|  | Giovedì 15 agosto 2013 
      (ore 20.30)Auditorium di Milano, largo Gustav Mahler
 Un’estate con la musica 2013 la stagione estiva de laVerdi
 Dal barocco al jazz, tutti i 
      colori
 delle “Quattro stagioni”
 di Antonio Vivaldi
 Gianfranco Ricci, violino
 laVerdi Barocca
 Direttore
      
      Ruben Jais
 
 Crescendo Big Band
 Direttore
      
      Sandro Cerino
 
 Per info e prenotazioni: 02.83389401/2/3, 
      www.laverdi.org
 Biglietti: Euro 17,00
 
      
       
        
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          | Programma: 
 Seguono immagini della serata:   |  
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  Ruben Jais - direttore LaVerdi 
barocca   
   
   
  Franz Silvestri - maestro al 
cembalo   
   
  Gianfranco Ricci - primo 
violino solista   
   
   
   
   
  Claudia Monti - violini II   
  Violini I : Alessandro Bares   
   
   
   
   
  Maurizio Scandelli   
   
  Nicola Provetti 
   
   
  Alessandro (Sandro) Cerino   
  Marco Ricci - contrabbasso   
   
  Stefano Bertoli - percussioni   
  Ermanno Novati - pianoforte   
   
  Renata Vinci - sassofoni   
   
   
  Alberto Mandarini - tromba e 
flicornoDaniele Moretto - tromba, tromba naturale, flicorno piccolo
   
   
   
  Ruggero Pari - corno   
  Rudy Migliardi - trombone e 
tuba   
   
  Daniele Moretto - tromba, 
tromba naturale, flicorno piccolo   
 
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
  Alessio De Paoli -contrabbassoCarlo Sgarra  -contrabbasso
   
  Luca Trolese - viola   
   
   
 
   
   
   
   
   
   
   
   
   
  Gilberto Tarocco - sax tenore 
e baritono, clrinetto basso, flauto in sol   
   
   
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          |  |  Note: 
        Un Ferragosto davvero speciale con laVerdi. Se 
        infatti pensavate di sapere tutto (o quasi) di un’opera come le “Quattro 
        stagioni” di Antonio Vivaldi, tra le più eseguite in ogni parte del 
        mondo e amate dal pubblico di tutto il mondo, allora abbiamo una 
        sorpresa per voi! Un’estate con la musica 2013 fa spazio a laVerdi 
        Barocca, l’ensemble specialistico della “scuderia” di largo Mahler 
        fondato e diretto dal milanese Ruben Jais, per proporre il capolavoro 
        del genio veneziano. Ma questa volta, sul palco dell’Auditorium, le 
        orchestre saranno due. laVerdi Barocca, infatti, sarà affancata dalla Crescendo Big Band, 
        ensemble jazzistico diretto dallo strumentista, compositore e 
        arrangiatore napoletano Sandro Cerino.
 I due gruppi alterneranno l’esecuzione dei quattro concerti vivaldiani 
        (Primavera, Estate, Autunno, Inverno) nella versione originale e nella 
        elaborazione jazz: il risultato sarà un affresco musicale certamente 
        originale, che aggiungerà nuovi colori alle “stagioni” vivaldiane, senza 
        nulla togliere al rigore della tradizione.
 
