto s'estenda.
CAVALIERE:
Assai men duole.
Ma un ordine della Corte impone al Conte
Che per segreta missïon di stato
Accompagnar mi debba.
MARCHESA: (mortificata)
Egli!
BARONE:
Peccato!
(Sopresa generale)
MARCHESA:
(A tal colpo preparata
Io non era, o Cavaliere;
Sì confonde il mio pensiere,
Ripiegarci, oh Dio! Non sa)
CAVALIERE:
Ella è appien mortificata,
Ciò non giunse a prevedere;
Questa poi la vo'godere,
Gliel'ho fatta come va)
CONTE, BARONE, GIULIETTA, TESORIERE, EDOARDO:
(L'incombenza è capitata
Veramente a far spiacere:
Io non posso (Non può il Conte) ritenere
Il dispetto che mi (gli) fa.
Atto SECONDO
Scena ULTIMA
Delmonte e Detti
DELMONTE:
Sire, venne in quest'istante
Un corriere della Corte:
D'una lettera importante
Ei si dice messaggier.
CAVALIERE:
Porgi, porgi . . .
(leggendo)
(Oh lieta sorte!
Tu coroni il mio pensier)
(agli altri)
Lieta novella arrivami,
Or or dirò l'arcano;
Ma prima doni Giulia
All'ufficial la mano;
Faran da testimone
Il Tesoriere e il Re.
EDOARDO e GIULIETTA:
Del nostro ben cagione,
Nostro sostegno egl'è.
BARONE:
Che dir poss'io? Sposatevi . . .
Lo vuol, l'impone il Re.
TUTTI:
Vivan gli sposi! . . .
CAVALIERE:
Uditemi,
Questo si scrive a me.
(Apre la lettera e legge:)
"Finalmente in Varsavia
È giunto Stanislao. S'è dichiarata
In suo favor la Dieta, e voi potete
La corona abdicar quando volete.
La perdita d'un trono
Non v'incresca però, perché vi acquista
Di maresciallo il titolo e l'onore."
BARONE:
E voi chi siete?
CAVALIERE:
Il cavalier Belfior . . .
TUTTI GLI ALTRI:
Belfior?
MARCHESA:
Ah sì!
CAVALIERE: (abbracciando la Marchesa)
Fedele al primo amore!
TESORIERE:
Conte!
CONTE:
Barone!
BARONE:
Fui stolido;
Ed or come si fa?
CONTE, TESORIERE, BARONE:
Facciamo l'uom di spirito . . .
Tacere converrà.
TUTTI:
Eh! Facciamo da buoni amici,
Non si memori il passato!
Viva, viva il Re salvato,
Sacro a lui fia questo dì.
Due sponsali assai felici
Oggi compiansi frattanto;
A sparmiar sospiri e pianto
Forse il gioco riuscì.
FINE
- Omaggio a Verdi nel 100° anniversario della scomparsa
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