| I testi delle arie cantate 
 IL CORSARO(Teatro Grande di Trieste il 25 ottobre 1848)
 Non so le tetre immagini, aria di Medora Atto I (s.)
 MEDORAEgli non riede ancora!
 Oh come lunghe, eterne,
 quando lungi è da me, l'ore mi sono!
 (Prende l'arpa.)
 Arpa che or muta giaci, vieni,
 ed i miei sospiri seconda, sì,
 che più veloce giunga il flebile lamento
 al cor dal mio fedel sull'ali al vento.
 Non so le tetre immagini
 fugar del mio pensiero,
 sempre dannata a gemere
 all'ombra d'un mistero:
 e se di speme un pallido
 raggio su me traluce.
 è passeggiera luce
 di lampo ingannator.
 Meglio è morir! Se l'anima
 sen voli in seno a Dio;
 se il mio Corrado a piangere
 verrà sul cener mio:
 premio una cara lagrima
 chieggo all'amor soltanto,
 virtù non niega il pianto
 per chi moria d'amor.
 
 MACBETH (Teatro della Pergola di Firenze, 14 marzo 1847)
 Pietà, rispetto e amore (br.)
 Perfidi! All'anglo contro me v'unite!Le potenze presaghe han profetato:
 "Esser puoi sanguinario, feroce;
 Nessuno nato da donna ti nuoce".
 No, non temo di voi, né del fanciullo
 Che vi conduce! Raffermar sul trono
 Questo assalto mi debbe,
 O sbalzarmi per sempre... Eppur la vita
 Sento nelle mie fibre inaridita!
 Pietà, rispetto, amore,
 Conforto ai dì cadenti,
 Non spargeran d'un fiore
 La tua canuta età.
 Né sul tuo regio sasso
 Sperar soavi accenti:
 Sol la bestemmia, ahi lasso!
 La nenia tua sarà!
 
 LA TRAVIATA(Teatro La Fenice, 6 marzo 1853)
 Madamigella Valery .. (Duettone Atto II ; s.&br.)
 GERMONT
 Madamigella Valery?
 
 VIOLETTA
 Son io.
 
 GERMONT
 D'Alfredo il padre in me vedete!
 
 VIOLETTA
 (Sorpresa, gli accenna di sedere.)
 Voi!
 
 GERMONT
 (sedendo)
 Si, dell'incauto, che a ruina corre,
 Ammaliato da voi.
 
 VIOLETTA
 (alzandosi risentita)
 Donna son io, signore, ed in mia casa;
 Ch'io vi lasci assentite,
 Più per voi che per me.
 
 (per uscire)
 
 GERMONT
 (Quai modi!) Pure
 
 VIOLETTA
 Tratto in error voi foste.
 
 (Torna a sedere.)
 
 GERMONT
 De' suoi beni
 Dono vuol farvi
 
 VIOLETTA
 Non l'osò finora
 Rifiuterei.
 
 GERMONT
 (guardandosi intorno)
 Pur tanto lusso
 
 VIOLETTA
 A tutti
 È mistero quest'atto
 A voi nol sia.
 (Gli dà le carte.)
 
 GERMONT
 (dopo averle scorse coll'occhio)
 Ciel! che discopro!
 D'ogni vostro avere
 Or volete spogliarvi?
 Ah, il passato perché, perché v'accusa?
 
 VIOLETTA
 (con entusiasmo)
 Più non esiste or amo Alfredo, e Dio
 Lo cancellò col pentimento mio.
 
 GERMONT
 Nobili sensi invero!
 
 VIOLETTA
 Oh, come dolce
 Mi suona il vostro accento!
 
 GERMONT
 (alzandosi)
 Ed a tai sensi
 Un sacrificio chieggo
 
 VIOLETTA
 (alzandosi)
 Ah no, tacete
 Terribil cosa chiedereste certo
 Il previdi v'attesi era felice
 Troppo
 
 GERMONT
 D'Alfredo il padre
 La sorte, l'avvenir domanda or qui
 De' suoi due figli.
 
 VIOLETTA
 Di due figli!
 
 GERMONT
 Si.
 Pura siccome un angelo
 Iddio mi die' una figlia;
 Se Alfredo nega riedere
 In seno alla famiglia,
 L'amato e amante giovane,
 Cui sposa andar dovea,
 Or si ricusa al vincolo
 Che lieti ne rendea
 Deh, non mutate in triboli
 Le rose dell'amor.
 Ai preghi miei resistere
 Non voglia il vostro cor.
 
 VIOLETTA
 Ah, comprendo dovrò per alcun tempo
 Da Alfredo allontanarmi doloroso
 Fora per me pur
 
 GERMONT
 Non è ciò che chiedo.
 
 VIOLETTA
 Cielo, che più cercate? offersi assai!
 
 GERMONT
 Pur non basta
 
 VIOLETTA
 Volete che per sempre a lui rinunzi?
 
 GERMONT
 È d'uopo!
 
 VIOLETTA
 Ah, no giammai!
 Non sapete quale affetto
 Vivo, immenso m'arda in petto?
 Che né amici, né parenti
 Io non conto tra i viventi?
 E che Alfredo m'ha giurato
 Che in lui tutto io troverò?
 Non sapete che colpita
 D'altro morbo è la mia vita?
 Che già presso il fin ne vedo?
 Ch'io mi separi da Alfredo?
 Ah, il supplizio è si spietato,
 Che morir preferirò.
 
 GERMONT
 È grave il sacrifizio,
 Ma pur tranquilla udite
 Bella voi siete e giovane Col tempo
 
 VIOLETTA
 Ah, più non dite
 V'intendo m'è impossibile
 Lui solo amar vogl'io.
 
