Il Mosaico, compagnia teatrale di Vigevano
La Compagnia
Teatrale Il Mosaico si è costituita nel 1987 riunendo
sia persone provenienti dalla Compagnia Teatrale San Pietro Martire sia
giovani che non avevano mai calcato le scene.
Nasceva con l'intenzione di programmare un cammino di crescita culturale
alternando a testi “brillanti” testi con maggiore spessore umano e di più
marcato impegno civile. Il primo spettacolo fu infatti
Figlio di laboratorio di Virgilio Lilli che, scritto nel 1962, già
dibatteva con intensa partecipazione emotiva ed incredibile preveggenza il
drammatico tema dell'inseminazione artificiale; seguì Un
ispettore in casa Birling stupendo e disperato affresco sulla colpa e
la possibilità della redenzione. Seguirono Niente panico !
scanzonata presa in giro di una disastratissima compagnia teatrale e
Niente da dichiarare ! scatenato vaudeville nella più
pura tradizione francese. La Compagnia riuscì poi, con notevole sforzo, a
realizzare contemporaneamente La zia di Carlo,
massimo successo del teatro brillante anglosassone, A
piedi nudi nel parco famosissimo lavoro di Neil Simon e
1453 ora terza, un video per il Comitato del Palio che
racconta un'originale storia di intrigo e d'amore nella Vigevano degli Sforza.
Sempre con la preoccupazione di non rimanere chiuso nel soffocante ghetto di
un “genere” il Teatro del Mosaico ha poi realizzato
L'Avaro (spettacolo vincitore della Rassegna “Teatrile”),
Testimone d'accusa della regina del giallo Agata
Christie e Il Malato immaginario; i due testi
molieriani furono portati con grandissimo successo oltre che nella sede
naturale del Teatro Moderno anche al Cagnoni in
collaborazione con il comitato organizzatore della Scarpa d'Oro e
l'Associazione Artigiani.
1998
Il 1998 ha visto la Compagnia mettere in scena una
propria riduzione di un famoso film del 1960 con Jack Lemmon e Shirley McLaine
("L'appartamento" vincitore di ben quattro
Oscar): 19 Ovest 65a. E' la volta poi de
Il colpo della strega testo comicissimo realizzato con
la regia di Beppe Bianchi, straordinario successo di pubblico. Peter Raven,
anchorman di successo e fedifrago impenitente, paga cara l'ultima scappatella
in casa dell'amante: resta bloccato nella sua vasca da bagno a causa del
classico "colpo della strega" e non riesce ad uscirne.
Il marito di lei rincasa imprevedibilmente… Ed ecco ad attenderlo – e ad
attenderci – un medico nevrastenico ossessionato dalla tv, un accordatore di
piano non vedente, petulante e pignolo, una hostess stralunata, una manager
aggressiva e invadente… Tra colpi di scena e intrecci spassosissimi, sostenuti
da un ritmo travolgente, una commedia brillante in cui nessuno riesce più ad
essere quel che è, inconsapevole prigioniero dell'equivoco.
Le ombre e la luce è il titolo dello spettacolo
successivo; si tratta di un atto unico scritto dal regista della compagnia,
Salvatore Poleo, ispirandosi ad un dramma di Diego
Fabbri: “Delirio”. Una proposta quindi innovativa visto che la
compagnia non aveva mai affrontato testi così “compatti”, i temi e gli
avvenimenti si svolgevano infatti in un tempo-spazio estremamente compresso
con un ritmo emotivamente ricchissimo.
