Erba, edizione del 06 gennaio 2008 ore 17:30:00
L'Accademia dei Licini presenta il "Presepe vivente" 6 gennaio 2008 - ore
17.30 - Scalinata Terragni, Corso XXV Aprile, Erba (Como)
Torna l'appuntamento con il Presepe Vivente organizzato dall'Accademia dei
Licini, il 6 gennaio a partire dalle ore 17.30. Una vera rappresentazione
itinerante con la regia di Gianlorenzo Brambilla, che prenderà il via ai
piedi della scalinata Terragni, in Corso XXV Aprile a Erba (Como).
A dieci anni dalla prima edizione torna a Erba l'ormai tradizionale
appuntamento biennale con il "Presepe vivente" organizzato dall'Accademia
dei Licini con il patrocinio e la collaborazione dal Comune di Erba
Il Presepe andrà in scena domenica 6 gennaio 2008 alle ore 17.30,
prendendo il via ai piedi della scalinata Terragni, in fondo a Corso XXV
Aprile, per poi muoversi in un itinerario costellato di quadri viventi che
condurrà al luogo della Natività.
Nell'affascinante ambientazione naturale del Teatro Licinium, resa ancor
più magica dall'atmosfera natalizia, numerosi interpreti di tutte le età
guidati del regista Gianlorenzo Brambilla, daranno vita ai diversi
"quadri" della rappresentazione: i Profeti, la reggia di Erode, la tenda
berbera, l'accampamento dei pastori, il bazar, la capanna e i Magi.
Le suggestive atmosfere di una base musicale composta specificamente per
il Presepe di Erba, accompagnano la voce registrata dello stesso autore e
regista Brambilla coadiuvato dalla voce dell’attrice Roberta Nanni, in un
percorso poetico ed originale sul Mistero della Natività.
Il Presepe non ha il carattere di una installazione fissa accessibile a
qualunque ora, ma di una vera e propria rappresentazione itinerante, della
durata di circa un’ora. Si consiglia quindi, a chi volesse assistervi, la
puntualità. Per gustare a pieno la poesia e l'anima dell'evento, inoltre,
è necessario attendere i tempi del racconto e seguire rigorosamente il
percorso stabilito. La partecipazione all’evento è gratuita.
Per coloro che lo desiderassero, verrà messo a disposizione dei
partecipanti un libretto contenente il racconto poetico di Gianlorenzo
Brambilla. Le offerte raccolte saranno utilizzate per sostenere
un'associazione no-profit attiva sul territorio.
Negli scorsi anni migliaia di spettatori - e tra loro molti bambini – si
sono lasciati affascinare dai suggestivi momenti della rappresentazione
lasciandosi guidare dalla luce dei falò e delle torce posizionati lungo
tutto il percorso, fino alla grotta della Natività.
Oltre 2.500 persone a Erba per il "Presepe vivente"
dell'Accademia dei Licini.
Grande successo di pubblico per il Presepe Vivente di Erba organizzato
dall'Accademia dei Licini con la collaborazione e il patrocinio degli
Assessorati alla Cultura del Comune di Erba e della Regione Lombardia, e
con il sostegno di ASME e Rotary Erba Laghi. Oltre 2.500 persone hanno
assistito alla rappresentazione itinerante diretta dal regista Gianlorenzo
Brambilla: un percorso per "quadri viventi" partito ai piedi della
scalinata Terragni e conclusosi nella magica atmosfera del Teatro
all'aperto Licinium. In via di definizione la prossima stagione teatrale.
Grande successo a Erba per l'ormai tradizionale appuntamento biennale con
il "Presepe vivente" organizzato dall'Accademia dei Licini con la
collaborazione e il patrocinio degli Assessorati alla Cultura del Comune
di Erba e della Regione Lombardia e con il sostegno di ASME e Rotary Erba
Laghi.
Domenica 6 gennaio una folla di oltre oltre 2.500 persone ha assistito
alla manifestazione che ha preso il via ai piedi della scalinata Terragni,
in fondo a Corso XXV Aprile, per poi muoversi, in un itinerario costellato
di quadri viventi, fino al luogo della Natività, ambientato
nell'affascinante cornice naturale del Teatro Licinium, uno dei teatri
all'aperto più suggestivi del Nord Italia, reso ancor più magico
dall'atmosfera natalizia.
Numerosi gli interpreti di tutte le età che, sotto la guida del regista
Gianlorenzo Brambilla, hanno dato vita ai suggestivi "quadri" della
rappresentazione: la reggia di Erode (di forte impatto visivo), i Profeti,
la tenda berbera, l'accampamento dei pastori, il bazar, i Magi e la
Capanna, dove centinaia di persone di sono assiepate per assistere alla
nascita di Gesù.
Protagonisti insieme ad attori e comparse anche molti animali:
l'associazione Tetto Fraterno ha gentilmente concesso bue e asinello per
la capanna della Natività, il Club equitazione Monguzzo ha fornito i
cavalli per i Re Magi, mentre pecore, capre, agnelli e asini sono stati
messi a disposizione dell'Azienda Agricola Dario Fontana di Proserpio.
