Russell Maliphant, coreografo.

 

E' uno dei maggiori coreografi inglesi e ha all’attivo un itinerario di collaborazioni con molte delle maggiori compagnie attuali, che lo ha portato nel corso di un’attività iniziata nel 1996 a lavorare con Ricochet Dance Company, Batsheva Ensemble, Ballet de Lorraine e con personalità di grande spicco come i Ballet Boyz, Michael Nunn e William Trevitt, e Sylvie Guillem, interprete di Broken Fall, presentato al Covent Garden nel 2003. La sua compagnia, ospite per la prima volta a Milano, si presenta con tre lavori, a partire da Critical Mass (1998), un pas de deux maschile presentato nella versione video prodotta da Channel 4, commentata liva dall’autore. È una lotta piena di forza e passaggi arditi che sfumano in momenti d’inesprimibile delicatezza, un duello fitto di cadute, nel quale in peso e la gravità giocano un ruolo centrale. Two (1998), composto per Dana Fouras, frequente interprete delle sue opere, ha subito nel corso del tempo numerose rivisitazioni, fino alla recente versione Two in three (2003) ed è basato sull’idea di una gabbia di luce che isola una performer, costringendola ad una spietata analisi del proprio movimento, sul ritmo del beat ipnotico elaborato da Andy Cowton. One part II (2002), su musiche di Bach, è un assolo di algida astrazione dove si fondono “scienza” e sensibilità. Il giacere dell’interprete tra chiaroscuri drammatici si rivela come momento per raccogliere forza e pensiero e abbandonarsi ad un lento ruotare astrale, con morbide acrobazie e atletica grazia.
Il lavoro di Maliphant è caratterizzato una rigorosa e costante ricerca sulla corporeità, che si confronta con moltissime discipline fisiche al di fuori della danza, rivelando un pensiero sempre presente sulle strutture anatomiche e il loro impatto nella rappresentazione. Figure della capoeira e del tai-chi sono infatti riproposte all’interno di una composizione sorvegliatissima, da performer che vanno in scena indossando abiti quotidiani. In tutte le sue creazioni assume d’altra parte un ruolo centrale un sofisticato light designing affidato a Michael Hull, su cui Maliphant fornisce informazioni precise. Egli afferma infatti di “amare la luce quando è nella pienezza del suo valore, al culmine della luminosità o del buio”, proponendo un paragone con le opere di Rodin: “non compiute e che vengono direttamente fuori dal marmo”, con sullo sfondo un’idea di creazione coreografica come scultura del movimento.

Russell Maliphant, Corpi che danzano
Viviamo in una società globale, abbiamo opportunità prima ignote di viaggiare e di accedere all'arte e alla cultura di tutti i continenti. L’insieme di danza e di arte marziale che è la capoeira, portata in Brasile dagli schiavi dell'Angola, ha una forma e uno stile che sono bellissimi e sono per me fonte di ispirazione. Il tai chi cinese e lo yoga indiano portano in sé elementi, qualità e forme diverse che aprono nuove strade. L'interesse per la contact improvisation americana (un percorso iniziato da Steve Paxton) e il nucleo di saperi esplorati dalle terapie per il corpo in tutto il mondo, con il loro modo particolare di "vederne" il movimento, sono per me fertilissime fonti di stimolo e sono da sempre un punto di riferimento importante per il mio lavoro. Il fattore che unifica tutte queste discipline è la comunicazione dell'energia. Questo è quello che definirei il mio principale interesse. Non mi piace limitarmi a uno stile di danza particolare, classico, contemporaneo o altro che sia. Il mio lavoro è in qualche modo debitore a uno sguardo da scultore, influenzato non solo dagli ideali classici greco-romani o dalle posizioni di un movimento di ballo di corte, ma da una varietà di tecniche di movimento che ho sperimentato. I modelli, le velocità, la dinamica che ci influenzano sono di vasta portata e sento che sono parte integrante sia della mia vita che del mio lavoro.

Attenzione: eventuali dati personali sono stati autorizzati alla pubblicazione direttamente dall'interessato.
Aggiornamento :
26/09/2005
Fonte: info ufficio stampa