Attilio Ariosti Ouverture e gavotta da Vespasiano
Georg Friedrich Haendel “Cara Sposa” da Rinaldo (vers.1731)
Domenico Sarro "Forti schiere vicino è il momento" da Partenope
Johann Adolph Hasse "Pallido il sole" da Artaserse
Giovanni Battista Mele "Non cerchi innamorarsi" da Angelica e Medoro
Nicola Antonio Porpora "Quel vasto quel fiero" da Polifemo
Attilio Ariosti "Io parto e sallo i numi" da Tito Manlio
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Georg Friedrich Haendel Ouverture (versione 1711) da Rinaldo
Georg Friedrich Haendel “Se fiera belva ha cinto” da Rodelinda
Georg Friedrich Haendel “Venti, turbini” (vers. 1731) da Rinaldo
Leonardo Vinci “Luci care, mio diletto" da Astianatte
Attilio Ariosti “Voi d’un figlio tanto misero” da Coriolano
Antonio Vivaldi “In braccio de’ contenti” da Gloria et Himeneo
La quarta stagione dell’Orchestra laVerdi Barocca
si chiude con un programma inedito e originale, ispirato e dedicato
alla figura, al ruolo e – naturalmente – alla voce del contralto,
protagonista indiscusso dell’opera barocca settecentesca.
L’ensemble specialistico del laVerdi, diretto dal suo fondatore Ruben
Jais, propone dunque un potpourri di arie – oltre a due ouverture - di
autori noti e meno noti che contribuirono a segnare la fortuna del
timbro contraltile nel “Secolo del lumi”, con il compositore
britannico di origine tedesca Georg Friedrich Händel a fare la parte
del leone.
Guest star dell’Auditorium, per questa speciale proposta di fine
stagione, due interpreti - scentemente declinati al femminile e al
maschile - di valore assoluto nel panorama internazionale e
particolarmente amati dal pubblico di largo Mahler: il contralto Sonia
Prina e il controtenore Filippo Mineccia.
LaVerdi Barocca Attilio Ariosti "Io
parto e sallo i numi" da Tito Manlio
Mercoledì 15 maggio 2013 - ore 20.30
Auditorium di Milano Fondazione Cariplo Largo Gustav Mahler Milano
Contralti eroici
Orchestra laVerdi Barocca
Contralto Sonia Prina
Controtenore Filippo Mineccia
Direttore Ruben Jais
Il timbro contraltile ebbe il suo maggiore sviluppo
tra la fine del XVII e la prima metà del XVIII. Fondamentale per
diversificare e variare la gamma delle voci presenti nelle opere
barocche, affollatissime di personaggi, il contralto veniva utilizzato
al pari delle voci sopranili per impersonare ruoli principali e
drammatici, per quelli secondari e per quelli comici. Un esempio varrà
per tutti: il Giulio Cesare di Händel. Quest’opera, scritta nel 1724 e
considerata il capolavoro assoluto in campo operistico del grande
compositore britannico di origine tedesca, esemplifica al meglio la
nostra trattazione in quanto su sette ruoli in cui si articola l’opera
quattro sono affidati a contralti pur presentando caratteristiche vocali
assai diverse. Händel quindi disegna con una varietà musicale
impressionante e col suo stile impeccabile quattro ruoli profondamente
diversi ma legati dalla stessa estensione vocale.
Tuttavia già verso la metà del secolo si assiste a una lenta ma
progressiva scomparsa della corda contraltile. Le cause sono plurime e
di diversa natura: lo sviluppo della tecnica vocale che porta molti
contralti (soprattutto femminili) ad ampliare la propria estensione
verso orizzonti sopranili creando quello che sarebbe stato nel secolo
successivo il timbro del mezzosoprano; il progressivo ampliamento delle
orchestre (con l’aggiunta di fiati in misura stabile) probabilmente
richiedeva un estensione sempre più verso il registro acuto per
sostenere una mole sonora molto più imponente; e ancora - non ultimo -
il mutamento dei gusti del pubblico e dei compositori che probabilmente,
nella rigida divisione tra voci femminili e maschili che le nuove
tendenze operistiche andavano portando, avevano difficoltà a catalogare
una voce molto varia in termini di estensione, timbro, e colore come
quella contraltile.
Quali che siano le cause, i contralti spariscono dalla scena vocale
proprio verso la fine del “Secolo dei lumi”.
La ricerca effettuata per la realizzazione di questo concerto si è volta
principalmente alla riscoperta del repertorio operistico dedicato ai più
celebri cantanti contralti della prima metà del XVIII secolo.
