Opere liriche al Castello Sforzesco di Vigevano
luglio 2001 foto, presentazione
e commenti sulla manifestazione
W VERDI un solo grande amore!! La vita e i
libretti di tutte le sue opere.
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Teatro Cagnoni di
Vigevano
Stagione 2004/2005
La stagione è stata
presentata in un incontro aperto al pubblico, nel ridotto del Teatro Cagnoni,
nella serata del 22 luglio 2004. Presenti per il Comune di Vigevano l'Assessore
alla Cultura dott. A.Prati, il Sindaco, il direttore artistico Fiorenzo Grassi.
La seconda presentazione al pubblico degli abbonati si è tenuta martedì 20
settembre nel Teatro Cagnoni. Il sipario del Garberini con la scena sul fiume è
stata lo sfondo per le parole di Fiorenzo Grassi. Al termine della presentazione
con l'annuncio delle due variazioni rispetto alla prima versione di luglio ha
fatto seguito un concerto con "Passaggi di tempo" dedicata alle canzoni di
Fabrizio De Andrè.
www.concertodautunno.it &
www.vigevano.net
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presentano il calendario
eventi |
Data |
Manifestazione |
Dove |
Evento |
Genere |
Ora |
Ottobre
2004 |
11/10/2004 |
lunedì |
Stagione 2004/2005 |
Teatro Cagnoni
Vigevano |
Associazione I
quattro Cavalieri I solisti di PAVIA diretti da Enrico Dindo
inaugurazione della stagione 2004/2005 C.Boccadoro: Asa Nisi Masa per Cello,
Archi e due Corni F.J.Haydn: Concerto in Do Maggiore per Violoncello
Mozart Sinfonia K201 Sinfonia K74 |
Sinfonica |
21.00 |
26/10/2004 martedì -
27/10/2004 mercoledì -
28/10/2004 giovedì
SALIERI
ENTERTAINMENT A Piedi Nudi nel parco di Neil Simon con Gianluca GUIDI, Anna
FALCHI, Gianni FENZI, Erika BLANC regia Gianluca GUIDI |
Novembre
2004 08/11/2004 lunedì
20.30
Stagione 2004/2005
Teatro Cagnoni Vigevano
Novecento di A.Baricco
con Arnoldo Foà regia di Gabriele Vacis
Altri percorsi Aldo Miguel Grompone e Monique Veaute
presentano
NOVECENTO un monologo di Alessandro Baricco
con Arnoldo FOÀ
Regia: Gabriele VACIS
Musiche: Roberto Tarasco
Note
Alessandro Baricco
Una delle cose che ci dicevamo anni fa, quando abbiamo iniziato questo
lavoro, era: pensa a Novecento vecchio, con molti anni sulle spalle, con
tutta una storia alle spalle… chissà come sarebbe, con quella voce, con
quello sguardo, le mani, quella faccia…
Così, per questa seconda edizione di Novecento abbiamo pensato: è la volta
buona che cerchiamo di farlo meno giovanetto…
Gabriele Vacis
Questa è la seconda volta che metto in scena Novecento…
La prima volta mi sono occupato della musica di quel testo, di cercare di
capire qual era il suono. Adesso mi sono occupato del senso, di che cosa
effettivamente vuol dire.
La prima volta era il novecento, cioè era il secolo scorso. Adesso siamo
oltre il duemila…
Nel testo, Novecento, il protagonista, nasce all'inizio del secolo, allora
abbiamo cercato di capire chi poteva essere il suo amico, l'attore che lo
raccontava, e abbiamo scoperto così, con stupore, che doveva essere molto
vecchio… allora abbiamo cercato una persona piuttosto anziana e non è stato
semplice, perché cercavamo una persona che fosse in grado davvero di "dire"
le cose, più che di "declamare" o di "recitare"… abbiamo pensato ad Arnoldo
Foà, che è uno che veramente "dice"…
Molti hanno amato il personaggio di Novecento incarnato da Eugenio Allegri,
lui "era" Novecento… ecco, io penso che questi spettatori, se torneranno a
vedere lo spettacolo, vedranno una nuova "anima" di Novecento, perché un
personaggio - una storia - ha molte anime… e quello che cerchiamo di fare
con questa nuova edizione è proprio tirargli fuori un'altra anima.
Arnoldo Foà
Novecento è un ricordo continuo di un qualche cosa che ha fatto vivere
questo personaggio. Lo ha fatto vivere in corrispondenza, naturalmente, di
quello che ricorda… E stranamente è come se lui non esistesse. Come se
questo personaggio - Novecento - che lui ricorda con tanta intensità fosse…
fosse lui stesso. E questo è quello che dovrò fare. Dovrò far capire chi è
questo personaggio che mi ha colpito talmente da farmi addirittura
invecchiare col ricordo di sé…
Non sono più neanche ricordi suoi, è come se lui vivesse quello che ha
vissuto il personaggio che sta ricordando. L'interessante di questa storia,
è che il protagonista non esiste, non c'è. Il protagonista è ricordato,
rivissuto… da me.
LA FORTUNA DI NOVECENTO
Novecento di Alessandro Baricco è stato pubblicato in Italia nel settembre
1994 da Feltrinelli e ad oggi ha venduto un milione di copie.
E' stato tradotto in tutta Europa, in Giappone, Brasile, Argentina,
Colombia, Canada e Israele.
Nel giugno del 1994 al festival di Asti ha debuttato l'allestimento teatrale
con la regia di Gabriele Vacis e l'interpretazione di Eugenio Allegri.
Lo spettacolo ha realizzato circa 300 repliche in tre anni.
Nel 1998 Giuseppe Tornatore realizza la versione cinematografica del testo
con "La Leggenda del pianista sull'oceano".
Adattato per la radio dalla BBC, Novecento in questi anni è stato messo in
scena con grande successo in Francia, Belgio, Spagna, Germania, Irlanda,
Svezia, Russia, Canada, Brasile, Giappone e Argentina.
Nell'agosto 2000 è stato prodotto dal Festival di Edimburgo un allestimento
esclusivo in inglese e sono attualmente in corso trattative per una
produzione negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.
