Cultura e Spettacolo
a cura di Mario Mainino

Focus on





Opere liriche al Castello Sforzesco di Vigevano  luglio 2001 foto, presentazione e commenti sulla manifestazione



W  VERDI un solo grande amore!! La vita e i libretti di tutte le sue opere.

 

 

Teatro Cagnoni di Vigevano


Stagione 2004/2005


La stagione è stata presentata in un incontro aperto al pubblico, nel ridotto del Teatro Cagnoni, nella serata del 22 luglio 2004. Presenti per il Comune di Vigevano l'Assessore alla Cultura dott. A.Prati, il Sindaco, il direttore artistico Fiorenzo Grassi.  La seconda presentazione al pubblico degli abbonati si è tenuta martedì 20 settembre nel Teatro Cagnoni. Il sipario del Garberini con la scena sul fiume è stata lo sfondo per le parole di Fiorenzo Grassi. Al termine della presentazione con l'annuncio delle due variazioni rispetto alla prima versione di luglio ha fatto seguito un concerto con "Passaggi di tempo" dedicata alle canzoni di Fabrizio De Andrè.


www.concertodautunno.it & www.vigevano.net


presentano il calendario eventi
Data Manifestazione

Dove

Evento Genere Ora

Ottobre 2004

11/10/2004 lunedì

Stagione 2004/2005

Teatro Cagnoni
Vigevano

Associazione I quattro Cavalieri I solisti di PAVIA diretti da Enrico Dindo inaugurazione della stagione 2004/2005 C.Boccadoro: Asa Nisi Masa per Cello, Archi e due Corni F.J.Haydn: Concerto in Do Maggiore per Violoncello Mozart Sinfonia K201 Sinfonia K74

Sinfonica

21.00

26/10/2004 martedì - 27/10/2004 mercoledì - 28/10/2004 giovedì

SALIERI ENTERTAINMENT A Piedi Nudi nel parco di Neil Simon con Gianluca GUIDI, Anna FALCHI, Gianni FENZI, Erika BLANC regia Gianluca GUIDI

Novembre 2004

08/11/2004 lunedì  20.30
Stagione 2004/2005
Teatro Cagnoni Vigevano
Novecento di A.Baricco
con Arnoldo Foà regia di Gabriele Vacis
Altri percorsi

Aldo Miguel Grompone e Monique Veaute
presentano
NOVECENTO un monologo di Alessandro Baricco
con Arnoldo FOÀ
Regia: Gabriele VACIS
Musiche: Roberto Tarasco
Note

Alessandro Baricco
Una delle cose che ci dicevamo anni fa, quando abbiamo iniziato questo lavoro, era: pensa a Novecento vecchio, con molti anni sulle spalle, con tutta una storia alle spalle… chissà come sarebbe, con quella voce, con quello sguardo, le mani, quella faccia…
Così, per questa seconda edizione di Novecento abbiamo pensato: è la volta buona che cerchiamo di farlo meno giovanetto…

Gabriele Vacis
Questa è la seconda volta che metto in scena Novecento…
La prima volta mi sono occupato della musica di quel testo, di cercare di capire qual era il suono. Adesso mi sono occupato del senso, di che cosa effettivamente vuol dire.
La prima volta era il novecento, cioè era il secolo scorso. Adesso siamo oltre il duemila…
Nel testo, Novecento, il protagonista, nasce all'inizio del secolo, allora abbiamo cercato di capire chi poteva essere il suo amico, l'attore che lo raccontava, e abbiamo scoperto così, con stupore, che doveva essere molto vecchio… allora abbiamo cercato una persona piuttosto anziana e non è stato semplice, perché cercavamo una persona che fosse in grado davvero di "dire" le cose, più che di "declamare" o di "recitare"… abbiamo pensato ad Arnoldo Foà, che è uno che veramente "dice"…
Molti hanno amato il personaggio di Novecento incarnato da Eugenio Allegri, lui "era" Novecento… ecco, io penso che questi spettatori, se torneranno a vedere lo spettacolo, vedranno una nuova "anima" di Novecento, perché un personaggio - una storia - ha molte anime… e quello che cerchiamo di fare con questa nuova edizione è proprio tirargli fuori un'altra anima.

Arnoldo Foà
Novecento è un ricordo continuo di un qualche cosa che ha fatto vivere questo personaggio. Lo ha fatto vivere in corrispondenza, naturalmente, di quello che ricorda… E stranamente è come se lui non esistesse. Come se questo personaggio - Novecento - che lui ricorda con tanta intensità fosse… fosse lui stesso. E questo è quello che dovrò fare. Dovrò far capire chi è questo personaggio che mi ha colpito talmente da farmi addirittura invecchiare col ricordo di sé…
Non sono più neanche ricordi suoi, è come se lui vivesse quello che ha vissuto il personaggio che sta ricordando. L'interessante di questa storia, è che il protagonista non esiste, non c'è. Il protagonista è ricordato, rivissuto… da me.

LA FORTUNA DI NOVECENTO

Novecento di Alessandro Baricco è stato pubblicato in Italia nel settembre 1994 da Feltrinelli e ad oggi ha venduto un milione di copie.
E' stato tradotto in tutta Europa, in Giappone, Brasile, Argentina, Colombia, Canada e Israele.
Nel giugno del 1994 al festival di Asti ha debuttato l'allestimento teatrale con la regia di Gabriele Vacis e l'interpretazione di Eugenio Allegri.
Lo spettacolo ha realizzato circa 300 repliche in tre anni.
Nel 1998 Giuseppe Tornatore realizza la versione cinematografica del testo con "La Leggenda del pianista sull'oceano".
Adattato per la radio dalla BBC, Novecento in questi anni è stato messo in scena con grande successo in Francia, Belgio, Spagna, Germania, Irlanda, Svezia, Russia, Canada, Brasile, Giappone e Argentina.
Nell'agosto 2000 è stato prodotto dal Festival di Edimburgo un allestimento esclusivo in inglese e sono attualmente in corso trattative per una produzione negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.