Investigando tra manoscritti, libretti e letteratura specifica, sono
così venute alla luce opere di straordinaria bellezza e particolarità in
cui i compositori del tempo dimostrarono tutta la loro arte. Accanto ai
nomi ormai celebri di Antonio Vivaldi , G. F. Händel e di J. Adolph
Hasse, appaiono in questo programma nomi di autori meno conosciuti ma
egualmente grandi.
Il concerto si apre infatti con la meravigliosa sinfonia dal Vespasiano
del bolognese Attilio Ariosti (1666 –1729), celebre virtuoso di viola
d’amore e attivo per molti anni a Vienna, Berlino e Londra. Di Ariosti
sono anche lo struggente duetto Io parto e sallo i numi dal Tito Manlio,
rappresentato a Londra nel 1717, e la grande scena Spirate o iniqui
marmi scritta per il Senesino tratta dal Caio Marzio Coriolano (Londra
1723). Sempre per Senesino sono le arie di Händel Se fiera belva ha
cinto per Rodelinda del 1724 e Cara Sposa per la ripresa del Rinaldo del
1731. Con l’aria trionfale Forti Schiere scritta per il castrato Felice
Novelli e tratta dalla Partenope del 1724, abbiamo voluto invece
ricordare Domenico Sarro (1679-1744), pugliese d’origine ma
naturalizzato napoletano, celebre compositore di opere serie e buffe.
Concludono questa galleria di grandi compositori per lo più legati alla
scuola napoletana Leonardo Vinci (Napoli 1694 - Napoli 1730), con un
elegante duetto scritto per le contralto Diana Vico e Vittoria Tesi
tratto dall’Astianatte del 1725 e Nicola Porpora (1686-1768) con la
stupenda aria Quel vasto quel fiero, sempre scritta per il Senesino e
tratta dal Polifemo del 1724. Il Porpora fu capostipite insieme al Vinci
della nuova scuola operistica che traghettò lo stile compositivo tardo
barocco al cosiddetto stile Galante. E grande esponente del nuovo stile
fu il napoletano Giovanni Battista Mele (1693 o 1694 o 1701 – dopo 1752)
attivo in Spagna per molti anni, qui presente con l’ ria Non cerchi
innamorarsi tratta dell’Angelica e Medoro (Madrid, 1747) scritta per la
contralto Lisabetta Uttini.
Questo concerto vuole essere dunque un omaggio a tutti quei cantanti con
che resero celebre la corda contraltile eda tutti quei compositori che
scrissero per loro, descrivendo con grazia e bellezza una delle pagine
più gloriose della storia dell’opera italiana.
Ruben Jais, direttore
Milanese, contemporaneamente agli studi universitari, ha compiuto gli
studi musicali presso il Conservatorio di Musica “Giuseppe Verdi” della
sua città, diplomandosi in Musica corale e Direzione di Coro e in
Composizione Polifonica Vocale. Si è inoltre diplomato in Composizione,
sempre presso lo stesso Conservatorio, dove ha anche compiuto gli studi
di Direzione d’Orchestra, perfezionandosi, in seguito, con masterclass
all’estero.
È stato Maestro del Coro presso il Coro Sinfonico di Milano Giuseppe
Verdi dalla sua fondazione al 2007. Con tale ruolo ha collaborato, tra
gli altri, con Romano Gandolfi, Riccardo Chailly, Claudio Abbado,
Luciano Berio, Oleg Caetani, Claus Peter Flor, Christopher Hogwood,
Vladimir Jurowski, Helmuth Rilling. È Direttore Residente e Responsabile
delle Attività Artistiche dell’Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di
Milano Giuseppe Verdi. Nel 2008 ha istituito l’Orchestra laVerdi
Barocca, ensemble specializzato nell’esecuzione della musica barocca,
con il quale affronta i maggiori capolavori di tale repertorio sia
sinfonico che operistico: dal 2009 laVerdi Barocca affianca le altre
stagioni della Fondazione, con una serie di concerti-appuntamenti
dedicati ai capolavori sacri legati alle maggiori ricorrenze liturgiche.
Jais è anche Direttore Musicale della Mailänder Kantorei, formazione
legata alla comunità tedesca di Milano, con la quale si dedica
soprattutto al repertorio della nazione germanica, dal barocco al
romanticismo.
