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Teatro Tieffe Menotti
- Milano
Giovedì 1 ottobre 2015 – ore 20,30
Debutto di ...
Un musical di Tim Rice e Andrew Lloyd
Webber
JOSEPH AND THE AMAZING
TECHNICOLOR DREAMCOAT
Joseph e la strabigliante tunica dei sogni in technicolor
In scena al Teatro Menotti dall’1 al 10 ottobre per la
stagione EXPO del Conservatorio di Milano
Cast:
Narratore Benedetta Borciani
Joseph Beniamino Borciani
Mrs Potiphar Lucrezia
Piazzolla
E nei ruoli di Giacobbe e Faraone
Mauro Marino
Orchestra, Coro e Coro di voci bianche
del Conservatorio di Musica "G. Verdi" di Milano
Regia Anna Zapparoli
Direzione musicale Mario Borciani
Maestro del Coro
Luigi Marzola
Maestro del Coro di voci bianche Edoardo Cazzaniga
Scene
e costumi Barbara Petrecca
con la
collaborazione di Elena Mincuzzi Okabayashi
Una
Coproduzione Conservatorio di Musica "G. Verdi" di Milano, La Dual Band
in
collaborazione con Tieffe Teatro Milano
I Fratelli:
Francesco Bossi, Carlo Enrico Confalonieri,
Stefano Gentili, Giacomo Giannangeli, Tito Gray de Cristoforis, Elena
Mincuzzi Okabayashi, Amin Onsori, Alexandro Sentinelli, Rocco Siclari,
Thomas Umbaca, Liu Xuenan
L’orchestra:
Riccardo Acciarino, Giulia Bonacasa, Gianluca Calabrese, Mara De
Luca, Giulio Galibariggi, Alessandro Lipari, Luca Medioli, Francesca
Remigi, Michele Sannelli, Stefano Zambon, Federica Zoppis
I bambini: Guendalina Biancardi
Schubert, Giulia Biscozzi, Silvia Borghese, Lucrezia Carminati, Martina
Cimmino, Linda Facchinetti, Tomaso Loi, Eleonora Marenzoni, Emanuele
Marino, Martina Monego, Martina Pascale, Francesca Pedon, Francesca
Sanfilippo, Giulia Tudisco, Simona Vitale, Guido Zecchini
in collaborazione con TieffeTeatro
Milano e Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano
#prenotamenotti a 10€
Indirizzo: Via Ciro Menotti, 11, 20129 Milano
TEATRO MENOTTI
via
Ciro Menotti 11, Milano
tel.
02 36592544
biglietteria@tieffeteatro.it
Orari biglietteria
lunedì e mercoledì 15.00-18.00
martedì, giovedì, venerdì 15.00-19.00
sabato 15.30-19.00
domenica 15.00-16.30 (solo per la vendita della replica pomeridiana)
Acquisti online
con
carta di credito su
www.teatromenotti.org
Biglietti
intero - € 26.50
ridotto over 65 - € 14.00
ridotto under 25, gruppi, cral, biblioteche - € 16.50
ridotto convenzioni - € 18.00
ridotto gruppi studenti - € 11.50
Orari spettacolo
lunedì riposo
martedì, giovedì, venerdì, sabato ore 20.30
mercoledì ore 19.30
domenica ore 16.30
http://concertodautunno.blogspot.it/2015/10/20151001-teatro-menotti-in-scena-il.html
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JOSEPH AND THE AMAZING TECHNICOLOR DREAMCOAT
LA
STREPITOSA OPERA PRIMA
DEL
COMPOSITORE DI CATS E JESUS CHRIST SUPERSTAR
Seguono immagini della serata:
Programma di sala in PDF
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Narratore
Benedetta Borciani
Joseph
Beniamino Borciani
Genesi 37:2
Questa è la discendenza di Giacobbe.
Giuseppe, all'età di diciassette anni, pascolava il gregge con i suoi fratelli.
Egli era giovane e stava con i figli di Bila e con i figli di Zilpa, mogli di
suo padre. Giuseppe riferì al loro padre la cattiva fama che circolava sul loro
conto.
Nei ruoli di Giacobbe e
Faraone Mauro Marino
Genesi 37:5
I sogni di Giuseppe
Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai suoi fratelli; allora questi lo odiarono
più che mai.