COSÌ LA CRITICA INTERNAZIONALE

Quelle merveille! (…) On a compris que ce récit, traduit par F. Brun, est un pur joyau
Le Figaro, ottobre 2000

(…) Another opening worth nothing is the most welcome return of Donal O'Kelly in a one-man show called 1900-The Pianist on the Ocean
Irish Indipendent, novembre 2000

(…) It deals with our choices in life, why we go onliving where we are, why we choose security (…) the language is unbelievably sensitive (…)
Christina Bystrom, GT, Sweden, settembre 2001

(…) Novecento makes for a more hearthening opening theatrical offering in the Edinburgh International Festival than has been we have seen for some years (…)
The Financial Times, agosto 2001

 

 

11/11/2004 giovedì

Stagione 2004/2005

Teatro Cagnoni
Vigevano

La vedova allegra di Franz Lehar Compagnia Corrado Abbati Edizione esclusiva per il centenario 1905-2005 Fuori abbonamento

Operetta

20.30

24/11/2004 mercoledì - 25/11/2004 giovedì - 26/11/2004 venerdì

LA CONTEMPORANEA 83 EDIPO.COM 
di Gioele Dix e Sergio Fantoni
musiche originali di Cesare Picco
regia di Sergio Fantoni
Con Gioele Dix e Luisa Massidda
Regia di Sergio Fantoni

EDIPO.COM   Dalla presentazione di Sergio Fantoni che aveva dato ancora nel fieri dello spettacolo "è una inchiesta sulla responsabilità, della famiglia, dell'amore, del potere. Si rimettono in discussione i nodi della vita di un uomo, dal mistero della nascita al confronto con il padre e la madre, dai primi turbamenti sessuali al tabù dell'incesto, dai rapporti con il potere all'estrema riflessione su Bene e Male." alcune cose possiamo condividerle altre un po' meno. Se l'incontro ed il sodalizio artistico tra Sergio Fantoni e Gioele Dix sia stato fruttuoso non c'è dubbio alcuno. La grandissima capacità affabulatoria di Dix è messa in assoluto rilievo da due ore di narrazione serrata e appassionata che, nelle vesti del protagonista, Dix offre di un testo antico ed attuale come l'Edipo Re. Meno sentito ci è sembrato il calare la storia nel quotidiano, nelle vicende che viviamo e che il protagonista avrebbe fatte sue.
Imprigionato da se stesso in un centro del benessere dove si trova schiavo della sua scelta e delle regole del luogo, Giole fà step mentre legge Edipo "nella bella traduzione di Fantoni. La conosce?" e trova nella semplice infermiera una interessata ascoltatrice. Narrare la storia di Edipo significa diventarne tutti i personaggi, tranne Giocasta che sarà la stessa infermiera a sostenere. L'intensità della narrazione ci fa vedere contemporaneamente scorrere la vera tragedia greca, con tutta la sua grande poesia e drammaticità,  ed il momento reale in un continuo divenire, passando dalla reggia di Tebe alla sala del "bagno etrusco". La bravura di Dix, la sua voce e la sua intensa descrizione, come nel momento dell'incontro tra Edipo e Giocasta, il colpo di fulmine, la galoppata attorno alle mura di Tebe sono momenti di grandissimo fascino. Mentre il racconto dell'incontro con la Sfinge, l'interpretazione del personaggio di Tiresia, con il suo passare da maschile a femminile, la sua vecchiaia con la lingua che i denti non riescono più a trattenere tra le labbra sono momenti di irresistibile comicità, senza MAI avere un niente di volgarità!!
Semplice ma efficace la scenografia tutta in colore unito, come tutti bianchi sono i costumi. Da segnalare l'apporto della colonna sonora che fa da sfondo e da sottolineatore dei momenti più coinvolgenti realizzata da Cesare Picco. (Mario Mainino)

Dicembre 2004

04/12/2004 sabato 20.30
L'elisir d'amore di Gaetano Donizetti
Adina Silvia Dalla Benetta (***)
Nemorino Maurizio Pace  (*****)
Belcore Simone Del Savio (*****)
Il dottor Dulcamara Giorgio Caoduro (*****)
Giannetta Barbara Bargnesi
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
diretti da Pietro Mianiti
Coro As. Li. Co. del Circuito Lirico Lombardo
Maestro del Coro Alfonso Caiani
Scene di Lele Luzzati e costumi di Santuzza Calì
regia di Filippo Crivelli
Fuori abbonamento

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06/12/2004 lunedì 20.30
L'elisir d'amore di Gaetano Donizetti
Adina Serena Gamberoni (*****)
Nemorino Francesco Meli (***)
Belcore Giulio Mastrototaro (**)
Il dottor Dulcamara Bruno Taddia (***)
Giannetta Caterina Borruso
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano diretti da Pietro Mianiti
Coro As. Li. Co. del Circuito Lirico Lombardo
Maestro del Coro Alfonso Caiani

Scene di Lele Luzzati e costumi di Santuzza Calì
regia di Filippo Crivelli
Fuori abbonamento

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mercoledì 22 dicembre 2004

Achille-Claude Debussy (1862 – 1918)
Petite suite, per orchestra (trascrizione di Henri Büsser)
En bateau
Cortège
Menuet
Ballet

Clément-Philibert-Léo Delibes (1836 – 1891)
Coppelia, suite per orchestra
Valzer della bambola
Scena
Passo a due
Valzer e scena
Valzer

Clément-Philibert-Léo Delibes (1836 – 1891)
Le roi s’amuse, suite per orchestra
Gaillarde
Pavane
Scene du Bouquet
Lesquercarde
Madrigal
Passepied
Finale

Jacques Offenbach / Jean-Paul Penin
Fantasia per orchestra "Nuits Parisiennes"
Ouverture
Chant d’olympia
Valse de galop
Valse
Valse
Barcarole
Final Galop infernal

BIS
J.Strauss
Polka o Galopp
Radetsky march

Orchestra I Pomeriggi Musicali
direttore Jean-Paul Penin

Data Manifestazione Località Evento Genere Ora

Gennaio 2005

11/01/2005 martedì
12/01/2005 mercoledì
13/01/2005 giovedì
IL GIUOCATORE di Carlo Goldoni
Florindo Urbano Barberini
Gandolfa Franca Valeri
Beatrice Pilar Abella
Francesco Acquaroli
Paolo Bessegato,
Rosaura Barbara Di Bartolo
Michele La Stella
Alessandro Moser
Fabio Rusca
Chiara Stoppa

scene e costumi Aldo Terlizzi
regia Giuseppe Patroni Griffi

Compagnia del Teatro Eliseo
Produzione Teatro Eliseo


Venerdì 14 gennaio, ore 21 Teatro Cagnoni, Vigevano
Ludwig van Beethoven (1770 – 1827)
Die Geschöpfe des Prometheus
(Le creature di Prometeo) balletto eroico e allegorico in 2 atti, op.43
Concerto per violino e orchestra in re maggiore op.61
Direttore e violino
Jean-Jacques Kantorow
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano

25/01/2005 martedì 26/01/2005 mercoledì  27/01/2005 giovedì 20.30

FRANCESCO BELLOMO
THE PRETTY STORY OF A WOMAN

di A. Brancati e F. Bellomo con Manuela ARCURI, Alessto Di Clemente, Nini SALERNO regia Ennio COLTORTI