Fabbri, uno dei pochissimi drammaturghi del nostro secolo dichiaratamente
cattolici, autore di un testo come “Processo a Gesù” ha sempre toccato nei
suoi lavori temi fondamentali per l'Uomo, temi che al giorno d'oggi sono
spesso messi deliberatamente in ombra: la potenza dell'amore, la presenza di
Dio nella storia di ciascun essere umano e la Sua volontà redentrice, la
contrapposizione tra Giustizia umana e divina, tra giustizia e sentimenti; la
lettura del Mosaico non ha alterato nessuno di questi “miti di riferimento”
anzi lo sforzo è stato proprio quello di metterli ancora di più al centro
della scena e quindi della riflessione. Per rimanere fedele alla tradizione
della compagnia che vuole un'alternanza di testi impegnati e di testi
brillanti l'ultimo lavoro rappresentato è stato: Provaci
ancora, Sam di Woody Allen, una commedia solo apparentemente
disimpegnata che in realtà tratta in controluce temi quali il rapporto tra i
sessi, quello tra realtà e fantasia e la sempre più incombente “solitudine
urbana”. Allan Felix, critico cinematografico fresco di divorzio, è un
compendio di nevrosi, insicurezze, manie, specialmente nei rapporti con le
donne. Ossessionato dal mito ingombrante di Bogart, Allan lo vede davvero: gli
parla, si sfoga, gli chiede consiglio. Ma i consigli di Bogart sono “alla
Bogart”, e male si attagliano al povero critico: recitando, a modo suo, la
parte del “duro” non fa che peggiorare irrimediabilmente le cose….finchè
Linda, la moglie del suo migliore amico, non riesce quasi casualmente a far
capolino nel suo contorto e strampalato mondo, con risvolti comici, patetici,
dolceamari imprevedibili. Pur non potendo fare a meno di ridere della
goffaggine dell’ imbranato protagonista, non si può non provare un briciolo di
tenerezza per gli sgangherati tentativi con cui cerca di affermarsi e trovare
il suo spazio nel mondo.. un mondo sempre più ostile e indecifrabile per uno
come lui che, al massimo, beve “bourbon..e acqua”.
Con Novecento torna a recitare Beppe Bianchi, che tanto
successo aveva raccolto interpretando "L'Avaro"
ed "Il Malato immaginario", dopo un anno di
pausa. Questo testo, da cui è stata tratta la sceneggiatura de
"La leggenda di un pianista sull'Oceano",
alterna momenti di grande poesia ad altri umoristici, è uno sguardo sulla vita
con le sue realtà meravigliose ed i suoi grandi dolori, una riflessione sul
significato dell'esistenza e dell'arte.
La storia di Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento nato su un grande piroscafo,
diventato pianista e mai sceso sulla terraferma è raccontata con
partecipazione dal suo più caro amico, ma anche da splendide musiche (quelle
originali di Morricone tratte dalla colonna sonora del film).
Per il Mosaico si tratta di una nuova esperienza avendo scelto di mettere in
scena il lavoro con una tecnica mista di monologo e lettura interpretativa.
Gli spettacoli del Teatro del Mosaico hanno sempre registrato un grande
successo di pubblico e gli incassi sono sempre stati devoluti ad enti od
associazioni di volontariato; da alcuni anni il contributo è destinato alla
Fucina.
2001
Nella primavera 2001, la Compagnia Teatrale IL MOSAICO esce con
Taxi a due piazze, commedia brillante di Ray
Cooney.
E’ la storia di Mario, tassista bigamo che, a causa dell’involontario
coinvolgimento in un tentativo di scippo ai danni di una vecchia signora, vede
vacillare il proprio collaudato menage non appena la polizia ed i giornalisti
cominciano ad interessarsi al suo caso. Per salvare la faccia, Mario sarà
co-stretto a mentire in modo sempre più evidente e spudorato, in una girandola
di gag e colpi di scena che finiranno per travolgere indistintamente tutti i
protagonisti.
Due mogli diametralmente opposte, un amico spiantato e fanfarone, un vicino di
casa omosessuale e due particolarissimi commissari di polizia fanno da
corollario ad una situazione che si dipana tra bugie, equivoci, scambi di
persona e di sesso in una commedia che ha nel ritmo indiavolato il suo punto
di forza.
2002
All’alba del 2002 il Mosaico si misura
con un caposaldo della Commedia dell’Arte, quel Servitore
di due padroni che tanta celebrità ha conosciuto e conosce (con
oltre 2000 repliche) grazie soprattutto all’allestimento di Giorgio Strehler.
