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Jon Fosse (1959, Haugesund (Norvegia))
Scrittore e drammaturgo norvegese, le cui opere sono state tradotte in
più di quaranta lingue. Jon Fosse scrive romanzi, racconti, poesie e
opere per il teatro.
Vincitore di numerosissimi premi e riconoscimenti in patria (per un
certo periodo gli è stato concesso di risiedere nella residenza reale di
Grotten, al centro di Oslo, per meriti letterari), nel 2003 gli viene
conferito il Cavalierato in Francia, e nel 2010 vince il Premio Ibsen
per il Teatro. Secondo il Daily Telegraph, Jon Fosse merita di figurare
tra i 100 geni viventi in tutto il mondo.
In Italia l’autore norvegese pubblica con Fandango: Melancholia è del
2009 e Insonni del 2011.
Molte sue opere sono inedite nel nostro paese.
Jon Fosse è indicato come uno dei “papabili” all’assegnazione del Premio
Nobel per la Letteratura.
Jon Fosse è universalmente considerato uno dei più importanti scrittori
contemporanei. Nato nel 1959 a Strandebarm, una piccola città della
Norvegia, vive nella residenza onoraria di Grotten, a Oslo, concessagli
dal Re per i suoi meriti letterari. Fosse è uno scrittore
incredibilmente prolifico. Ha esordito nel 1983 e da allora ha
pubblicato romanzi, raccolte di poesie, saggi e libri per bambini. Le
sue opere – per cui è stato insignito di numerosi premi internazionali
ed è stato più volte candidato al Premio Nobel – sono state tradotte in
oltre 40 lingue. I suoi testi teatrali sono stati messi in scena in
tutto il mondo.
Nel 2010 Jon Fosse come autore teatrale riceve l'International
Ibsen Award.
Alcune sue opere:
Dream of Autumn
The Name
L' altro nome. Settologia. Vol. 1-2
Mattino e sera
Tre drammi: Variazioni di morte-Sonno-Io sono il vento
Melancholia
Teatro
Saggi gnostici
Caldo
Insonni
TRITTICO JON FOSSE, il focus sulla drammaturgia del celebre autore
norvegese tre testi – Suzannah, Io sono il Vento e Vinter – Inverno
(2000 è uno dei testi più laconici del teatro contemporaneo)
Dalle pubblicazioni relative al testo:
"Non sappiamo se dietro l’uomo di Inverno, testo
splendido del 2000, ci sia una famiglia disgregata, lo vediamo sedersi
su una panchina e subito dopo sopraggiunge una donna. Abbiamo il
sospetto che lei sia una prostituta, la vediamo confusa, probabilmente
ubriaca. Finiscono in una stanza d’albergo e vediamo l’uomo prendersi
amorevolmente cura della donna; avremo la conferma che è sposato, e si
trova in quel luogo per questioni di lavoro. L’incontro occasionale con
la donna lo porterà a prendere decisioni drastiche sul suo futuro.
Per la prima volta Fosse usa qui un linguaggio molto diretto e a tratti
volgare, nelle battute della donna, ed è questo registro linguistico a
farci sospettare la sua professione, ancora più dei tacchi a spillo e
degli atteggiamenti provocanti o sessualmente espliciti.
Nonostante ciò, o proprio per questo, è lei la parte forte della coppia
che si forma quasi per caso, ma che resiste alle dinamiche
drammaturgiche disgreganti per ritrovarsi ed immaginare, nel finale, una
vita insieme lontano da tutto.
Anche in questo caso le didascalie forniscono un’indicazione preziosa:
in momenti diversi, Fosse usa per l’uomo e per la donna il termine
Smascherato e Smascherata. Una sola parola per far crollare un intero
meccanismo di difesa.
Per il suo ritmo serrato e il fascino ambiguo dei due personaggi, questo
testo è stato molto rappresentato, soprattutto in Francia, ma anche in
Italia: "
"Valter Malosti con la messinscena di Inverno, anche
interprete con Michela Cescon, ha ottenuto il Premio Ubu 2004 come
migliore novità drammaturgia straniera. Nell’intervista che ha
rilasciato nel 2012, Malosti condivide ricordi preziosi legati a quello
spettacolo che resta ancora oggi la migliore trasposizione scenica
italiana del testo. "
"La scrittura di Fosse si presenta scarna, minimale,
senza fronzoli, domina il non-detto, sviluppa un linguaggio freddo e
asettico, che costruisce atmosfere turbate, a momenti di claustrofobia e
ossessione. Sono il naufragio della famiglia e della coppia, la deriva
morale del maschio e la solitudine protettiva e cannibalesca della
femmina, i temi dai quali si enuclea il repertorio. I personaggi si
muovono in un mondo in sospensione. La loro vita si consuma nello
squallore di un presente eterno, senza possibilità di riscatto o scosse
emotive."
tratto da ...
"In Inverno (Vinter) l’ambientazione si alterna tra
lo spazio aperto di un parco cittadino e lo spazio chiuso di una camera
d’albergo, dove si incontrano un Uomo e una Donna, forse un timido
impiegato marito e padre e una angelicata prostituta. Danno vita ad una
lotta di seduzioni, incomprensione e silenzi, molto simile ad una
tormentata danza di morte. Li unisce la condizione dell’infelicità
quotidiana, cui contrappongono una certa volontà di fuga dallo squallore
esistenziale. Il delirante gioco al massacro diventa profondo turbamento
e provoca labilità psichica e fisica manifestata da silenzi e oscenità
erotiche, tenerezze e livori, urla e dolci parole sussurrate."
Una ricca pubblicazione in .PDF sul teatro di Jon Fosse.
Le foto sono scattate con:
Panasonic LUMIX FZ1000 20 Megapixel, Zoom 42X, 1600-3200 ISO, LCD ad Angolazione Variabile e rigorosamente non hanno subito nessuna post elaborazione.