COSÌ LA CRITICA INTERNAZIONALE
Quelle merveille! (…) On a compris que ce récit, traduit par F. Brun, est un
pur joyau
Le Figaro, ottobre 2000
(…) Another opening worth nothing is the most welcome return of Donal O'Kelly
in a one-man show called 1900-The Pianist on the Ocean
Irish Indipendent, novembre 2000
(…) It deals with our choices in life, why we go onliving where we are, why
we choose security (…) the language is unbelievably sensitive (…)
Christina Bystrom, GT, Sweden, settembre 2001
(…) Novecento makes for a more hearthening opening theatrical offering in
the Edinburgh International Festival than has been we have seen for some
years (…)
The Financial Times, agosto 2001
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11/11/2004 |
giovedì |
Stagione 2004/2005 |
Teatro Cagnoni
Vigevano |
La vedova
allegra di Franz Lehar Compagnia Corrado Abbati Edizione esclusiva per
il centenario 1905-2005 Fuori abbonamento |
Operetta |
20.30 |
24/11/2004 mercoledì -
25/11/2004 giovedì -
26/11/2004 venerdìLA CONTEMPORANEA 83
EDIPO.COM
di Gioele Dix e Sergio Fantoni
musiche originali di Cesare Picco
regia di Sergio Fantoni
Con Gioele Dix e Luisa Massidda
Regia di Sergio Fantoni |
EDIPO.COM Dalla presentazione di
Sergio Fantoni che aveva dato ancora nel fieri dello spettacolo "è
una inchiesta sulla responsabilità, della famiglia, dell'amore, del
potere. Si rimettono in discussione i nodi della vita di un uomo, dal
mistero della nascita al confronto con il padre e la madre, dai primi
turbamenti sessuali al tabù dell'incesto, dai rapporti con il potere
all'estrema riflessione su Bene e Male." alcune cose possiamo
condividerle altre un po' meno. Se l'incontro ed il sodalizio artistico
tra Sergio Fantoni e Gioele Dix sia stato fruttuoso non c'è dubbio alcuno.
La grandissima capacità affabulatoria di Dix è messa in assoluto rilievo
da due ore di narrazione serrata e appassionata che, nelle vesti del
protagonista, Dix offre di un testo antico ed attuale come l'Edipo Re.
Meno sentito ci è sembrato il calare la storia nel quotidiano, nelle
vicende che viviamo e che il protagonista avrebbe fatte sue.
Imprigionato da se stesso in un centro del benessere dove si trova schiavo
della sua scelta e delle regole del luogo, Giole fà step mentre legge
Edipo "nella bella traduzione di Fantoni. La conosce?" e trova
nella semplice infermiera una
interessata ascoltatrice. Narrare la storia di Edipo significa
diventarne tutti i personaggi, tranne Giocasta che sarà la stessa
infermiera a sostenere. L'intensità della narrazione ci fa vedere
contemporaneamente scorrere la vera tragedia greca, con tutta la sua
grande poesia e drammaticità, ed il momento reale in un continuo
divenire, passando dalla reggia di Tebe alla sala del "bagno etrusco". La
bravura di Dix, la sua voce e la sua intensa descrizione, come nel momento
dell'incontro tra Edipo e Giocasta, il colpo di fulmine, la galoppata
attorno alle mura di Tebe sono momenti di grandissimo fascino. Mentre il
racconto dell'incontro con la Sfinge, l'interpretazione del personaggio di
Tiresia, con il suo passare da maschile a femminile, la sua vecchiaia con
la lingua che i denti non riescono più a trattenere tra le labbra sono
momenti di irresistibile comicità, senza MAI avere un niente di
volgarità!!
Semplice ma efficace la scenografia tutta in colore unito, come tutti
bianchi sono i costumi. Da segnalare l'apporto della colonna sonora che fa
da sfondo e da sottolineatore dei momenti più coinvolgenti realizzata da
Cesare Picco. (Mario Mainino)
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Dicembre
2004 |
04/12/2004
sabato
20.30
L'elisir d'amore di
Gaetano Donizetti
Adina Silvia Dalla Benetta (***)
Nemorino Maurizio Pace (*****)
Belcore Simone Del Savio (*****)
Il dottor Dulcamara Giorgio Caoduro (*****)
Giannetta
Barbara Bargnesi
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
diretti da Pietro Mianiti
Coro As. Li. Co. del Circuito Lirico Lombardo
Maestro del Coro Alfonso Caiani
Scene di Lele
Luzzati e costumi di Santuzza Calì
regia di Filippo Crivelli
Fuori abbonamento
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06/12/2004
lunedì 20.30
L'elisir d'amore
di
Gaetano Donizetti
Adina Serena Gamberoni
(*****)
Nemorino Francesco Meli
(***)
Belcore Giulio Mastrototaro
(**)
Il dottor Dulcamara Bruno Taddia
(***)
Giannetta Caterina Borruso
Orchestra I Pomeriggi Musicali
di Milano diretti da Pietro Mianiti
Coro As. Li. Co. del Circuito Lirico Lombardo
Maestro del Coro Alfonso Caiani
Scene di Lele
Luzzati e costumi di Santuzza Calì
regia di Filippo Crivelli
Fuori abbonamento
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mercoledì 22 dicembre 2004
Achille-Claude Debussy (1862 – 1918)
Petite suite, per orchestra (trascrizione di Henri Büsser)
En bateau
Cortège
Menuet
Ballet
Clément-Philibert-Léo Delibes (1836 – 1891)
Coppelia, suite per orchestra
Valzer della bambola
Scena
Passo a due
Valzer e scena
Valzer
Clément-Philibert-Léo Delibes (1836 – 1891)
Le roi s’amuse, suite per orchestra
Gaillarde
Pavane
Scene du Bouquet
Lesquercarde
Madrigal
Passepied
Finale
Jacques Offenbach / Jean-Paul Penin
Fantasia per orchestra "Nuits Parisiennes"
Ouverture
Chant d’olympia
Valse de galop
Valse
Valse
Barcarole
Final Galop infernal
BIS
J.Strauss
Polka o Galopp
Radetsky march
Orchestra I Pomeriggi Musicali
direttore
Jean-Paul Penin |
Data |
Manifestazione |
Località |
Evento |
Genere |
Ora |
Gennaio
2005 |
11/01/2005 martedì
12/01/2005 mercoledì
13/01/2005 giovedì
IL GIUOCATORE
di Carlo Goldoni
Florindo Urbano Barberini
Gandolfa Franca Valeri
Beatrice Pilar Abella
Francesco Acquaroli
Paolo Bessegato,
Rosaura Barbara Di Bartolo
Michele La Stella
Alessandro Moser
Fabio Rusca
Chiara Stoppa
scene e costumi Aldo Terlizzi
regia Giuseppe Patroni Griffi
Compagnia del Teatro Eliseo
Produzione Teatro Eliseo
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Venerdì 14 gennaio, ore 21 Teatro Cagnoni, Vigevano
Ludwig van Beethoven (1770 – 1827)
Die Geschöpfe des Prometheus
(Le creature di Prometeo)
balletto eroico e allegorico in 2 atti, op.43
Concerto per violino e
orchestra in re maggiore op.61
Direttore e violino
Jean-Jacques Kantorow
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
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25/01/2005
martedì
26/01/2005 mercoledì
27/01/2005 giovedì
20.30
FRANCESCO BELLOMO
THE PRETTY STORY OF A WOMAN
di A. Brancati e F. Bellomo con Manuela
ARCURI, Alessto Di Clemente, Nini SALERNO regia Ennio COLTORTI
29/01/2005 sabato 20.30
Ah che bel vivere
Comici ITC2000 presenta
Paolo CEVOLI in
AH, CHE BEL VIVERE! Piccoli peccati di vecchiaia del musicista Rossini
Gioachino
scritto da Paolo CEVOLI con la collaborazione di Francesco Freyrie
regia Daniele SALA
Immaginate un uomo, un grande musicista, un genio.