La grande partecipazione di pubblico al Presepe Vivente è l'atto
conclusivo di un 2007 che ha visto il Teatro Licinium riscuotere grandi
successi nel corso della stagione estiva, con la messa in scena nel corso
della stagione estiva del dramma pirandelliano "Sei Personaggi in cerca
d'autore" diretto dal regista Gianlorenzo Brambilla che ha registrato il
record di presenze di pubblico e notevoli riconoscimenti da parte della
critica.
Per il Licinium si apre un 2008 ricco di novità, con una intensa stagione
teatrale in via di definizione per la prossima estate, insieme a tante
iniziative come sempre all'insegna del teatro e della cultura.
https://www.concertodautunno.it/2008-ed/ed-080101.htm
ACCADEMIA DEI LICINI - ERBA
CITTA' DI ERBA ASSESORATO ALLA CULTURA
ACCADEMIA DEI LICINI
PROVINCIA di COMO Assessorato alla Cultura
Presepe
Racconto poetico di Gianlorenzo Brambilla
Questa storia, questa vecchia storia, questa storia vecchia di tanti
anni, non ci siamo ancora stancati di raccontarla.
Storia del solstizio d'inverno: della notte più lunga... notte del
giorno più corto.
Quasi, anche il Sole volesse accelerare il suo cammino nel cielo per
affrettare il mistero di una nascita tanto attesa da tempo.
Perché questa è la storia di un re povero, nato tra poveri, in un posto
di poveri.
Storia che sa di fieno e di aria fredda, ma anche di fuoco e di acqua. E
di fango.
Che si racconta da anni: quanti anni...!
E chissà ancora per quanti 'altri anni, la si racconterà.
Vicini ad un camino acceso, tra un bicchiere di vino rosso e una fetta
di polenta calda, per riscaldarci dal freddo che si insinua dentro e
fuori i nostri mantelli.
Mantelli che odorano d'inverni gelidi, Imbrattati dal fango dei nostri
stessi passi.
Mantelli feriti da spine di rovi,da cespugli ostili che, appigliandosi,
frenano il nostro cammino.
Storia di mantelli poveri. Come il mantello di quell'uomo.
Una specie di carpentiere: un falegname.
Si portava addosso il suo mestiere di trucioli e segatura.
Un odore inconfondibile di resina e colla, ma anche di noce e di cedro...o
quercia?...forse ulivo... Un profumo nodoso e contorto.
Se lo portava dietro così, senza neanche accorgersene.
Bastava un frusciare della sua tunica o del suo mantello frusto, per
capire che razza di lavoro facesse. Nulla, peraltro, di che
vergognarsene.
Mestiere nobile, mestiere che conforta la vita delle persone:
la culla, il carro, lo sgabello, il letto, ...la bara...
Mestiere da poveri, dove il sudore non è più terra (eppure lo era) e non
sarà neppure frutto (ma forse lo sarebbe diventato): è legno.
Albero.
Segno sospeso a coniugare due mondi così indissolubilmente separati
dalla linea dell'orizzonte... luogo misterioso e irraggiungibile, dove
il creato manifesta i suoi eccessi contraddicendosi con indecifrabili
compenetrazioni.
Storia di poveri, come quell'uomo, un artigiano.
Aveva fatto sorridere mezzo paese con quella faccenda di dover farsi
censire a Betlemme, in quanto, tramite una catena di ventisette
generazioni, era discendente di re.
E anche a Betlemme gli ridevano in faccia quando, affacciandosi alle
locande, chiedeva un giaciglio, se non per sé, almeno per sua moglie.
Già, sua moglie.
Per trovare asilo forse avrebbe fatto meglio lasciar trapelare lo stato
della sua giovanissima moglie, che dopo il lungo viaggio era certamente
esausta e per di più incinta.
Ma in faccia gli ridevano anche al paese da dove veniva, perché tutti, a
Nazareth, erano al corrente che la moglie del carpentiere, fosse rimasta
incinta ben prima del matrimonio.
Dicevano, tra una battuta insinuante e uno sguardo beffardo, che quella
storia, la storia dello Spirito di Dio che era sceso su di lei e di
tutto quel frullio di ali che avrebbero portato annunciazioni
straordinarie a destra e a manca sul conto di Maria, avesse il sapore
del fumo quando si accende la legna ormai bagnata.
Tant'è che Maria, fors'anche per sottrarsi a quegli sguardi irriverenti,
decise di andare a far visita a sua cugina Elisabetta, moglie dell'ormai
anziano sacerdote Zaccaria.
Anche Elisabetta era già molto avanti negli anni.
E nonostante la venerabile età, lei, che veniva chiamata "la sterile",
era già al sesto mese di gravidanza, ma nessuno osava ridere di ciò;
poiché misteri di questo tipo, si diceva accadano solo per diretto
intervento del Padre Eterno.
