Programma:
Una delle più intense pagine del repertorio russo del Novecento, tra le prime ad essere dedicata «alle vittime del fascismo e della guerra»è il Quartetto n. 8 in Do minore di Šostakovic, che, nella trascrizione per orchestra d’archi realizzata, in accordo col compositore stesso, da Rudolph Barshai diventa la Sinfonia da Camera qui proposta.
Direttore Maxim Rysanov sostituisce il Maestro Vladimir Fedoseyev
Sergej Prokof'ev
Sinfonietta op. 5/48
Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in Do maggiore op. 26
Dmitrij Šostakovic
Sinfonia da Camera op. 110 (trascr. Barshai)
STAGIONE SINFONICA 2017/18
Rysanov e Tao con laVerdi
Il ritorno del direttore ucraino
e del pianista americano all’Auditorium di Milano, con Prokof’ev e
Sostakovic
Giovedì 10, Venerdì 11 e Domenica 13 Maggio
Auditorium di Milano - largo Mahler
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Pianoforte
Conrad Tao
Direttore
Maxim Rysanov
Triplo appuntamento per un doppio ritorno a laVerdi. Giovedì 10 (ore
20.30), venerdì 11 (ore 20.00) e domenica 13 (ore 16.00) Maggio,
all’Auditorium di Milano, Maxim Rysanov salirà sul palco di largo
Mahler alla guida dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi,
dopo il debutto in stagione lo scorso dicembre, nella doppia veste di
direttore e solista, con la Sinfonia Concertante per violino e viola
di Mozart. Questa volta invece il conductor ucraino si produce in un
programma tutto russo, che ci riporta al Novecento di Prokof’ev -
Sinfonietta op. 5/48, che precede il Concerto per pianoforte e
orchestra n. 3 in Do maggiore - e Sostakovic, con il Quartetto n. 8 in
Do minore, nella trascrizione per orchestra d’archi realizzata, in
accordo col compositore stesso, da Rudolph Barshai, col titolo di
Sinfonia da camera.
Non è tutto. Il pubblico de laVerdi potrà ascoltare, due anni dopo il
successo del 2016, il pianista statunitense Conrad Tao, classe 1994,
considerato uno dei migliori interpreti a livello mondiale della sua
generazione: sarà sua l’esecuzione del Concerto di Prokof’ev.
Giovedì 10, sempre in Auditorium (Foyer della balconata, ore 18.00,
ingresso libero), in collaborazione con Associazione Italia Russia, la
tradizionale conferenza di introduzione all’ascolto, dal titolo:
“Slanci e tormenti di Prokof’ev e Sostakovic”, relatori Fausto
Malcovati e Martino Tosi. Dopo la Sinfonietta (1909) e il
virtuosistico secondo concerto per pianoforte di Prokof’ev (1911), il
Terzo fu concluso nel 1918 dopo l’avventurosa fuga dalla Russia
rivoluzionaria. Un concerto dai tratti incisivamente motori e
percussivi, scritto col chiaro intento di
a_ ermarsi come pianista in America, dove Prokof’ev stesso lo eseguì
per la prima volta nel 1921. Nel 1960, dopo una visita alle rovine di
Dresda distrutta dai bombardamenti alleati nel 1945, Šostakovic
scrisse il Quartetto n. 8: un doloroso grido di protesta contro tutte
le stragi, tutte le guerre, tutte le violenze dell’uomo sull’uomo.
D’accordo con Šostakovic, Rudolf Baršaj lo trascrisse poi per
orchestra come Sinfonia da camera.
Note al Programma da laVerdi
Prokof’ev
Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in Do maggiore op. 26
Dopo lo “scandaloso” Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in Sol
minore (Pavlovsk, 1913), anche il Concerto n. 3, realizzato con
materiale abbozzato nel corso degli anni, fece fatica ad essere
accettato sia dal pubblico sia dalla critica. Ma come per l’altro,
anche per questo, che risente in modo molto marcato della vicinanza
cronologica con l’opera L’Amore delle tre melarance e con il balletto
Il buffone, le diffidenze furono rapidamente superate e ben presto
entrambe si imposero come le creazioni più popolari del musicista.