Scrive opere memorabili, è amato, stimato, venerato. Un bel giorno si
guarda intorno e scopre che il secolo in cui sta vivendo, le mode, le
idee, le persone che lo circondano non gli piacciono più. Così, bello come
il sole, smette di creare. Attacca in sol colpo il successo al chiodo.
Quest’uomo si chiama Gioachino Rossini, proprio quello del Barbiere di
Siviglia: anima colta di fine Settecento, amante dell’arte per l’arte, del
bello in sè, romantico sostenitore dei castrati e poco sensibile ai moti
rivoluzionari che la società andava partorendo ad ogni angolo di strada,
sbarca in un secolo che vede il sorpasso del contenuto sulla forma, si
deprime, saluta tutti e si imbuca a Parigi, dove cazzeggia con sublime
talento fino alla morte.
Nello stesso tempo, siamo alla metà dell’800, in tre luoghi diversi
d’Italia si consumano buffe tragedie di miseri tapini che, al contrario,
non hanno talento ma vorrebbe tanto avere successo: a Lugo di Romagna un
mercante di fiera perde tutto al gioco; a Bologna una vedova benestante
deve nascondere la figlia che si è legata sentimentalmente e
scelleratamente ad un rivoluzionario; a Napoli un castrato deve scappare
della gelosie di un marito furibondo.
Da chi andranno a bussare i tre simpatici disperati? Proprio dall’uomo che
non essendo più interessati al successo, potrebbe ceder loro senza troppe
remore un pò del suo talento: Gioachino Rossini!
Costruito come una vera opera lirica, con overture, atti, arie, costumi
sfarzosi, alabarde, spadoni parrucconi fondalini e un libretto di sala che
spiega al pubblico come intervenire nella parte di coro, 'Ah, che bel
vivere !' rendere un omaggio ardito e divertito al melodramma sollevando -
grazie alla follia comica e al trasformismo di Paolo CEVOLI - il velo
della consuetudine per riscoprirne l’aspetto gioioso e ludico, quando nei
foyer dei teatri si giocava d’azzardo e nei palchetti, durante le
esecuzioni, si mangiava si scherzava e si ignorava quelli sul palco. Uno
spettacolo insomma a metà strada tra il teatro e il melodramma, diciamo un
“melocomico”, dove il direttore d’orchestra fa il grillo parlante, tutti
cantano senza saper cantare, chi ha il talento se ne vuol disfare, chi non
ce l’ha lo vorrebbe rubare fino a scoprire, con un sorriso, che la
felicità dura per tutti, geni e scellerati, il tempo di un acuto.
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Febbraio
2005 |
09/02/2005 -
mercoledì
La bella addormentata nel
bosco
di P.I.Caikowskij con il Russian National Ballet
RUSSIAN NATIONAL BALLET
Teatro Cagnoni, Vigevano 9 February 2005
THE SLEEPING
BEAUTY
Ballet in three acts and four scencs
Score by Pyotr Ilyich Tchatkovsky
Libretto by Marius Petipa and Ivan Vsevolozhsky
Choreography by Marius Petipa and Lev Ivanov
After stories by Charles Perrault
Sets by Lev Solodovnikov
Costumes by Simon Virsaladze
Princess Aurora Ekaterina Selskaya
Prince Désiré Valery Shumilov
Lilac Fairy Alexandra Zenkovich
Fairy Carabosse Tirnur Kinzikeev
Fairy Tenderness Renata Petrova
Fairy Carelessness Victoria Krakhmaleva
Fairy Generosity Marianna Chemalina
Fairy Canary Sofia Tomilina
Fairy Boldness Anna Nekhlyudova
Master of Ceremonies Evgeny Doronin
King Florestan Viacheslav Aksenov
Queen Liliya Shumilova
Four Cavaliers Dmitry Dmitriev, Serzhan Kaukov, Maxim Podshevalenko, Vitaly
Zabelin
Precious Stones:
Diamond Renata Petrova
Sapphire Maria Sokolnikova
Gold Yulia Vasiìicva
Silver Junko Tanaka
Princess Florina Sofia Tomilina
Bluebird Alexei Lisitsyn
Cat Alexandra Zenkovich
Tom-Cat Tìmur Kinzikeev
Little Red Riding Hood Vìctoria Krakhmaleva
Wolf Alexander Daev
La Storia del balletto:
Il 13 maggio 1888, il direttore dei Teatri Imperiali Ivan Vsevolojski indirizzò
una lettera a Ciaikovski, informandolo della sua intenzione di allestire un
nuovo balletto su temi della fiaba di Charles Perrault "La Bella Addormentata" e
proponendogli di scriverne il testo musicale. Persona di grande erudizione, già
autore di diversi libretti per altrettanti balletti e fine scenografo,
Vsevolojoski era anche un cultore dell'epoca di Ludovico XIV e questa sua
passione lo indusse a concepire lo scenario nello stile dei balletti di corte
del XVII secolo. La coreografia del balletto che, nelle intenzioni di
Vsevolojski, sarebbe dovuto diventare il biglietto da visita e il fiore
all'occhiello dei Teatri Imperiali, venne affidata a Marius Petipa, che divenne
anche coautore del libretto. La prova generale si tenne alla presenza dello zar
Alessandro III.
La prima si tenne il 3 gennaio 1890 al Teatro Marinski di San Pietroburgo, sotto
la direzione orchestrale di Riccardo Drigo e con la partecipazione di Carlotta
Brianza nel ruolo di Aurora e di Pavel Gerdt in quello di Desiré. Al di fuori
della Russia, il balletto venne rappresentato per la prima volta nel 1896 alla
Scala di Milano, mentre solo nel 1899, verrà allestito anche al Bolshoy di
Mosca.
La trama:
Prologo - Il re Florestano XIV e la regina festeggiano la nascita della
principessa Aurora. Alla festa partecipa la Fata dei Lillà con il suo seguito di
fate, ciascuna delle quali reca un dono alla neonata. Irrompe la malvagia fata
Carabosse, furiosa per non essere stata invitata e, curva sulla culla di Aurora,
ne predice la morte a causa di una puntura di una spina al compimento del
sedicesimo compleanno. La Fata dei Lillà la allontana e promette la sua
protezione alla neonata, tramutando la maledizione in modo che Aurora non muoia,
ma cada in un lungo sonno.