 GERMONT
 Sia pure ma volubile
 Sovente è l'uom
 
 VIOLETTA
 (colpita)
 Gran Dio!
 
 GERMONT
 Un dì, quando le veneri
 Il tempo avrà' fugate,
 Fia presto il tedio a sorgere
 Che sarà' allor? pensate
 Per voi non avran balsamo
 I più' soavi affetti|
 Poiché' dal ciel non furono
 Tai nodi benedetti.
 
 VIOLETTA
 È vero!
 
 GERMONT
 Ah, dunque sperdasi
 Tal sogno seduttore
 Siate di mia famiglia
 L'angiol consolatore
 Violetta, deh, pensateci,
 Ne siete in tempo ancor.
 E' Dio che ispira, o giovine
 Tai detti a un genitor.
 
 VIOLETTA
 (con estremo dolore)
 (Cosi' alla misera - ch'è un dì caduta,
 Di più' risorgere - speranza è muta!
 Se pur beneficio - le indulga Iddio,
 L'uomo implacabile - per lei sarà.)
 (a Germont, piangendo)
 Dite alla giovine - sì bella e pura
 Ch'avvi una vittima - della sventura,
 Cui resta un unico - raggio di bene
 Che a lei il sacrifica - e che morrà!
 
 GERMONT
 Si, piangi, o misera - supremo, il veggo,
 E' il sacrificio - ch'ora io ti chieggo.
 Sento nell'anima - già le tue pene;
 Coraggio e il nobile - cor vincerà.
 
 (Silenzio.)
 
 VIOLETTA
 Or imponete.
 
 GERMONT
 Non amarlo ditegli.
 
 VIOLETTA
 Nol crederà.
 
 GERMONT
 Partite.
 
 VIOLETTA
 Seguirammi.
 
 GERMONT
 Allor
 
 VIOLETTA
 Qual figlia m'abbracciate forte
 Così sarò.
 (S'abbracciano.)
 Tra breve ei vi fia reso,
 Ma afflitto oltre ogni dire. A suo conforto
 Di colà volerete
 
 (Indicandogli il giardino, va per scrivere.)
 
 GERMONT
 Che pensate?
 
 VIOLETTA
 Sapendol, v'opporreste al pensier mio.
 
 GERMONT
 Generosa! e per voi che far poss'io?
 
 VIOLETTA
 (tornando a lui)
 Morrò! la mia memoria
 Non fia ch'ei maledica,
 Se le mie pene orribili
 Vi sia chi almen gli dica.
 
 GERMONT
 No, generosa, vivere,
 E lieta voi dovrete,
 Merce' di queste lagrime
 Dal cielo un giorno avrete.
 
 VIOLETTA
 Conosca il sacrifizio
 Ch'io consumai d'amor
 Che sarà' suo fin l'ultimo
 Sospiro del mio cor.
 
 GERMONT
 Premiato il sacrifizio
 Sara' del vostro amor;
 D'un opra cosi' nobile
 Sarete fiera allor.
 
 VIOLETTA
 Qui giunge alcun: partite!
 
 GERMONT
 Ah, grato v'è il cor mio!
 
 VIOLETTA
 Non ci vedrem più forse.
 (S'abbracciano.)
 
 A DUE
 Siate felice Addio!
 
 (Germont esce per la porta del giardino.)
 
 DON CARLO(11 marzo 1867 al Théâtre de l'Académie Impériale de Musique di 
          Parigi)
 O Carlo, ascolta (br.)
 RODRIGO (ferito mortalmente): Per me! La vendetta del Re - tardare non potea!
 (Cade nelle braccia di Don Carlo)
 O Carlo, ascolta, la madre t'aspetta
 A San Giusto doman; tutto ella sa...
 Ah! la terra mi manca... Carlo mio,
 A me porgi la man!...
 Io morrò, ma lieto in core,
 Ché potei così serbar
 Alla Spagna un salvatore!
 Ah!... di me... non... ti... scordar!...
 (Muore. Don Carlo cade disperatamente sul corpo di Rodrigo)
 
 LA TRAVIATA(Teatro La Fenice, 6 marzo 1853)
 Addio del passato (sop.)
 
 VIOLETTA (Trae dal seno una lettera.)
 "Teneste la promessa la disfida
 Ebbe luogo! il barone fu ferito,
 Pero' migliora Alfredo
 E' in stranio suolo; il vostro sacrifizio
 Io stesso gli ho svelato;
 Egli a voi tornerà pel suo perdono;
 Io pur verrò Curatevi meritate
 Un avvenir migliore. -
 Giorgio Germont".(desolata)
 È tardi!(Si alza.)
 Attendo, attendo ne' a me giungon mai! . . .
 (Si guarda allo specchio.) Oh, come son mutata!
 Ma il dottore a sperar pure m'esorta!
 Ah, con tal morbo ogni speranza è morta.
 Addio, del passato bei sogni ridenti,
 Le rose del volto già son pallenti;
 L'amore d'Alfredo pur esso mi manca,
 Conforto, sostegno dell'anima stanca
 Ah, della traviata sorridi al desio;
 A lei, deh, perdona; tu accoglila, o Dio,
 Or tutto finì.
 Le gioie, i dolori tra poco avran fine,
 La tomba ai mortali di tutto e' confine!
 Non lagrima o fiore avrà la mia fossa,
 Non croce col nome che copra quest'ossa!
 Ah, della traviata sorridi al desio;
 A lei, deh, perdona; tu accoglila, o Dio.
 Or tutto finì!
 
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