L’intellettuale simbolista russo Kostantin Baistront, che in quegli
anni incontrò il musicista sulle coste dell’Atlantico, fu il primo ad
ascoltare privatamente il Concerto e in seguito scrisse un sonetto che
suona più o meno così: …in alcuni passaggi si balla il valzer…i secoli
guidano la gavotta/ improvvisamente un animale primitivo, cresciuto
dai nemici/ ruppe tutte le manette, minacciò con il corno/ ma poi ecco
giungere un dolce suono da lontano/ i bambini costruivano castelli con
le conchiglie/ com’è bello in lontananza il davanzale dell’opera// ma
selvaggio innalza una barriera l’uno contro l’altro…”. Nel corso del
suo cammino le parti liederistiche si giustappongono a quelle dalle
sonorità piene, così come episodi luminosi ed episodi puramente
ritmici si collegano mirabilmente tra loro. Nel finale coglie di
sorpresa il tema del pianoforte, che si impone con nitidezza e con un
soffio di spiritualità, che pare richiamare le figure di alcune favole
russe.
Gabriella Mazzola Nangeroni
Sostakovic
Sinfonia da camera op. 110
(Versione orchestrale del Quartetto n. 8 a cura di Rudolph Barshai)
La Sinfonia da camera op. 110 non è un brano originale ma la
trascrizione per orchestra d’archi dell’Ottavo Quartetto op. 110 di
Sostakovic, compiuta dal compositore e direttore d’orchestra Rudolph
Barshai su autorizzazione dello stesso musicista sovietico. Il nuovo
titolo – come ebbe occasione di scrivere l’autore della trascrizione –
si deve a Sostakovic, che avrebbe peraltro dichiarato che la nuova
versione del brano gli sembrava suonasse persino meglio
dell’originale. Un complimento non da poco, se è vero che l’Ottavo
Quartetto, se non forse la migliore pagina cameristica, è certo la più
popolare ed eseguita tra quelle sostakoviane; ma che è indirettamente
confermato dalle autorizzazioni che il compositore accordò
successivamente a Barshai di trascrivere il Terzo e il Decimo
Quartetto, che diventavano così, rispettivamente, la Sinfonia per
archi e fiati op. 73 e la Sinfonia per archi op. 110. Se un merito
effettivamente possiede la trascrizione eseguita nella presente
occasione è quello di potenziare, se possibile, il principale tratto
espressivo dell’originale, ossia la sua claustrofobica intensità
drammatica. Tale è infatti il risultato derivante dallo stile del
trascrittore che, mantenendo ovviamente il materiale melodico e
armonico sostakoviano, vi aggiunge il timbro grave dei contrabbassi,
una frequente divisione degli archi a due e la contrapposizione,
limitatamente ai movimenti estremi, tra il “tutti” orchestrale e le
parti solistiche di violino e violoncello.
Quanto al Quartetto di Sostakovic in sé, è difficile stabilire in
quale misura la sua cupezza, la sua tensione quasi mahleriana sia
derivata dalla riflessione sulla morte e sugli orrori della guerra.
Due circostanze lo fanno supporre: in primo luogo che l’Ottavo
Quartetto, composto il 12-14 luglio 1960 a Dresda, dove l’autore si
era recato per un soggiorno di cura, è dedicato “alla memoria delle
vittime del fascismo e della guerra”, che nella sola città di Dresda
erano state circa sessantamila; secondariamente, che fu composto
contemporaneamente alle musiche per film Cinque giorni – cinque notti,
che è una pellicola ad alta temperatura drammatica, incentrata
anch’essa sulla devastazione umana e materiale di popolazioni che
subirono la guerra.
Ma al di là di tali riferimenti, comunque esteriori, il Quartetto
rivela un grado di autobiografismo tale da far supporre che Sostakovic
l’avesse composto a guisa di rito funebre per la propria morte. (...).
Enrico Girardi
(Info e prenotazioni: Auditorium di Milano fondazione Cariplo, orari
apertura: mar – dom, ore 14.30 – 19.00. Tel. 02.83389401/2/3).