Primo atto - Sedici anni più tardi, si festeggia il compimento della maggiore
età della principessa. Ospiti importanti e pretendenti convergono a palazzo dai
quattro angoli del mondo. Aurora danza con tutti, ma non concede a nessuno i
suoi favori. Una vecchia le dona un mazzo di rose e Aurora volteggia felice nel
valzer ma, improvvisamente, punta da un ferro acuminato nascosto nel mazzo,
perde le forze e si accascia a terra. La vecchia si rivela essere la perfida
Carabosse che, per sottrarsi alle guardie che si gettano su di lei con le spade
sguainate, scompare. La Fata dei Lillà non può annullare l'incantesimo, ma può
alleviarne le conseguenze. Aurora non è morta, ma è solo in catalessi. La
bacchetta magica della Fata dei Lillà fa allora sprofondare tutto il regno in un
sonno secolare.
Secondo atto - Sono passati cent'anni e il principe Desiré, con il suo seguito,
è a caccia nel bosco. Quando rimane solo, gli appare la Fata dei Lillà, che
evoca la figura di Aurora. Affascinato, il principe corre verso di lei, ma
Aurora scompare, lasciandolo con uno struggente desiderio di rivederla. Insieme
alla Fata, il principe si dirige in barca verso il castello addormentato,
circondato dal bosco silenzioso, nel cui intrico si vedono appena le torri del
palazzo reale.
Il parco ormai incolto è il regno della Fata Carabosse, che impedisce a chiunque
di raggiungere il castello ma, di fronte alla Fata dei Lillà e al principe
Desiré, i suoi malefici si rivelano impotenti. Con un bacio, Desiré risveglia
Aurora e, con lei, tutto il reame. Incantato dalla sua bellezza, Desiré ne
chiede la mano al re e alla regina.
Terzo atto - Si celebra il fastoso matrimonio di Aurora e Desiré. Tra i numerosi
invitati vi sono i personaggi delle fiabe: la principessa Florina e l'Uccello
Azzurro, il Gatto con gli Stivali e la Gattina Bianca, il Lupo e Cappuccetto
Rosso. Anche le Fate dei Brillanti, degli Zaffiri, dell'Oro e dell'Argento
salutano e rendono omaggio agli sposi.
Il RUSSIAN NATIONAL BALLET (ex MOSCOW FESTIVAL BALLET)
è stata la prima compagnia di danza indipendente fondata a Mosca, da Maris Liepa
e Sergei Radchenko, alla fine degli anni ottanta durante il periodo della
Perestroika, quando molti dei grandi ballerini e coreografi dell’Unione
Sovietica iniziarono a sviluppare un percorso autonomo di ricerca e
sperimentazione anche al di fuori del balletto tradizionale, accogliendo i nuovi
sviluppi della danza mondiale.
La Compagnia, oggi formata da oltre 50 elementi, è composta da ballerini
formatisi nelle grandi scuole di danza di Mosca, San Pietroburgo e Perm. I
solisti della Compagnia si sono formati al Bolshoi, al Kirov e allo Stanislavsky
Ballet.
Sergei Radchenko, ex ‘stella’ del Bolshoi Ballet insignito nel 1976 del titolo
di Artista Onorario dell’ (ex) Unione Sovietica, co-fondatore e direttore
artistico del BALLETTO NAZIONALE RUSSO, ha voluto sviluppare e ampliare il
balletto di tradizione concentrandosi nella ricerca di nuovi talenti per creare
un repertorio sui grandi lavori di Petipa quali Don Quixote, La Bayadère, The
Sleeping Beauty, Swan Lake, The Nutcraker, Raymonda, Paquita, come anche altri
grandi classici quali La Sylphide e La Fille Mal Gardée.
CORPO DI BALLO
AKSENOV Viacheslav, AMELIN Maxim, AMERYANOV Vasily, BELYKH Vladimir, BLOKHINA
Anastasia, BODROVA Galina, CHAKHOVA Lidia, CHERNIAKOVA Alla, CHVETSOVA Tatiana,
DORONINE Evgueni, GLEBOVA Natalia, GOLOVANOVA Galina, IZVEKOVA Tatiana,
KARAVACHKINE Valeri, KHARYUTKIN Oleg, KINZIKEEV Timour, MEDVEDEV Igor, MOKHOVA
Ioulia, NAIDITCH Lioubov, NEKHLYUDOVA Anna, OURIDINA Zarema, OUSTIANTSEV Grigori,
PANISHEVA Zinaida, PARKHOMENKO Viktoria, PROTSENKO Tatiana, SMIRNOVA Tatiana,
TANAKA Junko, VASILJEVA Yulia, VOVK Ksenia, YEROSHENKO Anna, ZENKOVICH
Aleksandra
SOLISTI
DMITRIEV Dmitry, ZABELIN Vitaly, VASILIEV Maxim, SHUMILOV Valeri, TOMILINA
Sofia, SIZYKH Olga, PINIOUGUINE Alexandre, ROUPYCHEV Alexandre, GRIGORIEVA Olga,
ANDREYEVA Tatiana, KOZHANOVA Svetlana
BALLET MASTER
RADCHENKO Elena
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18/02/2005
venerdì
19/02/2005 sabato
20/02/2005 domenica
ore 20.30SlCILIA TEATRO
IL BERRETTO A SONAGLI
di Luigi Pirandello
con Sebastiano LO MONACO e Marina Biondi
e con Isa Bellini, Claudio Mazzenga, Alfonso Liguori
Scene: Mauro Milani
Costumi: Piero Tosi
Regia: Mauro BOLOGNINI (ripresa da Sebastiano Lo Monaco)
"Una commedia NATA e non SCRITTA",
così Pirandello ha definito il suo “Berretto a sonagli”.
Su questo pensiero ho costruito la mia regia: viva e non scritta.
Tutti gli attori in questo spettacolo hanno cercato di essere
personaggi vivi e veri, più di noi che respiriamo, alternando pianto e
riso durante tutto lo svolgimento del dramma.
Mi preme però dire la ragione per la quale mi sono appassionato a
questo progetto. Il personaggio di CIAMPA, apparentemente grottesco, è
in realtà straziante, ma soprattutto è il più moderno degli eroi
pirandelliani. Il “Berretto” è la storia di un uomo giovane, poco più
di quarant’anni, che tradito dalla moglie accetta la condanna e la
pena di spartire l’amore della propria donna con un altro uomo, pur di
non perderla. Un tema drammatico e attuale che si voglia o no! Per
tradizione questo personaggio è stato affrontato da attori alla fine
della propria carriera, ad ogni modo avanti con gli anni. Questo
travisava la forza drammatica di CIAMPA, così eroico e pieno di
umanità, una umanità silenziosa e astuta che gli da la forza di
difendere la sua infelicità coniugale, contro la società ridicola di
quel tempo. Un personaggio insomma apparentemente piccolo ma
infinitamente grande.