29/01/2005 sabato 20.30

Ah che bel vivere
Comici ITC2000 presenta
Paolo CEVOLI in
AH, CHE BEL VIVERE! Piccoli peccati di vecchiaia del musicista Rossini Gioachino
scritto da Paolo CEVOLI con la collaborazione di Francesco Freyrie
regia Daniele SALA

Immaginate un uomo, un grande musicista, un genio. Scrive opere memorabili, è amato, stimato, venerato. Un bel giorno si guarda intorno e scopre che il secolo in cui sta vivendo, le mode, le idee, le persone che lo circondano non gli piacciono più. Così, bello come il sole, smette di creare. Attacca in sol colpo il successo al chiodo. Quest’uomo si chiama Gioachino Rossini, proprio quello del Barbiere di Siviglia: anima colta di fine Settecento, amante dell’arte per l’arte, del bello in sè, romantico sostenitore dei castrati e poco sensibile ai moti rivoluzionari che la società andava partorendo ad ogni angolo di strada, sbarca in un secolo che vede il sorpasso del contenuto sulla forma, si deprime, saluta tutti e si imbuca a Parigi, dove cazzeggia con sublime talento fino alla morte.
Nello stesso tempo, siamo alla metà dell’800, in tre luoghi diversi d’Italia si consumano buffe tragedie di miseri tapini che, al contrario, non hanno talento ma vorrebbe tanto avere successo: a Lugo di Romagna un mercante di fiera perde tutto al gioco; a Bologna una vedova benestante deve nascondere la figlia che si è legata sentimentalmente e scelleratamente ad un rivoluzionario; a Napoli un castrato deve scappare della gelosie di un marito furibondo.
Da chi andranno a bussare i tre simpatici disperati? Proprio dall’uomo che non essendo più interessati al successo, potrebbe ceder loro senza troppe remore un pò del suo talento: Gioachino Rossini!

Costruito come una vera opera lirica, con overture, atti, arie, costumi sfarzosi, alabarde, spadoni parrucconi fondalini e un libretto di sala che spiega al pubblico come intervenire nella parte di coro, 'Ah, che bel vivere !' rendere un omaggio ardito e divertito al melodramma sollevando - grazie alla follia comica e al trasformismo di Paolo CEVOLI - il velo della consuetudine per riscoprirne l’aspetto gioioso e ludico, quando nei foyer dei teatri si giocava d’azzardo e nei palchetti, durante le esecuzioni, si mangiava si scherzava e si ignorava quelli sul palco. Uno spettacolo insomma a metà strada tra il teatro e il melodramma, diciamo un “melocomico”, dove il direttore d’orchestra fa il grillo parlante, tutti cantano senza saper cantare, chi ha il talento se ne vuol disfare, chi non ce l’ha lo vorrebbe rubare fino a scoprire, con un sorriso, che la felicità dura per tutti, geni e scellerati, il tempo di un acuto.

 

Febbraio 2005

09/02/2005 - mercoledì

La bella addormentata nel bosco
di P.I.Caikowskij con il  Russian National Ballet

RUSSIAN NATIONAL BALLET
Teatro Cagnoni, Vigevano 9 February 2005
THE SLEEPING BEAUTY
Ballet in three acts and four scencs
Score by Pyotr Ilyich Tchatkovsky
Libretto by Marius Petipa and Ivan Vsevolozhsky
Choreography by Marius Petipa and Lev Ivanov
After stories by Charles Perrault
Sets by Lev Solodovnikov
Costumes by Simon Virsaladze

Princess Aurora Ekaterina Selskaya
Prince Désiré Valery Shumilov
Lilac Fairy Alexandra Zenkovich
Fairy Carabosse Tirnur Kinzikeev
Fairy Tenderness Renata Petrova
Fairy Carelessness Victoria Krakhmaleva
Fairy Generosity Marianna Chemalina
Fairy Canary Sofia Tomilina
Fairy Boldness Anna Nekhlyudova
Master of Ceremonies Evgeny Doronin
King Florestan Viacheslav Aksenov
Queen Liliya Shumilova
Four Cavaliers Dmitry Dmitriev, Serzhan Kaukov, Maxim Podshevalenko, Vitaly Zabelin

Precious Stones:
Diamond Renata Petrova
Sapphire Maria Sokolnikova
Gold Yulia Vasiìicva
Silver Junko Tanaka

Princess Florina Sofia Tomilina
Bluebird Alexei Lisitsyn
Cat Alexandra Zenkovich
Tom-Cat Tìmur Kinzikeev
Little Red Riding Hood Vìctoria Krakhmaleva
Wolf Alexander Daev

La Storia del balletto:
Il 13 maggio 1888, il direttore dei Teatri Imperiali Ivan Vsevolojski indirizzò una lettera a Ciaikovski, informandolo della sua intenzione di allestire un nuovo balletto su temi della fiaba di Charles Perrault "La Bella Addormentata" e proponendogli di scriverne il testo musicale. Persona di grande erudizione, già autore di diversi libretti per altrettanti balletti e fine scenografo, Vsevolojoski era anche un cultore dell'epoca di Ludovico XIV e questa sua passione lo indusse a concepire lo scenario nello stile dei balletti di corte del XVII secolo. La coreografia del balletto che, nelle intenzioni di Vsevolojski, sarebbe dovuto diventare il biglietto da visita e il fiore all'occhiello dei Teatri Imperiali, venne affidata a Marius Petipa, che divenne anche coautore del libretto. La prova generale si tenne alla presenza dello zar Alessandro III.

La prima si tenne il 3 gennaio 1890 al Teatro Marinski di San Pietroburgo, sotto la direzione orchestrale di Riccardo Drigo e con la partecipazione di Carlotta Brianza nel ruolo di Aurora e di Pavel Gerdt in quello di Desiré. Al di fuori della Russia, il balletto venne rappresentato per la prima volta nel 1896 alla Scala di Milano, mentre solo nel 1899, verrà allestito anche al Bolshoy di Mosca.

La trama:
Prologo - Il re Florestano XIV e la regina festeggiano la nascita della principessa Aurora. Alla festa partecipa la Fata dei Lillà con il suo seguito di fate, ciascuna delle quali reca un dono alla neonata. Irrompe la malvagia fata Carabosse, furiosa per non essere stata invitata e, curva sulla culla di Aurora, ne predice la morte a causa di una puntura di una spina al compimento del sedicesimo compleanno. La Fata dei Lillà la allontana e promette la sua protezione alla neonata, tramutando la maledizione in modo che Aurora non muoia, ma cada in un lungo sonno.

