Il tema di fondo di Assocerò sempre la tua faccia alle cose che esplodono è
quello dell’integrazione delle seconde generazioni di immigrati in Europa, visto
da diversi punti di vista: chi discrimina, chi parte come foreign fighter, chi
cerca di integrare/integrarsi, chi sfrutta, chi viene sfruttato, chi cerca di
approfittare della situazione e chi sceglie la violenza. L’obiettivo non è
quello di fornire uno sguardo esaustivo sulla “realtà” – per quello sono molto
più adatti i documentari o i reportage giornalistici – ma di aprire squarci di
riflessione, con un approccio talvolta empatico talvolta concettuale, sulle
dinamiche sociali del multiculturalismo nell'Europa contemporanea.
L’obiettivo ultimo è quello di esplorare il mistero che circonda questi fatti
contemporanei, approfondendone le dinamiche sociali, ma soprattutto le strutture
tragiche e archetipiche con ironia e originalità.
"Non si può parlare di cosa significa essere europei, senza parlare dei sogni
delle seconde e delle terze generazioni di immigrati. Non si può parlare dei
sogni delle seconde e delle terze generazioni di immigrati, senza parlare delle
difficoltà d’integrazione. Non si può parlare delle difficoltà d’integrazione,
senza parlare del terrorismo di matrice islamica. Non si può parlare del
terrorismo di matrice islamica, senza parlare della politica coloniale degli
stati europei. Non si può parlare della politica coloniale degli stati europei,
senza parlare di cosa significa essere europei. Questo spettacolo parla di
queste cose, della difficoltà di viverle e della difficoltà di parlarne".
Emanuele Aldrovandi
NOTE DI REGIA Il progetto si pone l’obbiettivo di elaborare uno spettacolo
riguardo il rapporto dell’Occidente con il terrorismo islamico. Il racconto
teatrale che immaginiamo si scandisce a quadri sul modello di Terrore e miseria
nel terzo Reich di Brecht, con l’idea però che alcuni personaggi possano tornare
nei diversi quadri in modo da creare collegamenti o cortocircuiti. L’obiettivo
ultimo è quello di esplorare il mistero che circonda questi fatti contemporanei,
approfondendone le dinamiche sociali, ma soprattutto le strutture tragiche e
archetipe con ironia e originalità.
Come condensare tutta la storia del rapporto Europa-Islam in meno di quindici
minuti? Se lo volete sapere dovete vedere questo lavoro. Si parte con due scene
oppostamente drammatiche, dal tragico al faceto, ma entrambe drammatiche.
L'impossibilità di essere creduti o almeno ascoltati, quando tra gli
interlocutori si erge un muro che non si basa solo sulle differenze culturali,
ma soprattutto su preconcetti e stereotipi, la tecnologia che falla e per una
macchina fotografica che non registra audio, se non da un microfono esterno che
non c'è, si passa ad eliminare "inutilmente" una vita umana, che perde il suo
valore di immagine.
Non manca l'interrogazione dei personaggi, attori-autori sul cosa rappresentare,
sulla difficoltà di compiere questa scelta, e da qui in avanti ci si inoltra su
di un cammino sempre più accidentato e pericoloso. Sino alla scene del "piatto
speciale" che sparge un luce tremendamente buia su certi scenari politici che a
volte non facciamo fatica ad immaginare. [mm]