Mauro Bolognini. |
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Marzo 2005 |
04/03/2005 |
venerdì |
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Stagione 2004/2005 |
Teatro Cagnoni
Vigevano |
ORCHESTRA I POMERIGGI MUSICALI
Direttore Othmar Maga Voce recitante UMBERTO
CERIANI Mezzosoprano, Morena Carlin; soprano, Monica
Elias. R.Strauss: II borghese gentiluomo (nuovo testo di Quirino Principe) |
Sinfonica |
20.30 |
08/03/2005
martedì
Il Bacio della donna Ragno
di M.Puig
Molina Gaetano Callegaro
Ribelle Arturo Di Tullio
Altri percorsi Compagnia Stabile del
Teatro Litta presenta IL BACIO DELLA DONNA RAGNO di Manuel Puig (traduzione
Angelo Morino) con Gaetano CALLEGARO, Arturo DI TULLIO Regia: Antonio SYXTY
Scene e costumi: Andrea Taddei Lei si vede che ha
qualcosa di strano, che non è una donna come tutte…
Manuel Puig, Il bacio della donna ragno
Nella cella di una prigione sono rinchiusi Molina, un omosessuale accusato
di atti di libidine, e Valentin, un terrorista. Per passare le giornate
Molina racconta al taciturno e scostante Valentin le trame dei film che
maggiormente l'hanno colpito, primo fra tutti quello della donna che si
trasforma in pantera ogni volta che si eccita.
Valentin è prigioniero del suo rigorismo rivoluzionario mentre Molina è
sognatore, provocatorio, incapace di prendere sul serio la visione del
mondo del suo compagno di cella. Niente sembra legare i due personaggi, ma
con il passare del tempo si scoprirà l'esistenza di una occulta ragnatela
che li farà avvicinare umanamente l’uno all’altro.
Per chi ha avuto l’occasione di leggere il romanzo omonimo di Manuel Puig,
o di vedere il film di Hector Babenco - questa è un’opportunità per vedere
a teatro una pièce che è diventata in questi anni un cult, proprio per la
sua forza immaginifica, fatta di umanità, poesia, vita.
Forse uno degli aspetti di maggior fascino di questa commedia è proprio il
desiderio - il sogno - di trasformarci in qualcosa che assomiglia più alle
nostre fantasie, alle nostre passioni, che alla realtà fondata sull’utopia
di un mondo migliore.
E proprio perché non c’è – da parte dei due personaggi della commedia -
l’utopia di un mondo migliore, ma solo il proprio desiderio di immaginare
se stessi diversi dalla propria condizione, lo spettatore è introdotto
all’interno di un mondo fatto di passione e amore per se stessi, in
contrapposizione alla rigidità e alla crudeltà del mondo circostante,
della realtà.
L’idea della regia è quella di spostare la vicenda ambientata in una
cella, in una sorta di limbo bianco – preludio di uno spazio dell’anima e
delle emozioni – dove la registrazione del destino dei due personaggi è
affidata alle telecamere di controllo di un paradisoperduto delle speranze
e dei sogni di libertà.
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11/03/2005
venerdì
Don Chisciotte
Don Chisciotte Andre De la Roche
Sancho Panza Lear Duraku
Balletto di Roma
(liberamente tratto dal romanzo omonimo di Cervantes)
Coreografie e Soggetto Milena Zullo
collaborazione al progetto drammaturgico
Silvia Poletti
Musiche Marco Schiavoni - Antonio Vivaldi
Scene Fabiana Yvonne Lugli - Stefano Silva
Costumi Silvia Califano
disegno luci Carlo Cerri
Andrè DE LA ROCHE e il corpo di ballo del Balletto di Roma
Don Chisciotte Ovvero Storia del Cavaliere della Fantasia
Liberamente tratto dal romanzo omonimo di Miguel de Cervantes La lettura del
romanzo di Cervantes mi ha resa consapevole della straordinarietà di un
mito, quello di Don Chisciotte, che mai come oggi sento, necessità di essere
nuovamente raccontato, per tutto ciò che sommariamente la nostra memoria
collettiva costituisce, ma soprattutto per quanta profondità esso contenga,
portavoce dunque di valori non così diffusi. Don Chisciotte non è
semplicemente quel personaggio grottesco che la tradizione del balletto
classico ci ha raccontato; egli è il Cavaliere della Fantasia, ed al termine
della lettura tra i molti sorrisi, un uomo-bambino a 360°, un poeta del
vivere. Simbolo per me dell'universo maschile, di un pensiero e di un agire
che la virilità stenta a recuperare, seppure nocciolo di un frutto più o
meno maturo. Don Chisciotte compare nelle pagine del romanzo già adulto, un
uomo a metà del percorso; egli è imbevuto di racconti cavallereschi e
folgorato dall'idea di vivere e percorrere il mondo galoppando su quei
valori, per celebrarli, per celebrarsi, ma ancor più per celebrare Dulcinea,
dama tra le dame, costruzione ideale di una femminilità da proteggere ed
innalzare. I grandi valori del mondo cavalleresco vengono a contatto con la
realtà degenerata del tempo in cui egli vive e le tinte assumono i colori
della fragilità umana. Il racconto del mito è un racconto orizzontale, è un
viaggio di fantasia; non cresce Don Chisciotte, non diviene, egli è già!
Unicamente veste la realtà con i suoi panni e con la forza del suo pensiero
immaginifico la trasforma. Sancio, uomo semplice e concreto più di ogni
altro è reale e, nella concretezza del suo agire, abbracciando quel mondo di
fantasie e di aneliti, finisce per essere l'alter ego del nostro Cavaliere.
Forte nell'opera di Cervantes il contrasto tra la prima e la seconda parte.
