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Auditorium di Milano
Fondazione Cariplo
Domenica 24 agosto 2014, ore 18.00
UN’ESTATE CON LA MUSICA 2014
Il Tango
Come non l’avete mai sentito
ALESSANDRO CERINO e
Crescendo Big Band
Daniele Moretto tromba, flicorno
Gilberto Tarocco sax baritono, clarinetto basso,
flauto contralto, clarinetto
Alyona Afonichkina violino I
Andrea Dall’Olio violino II
Giulia Sandoli viola
Francesca Ruffilli violoncello
Ermanno Novali pianoforte
Franco Finocchiaro contrabbasso
Sebastiano “Bubba” Sempio batteria e percussioni
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Programma:
La Crescendo Big Band di Sandro Cerino a Festival
Tango, con una carrellata di brani celeberrimi da Stravinskij a
Piazzolla, passando per Vivaldi e il cinema.
Lo scorso anno Sandro Cerino e la sua Crescendo Big Band furono
protagonisti di un clamoroso successo all’Auditorium di Milano,
riproponendo in chiave jazz le Quattro Stagioni di Vivaldi, insieme
con l’Ensemble laBarocca de laVerdi, diretto da Ruben Jais. Per
Un’estate con la musica 2014 e Festival Tango, lo strumentista,
arrangiatore, compositore napoletano torna in largo Mahler con un
progetto originale che offrirà al pubblico de laVerdi un inedito
mosaico – interamente all’insegna del Tango – fatto di tessere
diversissime fra loro, se non addirittura (ma solo apparentemente)
contrastanti.
Domenica 24 agosto (ore 18.00), all’Auditorium di Milano in largo
Mahler, potremo così ascoltare dal vivo tanghi celebri
(dall’iconografica Cumparsita di Gerardo Matos Rodríguez a Besame
Mucho di Consuelo Velázquez e Por una cabeza di Carlos Gardel, fino al
Nuevo Tango di Astor Piazzolla con Libertango e Oblivion), per poi
fare una puntata al cinema (con i popolarissimi brani di Moulin Rouge,
Lezioni di Tango, Ultimo tango a Parigi, Scent of Woman), “tuffarsi”
nel classico (con il Tango di Igor Stravinskij, il Tema della Carmen
di Georges Bizet, le rivisitazioni dell’Inverno di Antonio Vivaldi e
de Il volo del calabrone di Nikolaj Rimskij-Korsakov) e arrivare
infine all’oggi, con le musiche originali del leader della band Sandro
Cerino.
Uno spettacolo di grande impatto emotivo, prima del gran finale di
Festival Tango, domenica 7 settembre.
(Info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, orari
apertura: mar – dom, ore 14.30 – 19.00. Tel. 02.83389401/2/3,
www.laverdi.org , biglietti euro
15,00/12,50/9,00)
Seguono immagini della serata:
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Note:
Programma Testi a cura di Sandro Cerino
Gerardo Matos Rodríguez (Montevideo, 1897 – Montevideo, 1948)
La Cumparsita
Anche se detesto il liscio, questo brano immancabile nelle feste di
paese ha una sua profonda intensità in qualunque contesto. Mi ha sempre
affascinato quel suo tema semplice di sole tre note, prima che inizi
l’altra parte più ritmata. Ed è proprio da quelle tre note che parte la
mia versione: dopo un inizio appassionato tutto dedicato al quartetto
d’archi, le tre note fanno capolino anche se riarmonizzate al punto che
il tema ne risulta trasfigurato. La passione è il filo conduttore dal
tema poi esposto all’unisono da tromba e flauto, fino agli
archi che fanno sentire la loro energia quando il famoso arpeggio-frase
Re Do La Fa diesis prende corpo. La tromba e il flauto sono ancora
protagonisti; una parte improvvisata dove si passano la palla fino a
sovrapporsi mentre il resto dell’orchestra li coadiuva crescendo con
loro. Infine sentivo una reiterazione nell’altro tema e mi sono
divertito a farlo “incantare” come un disco che non vuole partire. In
modo che l’ascoltatore che già se l’aspetta debba rimanere in sospeso
fino alla risoluzione della frase, che arriverà dopo essere stata
annunciata più volte, poi spezzata e finalmente in tutta la sua
pienezza. Ma la prima cosa su cui ho lavorato sono state le armonie.