Primo atto - Sedici anni più tardi, si festeggia il compimento della maggiore età della principessa. Ospiti importanti e pretendenti convergono a palazzo dai quattro angoli del mondo. Aurora danza con tutti, ma non concede a nessuno i suoi favori. Una vecchia le dona un mazzo di rose e Aurora volteggia felice nel valzer ma, improvvisamente, punta da un ferro acuminato nascosto nel mazzo, perde le forze e si accascia a terra. La vecchia si rivela essere la perfida Carabosse che, per sottrarsi alle guardie che si gettano su di lei con le spade sguainate, scompare. La Fata dei Lillà non può annullare l'incantesimo, ma può alleviarne le conseguenze. Aurora non è morta, ma è solo in catalessi. La bacchetta magica della Fata dei Lillà fa allora sprofondare tutto il regno in un sonno secolare.

Secondo atto - Sono passati cent'anni e il principe Desiré, con il suo seguito, è a caccia nel bosco. Quando rimane solo, gli appare la Fata dei Lillà, che evoca la figura di Aurora. Affascinato, il principe corre verso di lei, ma Aurora scompare, lasciandolo con uno struggente desiderio di rivederla. Insieme alla Fata, il principe si dirige in barca verso il castello addormentato, circondato dal bosco silenzioso, nel cui intrico si vedono appena le torri del palazzo reale.
Il parco ormai incolto è il regno della Fata Carabosse, che impedisce a chiunque di raggiungere il castello ma, di fronte alla Fata dei Lillà e al principe Desiré, i suoi malefici si rivelano impotenti. Con un bacio, Desiré risveglia Aurora e, con lei, tutto il reame. Incantato dalla sua bellezza, Desiré ne chiede la mano al re e alla regina.

Terzo atto - Si celebra il fastoso matrimonio di Aurora e Desiré. Tra i numerosi invitati vi sono i personaggi delle fiabe: la principessa Florina e l'Uccello Azzurro, il Gatto con gli Stivali e la Gattina Bianca, il Lupo e Cappuccetto Rosso. Anche le Fate dei Brillanti, degli Zaffiri, dell'Oro e dell'Argento salutano e rendono omaggio agli sposi.

Il RUSSIAN NATIONAL BALLET (ex MOSCOW FESTIVAL BALLET)
è stata la prima compagnia di danza indipendente fondata a Mosca, da Maris Liepa e Sergei Radchenko, alla fine degli anni ottanta durante il periodo della Perestroika, quando molti dei grandi ballerini e coreografi dell’Unione Sovietica iniziarono a sviluppare un percorso autonomo di ricerca e sperimentazione anche al di fuori del balletto tradizionale, accogliendo i nuovi sviluppi della danza mondiale.
La Compagnia, oggi formata da oltre 50 elementi, è composta da ballerini formatisi nelle grandi scuole di danza di Mosca, San Pietroburgo e Perm. I solisti della Compagnia si sono formati al Bolshoi, al Kirov e allo Stanislavsky Ballet.
Sergei Radchenko, ex ‘stella’ del Bolshoi Ballet insignito nel 1976 del titolo di Artista Onorario dell’ (ex) Unione Sovietica, co-fondatore e direttore artistico del BALLETTO NAZIONALE RUSSO, ha voluto sviluppare e ampliare il balletto di tradizione concentrandosi nella ricerca di nuovi talenti per creare un repertorio sui grandi lavori di Petipa quali Don Quixote, La Bayadère, The Sleeping Beauty, Swan Lake, The Nutcraker, Raymonda, Paquita, come anche altri grandi classici quali La Sylphide e La Fille Mal Gardée.

CORPO DI BALLO
AKSENOV Viacheslav, AMELIN Maxim, AMERYANOV Vasily, BELYKH Vladimir, BLOKHINA Anastasia, BODROVA Galina, CHAKHOVA Lidia, CHERNIAKOVA Alla, CHVETSOVA Tatiana, DORONINE Evgueni, GLEBOVA Natalia, GOLOVANOVA Galina, IZVEKOVA Tatiana, KARAVACHKINE Valeri, KHARYUTKIN Oleg, KINZIKEEV Timour, MEDVEDEV Igor, MOKHOVA Ioulia, NAIDITCH Lioubov, NEKHLYUDOVA Anna, OURIDINA Zarema, OUSTIANTSEV Grigori, PANISHEVA Zinaida, PARKHOMENKO Viktoria, PROTSENKO Tatiana, SMIRNOVA Tatiana, TANAKA Junko, VASILJEVA Yulia, VOVK Ksenia, YEROSHENKO Anna, ZENKOVICH Aleksandra

SOLISTI
DMITRIEV Dmitry, ZABELIN Vitaly, VASILIEV Maxim, SHUMILOV Valeri, TOMILINA Sofia, SIZYKH Olga, PINIOUGUINE Alexandre, ROUPYCHEV Alexandre, GRIGORIEVA Olga, ANDREYEVA Tatiana, KOZHANOVA Svetlana

BALLET MASTER
RADCHENKO Elena

 


18/02/2005 venerdì  19/02/2005 sabato  20/02/2005 domenica ore 20.30

SlCILIA TEATRO
IL BERRETTO A SONAGLI
di Luigi Pirandello
con Sebastiano LO MONACO e Marina Biondi
e con Isa Bellini, Claudio Mazzenga, Alfonso Liguori
Scene: Mauro Milani
Costumi: Piero Tosi
Regia: Mauro BOLOGNINI (ripresa da Sebastiano Lo Monaco)
 

"Una commedia NATA e non SCRITTA", così Pirandello ha definito il suo “Berretto a sonagli”.
Su questo pensiero ho costruito la mia regia: viva e non scritta.
Tutti gli attori in questo spettacolo hanno cercato di essere personaggi vivi e veri, più di noi che respiriamo, alternando pianto e riso durante tutto lo svolgimento del dramma.
Mi preme però dire la ragione per la quale mi sono appassionato a questo progetto. Il personaggio di CIAMPA, apparentemente grottesco, è in realtà straziante, ma soprattutto è il più moderno degli eroi pirandelliani. Il “Berretto” è la storia di un uomo giovane, poco più di quarant’anni, che tradito dalla moglie accetta la condanna e la pena di spartire l’amore della propria donna con un altro uomo, pur di non perderla. Un tema drammatico e attuale che si voglia o no! Per tradizione questo personaggio è stato affrontato da attori alla fine della propria carriera, ad ogni modo avanti con gli anni. Questo travisava la forza drammatica di CIAMPA, così eroico e pieno di umanità, una umanità silenziosa e astuta che gli da la forza di difendere la sua infelicità coniugale, contro la società ridicola di quel tempo. Un personaggio insomma apparentemente piccolo ma infinitamente grande.

Mauro Bolognini.