Un contrasto che non è mai di Don Chisciotte ma della realtà che non si
piega e che ormai, conoscendo il personaggio, non si stupisce, non si ferma
di fronte a cotanta forza immaginifica, anzi nel difendersi la deride. Il
popolino mette al centro delle proprie risa il nostro cavaliere, si pente a
tratti, lo coinvolge nel gioco popolare. Don Chisciotte, folle per gli
altri, ebbro di fantasia, lo renderà sempre più umano, sempre meno maschera
grottesca. Come egli cede gli altri gli corrono in soccorso, a loro modo,
con superficialità, e Sancio, fra gli altri, volendolo "contento" finisce
per fornirgli una finta Dulcinea… con tale gesto lo tradisce… così muore Don
Chisciotte, si spegne di dolore… così si accende il mito: Don Chisciotte tra
tutti Cavaliere della Fantasia. Milena Zullo Archetipo di una specialissima
(e sempre più rara)Condizione umana e proprio per questo figura letteraria
elevata a "mito", capace di attraversare epoche e culture ed icona esemplare
da evocare alla bisogna, di uno stato dello spirito e della mente del tutto
e meravigliosamente "a-normali", Don Chisciotte è anche una cultura del
teatro di danza, che ha, come si sa, variamente abitato - in veste di
protagonista assoluto o di amabile comprimario - fin dall'epoca di Noverre,
passando dal calibrato capolavoro di Petipa, fino alle indagini e alle
letture contemporanee di autori come John Neumeier e Birgit Cullberg. Il
coreografo che oggi si voglia confrontare con il favoloso Hidalgo di
Cervantes, ha dunque dinanzi a sé la possibilità di indagare nei più reposti
e metaforici significati poetici ed umani del capolavoro letterario e
insieme l'affascinante opportunità di attingere e rileggere, contaminare e
reinventare le varie tradizioni teatrali e coreografiche che da quello si
sono variamente generate. La sfida è quella di riuscire a tirare le sue
molte fila poetiche e insieme arricchire di una lettura personale nuova il
repertorio coreografico "don chisciottesco". E' ciò che si accinge a fare
Milena Zullo, con il suo prossimo lavoro - primo a serata per la Compagnia
del Balletto di Roma. Al centro dello spettacolo intorno al Don Chisciotte,
la volontà di recuperare quella speciale grazia dettata dall'ironia che
attraversa tutta l'epopea: ironia intesa come filtro con il quale la
coreografa "leggerà" le avventure del cavaliere, ma anche come chiave
drammaturgica delle varie azioni, in cui si imbatte il protagonista. Il
cavaliere della "fantasia", nella sua ostinata devozione alla verità
dell'immaginazione ha infatti il dono poetico di attrarre a se e far
gravitare (o meglio levita in una dimensione fantastica e immaginifica anche
quanti egli si trova ad incontrare. Per un momento, infatti, gli Altri
cedono al salutare potere della "follia" del ramingo cavaliere: tutti si
lasciano irretire dalla dimensione creativa, spirituale, gioiosamente
estranea nella quale si muove il cavaliere e imparano a distaccarsi, per una
volta dalla dimensione gretta e consuetudinaria della realtà, spesso
miserabile, per scoprire la dignità benefica dell'immaginazione e della
spiritualità. Su queste linee di lavoro, cadenzate come tappe di un viaggio
che insieme epica e metafora esistenziale, si muoverà così il Don Chisciotte
di Milena Zullo, in una sorta di gioioso, brillante e divertito, auspicato
ritorno della "fantasia (e della poesia), al potere", che è un omaggio
affettuoso ad uno dei titoli più amati del repertorio del balletto mondiale.
Silvia Poletti André De La Roche Di origine corso-vietnamita e adozione
americana, a soli 8 anni entra a far parte della Los Angeles Civic Light
Opera nel cast di The King and I. Successivamente vince una borsa di studio
triennale di danza classica all’American School of Dance di Los Angeles. A
18 anni è ballerino del musical How to succed in business e in molti altri
spettacoli musicali della TV americana: Lola Falana Show – Diana Ross Show –
Can Can – West Side Story – Ringo Star Special. Nel 1978 il grande maestro
del Musical Bob Fosse lo scrittura come solista in Dancing. Da quel momento
inizia una brillante carriera che lo porterà nei maggiori teatri di tutto il
mondo ricevendo numerosi premi e riconoscimenti fino ad approdare alla
televisione italiana dove sarà ospite, coreografo e ballerino di molti
spettacoli di successo. Nel 1985 ha interpretato il film Joan Lui come
ballerino protagonista.Vittoria Ottolenghi scrive su L’Espresso del 10
febbraio 1995 "… è uno dei migliori ballerini jazz del mondo" e gli dedica
due special in Maratona d’Estate su Rai Uno nel 1988 e nel 1994.Numerose le
produzioni di danza che lo vedono interprete e in molti casi coreografo:
Wanga, Zingari, Andrè and Friends, Faust, Omaggio a Bèjart, Excelsior (per
il San Carlo di Napoli). Tra i tanti premi e riconoscimenti: Premio Positano
86 (come miglior ballerino), Premio Agis 92, Premio Vignale Danza 93, Premio
Bob Fosse 94 (come miglior coreografo televisivo), Premio Positano 95 (per
l’alta professionalità), Premio Acqui Danza 96. Milena Zullo Interprete e
coreografa fra le più apprezzate della danza contemporanea italiana. Tra i
riconoscimenti, il primo premio al concorso coreografico internazionale di
Parigi "Prix Volinine", con "Capriccio" su musiche di Paganini, e al
"Infiorata d'oro" di Genzano, con "Due" sulle note di R. Strauss. Le sue
creazioni sono nel repertorio delle più importanti compagnie italiane, quali
Balletto di Toscana, Aterballetto, e Balletto di Roma. Significativo anche
il suo impegno didattico: oltre all'attività nel Centro di formazione danza
classica e contemporanea, da lei stessa diretto, ha compiuto altre
esperienze importanti, come quella presso la Scuola di Ballo del teatro
dell'Opera di Roma nel periodo tra il '97 e il '98. Il Balletto di Roma -
Ente Nazionale del Balletto Il Balletto di Roma nasce nel 1960 grazie al
sodalizio artistico di due protagonisti della danza italiana : Franca
Bartolomei, prima ballerina e coreografa dei principali enti lirici italiani
e di altri paesi del mondo, e l’étoile Walter Zappolini, dal 1973 al 1988
direttore della Scuola di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma. Oltre 150
balletti allestiti e portati in scena sia in Italia che all’estero, opere di
valore storico accanto a coreografie di giovani autori internazionali (come
Aurel Milloss, Robert North, Vittorio Biagi, Anton Dolin, Gino Landi,
Nicolas Beriozoff, Giuseppe Carbone, Amedeo Amodio, Torao Suzuki, Evgenij
Poliakov, Milena Zullo, Janet Smith, Luciano Cannito). Altrettanti gli
ospiti d’eccezione in questi 40 anni di attività (tra cui: Giancarlo
Vantaggio, Anna Razzi, Andrej Fedotov, Laura Contardi, Carmen Panader, Marco
Pierin, Rudy Bryans, Tessa Beaumont, Monica Perego, Raffaele Paganini e
André DeLaRoche). Dalla stagione teatrale 2001 il Balletto di Roma è stato
arricchito dall’esperienza professionale e artistica di due complessi che si
sono uniti alla compagnia romana: l’associazione Mario Piazza, ma
soprattutto il prestigioso Balletto di Toscana, fondato nel 1985 e diretto
da Cristina Bozzolini, già prima ballerina stabile del Maggio Musicale
Fiorentino, che in soli 15 anni d’ininterrotta attività, è divenuta una
delle migliori compagnie italiane sulla scena europea ed internazionale.
Vasta la produzione di creazioni coreografiche di autori di prestigio
internazionale (come Hans Van Manen, Angelin Preljocj, Nils Christe,
Cristopher Bruce, Robert North, Cesc Gelabert ) insieme a talenti emergenti
della coreografia italiana (come Gianfranco Paoluzi, Massimo Morricone,
Roberto Zappalà, Virgilio Sieni, Mauro Bigonzetti e Fabrizio Monteverde).