Come si poteva affinarle su un tema così legato al ritmo del Tango nella
sua essenzialità? Ci ho provato, stravolgendo gli accordi, sentendo di
renderla sognante e drammaticamente cinematografica.
Gato Barbieri (Rosario, 1932)
Ultimo Tango a Parigi
Ero in un negozietto di strumenti musicali a Napoli, avevo un sax da
poche settimane e vidi in una vetrina un LP con un sassofonista in
cappello messicano e aria estasiata. Fu il mio primo disco di Gato
Barbieri. Un musicista che è stato all’avanguardia negli anni’70
rielaborando la lezione coltraniana e quella di Ornette Coleman (in un
cd suona proprio l’alto con Don Cherry, storico compagno di Ornette).
L’ho sempre ammirato molto, anche per la sua colonna sonora di Last
Tango in Paris. Un tema che inizia ma può non finire mai, con una
modulazione che riporta all’inizio, una volta finito il giro, le note
avvolgenti di Gato (arrangiate, fra l’altro, da un’altro sassofonista
grande arrangiatore, Oliver Nelson). L’omaggio è inevitabile!
Nell’originale c’è un contrappunto che diventa un controtema: qui
l’introduzione parte proprio da esso, su cui poi si inserisce il tema
più famoso, ma trasfigurato. In onore di Gato, è affidato al sax (alto
anche se lui è un tenorista) che lo porterà fino agli estremi fuori
registro dello strumento.
Sandro Cerino (Napoli, 1958)
Tango di Frank
È stato scritto per lo spettacolo teatrale di Giuseppe Celentano regista
e autore teatrale napoletano con cui ho lavorato molto. Uno di quei
valenti autori che per non staccarsi dalla propria terra, non hanno mai
esportato il loro nome oltre i confini regionali, anche se il loro
valore lo meriterebbe.
Con lui ho realizzato fra l’altro questa commedia ispirata a
Frankenstein Junior e dedicata a due curiosi personaggi: Frank&Stino!
Frank è appunto quello che a un certo punto doveva ballare un tango ed
eccolo qui. Doveva avere il tempo e la melodia di un tango classico,
come se la gente potesse riconoscerlo e quasi dubitare che fosse un
brano originale. Ma un pizzico di “Cerinite” ci voleva e nelle armonie
di certe sequenze cromatiche Cerino c’è. lo stesso Tango rivisto e
riarrangiato è poi stato nel corto e nel documentario di altri due
registi (G. Mondadori e G. Migliarotti) con cui ho lavorato: Mimmo e il
suo ultimo desiderio e Lino Sabattini.
Consuelo Velázquez (Ciudad Guzmán, 1916 – Città del Messico, 2005)
Besame Mucho
Riprendo un arrangiamento per quartetto jazz dedicato al flauto che
avevo già riallargato al progetto Rom (Sulla strada della musica, 2011
Conservatorio di Milano) e ancor più sviluppato nell’Orchestra dei
popoli, sempre al Conservatorio, 2013. Qui è sempre protagonista il
flauto in un arrangiamento rivisto per l’occasione. Ma il celebre brano
stavolta è un tango misto, nel senso che il tempo di Tango si alterna a
un tempo ternario.
Igor Stravinskij (Oranienbaum, Lomonosov, 1882 – New York, 1971)
Tango
Stravinskij è il mio compositore preferito in assoluto. La sua genialità
e la versatilità che gli ha consentito di scrivere dall’opera al
concerto jazzistico per Benny Goodman, la sua propensione per i ritmi
misti e per far suonare gli ensemble di fiati mi hanno stregato da
subito. In realtà l’amore nacque quando un mio caro amico mi diede una
cassetta sulla quale aveva riversato un LP delle sole opere per piano,
fra cui i famosi tre movimenti ripresi dalla Petrucka
e….Tango. Un Tango unico nella sua intensità e nell’intricatezza delle
sue armonie. Anche qui, a tratti, ci sono dei ritmi e delle frasi che
quasi si incantano, che però mai disturbano il carattere puramente
tanguero della composizione. L’avevo già trascritto negli anni ’90 per
il mio Assaxination, un gruppo di 8 sax, e qui ho l’ho riadattato.