 

Marzo 2005

04/03/2005 venerdì
   

 Stagione 2004/2005

Teatro Cagnoni
Vigevano

ORCHESTRA I POMERIGGI MUSICALI Direttore Othmar Maga Voce recitante UMBERTO CERIANI

Mezzosoprano, Morena Carlin; soprano, Monica Elias.

R.Strauss: II borghese gentiluomo (nuovo testo di Quirino Principe)

Sinfonica

20.30

08/03/2005 martedì

Il Bacio della donna Ragno di M.Puig
Molina Gaetano Callegaro
Ribelle Arturo Di Tullio

Altri percorsi Compagnia Stabile del Teatro Litta presenta IL BACIO DELLA DONNA RAGNO di Manuel Puig (traduzione Angelo Morino) con Gaetano CALLEGARO, Arturo DI TULLIO Regia: Antonio SYXTY Scene e costumi: Andrea Taddei

Lei si vede che ha qualcosa di strano, che non è una donna come tutte…
Manuel Puig, Il bacio della donna ragno

Nella cella di una prigione sono rinchiusi Molina, un omosessuale accusato di atti di libidine, e Valentin, un terrorista. Per passare le giornate Molina racconta al taciturno e scostante Valentin le trame dei film che maggiormente l'hanno colpito, primo fra tutti quello della donna che si trasforma in pantera ogni volta che si eccita.
Valentin è prigioniero del suo rigorismo rivoluzionario mentre Molina è sognatore, provocatorio, incapace di prendere sul serio la visione del mondo del suo compagno di cella. Niente sembra legare i due personaggi, ma con il passare del tempo si scoprirà l'esistenza di una occulta ragnatela che li farà avvicinare umanamente l’uno all’altro.
Per chi ha avuto l’occasione di leggere il romanzo omonimo di Manuel Puig, o di vedere il film di Hector Babenco - questa è un’opportunità per vedere a teatro una pièce che è diventata in questi anni un cult, proprio per la sua forza immaginifica, fatta di umanità, poesia, vita.
Forse uno degli aspetti di maggior fascino di questa commedia è proprio il desiderio - il sogno - di trasformarci in qualcosa che assomiglia più alle nostre fantasie, alle nostre passioni, che alla realtà fondata sull’utopia di un mondo migliore.
E proprio perché non c’è – da parte dei due personaggi della commedia - l’utopia di un mondo migliore, ma solo il proprio desiderio di immaginare se stessi diversi dalla propria condizione, lo spettatore è introdotto all’interno di un mondo fatto di passione e amore per se stessi, in contrapposizione alla rigidità e alla crudeltà del mondo circostante, della realtà.
L’idea della regia è quella di spostare la vicenda ambientata in una cella, in una sorta di limbo bianco – preludio di uno spazio dell’anima e delle emozioni – dove la registrazione del destino dei due personaggi è affidata alle telecamere di controllo di un paradisoperduto delle speranze e dei sogni di libertà.

11/03/2005 venerdì

Don Chisciotte
Don Chisciotte Andre De la Roche
Sancho Panza Lear Duraku
Balletto di Roma
(liberamente tratto dal romanzo omonimo di Cervantes)
Coreografie e Soggetto Milena Zullo
collaborazione al progetto drammaturgico
Silvia Poletti
Musiche Marco Schiavoni - Antonio Vivaldi
Scene Fabiana Yvonne Lugli - Stefano Silva
Costumi Silvia Califano
disegno luci Carlo Cerri
Andrè DE LA ROCHE e il corpo di ballo del Balletto di Roma