Il quale, non solo avrebbe compiuto un tal prodigio, ma per punire
l'incredulità di Zaccaria, lo rese muto fino al giorno in cui nacque il
piccolo Giovanni: loro figlio.
Maria andò da Elisabetta e per tre mesi si tennero compagnia.
E sì, perché Elisabetta, con il marito malinconico e ammutolito, non
aveva nessuno con cui conversare. E comunque sia, il giorno del suo
arrivo, appena Maria varcò l'uscio, i due "ancora non nati", si
riconobbero. Come le due donne si accorsero di questo riconoscimento è
un altro mistero. Perché, incredibile a dirsi, ma sembra che il piccolo
Giovanni, per la gioia si mise a danzare nel ventre di sua madre
Elisabetta. Proprio così: si mise a danzare.
Solo chi è madre può forse intuire le impenetrabili complicità e
silenziose tenerezze che si intrecciano, mute, in quest'oceano di intime
emozioni.
Noi siamo povera gente che non ne capisce molto di queste cose, ma pare
che tutto questo lo avessero già anticipato dei veggenti molti anni
prima.
Tant'è che Maria non seppe trattenere la sua contentezza e pronunciò
parole talmente belle, che nemmeno quelle scritte da questi..."antichi
sapienti"... (ma come si chiamavano?... Ah, sì: i Profeti) nemmeno
quelle parole erano così: così consolanti. Già, quelle parole... cosa
dicevano...quelle parole?
L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore,
poiché ha guardato all'umiltà della sua serva
d'ora in poi tutte le generazioni mi diranno "Beata".
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e Santo è il Suo nome.
Di generazione in generazione la Sua misericordia si stende su
quelli che Lo temono:
ha spiegato la potenza del Suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili,
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele Suo servo ricordandosi della Sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri Padri,
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.
Maria rimase con Elisabetta circa tre mesi e quando
tornò, il povero Giuseppe (si, il falegname) all'inizio non riusciva
tanto a comprendere cosa le fosse successo.
Tuttavia, ci fu anche per lui un frullo d'ali che, in qualche modo,
cercò di spiegargli come erano andate le cose. In realtà non è che
avesse capito molto bene: lui era abituato a maneggiare il legno. E il
legno per averlo, bisogna tagliare l'albero.
E per avere l'albero bisognava mettere il seme nella terra.
Tutto il resto lui non lo sapeva. Sapeva solo questo: per avere il legno
bisognava mettere un seme nella terra. E aspettare. L'albero, poi,
sarebbe venuto da sé.
E con un pò di vergogna per la sua ignoranza e una leggera malinconia
negli occhi, capì che tra un frullo di piume e l'altro, tra un fruscio
ed un sussurro, ciò che quella notte gli avevano spiegato quelle ali,
era stato stabilito dall'Eterno.
Quindi si persuase, sposò Maria e che ognuno pensasse quel che voleva.
Così, dopo tutte quelle complicazioni, si trovavano in viaggio per
assecondare i capricci di un lontano imperatore del quale non
conoscevano neppure il nome.
Chissà perché poi, voleva sapere quanti erano.
Tanto che sarebbe cambiato? Uno più, uno meno: per lui che differenza
faceva?
Tutta quella strada. E quelle fatiche... E il freddo... era dappertutto,
il freddo.
Nelle locande e nelle stalle di Betlemme, neanche un angolo libero per
riposarsi, affollate com'erano di gente venuta fin qui per farsi
contare.
Sembrava che nessuno volesse rinunciare a farsi censire, quasi fosse
l'occasione per avere conferma di essere vivi:
- "Eccomi!"
- "Ci sono."
- "Esisto!..."
E Maria, il cui parto èra imminente, se ne stava
sopra l'asinelio... E sì, perché il falegname un asinelio l'aveva. Oh
niente di che, si capisce: un asino da poveri, un pò spelacchiato, con
un orecchio normale e uno ammosciato. Anche lui con l'odore di trucioli
e di segatura... e di asino, naturalmente.
Si era fatta già notte e Giuseppe, calpestando quell'antica terra che un
tempo lo vide bambino, condusse Maria e l'asinelio verso una grotta poco
distante. Gli ultimi spiccioli di crepuscolo si consumavano su tre
profili stanchi incisi nell'orizzonte, quando la giovane sposa iniziò ad
avvertire le prime doglie.
Nella grotta, solo un vitello ed una mangiatoia.
Fuori, il grande silenzio della notte più lunga dell'anno, si diffondeva
per tutte le contrade.
Un silenzio così profondo, nel quale pareva che la terra trattenesse i
suoi respiri ed il cielo i suoi aliti. Sembrava che d'improvviso
regnasse una tregua tra ogni parte del creato.
Una sospensione irreale che preannunciava avvenimenti straordinari.
Soltanto silenzio.
Trascrizione tratta del libretto originale in omaggio
e ricordo dell'amico regista Gianlorenzo Brambilla.
Le foto
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