Il paragone è da brivido ma il Mosaico, grazie ad un’abile regia che propone
nuovi ed indovinati punti di vista, centra un nuovo importante traguardo
finalmente anche al di là dei confini provinciali entro i quali è solito
muoversi. Oltre al prestigioso debutto al Teatro Cagnoni di Vigevano, infatti,
a Morbegno (SO) spettatori e critica concordano nel sancire il pieno successo
dell’allestimento e a tributare alla Compagnia gli applausi più graditi:
quelli di un pubblico nuovo, libero da preconcetti e suggestioni
campanilistiche. Una prova del nove ampiamente e felicemente superata.
Nei mesi di aprile-maggio dello stesso anno (ogni sabato sera dal 27/4 al
18/5) il Teatro del Mosaico, in collaborazione con il Civico Teatro Cagnoni di
Vigevano, ospita la prima rassegna di Compagnie Filodrammatiche della zona.
Gli spettacoli in cartellone sono Il sì delle
fanciulle, della Compagnia dei Giovani di Milano per la regia di
Roberto Zago; Pignaseca e Pignaverda,
classico cavallo di battaglia di Gilberto Govi, con la Compagnia
Filodrammatica “Don Giorgio Colombo” diretta da Antonio Menichetti, che ha
curato anche l'adattamento in dialetto milanese; Le
donne saccenti di Molière, con la Compagnia “Bottega dell'arte” per
la regia di Franco Zarelli; Fantina da maridà,
altro adattamento (in dialetto vigevanese) di una messinscena del repertorio
di Govi, I maneggi per maritare una figlia,
con la Compagnia “Il grillo” diretta da Elena Crosio.
Nonostante l'inevitabile rodaggio di cui necessita una manifestazione al
debutto, l' esperienza è stata indubbiamente valida ed interessante, e si
presta ad essere senz'altro ripetuta facendo tesoro di quanto maturato.
L'intento è di creare un appuntamento stabile al quale “abituare” la città,
potendo offrire una ribalta alternativa al Cagnoni per le Filodrammatiche ed
una piazza sempre più appassionata, attenta e competente.
In questo momento Il Mosaico è impegnato su diversi fronti.
Innanzitutto a novembre, in data ancora da stabilire, è prevista
l’inaugurazione del nuovo Teatro Del Mosaico, sede rinnovata della Compagnia.
La stessa (salutando l’ingresso nel cast della talentuosa Martina Craparotta)
sarà impegnata in monologhi ed atti unici che spazieranno da Goldoni a Cechov,
intervallati da intrattenimento musicale a cura del duo Crenna&Santiago e da
interventi delle Autorità Cittadine e del Direttore artistico del Civico
Teatro Cagnoni Fiorenzo Grassi.
2003
Contemporaneamente, procede l’allestimento del
nuovo spettacolo che debutterà a febbraio 2003, la famosa
Cena dei cretini già portata al successo da Enrico Beruschi e
Zuzzurro e Gaspare che vede l’imbranato Francoise Pignon, oscuro impiegato al
Ministero delle Finanze di Parigi con la fissa dei modellini coi fiammiferi,
vittima inconsapevole del perfido Pierre Brochant.
Brochant, editore di successo dal perverso ed insano eccesso goliardico, ogni
mercoledì organizza, con amici altrettanto crudeli, una cena nella quale un
“cretino”, un poveretto pescato a caso tra la sterminata folla dei “citrulli”
(ma sarà davvero così?) si ritrova ad essere l’ignaro piatto forte della
serata, zimbello alla mercé di questo “branco di sciacalli”, come Brochant
stesso definisce propriamente la masnada.
Inutile dire che il destino, nei panni di un inaspettato “colpo della strega”,
farà saltare piani e nervi al cinico editore, trasformando in una sorta di
dantesco contrappasso la vittima inconsapevole in inconsapevole carnefice. Le
fondamenta di meschinità e ambiguità sulle quali si regge la vita di Brochant
verranno irrimediabilmente frantumate dal disarmante candore di Pignon.
Inesorabilmente, ogni sotterfugio cadrà sotto i colpi tremendi della
fanciullesca goffaggine del mite impiegato che, non uso alle sofisticate trame
di questo torbido jet-set, ne smonterà suo malgrado ogni disegno.
Un testo ricchissimo di divertimento allo stato puro, gag e colpi di scena
retto con sapienza dall’ormai collaudato “zoccolo duro” della Compagnia.
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