 
 Le quattro stagioni
 Vivaldi dipinge con la musica un tipico paesaggio italiano durante il 
        ciclo naturale delle stagioni e le didascalie dei sonetti anonimi ai 
        quali si riferì (trascrivendoli in partitura, benché non destinati 
        all'esecuzione) ci fanno immaginare ciò che la musica descrive abilmente 
        con i suoni. Nelle Stagioni non immaginiamo solo paesaggi naturali ma, a 
        pensarci bene, anche paesaggi dell'animo che cambiano con il tempo. 
        Vivaldi portò all'apice la forma musicale del concerto per violino 
        solista e orchestra, affidando all'orchestrazione una funzione narrativa 
        attraverso diverse soluzioni tecniche: malinconici e frenetici temi, 
        imitazioni onomatopeiche di personaggi e fenomeni naturali, uso 
        scaltrito delle dinamiche e dei moduli ritmici. Su tutti il trionfo del 
        violino solista, sfruttato in tutte le possibilità timbriche, espressive 
        e tecniche.
 nel celeberrimo Allegro iniziale del primo concerto, La Primavera, il 
        canto degli uccelli festosi viene associato a un tema ripetuto sei volte 
        dal tutti orchestrale. il trionfo della natura si ascolta nel placido 
        scorrere dell'acqua, attraverso i sedicesimi legati degli archi e 
        nell'episodio dei tuoni, realizzato con una stessa nota ribattuta con 
        enfasi. nel Largo seguente spiccano tre elementi complementari, ognuno 
        dei quali rappresentato da uno strumento diverso, che creano un 
        paesaggio sonoro completo: il tema delicato del violino solista 
        interpreta il "Caprar che dorme", "il mormorio di fronde e piante" è 
        affidato al gruppo degli altri violini e infine le note ribattute dalle 
        viole imitano l'abbaiare del cane. Nell'Allegro finale ritorna la danza 
        di "Ninfe e Pastori", il dialogo tra il violino solista e il gruppo 
        orchestrale rende la gioia del risveglio primaverile.
 Il secondo concerto, L'Estate, si apre su una scena degna della migliore 
        Arcadia letteraria. Un placido pastorello riposa beato al sole, mentre 
        intorno suona un'orchestra di voci della natura: il cucco, la tortorella, 
        il cardellino e i venti Zeffiro e Borea. Ma il tranquillo riposo del 
        pastore dura poco, perché viene disturbato dai venti, dai tuoni e dalle 
        mosche che danneggiano "le altere Spiche" di grano. Per il suo carattere 
        brillante questo concerto rimanda efficacemente l'immagine fonica 
        dell'estate resa attraverso riusciti artifici tecnici; la tempesta viene 
        descritta gradualmente dal pastore: prima da lontano (Allegro non molto 
        - Allegro), quindi il pastore si spaventa per l'improvviso temporale 
        (Adagio presto) e infine la violenza della tempesta in azione (Presto).
 Nell'Allegro del terzo concerto, L'Autunno, Vivaldi mette in scena 
        Bacco, utilizzando due elementi contrapposti: il "ballo e canto dei 
        villanelli" e la descrizione di un contadino ubriaco rappresentato dal 
        violino solista. L'Adagio rappresenta uno dei momenti più lirici 
        dell'opera: il sonno che colpisce i contadini viene reso attraverso un 
        uso moderno sia della timbrica che dell'armonia. il clima trasognato 
        viene bruscamente interrotto dall'Allegro finale che dipinge una scena 
        archetipica di caccia con bestie in fuga, cacciatori e cani al seguito, 
        musicalmente resa attraverso il dialogo serrato del violino solista con 
        l'orchestra. Nel quarto concerto, L'Inverno viene descritto 
        magistralmente nei suoi tre movimenti. Nell'Allegro è protagonista il 
        vento gelido e potente, nell'Adagio il meraviglioso tema del violino 
        solista si staglia sui pizzicati degli archi che simboleggiano la 
        pioggia cadente, mentre nell'Allegro finale ritornano i venti 
        nell'impetuoso tutti orchestrale. Così finiscono le Stagioni di Vivaldi, 
        ma se ne aprono altre quattro. Dopo tutto, un ciclo naturale non 
        s'interrompe mai.
 Lorenzo Sorbo
 