Don Chisciotte Ovvero Storia del Cavaliere della Fantasia Liberamente tratto dal romanzo omonimo di Miguel de Cervantes La lettura del romanzo di Cervantes mi ha resa consapevole della straordinarietà di un mito, quello di Don Chisciotte, che mai come oggi sento, necessità di essere nuovamente raccontato, per tutto ciò che sommariamente la nostra memoria collettiva costituisce, ma soprattutto per quanta profondità esso contenga, portavoce dunque di valori non così diffusi. Don Chisciotte non è semplicemente quel personaggio grottesco che la tradizione del balletto classico ci ha raccontato; egli è il Cavaliere della Fantasia, ed al termine della lettura tra i molti sorrisi, un uomo-bambino a 360°, un poeta del vivere. Simbolo per me dell'universo maschile, di un pensiero e di un agire che la virilità stenta a recuperare, seppure nocciolo di un frutto più o meno maturo. Don Chisciotte compare nelle pagine del romanzo già adulto, un uomo a metà del percorso; egli è imbevuto di racconti cavallereschi e folgorato dall'idea di vivere e percorrere il mondo galoppando su quei valori, per celebrarli, per celebrarsi, ma ancor più per celebrare Dulcinea, dama tra le dame, costruzione ideale di una femminilità da proteggere ed innalzare. I grandi valori del mondo cavalleresco vengono a contatto con la realtà degenerata del tempo in cui egli vive e le tinte assumono i colori della fragilità umana. Il racconto del mito è un racconto orizzontale, è un viaggio di fantasia; non cresce Don Chisciotte, non diviene, egli è già! Unicamente veste la realtà con i suoi panni e con la forza del suo pensiero immaginifico la trasforma. Sancio, uomo semplice e concreto più di ogni altro è reale e, nella concretezza del suo agire, abbracciando quel mondo di fantasie e di aneliti, finisce per essere l'alter ego del nostro Cavaliere. Forte nell'opera di Cervantes il contrasto tra la prima e la seconda parte. Un contrasto che non è mai di Don Chisciotte ma della realtà che non si piega e che ormai, conoscendo il personaggio, non si stupisce, non si ferma di fronte a cotanta forza immaginifica, anzi nel difendersi la deride. Il popolino mette al centro delle proprie risa il nostro cavaliere, si pente a tratti, lo coinvolge nel gioco popolare. Don Chisciotte, folle per gli altri, ebbro di fantasia, lo renderà sempre più umano, sempre meno maschera grottesca. Come egli cede gli altri gli corrono in soccorso, a loro modo, con superficialità, e Sancio, fra gli altri, volendolo "contento" finisce per fornirgli una finta Dulcinea… con tale gesto lo tradisce… così muore Don Chisciotte, si spegne di dolore… così si accende il mito: Don Chisciotte tra tutti Cavaliere della Fantasia. Milena Zullo Archetipo di una specialissima (e sempre più rara)Condizione umana e proprio per questo figura letteraria elevata a "mito", capace di attraversare epoche e culture ed icona esemplare da evocare alla bisogna, di uno stato dello spirito e della mente del tutto e meravigliosamente "a-normali", Don Chisciotte è anche una cultura del teatro di danza, che ha, come si sa, variamente abitato - in veste di protagonista assoluto o di amabile comprimario - fin dall'epoca di Noverre, passando dal calibrato capolavoro di Petipa, fino alle indagini e alle letture contemporanee di autori come John Neumeier e Birgit Cullberg. Il coreografo che oggi si voglia confrontare con il favoloso Hidalgo di Cervantes, ha dunque dinanzi a sé la possibilità di indagare nei più reposti e metaforici significati poetici ed umani del capolavoro letterario e insieme l'affascinante opportunità di attingere e rileggere, contaminare e reinventare le varie tradizioni teatrali e coreografiche che da quello si sono variamente generate. La sfida è quella di riuscire a tirare le sue molte fila poetiche e insieme arricchire di una lettura personale nuova il repertorio coreografico "don chisciottesco". E' ciò che si accinge a fare Milena Zullo, con il suo prossimo lavoro - primo a serata per la Compagnia del Balletto di Roma. Al centro dello spettacolo intorno al Don Chisciotte, la volontà di recuperare quella speciale grazia dettata dall'ironia che attraversa tutta l'epopea: ironia intesa come filtro con il quale la coreografa "leggerà" le avventure del cavaliere, ma anche come chiave drammaturgica delle varie azioni, in cui si imbatte il protagonista. Il cavaliere della "fantasia", nella sua ostinata devozione alla verità dell'immaginazione ha infatti il dono poetico di attrarre a se e far gravitare (o meglio levita in una dimensione fantastica e immaginifica anche quanti egli si trova ad incontrare. Per un momento, infatti, gli Altri cedono al salutare potere della "follia" del ramingo cavaliere: tutti si lasciano irretire dalla dimensione creativa, spirituale, gioiosamente estranea nella quale si muove il cavaliere e imparano a distaccarsi, per una volta dalla dimensione gretta e consuetudinaria della realtà, spesso miserabile, per scoprire la dignità benefica dell'immaginazione e della spiritualità. Su queste linee di lavoro, cadenzate come tappe di un viaggio che insieme epica e metafora esistenziale, si muoverà così il Don Chisciotte di Milena Zullo, in una sorta di gioioso, brillante e divertito, auspicato ritorno della "fantasia (e della poesia), al potere", che è un omaggio affettuoso ad uno dei titoli più amati del repertorio del balletto mondiale. Silvia Poletti André De La Roche Di origine corso-vietnamita e adozione americana, a soli 8 anni entra a far parte della Los Angeles Civic Light Opera nel cast di The King and I. Successivamente vince una borsa di studio triennale di danza classica all’American School of Dance di Los Angeles. A 18 anni è ballerino del musical How to succed in business e in molti altri spettacoli musicali della TV americana: Lola Falana Show – Diana Ross Show – Can Can – West Side Story – Ringo Star Special. Nel 1978 il grande maestro del Musical Bob Fosse lo scrittura come solista in Dancing. Da quel momento inizia una brillante carriera che lo porterà nei maggiori teatri di tutto il mondo ricevendo numerosi premi e riconoscimenti fino ad approdare alla televisione italiana dove sarà ospite, coreografo e ballerino di molti spettacoli di successo. Nel 1985 ha interpretato il film Joan Lui come ballerino protagonista.Vittoria Ottolenghi scrive su L’Espresso del 10 febbraio 1995 "… è uno dei migliori ballerini jazz del mondo" e gli dedica due special in Maratona d’Estate su Rai Uno nel 1988 e nel 1994.Numerose le produzioni di danza che lo vedono interprete e in molti casi coreografo: Wanga, Zingari, Andrè and Friends, Faust, Omaggio a Bèjart, Excelsior (per il San Carlo di Napoli). Tra i tanti premi e riconoscimenti: Premio Positano 86 (come miglior ballerino), Premio Agis 92, Premio Vignale Danza 93, Premio Bob Fosse 94 (come miglior coreografo televisivo), Premio Positano 95 (per l’alta professionalità), Premio Acqui Danza 96. Milena Zullo Interprete e coreografa fra le più apprezzate della danza contemporanea italiana. Tra i riconoscimenti, il primo premio al concorso coreografico internazionale di Parigi "Prix Volinine", con "Capriccio" su musiche di Paganini, e al "Infiorata d'oro" di Genzano, con "Due" sulle note di R. Strauss. Le sue creazioni sono nel repertorio delle più importanti compagnie italiane, quali Balletto di Toscana, Aterballetto, e Balletto di Roma. Significativo anche il suo impegno didattico: oltre all'attività nel Centro di formazione danza classica e contemporanea, da lei stessa diretto, ha compiuto altre esperienze importanti, come quella presso la Scuola di Ballo del teatro dell'Opera di Roma nel periodo tra il '97 e il '98. Il Balletto di Roma - Ente Nazionale del Balletto Il Balletto di Roma nasce nel 1960 grazie al sodalizio artistico di due protagonisti della danza italiana : Franca Bartolomei, prima ballerina e coreografa dei principali enti lirici italiani e di altri paesi del mondo, e l’étoile Walter Zappolini, dal 1973 al 1988 direttore della Scuola di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma. Oltre 150 balletti allestiti e portati in scena sia in Italia che all’estero, opere di valore storico accanto a coreografie di giovani autori internazionali (come Aurel Milloss, Robert North, Vittorio Biagi, Anton Dolin, Gino Landi, Nicolas Beriozoff, Giuseppe Carbone, Amedeo Amodio, Torao Suzuki, Evgenij Poliakov, Milena Zullo, Janet Smith, Luciano Cannito). Altrettanti gli ospiti d’eccezione in questi 40 anni di attività (tra cui: Giancarlo Vantaggio, Anna Razzi, Andrej Fedotov, Laura Contardi, Carmen Panader, Marco Pierin, Rudy Bryans, Tessa Beaumont, Monica Perego, Raffaele Paganini e André DeLaRoche). Dalla stagione teatrale 2001 il Balletto di Roma è stato arricchito dall’esperienza professionale e artistica di due complessi che si sono uniti alla compagnia romana: l’associazione Mario Piazza, ma soprattutto il prestigioso Balletto di Toscana, fondato nel 1985 e diretto da Cristina Bozzolini, già prima ballerina stabile del Maggio Musicale Fiorentino, che in soli 15 anni d’ininterrotta attività, è divenuta una delle migliori compagnie italiane sulla scena europea ed internazionale. Vasta la produzione di creazioni coreografiche di autori di prestigio internazionale (come Hans Van Manen, Angelin Preljocj, Nils Christe, Cristopher Bruce, Robert North, Cesc Gelabert ) insieme a talenti emergenti della coreografia italiana (come Gianfranco Paoluzi, Massimo Morricone, Roberto Zappalà, Virgilio Sieni, Mauro Bigonzetti e Fabrizio Monteverde). Importante anche l’attività di formazione e perfezionamento professionale che si svolge sotto la direzione di Walter Zappolini e con la collaborazione di docenti di rilievo internazionale. Oggi il Balletto di Roma è diretto congiuntamente da Franca Bartolomei e Cristina Bozzolini.