Antonio Vivaldi (Venezia, 1678 – Vienna, 1741)
Aria Invernale
La mia versione de Le Quattro Stagioni di Vivaldi intitolata I Colori
delle Stagioni è una delle opere che mi ha dato più soddisfazioni fra le
mie registrazioni: l’allegato al 100° numero di “Suonare News” e i premi
e riconoscimenti ottenuti.
La parte I dell’Aria Invernale è uno dei momenti più intensi di tutta la
riscrittura. La versione di questa sera rispecchia quella originale per
orchestra jazz, ma con un sound diverso, vista la presenza in questa
formazione del quartetto d’archi.
Carlos Gardel (Tolosa, 1890 – Medellín, Colombia, 1935)
Por una cabeza
Celebre tango del prolifico Gardel, è forse l’arrangiamento più
classico, quello su cui la mano dell’arrangiatore che cambia e stravolge
tempi, atmosfere e accordi si è fatta sentire meno. Nascendo come
arrangiamento del progetto Rom che vedeva come protagonisti due ragazzi
che la interpretavano con grande, commovente cuore gitano, ho lavorato
sull’orchestrazione pensando a un sound rom di fisarmoniche e violini
con intrecci armonici tipici da archi.
Ma qualche ritocco armonico ci è scappato anche qui. Anche se in questo
progetto non c’è la fisa, ho voluto mantenere quell’atmosfera.
Nikolaj Rimskij-Korsakov (Tichvin, Novgorod, 1844 – Ljubensk, San
Pietroburgo, 1908)
Il tango del calabrone
Il Calabrone di Rimskij Korsakov ogni tanto si ferma qua e là. La
versione per flauto e piano resa celebre dalla magistrale
interpretazione di J. Galway (ma l’ho sentita di lontano eseguire da un
luminoso Andrea Griminelli all’ottavino) alterna la flessuosità del
flauto a momenti in cui il piano è un tulipano su cui il calabrone
indugia prima di tornare alla rosa preferita, interpretata dal flauto.
In questa versione suicida ho pensato invece di riscrivere il tutto
affidando al flauto una parte che non si ferma per circa sei minuti di
seguito (mi aiuterà ovviamente la respirazione circolare) senza mai
interrompere il folle flusso di inarrestabili semicrome! Ce la farò?
L’armonizzazione poi è tutta basata su cromatismi e accordi in tritono
(Quinta eccedente) e questo rende più surreale il tutto. Ma ci sarà poi
una fine? E quale sarà la fine del calabrone?
Astor Piazzolla (Mar del Plata, 1921 – Buenos Aires, 1992)
Oblivion
Vivo questo tango in tutta la sua drammaticità, nello struggente
semplice tema e nelle profonde armonie. L’ho quindi esaltata, cercando
di insistere sulla liricità del tema con una parte centrale in cui un
ritmo misto e spezzato ci riporta all’intensità del dolore che pulsa
nell’anima. Nella parte lenta spicca la profondità del violoncello
splendidamente interpretata da Francesca. Ma si tratta davvero di una
semplice trascrizione?...
Libertango
Come dire qualcosa di personale (se non originale) su un brano già così
bello, intenso e suonato? Sento di poter dire qualcosa di mio? Se no,
tanto vale riadattare una delle miriadi di trascrizioni che già ci sono
per brani così celebri.
Nel mio caso Curci, l’editore di questo brano, mi ha affidato l’anno
scorso il compito di scriverne una partitura per orchestra sinfonica a
beneficio di orchestre (ci sono molte richieste in America) che
desiderano brani celebri per i loro corposi organici. Quindi è una
domanda che mi ero già fatto. Ho sentito un’ispirazione che verteva sul
crescendo continuo e graduale grazie a orchestrazione e cambi di
tonalità, per poi svuotarsi una volta espresso tutto il pathos di questo
tipico ritmo argentino e della sua melodia, esprimendo un dramma più
interiore nel finale. In questo caso, ho inserito un solo di soprano che
porta l’orchestra a crescere con il suo divenire. Sarò riuscito a dire
la mia in un modo musicale e personale?
Magari l’ardua sentenza fosse ai posteri!... Il verdetto sarà espresso
da voi qui in sala presenti e davanti all’autore in persona. Sono pronto
alla lapidazione! Ah, scusate, ma se ci sarà un bis (come prego), allora
grazie.
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