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MAM Milano Arte Musica
Basilica di San
Vincenzo in Prato
piazzetta Beria di Argentine, angolo via S.
Calocero
Martedì 12 agosto 2014 ore 20.30
Barocco Italiano e Tedesco
Il Giardino Armonico
Giovanni Antonini, direttore
Musiche di Vivaldi, Haendel, Biber, Telemann
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Programma:
Georg Friedrich Händel (1685-1759)
Concerto grosso op. VI n. 7
Antonio Vivaldi (1678-1741)
Sonata “Follia” op. I n. 12 RV 63 per due violini e b.c.
Concerto in re maggiore RV 90 “Il Gardellino” per flauto, oboe (o
violino),violino, fagotto e b.c.
Allegro - Largo - Allegro
Concerto in sol minore RV 104 “La Notte” per flauto, due violini,
basso e b.c.
Largo - Presto (Fantasmi) - Largo - Andante - Presto - Largo (Il
Sonno) - Allegro
Heinrich Ignaz Franz von Biber (1644-1704)
Partita VI in re maggiore da Harmonia Artificiosa-Ariosa. Salzburg
1696
Praeludium (Adagio, Allegro) - Aria con 13 variazioni - Finale
(Adagio, Allegro)
Georg Philipp Telemann (1681-1767) Concerto in do maggiore flauto
dolce, archi e b.c.
Allegretto - Allegro - Andante - Tempo di minuetto
Seguono immagini della serata:
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Note:
Per il decimo appuntamento di Milano Arte Musica ci
spostiamo in San Vincenzo in Prato (piazzetta Beria di Argentine, angolo
via S. Calocero), accogliendo martedì 12 agosto alle ore 20.30 il
gradito ritorno del prestigioso ensemble Il Giardino Armonico diretto da
Giovanni Antonini, che proporrà un programma sul confronto fra la musica
strumentale del grande barocco italiano e quello tedesco, con brani di
Antonio Vivaldi, Heinrich Ignaz Franz von Biber, Georg Friedrich Händel
e Georg Philipp Telemann. Giovanni Antonini è riconosciuto a livelli
internazionali come uno dei massimi conoscitori ed interpreti del
repertorio classico e barocco.
Il rapporto tra la musica strumentale italiana e quella di area tedesca
nella prima metà del Settecento si manifesta nella doppia linea
d’influsso e distinzione.
I concerti grossi dell’op. VI di G. F. Händel, sebbene scritti trent’anni
dopo la frequentazione di Corelli a Roma, si riferiscono ancora al
modello corelliano quanto all’organico di soli archi e al contrasto
sonoro tra concerto grosso e concertino; nello stesso tempo emerge
evidente la personalità di Händel nella maggiore effusione lirica degli
adagi e nell’energia ritmica degli allegri.
Anche G. Ph. Telemann, fin dagli anni della formazione, aveva sentito il
fascino della musica strumentale italiana; lo testimonia lui stesso in
uno scritto autobiografico del 1740, citato da Mattheson. Ancora nel
periodo più maturo dell’attività ad Amburgo pubblica le sei Sonates
corellisantes à deux violons ou traversières, violoncello et fondamento
(1735), dove comunque si differenzia proponendo la possibilità d’impiego
di traversieri al posto dei violini. La sperimentazione nella varietà di
organici nei concerti e nella musica da camera è il corrispettivo in
area tedesca della ricerca di Vivaldi a Venezia, come ben dimostrano i
concerti in programma dove compaiono come strumenti concertanti il
violino, il flauto, l’oboe, il fagotto.
Un ultimo confronto è interessante nel programma del concerto: la
tecnica della variazione nella fantasmagorica giovanile Sonata “Follia”
di Vivaldi e l’Aria con 13 variazioni nella Partita VI dell’ultimo
capolavoro di H. I. F. von Biber Harmonia Artificiosa-Ariosa: diversi
mode accordata. Biber marca la differenza con la tecnica violinistica
italiana facendo sfoggio di tutte le sue innovazioni tecniche
violinistiche e l’uso “artificioso” delle “scordature”. Paradossalmente
dopo le prime cinque Partite con scordature sempre diverse, la VI
Partita, che è nella normale accordatura, appare comunque come
un’ulteriore nuova accordatura.
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