Importante anche l’attività di formazione e perfezionamento professionale
che si svolge sotto la direzione di Walter Zappolini e con la collaborazione
di docenti di rilievo internazionale. Oggi il Balletto di Roma è diretto
congiuntamente da Franca Bartolomei e Cristina Bozzolini.
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15/03/2005
martedì - 16/03/2005 mercoledì
- 17/03/2005 giovedì
Fox & GOULD Produzioni
PARENTI APPARENTI
(Relatively Speaking) di Alan Ayckbourn con Andrea
BRAMILLA, Nini FORMICOLA, Magda MERCATALI regia Andrea BRAMBILLA
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31/03/2005
giovedì
Raul Cremona Comici |
Data |
Manifestazione |
Dove |
Evento |
Genere |
Ora |
Aprile 2005 |
05/04/2005
martedì - 06/04/2005 mercoledì
- 07/04/2005 giovedì TEATRO STABILE DI
BOLZANO - TEATRO DI SARDEGNA
LA PULCE NELL'ORECCHIO
di Georges
Feydeau
con Paolo BONACELLI, Patrizia MILANI, Carlo Simoni regia Marco
BERNARDI
DIfferenti opinioni ma veramente
totalmente differenti al termine di questo lavoro che dimostra tutta
la sua vecchiaia e a mio parere il pieno diritto a ritirarsi dalle
scene. Il punto focale di questo intreccio famigliare è giocato sul
"fallo" del povero protagonista che sta attraversando un momento di
"ripetute defailances" fatto mette in sospetto la giovane moglie. Con
l'aiuto di una vecchia amica spagnola, coniugata ad un focoso ed
irruento marito vuole mettere alla prova la fedeltà del marito messa
in dubbio da questo periodo "manzanarresco" (dalla magra del fiume
Manzanarre).
Coppie che scoppiano per presunti o reali tradimenti, non più giovani
gaudenti
che pensano di approfittarne, uno strano caso di
somiglianza tra il cameriere del "Micio spasimante"(elegante ed
attrezzatissima casa da appuntamenti), non sono elementi sufficienti a
fari capire perchè si debba ancora oggi rappresentare questo testo,
tranne in qualche filodrammatica amatoriale.
Non basta ripetere "mi hai rotto i coglioni" dieci volte per
attualizzarne il testo.
L'unico plauso è per la indubbia bravura degli attori, sprecata con
questo testo.
BRAVISSIMO l'attore che per tutta la serata ha dovuto recitare "senza
consonanti", e che a metà del terzo atto non è riuscito a contenersi
ed è scoppiato due volte a ridere.
mm |
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08/04/2005
venerdì
Béla Bartók (1881 – 1945)
Divertimento per orchestra d’archi
Allegro non troppo
Molto adagio
Allegro assai (con un curioso breve pizzicato)
Richard Strauss (1864 – 1949)
Concerto per oboe e orchestra ( in un unico movimento con due
cadenze centrali del solista che danno una idea di suddivisione in tre
parti nelle quali il solista e sempre in dialogo con il tutti).
Wolfgang Amadeus Mozart (1756 –1791)
Sinfonia in Do maggiore K. 425 “Linz”
Adagio - Allegro spiritoso
Poco adagio
Minuetto - Trio – Minuetto
Finale: Presto
Oboe
Paolo
Mandelli
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Direttore Gabor
ÖtvÖs
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13/04/2005 mercoledì
Ognuno è libero
con Maurizio Crozza
e con Savino Cesario (voce e chitarra), e Silvano Belfiore (tastiere)
testi di Maurizio Crozza, Giorgio Gallione, Vittorio Grattarola, Massimo
Olcese
regia Giorgio Gallione |
15/04/2005 venerdì
Aspettando Godot
allestimento Quelli di Grock
Altri percorsi
Quelli di Grock presenta
ASPETTANDO GODOT di Samuel Beckett
con Andrea Ruberti, Alessandro La Rocca, Pietro De Pascalis, Max Zatta,
Manola Vignato
Regia: Susanna Baccari & Claudio Orlandini
Scene e costumi: Carlo Sala Musiche: Gipo Gurrado
Note della Regia
La storia:
una coppia di vagabondi, di clochards, a rappresentare le più svariate
relazioni umane e private. Vladimiro ed Estragone, simultaneamente amici,
coniugi, innamorati, padre e figlio, aspettano vicino ad albero sinistro -
in una scena al contempo vuota e chiusa - uno sconosciuto che non arriva
mai, mentre passa e ripassa la coppia crudele del servo e del padrone, Lucky
e Pozzo. Un labirinto senza scampo.
Il vero soggetto della commedia è l’attesa. L’atto di attendere è un aspetto
essenziale della condizione umana. Aspettiamo sempre qualcosa, in tutta la
nostra vita, e Godot non rappresenta altro che l’oggetto della nostra
attesa: un avvenimento, una cosa, una persona, la morte. Prendersi una
pausa. Sentire che il tempo può scorrere con un ritmo diverso, sospenderlo
e, nonostante tutto, in questa sospensione percepire ancora la vita. Samuel
Beckett per noi è stato un percorso da attraversare tutto, lasciandoci
contagiare proprio da quel senso di incertezza che provoca, senza bisogno di
trovare le risposte, ma solo con la necessità di sforzarci per capire quali
domande pone.
Aspettando Godot è soprattutto una poesia sul tempo, sul paradosso tra
stabilità e cambiamento, sulla difficoltà di comunicazione tra gli esseri
umani. E in un universo in cui è difficile trovare un significato e
affermare qualcosa noi vogliamo continuare ad illuderci, perché…
“il signor Godot mi ha detto di dirvi che non verrà questa sera ma di sicuro
domani.”
Note di regia:
I dati certi: una coppia di clochards, di vagabondi, a rappresentare le più
svariate relazioni umane e private, Vladimiro ed Estragone difatti, sono
simultaneamente amici, coniugi, innamorati, padre e figlio e così via…che
aspettano, vicino ad un albero sinistro in una scena al contempo vuota e
chiusa, uno sconosciuto che non arriva mai, da cui provengono messaggi
illusori, mentre passa e ripassa la coppia crudele del servo e del padrone,
Lucky e Pozzo, uniti dalla frusta e dal capestro. Un labirinto senza scampo,
Aspettando Godot, una strana e tragica farsa nella quale non accade nulla,
una commedia enigmatica, esasperante, complessa, così intransigente nel
rifiuto a conformarsi a qualsiasi idea di costruzione teatrale.
Ben presto ci accorgiamo che non c’è una chiave d’accesso definitiva per
dimostrare in termini esatti ciò che l’opera significa. Non si riesce e non
si può spiegare un’opera, quando l’interesse essenziale dell’autore
sembrerebbe quello di comunicare il senso del mistero, dello smarrimento,
del sentirsi incapaci a scoprire un significato nell’esistenza.