 

15/03/2005 martedì - 16/03/2005 mercoledì - 17/03/2005 giovedì

Fox & GOULD Produzioni
PARENTI APPARENTI

(Relatively Speaking) di Alan Ayckbourn con Andrea BRAMILLA, Nini FORMICOLA, Magda MERCATALI regia Andrea BRAMBILLA

31/03/2005 giovedì

Raul Cremona Comici

Data Manifestazione

Dove

Evento Genere Ora

Aprile 2005

05/04/2005 martedì - 06/04/2005 mercoledì - 07/04/2005 giovedì

TEATRO STABILE DI BOLZANO - TEATRO DI SARDEGNA
LA PULCE NELL'ORECCHIO
di Georges Feydeau
con Paolo BONACELLI, Patrizia MILANI, Carlo Simoni regia Marco BERNARDI

DIfferenti opinioni ma veramente totalmente differenti al termine di questo lavoro che dimostra tutta la sua vecchiaia e a mio parere il pieno diritto a ritirarsi dalle scene. Il punto focale di questo intreccio famigliare è giocato sul "fallo" del povero protagonista che sta attraversando un momento di "ripetute defailances" fatto mette in sospetto la giovane moglie. Con l'aiuto di una vecchia amica spagnola, coniugata ad un focoso ed irruento marito vuole mettere alla prova la fedeltà del marito messa in dubbio da questo periodo "manzanarresco" (dalla magra del fiume Manzanarre).
Coppie che scoppiano per presunti o reali tradimenti, non più giovani
gaudenti che pensano di approfittarne, uno strano caso di somiglianza tra il cameriere del "Micio spasimante"(elegante ed attrezzatissima casa da appuntamenti), non sono elementi sufficienti a fari capire perchè si debba ancora oggi rappresentare questo testo, tranne in qualche filodrammatica amatoriale.
Non basta ripetere "mi hai rotto i coglioni" dieci volte per attualizzarne il testo.
L'unico plauso è per la indubbia bravura degli attori, sprecata con questo testo.
BRAVISSIMO l'attore che per tutta la serata ha dovuto recitare "senza consonanti", e che a metà del terzo atto non è riuscito a contenersi ed è scoppiato due volte a ridere.

mm

08/04/2005 venerdì

Béla Bartók (1881 – 1945)
Divertimento per orchestra d’archi
Allegro non troppo
Molto adagio
Allegro assai (con un curioso breve pizzicato)

Richard Strauss (1864 – 1949)
Concerto per oboe e orchestra ( in un unico movimento con due cadenze centrali del solista che danno una idea di suddivisione in tre parti nelle quali il solista e sempre in dialogo con il tutti).

Wolfgang Amadeus Mozart (1756 –1791)
Sinfonia in Do maggiore K. 425 “Linz”
Adagio - Allegro spiritoso
Poco adagio
Minuetto - Trio – Minuetto
Finale: Presto

Oboe Paolo Mandelli
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Direttore Gabor ÖtvÖs

13/04/2005 mercoledì
Ognuno è libero
con Maurizio Crozza
e con Savino Cesario (voce e chitarra), e Silvano Belfiore (tastiere)
testi di Maurizio Crozza, Giorgio Gallione, Vittorio Grattarola, Massimo Olcese
regia Giorgio Gallione

15/04/2005 venerdì

Aspettando Godot
allestimento Quelli di Grock
Altri percorsi

Quelli di Grock  presenta
ASPETTANDO GODOT di Samuel Beckett
con Andrea Ruberti, Alessandro La Rocca, Pietro De Pascalis, Max Zatta, Manola Vignato
Regia: Susanna Baccari & Claudio Orlandini
Scene e costumi: Carlo Sala Musiche: Gipo Gurrado
Note della Regia
La storia:
una coppia di vagabondi, di clochards, a rappresentare le più svariate relazioni umane e private. Vladimiro ed Estragone, simultaneamente amici, coniugi, innamorati, padre e figlio, aspettano vicino ad albero sinistro - in una scena al contempo vuota e chiusa - uno sconosciuto che non arriva mai, mentre passa e ripassa la coppia crudele del servo e del padrone, Lucky e Pozzo. Un labirinto senza scampo.
Il vero soggetto della commedia è l’attesa. L’atto di attendere è un aspetto essenziale della condizione umana. Aspettiamo sempre qualcosa, in tutta la nostra vita, e Godot non rappresenta altro che l’oggetto della nostra attesa: un avvenimento, una cosa, una persona, la morte. Prendersi una pausa. Sentire che il tempo può scorrere con un ritmo diverso, sospenderlo e, nonostante tutto, in questa sospensione percepire ancora la vita. Samuel Beckett per noi è stato un percorso da attraversare tutto, lasciandoci contagiare proprio da quel senso di incertezza che provoca, senza bisogno di trovare le risposte, ma solo con la necessità di sforzarci per capire quali domande pone.
Aspettando Godot è soprattutto una poesia sul tempo, sul paradosso tra stabilità e cambiamento, sulla difficoltà di comunicazione tra gli esseri umani. E in un universo in cui è difficile trovare un significato e affermare qualcosa noi vogliamo continuare ad illuderci, perché…
“il signor Godot mi ha detto di dirvi che non verrà questa sera ma di sicuro domani.”