Genesi 37:12
Giuseppe gettato in un pozzo e venduto dai fratelli
Or i fratelli di Giuseppe erano andati a pascolare il gregge del padre a Sichem
Genesi 37:23
Quando Giuseppe fu giunto presso i suoi fratelli, lo spogliarono della sua
veste, della veste lunga con le maniche, che aveva addosso,
Genesi 37:28
Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe
dalla cisterna e per venti sicli d'argento vendettero Giuseppe agli Ismaeliti.
Così Giuseppe fu condotto in Egitto.
Genesi 37:31
Giuseppe pianto come morto dal padre
Essi presero la veste di Giuseppe, scannarono un animale, e intrisero del suo
sangue la veste.
Genesi 37:33
Egli la riconobbe e disse: «È la veste di mio figlio. Una bestia feroce l'ha
divorato; certamente Giuseppe è stato sbranato».
Genesi 37:36
Intanto i Madianiti lo vendettero in Egitto a Potifar, consigliere
del faraone e comandante delle guardie.
Genesi 39:4
Giuseppe trovò grazia agli occhi di lui e si occupava del servizio personale di
Potifar, il quale lo fece maggiordomo della sua casa e gli affidò
l'amministrazione di tutto quello che possedeva.
Genesi 39:5
Dal momento che l'ebbe fatto soprintendente della sua casa e di tutto quanto
possedeva, l'Eterno benedisse la casa dell'Egiziano a motivo di Giuseppe; e la
benedizione dell'Eterno fu su tutto quanto egli aveva, in casa e in campagna.
Genesi 39:6
Così Potifar lasciò tutto quanto aveva nelle mani di Giuseppe e non si
preoccupava più di cosa alcuna, tranne del suo proprio cibo. Or Giuseppe era
bello di forma e di bell'aspetto.
Genesi 39:7
Dopo queste cose, avvenne che la moglie del suo padrone mise gli occhi su
Giuseppe e gli disse: «Coricati con me».
Mrs Potiphar
Lucrezia Piazzolla
Genesi 39:19
Così, quando il suo padrone udì le parole di sua moglie che gli parlava in
questo modo dicendo: «Il tuo servo mi ha fatto questo!», si accese d'ira.
Genesi 39:20
Allora il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise in prigione, nel luogo dove
erano rinchiusi i carcerati del re. Egli rimase quindi in quella prigione.
Genesi 40:3
quando furono portati due servi del Faraone
e li fece mettere in carcere, nella casa del capo delle guardie,
nella stessa prigione dove era rinchiuso Giuseppe
Genesi 40:6
Alla mattina Giuseppe venne da loro e vide che erano afflitti.
Genesi 40:8
Quelli gli risposero: «Abbiamo fatto un sogno e non c'è nessuno che ce lo
interpreti». Giuseppe disse loro: «Le interpretazioni non appartengono a Dio?
Raccontatemi i sogni, vi prego».
Genesi 40:9
Allora il capo dei coppieri raccontò il suo sogno a Giuseppe e gli disse: «Nel
mio sogno, mi stava davanti una vite;...
Genesi 40:12
Giuseppe gli disse: «Questa è l'interpretazione del sogno: i tre tralci sono tre
giorni;
Genesi 40:16
Il capo dei panettieri, vedendo che l'interpretazione era favorevole, disse a
Giuseppe: «Anch'io! Nel mio sogno avevo tre canestri di pane bianco sul capo;
... il tuo sogno è infelici presto morirai...
Genesi 40:22
E il Faraone fece impiccare il capo dei panettieri, secondo l'interpretazione
che Giuseppe aveva loro data
Genesi 40:23
Il gran coppiere però non si ricordò di Giuseppe e lo dimenticò. Ma ...
Genesi 41:15
Il faraone disse a Giuseppe: «Ho fatto un sogno e non c'è chi lo possa
interpretare. Ho udito dire di te che, quando ti raccontano un sogno, tu lo puoi
interpretare».
Genesi 41:16
Giuseppe rispose al faraone dicendo: «Non sono io, ma sarà Dio che darà al
faraone una risposta favorevole».
Genesi 41:41
Il faraone disse ancora a Giuseppe: «Vedi, io ti do potere su tutto il paese
d'Egitto».
Genesi 41:56
La carestia era su tutta la superficie del paese e Giuseppe aprì tutti i
depositi e vendette grano agli Egiziani. La carestia s'aggravò nel paese
d'Egitto.