LaVerdi Barocca
E' un ensemble di musicisti specializzati, esterni alla formazione
sinfonica (tranne Gianfranco Ricci, uno dei primi violini dell’Orchestra
con esperienza avendo suonato con l’Accademia Bizantina), e di coristi
(16 elementi, 4 per parte) diretti da Gianluca Capuano, conoscitore del
repertorio Cinque-Seicentesco per il quale “il punto di forza del
complesso barocco è quello di essere tutto giovane, tutto italiano e
molto motivato”. Insomma, una nuova generazione specializzata
nell’antico repertorio e inserita nella struttura “madre” de laVerdi.
Direttore de laVerdi Barocca è Ruben Jais, Direttore Residente e
Responsabile delle Attività artistiche de laVerdi, esperto del
repertorio Sei-Settecentesco, che intende affrontare le opere in termini
filologici, con strumenti originali o copie di epoca barocca.
L'ensemble – impegnato nella sua quarta stagione consecutiva dalla
fondazione, all’Auditorium di largo Mahler - è costituito da musicisti e
coristi che hanno svolto il loro percorso di studi approfondendo le
pratiche di esecuzione barocca, suonando strumenti originali o copie di
strumenti del '600/'700, applicando le regole del canto esplicate nei
trattati coevi. Questo approccio offre, ovviamente, la possibilità di
misurarsi in modo più diretto con le caratteristiche di un repertorio
vastissimo e ricco di capolavori strumentali e corali, di avvicinarsi
con occhio più attento all'estrema ricchezza di dettagli di tale
repertorio.
Sonia Prina, contralto Ha studiato al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, dove si è
diplomata in tromba e canto. Nel 1994 è stata ammessa all’Accademia del
Teatro alla Scala per giovani cantanti e dal 1997 ha cominciato a
esibirsi in opere con speciale interesse per il Barocco. La sua rara
voce da contralto è diventata velocemente nota sulle scene liriche, al
punto di essere riconosciuta universalmente come una delle voci leader
da contralto della sua generazione. E’ particolarmente conoscitrice
dell’opera di Haendel. A soli 23 anni, ha debuttato al Teatro alla Scala
come Rosina nel Barbiere di Siviglia di Rossini con Riccardo Chailly e
Juan Diego Florez come Almaviva. Si esibisce in recital in tutta Europa,
Sud America e Giappone con importanti orchestre barocche quali Accademia
Bizantina, Il Giardino Armonico, Le Concert d’Astrée,
Kammerorchesterbasel, Ensemble Matheus. Ha inciso La Senna festeggiante
e L’Olimpiade di Vivaldi con R. Alessandrini (Naïve); Orfeo di
Monteverdi e Il Trionfo del Tempo e del Disinganno di Handel con E. Haim
(Emi/Virgin); Lotario di Handel per BMG e Rodelinda per Deutsche
Grammophon con Alan Curtis. Ha in progetto in Dvd Ascanio in Alba al
Festival di Salisburgo e La Pietra di Paragone al Théâtre du Châtelet di
Parigi.
Filippo Mineccia, controtenore
Nato a Firenze (1981), ha iniziato i suoi studi musicali molto presto
presso la Scuola di musica di Fiesole, cantando come voce bianca nel
coro polifonico. In seguito si è dedicato allo studio del violoncello
diplomandosi al Conservatorio Statale di Musica di Firenze (marzo 2006).
Nel luglio 2008 si è diplomato in canto sotto la guida del Maestro
Gianni Fabbrini nello stesso conservatorio. Ha conseguito nell’ottobre
2011 la laurea specialistica in canto lirico, sotto la guida della
professoressa Donatella Debolini. Svolge un’intensa attività di ricerca
riguardante il repertorio vocale del ‘6/’700 degli evirati cantori,
ricostruendo carriere, biografie, prassi esecutiva dei più importanti
castrati dell’epoca barocca. Ha lavorato con numerosi ensamble ai
massimi livelli, tra cui Complesso Barocco, Concerto Kolln, Accademia
Bizantina, I Barocchisti, Cappella de’Turchini, Collegium Marianum,
Orchestra Barocca Catalana, Auser Musici, Camerata strumentale di Prato
e, naturalmente, laVerdi Barocca. Dal 2005 ha iniziato la sua carriera
come controtenore solista, dando numerosi concerti e recital e
aggiudicandosi numerosi premi e riconoscimenti vocali nazionali e
internazionali come: tra i più recenti, il primo premio al Concorso
internazionale di canto barocco Francesco Maria Ruspoli (ottobre 2011).
Ha registrato Ercole sul Termodonte di Vivaldi, direttore Alan Curtis (DVD
Dynamic) e L’adorazione dei Magi di Cristoforo Caresana, con il
Complesso de’ Turchini, diretto da Antonio Florio (CD Glossa).