Note di regia:
I dati certi: una coppia di clochards, di vagabondi, a rappresentare le più svariate relazioni umane e private, Vladimiro ed Estragone difatti, sono simultaneamente amici, coniugi, innamorati, padre e figlio e così via…che aspettano, vicino ad un albero sinistro in una scena al contempo vuota e chiusa, uno sconosciuto che non arriva mai, da cui provengono messaggi illusori, mentre passa e ripassa la coppia crudele del servo e del padrone, Lucky e Pozzo, uniti dalla frusta e dal capestro. Un labirinto senza scampo, Aspettando Godot, una strana e tragica farsa nella quale non accade nulla, una commedia enigmatica, esasperante, complessa, così intransigente nel rifiuto a conformarsi a qualsiasi idea di costruzione teatrale.
Ben presto ci accorgiamo che non c’è una chiave d’accesso definitiva per dimostrare in termini esatti ciò che l’opera significa. Non si riesce e non si può spiegare un’opera, quando l’interesse essenziale dell’autore sembrerebbe quello di comunicare il senso del mistero, dello smarrimento, del sentirsi incapaci a scoprire un significato nell’esistenza.
Se già Camus dice: “Assurdo è ciò che è privo di scopo. Recise le sue radici religiose, metafisiche e trascendentali, l’uomo è perduto, tutte le sue azioni divengono illusorie, ridicole, inutili”, in quetso caso, il teatro di Beckett, come ci suggerisce M.Esslin…: “Ha addirittura cessato di discutere circa l’assurdità della condizione umana; esso la presenta semplicemente in essere, cioè in concrete parole ed azioni sceniche. La differenza che c’è tra il filosofo e il poeta, tra teoria ed esperienza.”
Questo è stato S.Beckett per noi: un percorso da attraversare tutto, lasciandoci contagiare da quel senso di smarrimento che provoca il suo “Aspettando Godot” senza il bisogno di trovare le risposte, ma solo la necessità di sforzarsi a capire quali erano le domande che poneva.
Prendersi una pausa, sentire che il tempo può scorrere con un ritmo diverso, sospenderlo questo tempo e , nonostante tutto, in questa sospensione percepire ancora la vita.
Il soggetto della commedia non è Godot, ma l’attesa:l’atto di attendere è un essenziale e caratteristico aspetto della condizione umana.
In tutta la nostra vita aspettiamo sempre qualcosa e Godot non rappresenta altro che l’oggetto della nostra attesa: un avvenimento, una cosa, una persona, la morte. E anche Vladimiro ed Estragone forse, aspettando Godot, sperano di essere salvati dall’incertezza, di trovare la pace per non sentirsi più vagabondi senza luogo, senza una casa.
Ma è ancora Becket a rispondere, interrogato sul tema di “Aspettando Godot” citando una frase di S.Agostino a lui cara: ”Non disperare mai: uno dei due ladroni fu salvato. Non presumere niente: uno dei due ladroni fu dannato.” Risposta che nuovamente rilancia l’incertezza, il dubbio, la casualità.
Ecco allora che la prima battuta pronunciata da Estragone in apertura di sipario avrebbe potuto risultarci definitiva: ”Niente da fare”. Invece proprio su questo punto ci siamo accaniti, abbiamo insistito per resistere, per alimentare le speranze, per no darsi per vinti, per andare in scena.
Quale il motivo di questa lotta?
Quale il perché di questa resistenza?
A ciascuno il suo.
In nostro aiuto le varie piste interpretative, da quelle religiose cristiane, a quella psicologica o filosofica, per accorgersi poi, più avanti,che Aspettando Godot è soprattutto una poesia sul tempo e sul mistero dell’esistenza, sul paradosso della stabilità e del cambiamento, sulla difficoltà della comunicazione tra gli esseri umani e, dato per assunto un mondo dove tutto è incerto, dove la frontiera tra sogno e realtà è sempre più instabile, la ricerca del reale diventa interminabile.
In questa oscillazione, in questa perplessità abbiamo costruito la nostra messa in scena, sperando di avvicinarci alle intenzioni dell’autore. Mettere quindi faccia a faccia chi il teatro lo fa e chi lo riceve in una specie di catarsi, condividendo i timori più profondi, in una sorta di processo liberatorio che faccia accertare l’illusorietà e l’assurdità della condizione umana e che, piuttosto che scoraggiare, vorrebbe far intravedere un punto di partenza capace di fronteggiare il mistero, nella gioia di una libertà nuovamente trovata.
Questa è la spinta che ci ha dato l’incontro con un autore come Beckett, questo è il senso della nostra messa in scena, del suo "Aspettando Godot”.
Ma, dato che in un universo senza senso è sempre azzardato affermare qualcosa, ancora è Beckett che si sposta più in là e ci lascia detto: “La parola chiave della mia commedia è FORSE”!

SUSANNA BACCARI & CLAUDIO ORLANDINI

 

23/04/2005 sabato 20.30
Stagione 2004/2005
Teatro Cagnoni Vigevano
Il grigio di G.Gaber
allestimento Piccolo Teatro di Milano Fausto Russo Alesi
Altri percorsi


Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa in collaborazione con Associazione Culturale Giorgio Gaber presenta IL GRIGIO di Giorgio Gaber e Sandro Luporini con Fausto Russo Alesi Regia: Serena SINIGAGLIA Musiche originali: Carlo Cialdo Capelli Scene: Giorgio Gaber e Daniele Spisa Note della Regia “Rimetteremo in scena, in via Rovello, Il Grigio - ribadisce Sergio Escobar - “quello che, senza una canzone, Gaber considerava il suo spettacolo più musicale. Non un ricordo, ma uno straordinario testo che vive oltre lui”. La scelta di un giovane attore, Fausto Russo Alesi, vincitore del Premio della Critica Teatrale e del Premio Ubu 2002, e di una regista, altrettanto giovane, Serena Sinigaglia, risponde, nelle intenzioni di Luca Ronconi, “alla volontà di confrontarsi con una sensibilità nuova, facendo rivivere un testo ormai parte della storia del nostro teatro”. Nato nel 1988 dal sodalizio artistico con Sandro Luporini, Il Grigio “è la storia di un uomo che decide di ritirarsi da tutto, dalla melmosa contemporaneità dove non esistono più i nemici (e dunque nemmeno gli amici) per vivere in totale distacco dal mondo. Ben presto però il protagonista si accorge di non essere solo. C’è un topo che lo spia (il grigio del titolo, ndr). Falliti i tentativi di catturare l’intruso con metodi tradizionali, egli comincia un lungo duello con l’invisibile nemico. E in questa battaglia si trova a dover riflettere su tutte le sue scelte affettive e morali”. Così Gaber in un’intervista al debutto. In un crescendo in cui si alternano una folle “tensione agonistica”, sarcastica lucidità, momenti di abbandono e di irresistibile comicità, il protagonista supera il suo egocentrismo iniziale per raggiungere i toni di pietas laica su cui si conclude la storia de Il Grigio: “bisognerebbe essere capaci di trovare la consapevolezza e l’amore che dovrebbe avere un Dio che guarda”. Accanto a Fausto Russo Alesi, gli stessi musicisti che accompagnarono Gaber: Carlo Cialdo Capelli e Corrado Dado Sezzi. Le scene sono di Giorgio Gaber e Daniele Spisa.

Maggio 2005

06/05/2005 venerdì

 Stagione 2004/2005

Teatro Cagnoni
Vigevano

ORCHESTRA I POMERIGGI MUSICALI Direttore HANSYÓRG SCHELLENBERGER Mozart: Serenata Nachtmusik K 388 C.F.E. Bach: Sinfonia W OQ 179 J.Brahms: Serenata n° 2 op. 16

Sinfonica

20.30