Genesi 42:3
Così dieci dei fratelli di Giuseppe scesero in Egitto per comprarvi il grano.
Genesi 42:6
Ora Giuseppe aveva autorità sul paese e vendeva il grano a tutto il popolo del
paese. Perciò i fratelli di Giuseppe vennero da lui e gli si prostrarono davanti
con la faccia a terra.
Genesi 42:7
Giuseppe vide i suoi fratelli e li riconobbe, ma fece l'estraneo verso di loro,
parlò duramente e disse: «Di dove siete venuti?». Risposero: «Dal paese di
Canaan per comperare viveri».
Genesi 44:1
Diede poi questo ordine al maggiordomo della sua casa: «Riempi i sacchi di
quegli uomini di tanti viveri quanti ne possono contenere e metti il denaro di
ciascuno alla bocca del suo sacco.
Genesi 44:4
Quando furono usciti dalla città e non erano ancora lontani, Giuseppe disse al
suo maggiordomo: «Parti, vai dietro a quegli uomini e quando li avrai raggiunti
dirai loro: "Perché avete reso male per bene?
Genesi 44:15
Giuseppe disse loro: «Che azione è questa che avete fatto? Non lo sapete che un
uomo come me ha il potere di indovinare?»
Genesi 45:1
Allora Giuseppe non potè più contenersi dinanzi ai circostanti e gridò: «Fate
uscire tutti dalla mia presenza!». Così non restò nessuno presso di lui, mentre
Giuseppe si faceva conoscere ai suoi fratelli.
Genesi 45:3
Quindi Giuseppe disse ai suoi fratelli: «Io sono Giuseppe; è mio padre ancora in
vita?».
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Note:
Il tema dell’Expo 2015 ("feeding the planet")
è contenuto e sviluppato in modo sorprendente nella storia più bella del
mondo, la storia di Giuseppe e dei suoi undici fratelli. Non il padre di
Gesù, si badi bene, ma il bisnipote di Abramo, quello di "tanto tanto
tempo fa, quando la Bibbia era cominciata da poco".
Una storia di ragazzi, per ragazzi,
musicata e reinventata da due poco più che ragazzi, commissionata a
Londra, nel 1968, da un lungimirante insegnante di musica di una scuola
media a due ventenni pieni di belle speranze, Tim Rice (librettista) e
Andrew Lloyd Webber (compositore). Il successo è inarrestabile e dà il
via al tandem destinato a creare capolavori del teatro musicale quali
Jesus Christ Superstar, Cats ed Evita.
Metti insieme la Bibbia, Mozart, il pop
anni Sessanta, le devastazioni della fame e della famiglia, i piani
settennali per l’alimentazione e il Rock ‘n Roll: un’accozzaglia
impossibile? No, un’opera lieve e arguta, semplice e profonda, capace di
divertire i più giovani e far sorridere e commuovere i grandi.
Amadeus nella Swinging London
Parlare di Joseph and the Amazing
Technicolor Dreamcoat di Tim Rice e Andrew Lloyd Webber pone un
problema, come dire, di lesa maestà: perché questo musical, opera prima
di due ragazzi men che ventenni, commissionato nel 1967 da una scuola
media londinese e ampliatosi nei due anni successivi a una dimensione da
West End, si inserisce certamente nella corrente della commedia musicale
inglese, ma con un occhio (e forse più di un occhio, come vedremo) al
Flauto magico.
La felicità narrativa di Joseph ha
come prima origine la storia biblica da cui prende spunto: una delle
pochissime storie bibliche a lieto fine, già molte volte narrata
(segnatamente, e stupendamente, da Thomas Mann), e che infine approda a
questa rivisitazione musicale in cui c’è praticamente di tutto: il pop
Anni Sessanta, il Rock’n’Roll (nella canzone di Faraone-Elvis, una
fenomenale intuizione teatrale), il corale anglicano, il coro d’opera,
il Vaudeville Anni Venti, la valse musette. Ma, con un
colpo maestro degno dei grandi uomini di teatro, questi materiali
apparentemente disparati vengono a costituire un tutto unico, nel segno
illuminante della fiaba.
