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Teatro Edi
Via Barona angolo via Boffalora, Milano
Mercoledì 4 settembre 2019 ore 21.00
MiTo Settembre Musica 2019 - Milano
Nord Europa
Musiche di Grieg, Bridge, Schumann
Esmé Quartet
composto da:
Wonhee Bae, Yuna Ha violini
Jiwon Kim viola
Ye-Eun Heo violoncello
PROGRAMMA e NOTE :
Note ufficiali fonte ufficio stampa: Con l'Esmé
Quartet alla scoperta del suono del Nord
Edvard Grieg Quartetto in fa maggiore per archi
Frank Bridge Novelletten
Robert Schumann Quartetto in la minore op. 41 n. 1
Al Teatro Edi di Milano, a partire dalle ore 21, un giovane quartetto
coreano, Esmé Quartet, conduce ad esplorare il suono del Nord, e in
particolare della Norvegia di Grieg e della Gran Bretagna di Bridge.
Scegliendo di farsi accompagnare, da un luogo all’altro, dalla
Germania di Schumann, le cui pagine evocano spazi aperti, mari
ghiacciati e brividi.
Fondato nel 2016, l’Esmé Quartet è composto da quattro musiciste
coreane, vincitrici di concorsi internazionali. Nel 2018 l’Esmè
Quartet si è affermato sulla scena internazionale avendo vinto
numerosi primi premi nel prestigioso concorso per Quartetto d’archi
Wigmore Hall di Londra. L’Esmé Quartet ha ottenuto il terzo premio al
concorso internazionale di musica da camera di Trondheim nel 2017, ed
il premio del pubblico al concorso Irene-Steels Wilsing nel gennaio
2018.Prossime esibizioni e impegni includono un concerto a Flagey,
Bruxelles per il Musiq3 Festival 2018, residenze nell’ambito del
Festival di Aix-en-Provence, della Montreal International String
Quartet Academy, e della Classic Esterhazy Eisenstadt, un concerto al
Wigmore Hall 2019, un concerto di debutto al Lucerne Festival 2019 e
concerti nel Lübeck Brahms Festival.
Il Quartetto in fa maggiore di Edvard Grieg, pagina poco nota (anche
perché non venne mai terminata), è pervaso da un clima sereno e
luminoso, proprio come un limpido cielo della Norvegia: e
paradossalmente fu per questo motivo che Grieg, giunto all’apice della
sua carriera pianistica in quegli anni, non fu in grado di terminarlo.
“In questi ultimi anni ho patito tanto, sia fisicamente sia
spiritualmente – confessava all’editore Peters nel 1903 - e non ero
motivato a procedere con questo lavoro gioioso, dal carattere opposto
all’op. 27 (…).».
Si giunge in Inghilterra grazie a Novelletten, pagina innocente e
pastorale di Frank Bridge, apprezzato violinista e violista, direttore
d’orchestra, oggi noto soprattutto per essere stato uno degli
insegnanti di Benjamin Britten. Composta nel 1904, durante gli studi
al Royal College of Music di Londra, Novelletten è stata pensata come
una sorta di suite in tre sezioni distinte, caratterizzate da grande
varietà di stati d’animo, colori e tempi, pur nell’unità interiore. Il
brano manifesta la solida padronanza della tecnica compositiva e il
naturale dono per la melodia tipici delle prime opere di Bridge, di
cui Novelletten (insieme alle tre Miniatures per pianoforte e ai tre
Idylles) divenne fin da subito una delle composizioni più famose.
Terza e ultima tappa, in Germania con il Quartetto in la minore op. 41
n. 1, che segna l’esordio di Schumann in ambito cameristico ed è il
primo dei tre Quartetti op. 41, concepiti come un unico grande ciclo (Schumann
parlava di «triplo quartetto in dodici movimenti»). Composti nel 1842,
anno che Schumann dedicò alla musica da camera, i Quartetti op. 41
furono scritti di getto in poche settimane, dopo un lungo periodo di
gestazione trascorso a studiare a fondo le partiture di Haydn, Mozart
e Beethoven che Schumann si era fatto arrivare dall’editore Breitkopf.
Felix Mendelssohn, dedicatario dei Quartetti, li ascoltò a settembre e
in quei giorni Schumann appuntò: «Mendelssohn mi ha confessato di non
riuscire a esprimere quanto la mia musica gli piaccia. Ne sono
contento, la sua opinione è quella che conta di più per me. Di tutti i
musicisti è lui il più lucido».
Il Quartetto n. 1 dimostra che per Schumann la conoscenza dei classici
è il presupposto per una reinterpretazione creativa di processi
compositivi e modelli formali verso esiti del tutto originali, dal
primo all’ultimo movimento, quel Presto travolgente, in cui affiorano
accenti popolari e richiami allo strumento nordico per eccellenza: la
cornamusa.
Il concerto, in collaborazione con Gioventù Musicale d’Italia, sarà
preceduto da una breve introduzione di Luigi Marzola.
Il testo si avvale del contributo musicologico di Laura Brucalassi.
Note:
Le foto sono scattate con:
Panasonic LUMIX FZ1000 20 Megapixel, Zoom 42X, 1600-3200 ISO, LCD ad Angolazione Variabile e rigorosamente non hanno subito nessuna post elaborazione.
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