Se già Camus dice: “Assurdo è ciò che è privo di scopo. Recise le sue radici
religiose, metafisiche e trascendentali, l’uomo è perduto, tutte le sue
azioni divengono illusorie, ridicole, inutili”, in quetso caso, il teatro di
Beckett, come ci suggerisce M.Esslin…: “Ha addirittura cessato di discutere
circa l’assurdità della condizione umana; esso la presenta semplicemente in
essere, cioè in concrete parole ed azioni sceniche. La differenza che c’è
tra il filosofo e il poeta, tra teoria ed esperienza.”
Questo è stato S.Beckett per noi: un percorso da attraversare tutto,
lasciandoci contagiare da quel senso di smarrimento che provoca il suo
“Aspettando Godot” senza il bisogno di trovare le risposte, ma solo la
necessità di sforzarsi a capire quali erano le domande che poneva.
Prendersi una pausa, sentire che il tempo può scorrere con un ritmo diverso,
sospenderlo questo tempo e , nonostante tutto, in questa sospensione
percepire ancora la vita.
Il soggetto della commedia non è Godot, ma l’attesa:l’atto di attendere è un
essenziale e caratteristico aspetto della condizione umana.
In tutta la nostra vita aspettiamo sempre qualcosa e Godot non rappresenta
altro che l’oggetto della nostra attesa: un avvenimento, una cosa, una
persona, la morte. E anche Vladimiro ed Estragone forse, aspettando Godot,
sperano di essere salvati dall’incertezza, di trovare la pace per non
sentirsi più vagabondi senza luogo, senza una casa.
Ma è ancora Becket a rispondere, interrogato sul tema di “Aspettando Godot”
citando una frase di S.Agostino a lui cara: ”Non disperare mai: uno dei due
ladroni fu salvato. Non presumere niente: uno dei due ladroni fu dannato.”
Risposta che nuovamente rilancia l’incertezza, il dubbio, la casualità.
Ecco allora che la prima battuta pronunciata da Estragone in apertura di
sipario avrebbe potuto risultarci definitiva: ”Niente da fare”. Invece
proprio su questo punto ci siamo accaniti, abbiamo insistito per resistere,
per alimentare le speranze, per no darsi per vinti, per andare in scena.
Quale il motivo di questa lotta?
Quale il perché di questa resistenza?
A ciascuno il suo.
In nostro aiuto le varie piste interpretative, da quelle religiose
cristiane, a quella psicologica o filosofica, per accorgersi poi, più
avanti,che Aspettando Godot è soprattutto una poesia sul tempo e sul mistero
dell’esistenza, sul paradosso della stabilità e del cambiamento, sulla
difficoltà della comunicazione tra gli esseri umani e, dato per assunto un
mondo dove tutto è incerto, dove la frontiera tra sogno e realtà è sempre
più instabile, la ricerca del reale diventa interminabile.
In questa oscillazione, in questa perplessità abbiamo costruito la nostra
messa in scena, sperando di avvicinarci alle intenzioni dell’autore. Mettere
quindi faccia a faccia chi il teatro lo fa e chi lo riceve in una specie di
catarsi, condividendo i timori più profondi, in una sorta di processo
liberatorio che faccia accertare l’illusorietà e l’assurdità della
condizione umana e che, piuttosto che scoraggiare, vorrebbe far intravedere
un punto di partenza capace di fronteggiare il mistero, nella gioia di una
libertà nuovamente trovata.
Questa è la spinta che ci ha dato l’incontro con un autore come Beckett,
questo è il senso della nostra messa in scena, del suo "Aspettando Godot”.
Ma, dato che in un universo senza senso è sempre azzardato affermare
qualcosa, ancora è Beckett che si sposta più in là e ci lascia detto: “La
parola chiave della mia commedia è FORSE”!
SUSANNA BACCARI & CLAUDIO ORLANDINI
23/04/2005 sabato
20.30
Stagione 2004/2005
Teatro Cagnoni Vigevano
Il grigio di G.Gaber
allestimento Piccolo Teatro di Milano Fausto Russo Alesi
Altri percorsi
Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa in collaborazione con
Associazione Culturale Giorgio Gaber presenta IL GRIGIO di Giorgio Gaber e
Sandro Luporini con Fausto Russo Alesi Regia: Serena SINIGAGLIA Musiche
originali: Carlo Cialdo Capelli Scene: Giorgio Gaber e Daniele Spisa Note
della Regia “Rimetteremo in scena, in via Rovello, Il Grigio - ribadisce
Sergio Escobar - “quello che, senza una canzone, Gaber considerava il suo
spettacolo più musicale. Non un ricordo, ma uno straordinario testo che
vive oltre lui”. La scelta di un giovane attore, Fausto Russo Alesi,
vincitore del Premio della Critica Teatrale e del Premio Ubu 2002, e di
una regista, altrettanto giovane, Serena Sinigaglia, risponde, nelle
intenzioni di Luca Ronconi, “alla volontà di confrontarsi con una
sensibilità nuova, facendo rivivere un testo ormai parte della storia del
nostro teatro”. Nato nel 1988 dal sodalizio artistico con Sandro Luporini,
Il Grigio “è la storia di un uomo che decide di ritirarsi da tutto, dalla
melmosa contemporaneità dove non esistono più i nemici (e dunque nemmeno
gli amici) per vivere in totale distacco dal mondo. Ben presto però il
protagonista si accorge di non essere solo. C’è un topo che lo spia (il
grigio del titolo, ndr). Falliti i tentativi di catturare l’intruso con
metodi tradizionali, egli comincia un lungo duello con l’invisibile
nemico. E in questa battaglia si trova a dover riflettere su tutte le sue
scelte affettive e morali”. Così Gaber in un’intervista al debutto. In un
crescendo in cui si alternano una folle “tensione agonistica”, sarcastica
lucidità, momenti di abbandono e di irresistibile comicità, il
protagonista supera il suo egocentrismo iniziale per raggiungere i toni di
pietas laica su cui si conclude la storia de Il Grigio: “bisognerebbe
essere capaci di trovare la consapevolezza e l’amore che dovrebbe avere un
Dio che guarda”. Accanto a Fausto Russo Alesi, gli stessi musicisti che
accompagnarono Gaber: Carlo Cialdo Capelli e Corrado Dado Sezzi. Le scene
sono di Giorgio Gaber e Daniele Spisa.
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Maggio 2005 |
06/05/2005 |
venerdì |
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Stagione 2004/2005 |
Teatro Cagnoni
Vigevano |
ORCHESTRA I
POMERIGGI MUSICALI Direttore HANSYÓRG SCHELLENBERGER Mozart: Serenata
Nachtmusik K 388 C.F.E. Bach: Sinfonia W OQ 179 J.Brahms: Serenata n° 2 op.
16 |
Sinfonica |
20.30 |
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