Johann Johannsson, pianista, tastierista, compositore e produttore..
Islandese. E’ uno dei protagonisti della nuova scena elettronica
internazionale. Si colloca fra musica classica, ambient e sperimentale. Membro
assai attivo della comunità degli artisti del suo paese, è fondatore
dell’etichetta KM, noto collezionista d’arte e socio fondatore dell’Apparat
Organ Quartet. Il suo stile musicale, melodico e accattivante, lo porta nel
2002 alla creazione di Englabörn seguito due anni dopo di Virthulegu Forsetar,
entrambi prodotti dall’indipendente britannica British Touch. Nonostante le
limitate risorse promozionali, entrambi i dischi hanno moltissimi fans, con
critiche lusinghiere da parte dei media mondiali. Virthulegu Forsetar si
piazza fra i primi posti delle compilation dei critici. Si tratta di un unico
brano dalla durata di un’ora interpretato da 11 ottoni, percussioni,
elettronica, campane, orano e piano. La genialità di Jóhannsson, che consiste
nell’infondere la sua musica, davvero postmoderna, con rara intensità
espressiva, si ispira al lavoro del padre, Johann Gunnarsson. Musicista di
talento e grande amante della musica, il padre impara uno strano metodo per
estrapolare musica dal computer. Tutto ha inizio nel 1964 quando arriva in
Islanda il primo computer importato nel paese, prodotto in massa e di tipo
digitale. L’ingegnere capo addetto alla sua manutenzione è Gunnarsson, proprio
il papà di Johann che si ingegna utilizzando un metodo abbastanza semplice: la
memoria del computer emette forti onde elettromagnetiche e lui capisce che
programmando in un certo modo la memoria, ponendo un ricevitore radio vicino
al computer, è possibile catturare le melodie dal ricevitore radio. Le melodie
sono malinconiche, delicate e dal tono che segue la sinusoide delle onde. Da
questa esperienza nasce IBM 1401, A User’s Manual, primo disco di Jóhannsson
con l’etichetta 4AD, con la quale conquista un vasto pubblico ed è considerata
dagli addetti la più affascinante grazie anche alla presenza di un’ambiziosa
orchestrazione.
Parallelamente al suo percorso da solista Jóhann ha prodotto e scritto musica
con altri artisti, con Marc Almond (in Stranger Things album), Barry Adamson,
Pan Sonic, The Hafler Trio, Jaki Liebezeit e molti altri. Dopo il successo di
IBM 1401, A User’s Manual, la collaborazione di Jóhann con la coreografa e
danzatrice Erna Omarsdottir è continuata nel 2005 con un nuovo pezzo
intitolato Mysteries of Love. L’opera di Jóhann è spesso virata alla
cinematografia e teatro. Ha composto musica per almeno 5 film in Islanda; la
sua musica fa parte della colonna sonora del film Wicker Park (Paul McGuigan,
2004) e forma parte integrante di parecchi progetti quali Lev Manovichs
Mission to Earth e il famoso film di Gregory Colberts, Ashes and Snow (2006).
Il film più recente è Blodbond (2006) di Arni Olafur Asgeirsson. Jóhann ha
anche fatto la colonna sonora del film Dis uscito nel 2005 negli USA e nel
2006 in Giappone. Oltre a pezzi per il cinema, Jóhannson ha scritto musica per
numerosi documentari, produzioni teatrali e spettacoli di danza contemporanea.
Jóhann Jóhannsson ha incantato le platee internazionali con il suo ensemble,
che include un quartetto d’archi e percussionista, riscuotendo grandi successi
in sedi quali il Centro Pompidou a Parigi, Vooruit in Belgio, e in festival di
musica e arte in Germania ed Inghilterra.
Straordinario compositore e musicista islandese, Jóhann Jóhannsson è uno degli esponenti di spicco della scena elettronica internazionale.
Con gli Apparat Organ Quartet e con i suoi tre album da solista - Englaborn, Virthulegu Forsetar e l’ambizioso progetto per orchestra IBM 1401, A Users’ Manual - ha incantato le platee internazionali.
Fordlândia (registrato su cd a Praga con un’orchestra di 50 elementi)
va inteso come un film con due linee di narrazione separate che in prima
battuta non sembra abbiano a che fare reciprocamente ma che poi invece si
intrecciano. Sul finale si possono ascoltare chitarre registrate a bassa
frequenza in una chiesa, a Drammen in Norvegia, il cui suono è simile a quello
di una caverna. Le 11 composizioni che si andranno ad ascoltare ruotano tutte
intorno al concetto dell’utopia fallita. Fordlândia, brano di apertura che ha
dato il titolo al lavoro, si ispira alla storia della piantagione di gomma che
Henry Ford creò in Amazzonia negli anni ’20 e al suo sogno di creare una città
americana ideale nel mezzo della jungla con tutti i particolari tradizionali:
le staccionate bianche, gli hamburger e il proibizionismo, proprio come una
città dell’epoca. «Ford iniziò questo progetto – che poi fallì – perché il
prezzo che pagava per comprare i pneumatici di gomma delle sue auto era troppo
alto.
La storia mi ricordava quella di Fitzcarraldo di Werner Herzog: un tentativo
abortito di domare il cuore dell’oscurità.
Le rovine della città sono ancora visibili oggi. La foresta amazzonica
lentamente si sta fagocitando e le rovine di Fordlândia sono una delle
immagini che hanno dato vita a questo album». L’album chiude con il riscatto
della natura che si rimpossessa della terra rubata dagli umani..
Fonte: info ufficio stampa MiTo
Aggiornamento :
18/09/2008
http://www.concertodautunno.it/cur/johannssonj.html