Così come nel Flauto magico, il
popolare e il colto si uniscono a creare un racconto infantile sì, ma
non mai banale: e così come nell’estremo capolavoro mozartiano
(cui, è evidente, dal punto di vista del valore estetico, nulla si può
paragonare), anche nel musical di Webber e Rice c’è un sorriso sotto
ogni vicenda, per quanto truce possa essere: qui Giuseppe gettato nel
pozzo, là Tamino inseguito dal drago; qui la canzonetta da cave
esistenzialista a commentare la carestia di Canaan, là il tragicomico
sol minore di Papageno che minaccia di impiccarsi perché non trova
l’amore; qui l’andamento modale di passacaglia barocca sotto la sentenza
di Potiphar che condanna Giuseppe alla prigione, là il corale luterano
figurato che accompagna l’annuncio delle prove massoniche.
Altre analogie saltano all’occhio:
l’ambientazione egizia (sia pure di un Egitto reinventato
rispettivamente in chiave massonico-favolistica e da Swinging London) e,
sul piano più specificamente musicale, l’importante presenza delle voci
bianche, in funzione di consolazione e di commento, e l’uso del
glockenspiel, lo strumento per eccellenza infantile, lo strumento della
magia, lo strumento di Papageno.
La citazione è, forse, l’essenza
dell’ironia in arte. In Joseph il gioco delle citazioni musicali
è molto fitto, e attinge variamente al repertorio colto e a quello
popolare.
Vediamo per esempio la parte finale del n.
17 (Jacob in Egypt) e il coro del Flauto magico che
introduce l’ultimo ingresso di Sarastro. Non solo la melodia del coro è
evidentemente derivata dall’esempio mozartiano, ma la fanfara di corno e
tromba è strettamente apparentata alle fanfare di legni, corni e timpani
nel Flauto. Si può anche ipotizzare, chissà, una parentela tra i
due personaggi (Giacobbe e Sarastro, figure paterne) che da questi cori
sono introdotti, sotto finale di spettacolo.
La struttura armonica di un episodio che
ritorna spesso nel corso del musical, esposto il più delle volte dalle
voci bianche (Poor poor Joseph), è sorprendentemente simile
all’introduzione della seconda parte del Quintetto del primo atto del
Singspiel mozartiano: la scala discendente armonizzata non è certo
una novità (è la struttura della celebre Passacaglia di Pachelbel), ma
quel che colpisce è l’uso che Lloyd Webber ne fa, in una situazione
teatrale molto simile a quella mozartiana (il commento di un evento in
qualche modo miracoloso).
Mille sono gli spunti, mille gli esempi che
si potrebbero fare, armonici, melodici, ritmici e di strumentazione,
fino ad arrivare a un’autocitazione a posteriori di Jesus
Christ Superstar, che fu scritto dopo, ma inserito prima
dell’ultima canzone come motto. (E in fondo, come altri personaggi
successivi di Lloyd Webber -Evita, ad esempio- Giuseppe e Gesù sono
simili, se non altro in quanto entrambi superstar). Un altro
caso, questo, che ha un equivalente mozartiano, sia pure non nel
Flauto magico, ma nel Don Giovanni, nel cui Finale viene
citata un’aria delle Nozze di Figaro. In questo gioco di
citazioni anche noi abbiamo voluto aggiungerne una, certi di non tradire
lo spirito dell’opera che mettiamo in scena: tre triplici "colonne
d’armonie" inserite prima della spiegazione del sogno di Faraone, che
farà di Giuseppe, da un misero carcerato, il primo ministro dell’intero
Egitto. Speriamo che Andrew ci perdoni, e siamo certi che Wolfgang ci
perdonerà.
Il mito è la festa, la ripetizione sempre
uguale e sempre diversa della stessa vicenda. La vita nel mito, la vita
come ripetizione solenne, spesso inconscia, è una forma di vita storica
già conosciuta nell’antichità, e ha come strumento l’ironia. Il mito, di
cui sono parte tanto la massonica fiaba del Flauto magico quanto
la biblica vicenda di Joseph and the Amazing Technicolor Dreamcoat,
vive in un eterno presente, un presente mitico, appunto, e si rivela,
adesso come nella Canaan del secondo millennio prima della nostra era,
nella Vienna del 1791 come nella Londra del 1968, nel sorriso,
nell’umorismo e nella fiducia nell’uomo e nella sua capacità infinita di
raccontare storie, e sogni.
note di Mario Borciani dal programma di sala
Le foto sono scattate con:
[x] Nikon Coolpix P520 18 Megapixel, Zoom 42X, 3200 ISO, LCD ad
Angolazione Variabile e rigorosamente non hanno subito nessuna post elaborazione.
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