 I colori jazz delle Stagioni
 Le Quattro Stagioni sono una delle opere più popolari ed eseguite nel 
        panorama della musica classica. Tuttavia l'intensità delle melodie, la 
        modernità delle armonie e l'incisività dei passaggi virtuosistici fanno 
        si che Antonio Vivaldi non possa essere relegato in unico genere 
        musicale o periodo storico. La sua musica è un grande stimolo per 
        compositori, arrangiatori e musicisti dei giorni nostri. Fu Keir a farmi 
        venire l'idea. Non Keir Dullea, il protagonista di 2001: A Space odissey, 
        ma il valente sassofonista Mauro Cassinari detto appunto 'Keir' per la 
        straordinaria somiglianza con l'attore. Uno dei primi a far parte della 
        mia formazione di 8 sax chiamata Assaxinaction, Keir possiede doti da 
        improvvisatore, ma svolge la sua attività soprattutto nell'ambito della 
        musica classica. Il fatto che in repertorio avessimo un mio 
        arrangiamento del Tango di Stravinsky e che alcuni brani avessero una 
        struttura da musica contemporanea, più di una volta ci aveva portato a 
        parlare della possibilità di rivisitare brani di musica classica. La mia 
        idea era che tanto più il brano fosse stato barocco, tanto più 
        l'arrangiamento avrebbe potuto essere moderno, in quanto non vincolato 
        da armonie complesse che in qualche modo danno già un indirizzo e un 
        certo senso a una melodia. La mia scelta cadde su Antonio Vivaldi.
 Una cosa che mi aveva colpito era la scoperta della cosiddetta “musica a 
        programma”. Nell'età barocca era in voga darsi un tema per la propria 
        musica e Vivaldi lo aveva fatto in molte sue composizioni come il 
        Cardellino (con assolo di flauto molto cinguettanti) e il Mare (ricco di 
        arpeggi “ondeggianti”). nelle Stagioni, però era andato oltre. Non solo 
        aveva scritto dei versi poetici prima di ogni stagione, ma addirittura 
        aveva specificato come parti e personificazioni dei suoi versi venissero 
        rappresentati. Ed ecco che sotto un'arcata del violoncello da suonarsi 
        sempre forte in un contesto bucolico placido e rilassato c'è scritto: il 
        cane che grida.
 Ho così raccolto il messaggio sonoro ed emozionale di Vivaldi, 
        rispettandone non solo la logica e la costruzione di frasi e 
        modulazioni, ma anche e soprattutto i versi poetici che l'autore aveva 
        affiancato alla musica. Ne risulta un lavoro per orchestra in cui il 
        jazz ritrova una sua dimensione sinfonica oggi caduta un po’ in disuso e 
        la musica classica riacquista lo spirito d'improvvisazione che a partire 
        dalla metà del XVIII secolo è andato perso. In I Colori delle Stagioni 
        entrambi i modi di lettura sono presenti, non solo alternativamente, ma 
        anche simultaneamente.
 Nascono così quattro nuove Stagioni che non hanno la pretesa di 
        sostituire le precedenti, ma di integrarsi ad esse divenendo otto 
        stagioni in I Colori delle Stagioni. Undici esploratori, al termine di 
        un'odissea musicale, approdano ad uno sconosciuto universo sonoro.
 Ogni stagione ha una sua diversa caratterizzazione strumentale e 
        stilistica: Primavera dedicata ai legni e stilisticamente ispirata al 
        periodo delle grandi orchestre (Ellington, Basie, Kenton); Estate 
        dedicata ai sassofoni e in stile latino; Autunno, ottoni in stile West 
        Coast e Inverno ove gli strumenti bassi (clarinetti basso e 
        contrabbasso, flauto basso e tuba) mettono la loro sonorità al servizio 
        della sperimentazione e dell'improvvisazione tonale e atonale.
 L'escursus stilistico era venuto da solo, non l'avevo deciso io, mentre 
        la caratterizzazione mediante strumenti era stata una scelta ben precisa 
        che avevo fatto prima di ogni Stagione. Una cosa che particolarmente mi 
        piaceva era aver recuperato il concetto d'improvvisazione barocca: 
        affianco a molti soli basati sulle armonie, c'erano degli spazi per 
        alcuni solisti (soprattutto per il trombettista esperto di musica 
        barocca F. Grigolo) che avrebbero eseguito cadenze improvvisate come un 
        tempo avveniva, prima che si decidesse di trascriverle e che quindi 
        diventassero obbligate all'interno di un brano. Inoltre erano presenti 
        entrambi i modi di pronuncia: quello jazzistico (odd) per la maggior 
        parte dell'opera e per i soli sugli accordi, ma anche quello classico (even) 
        in alcuni punti scritti da utilizzarsi per le cadenze.
 Alessandro Cerino
 
 Sonetti per Le quattro stagioni
 Le partiture delle Stagioni, furono edite la prima volta ad Amsterdam 
        nel 1725 da Michel-Charles Le Cène (Honfleur, 1684 - Amsterdam, 1743) in 
        due volumi. Erano corredate da sonetti esplicativi, con l'aggiunta di 
        alcune lettere dell'alfabeto per mettere in grado il lettore di 
        ritrovare facilmente nella musica i passi corrispondenti del testo.
 
 Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi
 www.laverdi.org
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