Luciano Andreoli, basso
E’ nato a Milano, ha studiato pianoforte, violino e canto, raggiungendo in
quest’ultimo la propria identità artistica. Diplomatosi a pieni voti presso il
Conservatorio di Musica G.Verdi, ha affiancato gli studi di pedagogia e
psicologia musicale, e ha vinto una borsa di studio di tecnica,
interpretazione e didattica musicale per il canto artistico dell’Istituzione
italo-spagnola “ MUSICA Y ARTE “ di Madrid. Perfezionatosi in tecnica vocale e
didattica musicale con la prof.ssa Pilar Lafarga y Ferrer e, per
l’interpretazione, con i Maestri Gino Bechi, Elio Battaglia, Alfredo Kraus, è
approfondito e convinto studioso del metodo di canto Manuel Garçia. Ha cantato
sotto la direzione dei Maestri R.Muti, G.Gavazzeni, G.Sinopoli, R.Chailly,
S.Osawa, G.Pretre, Sir Colin Davis, P.Augin.
Al Teatro alla Scala ha interpretato: di Berlioz Le Troyens, di Verdi
Stiffelio con J. Carreras, e La forza del destino con L. Nucci , sotto la
direzione di R. Muti. Per il Consolato d’AUSTRIA ha cantato in prima
esecuzione assoluta il “Te Deum” di Giorgio Setti e il “Requiem” di Kurt
Sonnenfeld. In occasione del Festival Milano Musica 1998, ha cantato “
Inscription on a Grave in Cornwall” di Gyorgy Kurtag al Teatro alla Scala, con
la direzione del M° R. Muti. La sua versatilità gli consente di spaziare dal
repertorio cameristico a quello operistico e contemporaneo.
Ha al suo attivo un cd di musica lirica dal titolo “Il canto è vita“.
Di prossima pubblicazione “Arie italiane dell'800”. Svolge attività
concertistica, di docenza, di consulenza per la tecnica respiratoria e per
incisioni discografiche. Hanno detto di lui :
“…raramente ascoltiamo una voce di basso che unisca in modo tanto mirabile la
dolcezza dell’impasto alla nobiltà dell’accento, alla chiarezza del
fraseggio”.(Rassegna Melodrammatica)
“Perfetto il suo physique du role nel Mefistofele dell’opera omonima di A.
Boito e del Faust di Gounod". (Amici della Lirica “Mario del Monaco”)
“Nel Don Giovanni come definirci se non semplicemente ammirati davanti alle
sottili malie seduttive del personaggio sciupafemmine per antonomasia? Pure
l’ottocentesca Musica proibita è stato un ammirevole saggio di bel canto, che
non si sarebbe mai finito di ascoltare“. (Amici della Lirica “Mario del
Monaco)
Dalla vocalità possente, dall’emissione naturale e timbrata, nobile
nell’accento e nel fraseggio, dalla dizione scandita e duttile all’evolversi
del linguaggio musicale, considera “padri musicali” tutti i grandi artisti
lirici del passato. Ritiene doveroso ispirarsi a Ezio Pinza, Cesare Siepi,
Nicolaj Ghiaurov, Renato Bruson, Samuel Ramey.
Il suo repertorio
CAMERISTICO: canzoni di F.P.Tosti, S.Gastaldon, L.Denza, S.Donaudy,
A.Simonetti, E.Toselli, ecc…
SACRO: The Messia di Haendel, Messa in Si min. , Magnificat,Cantata 147 - 132
- 82 di Bach, Credo di Scarlatti, Stabat Mater e Petite Messe Solennelle di
Rossini, Requiem K626 e Messa per l’Incoronazione 317
di W.A. Mozart, Messa in Sol magg. di Schubert .
OPERISTICO: I Masnadieri, Ernani, Attila di Verdi, Italiana in Algeri,
Barbiere di Siviglia di Rossini, Bohème di Puccini, La Sonnambula di Bellini,
Don Giovanni di Mozart, Mefistofele di Gounod e Boito, Il maestro di cappella
di Cimarosa.
Hanno detto di lui:
raramente ascoltiamo una voce di basso che unisca in modo tanto mirabile la
dolcezza dell’impasto alla nobiltà dell’accento, alla chiarezza del fraseggio.
(Gli Amici della lirica G.Aschedamini)
Perfetto il suo physique du role nel Mefistofele dell’opera omonima di A.Boito
e del Faust di C.Gounod.
(Amici della Lirica Mario del Monaco)
nel Don Giovanni come definirci se non semplicemente ammirati davanti alle
sottili malie seduttive del personaggio sciupafemmine per antonomasia ?
.pure l’ottocentesca Musica proibita è stato un ammirevole saggio di bel
canto, che non si sarebbe mai finito di ascoltare
(Gli Amici della lirica - G.A.)
valido antagonista del basso Samuel Ramey.(dott. A.Dragoni )
..offrendosi come ottimo basso in romanze d’opera e nei brani da salotto di
Tosti. (Corriere della Musica)
.. nel Quoniam, dalla Petite Messe Solennelle di Rossini, la voce del basso ha
saputo esprimere duttilità interpretativa, alternando momenti di estrema
religiosità a momenti di potenza espressiva.
(Corriere della Musica )
tratto da un’intervista a Luciano Andreoli apparsa sul Corriere della Musica
(n° 2228)
Le problematiche interpretative del canto
L’opera è un prodotto culturale perché in essa si trasferiscono le
emozioni, i sentimenti, le vicissitudini degli esseri umani. Per questo motivo
rimane svincolata dai più stretti contesti storici ed esula dall’esteriorità
coreografica, togliendo la quale rimane sempre l’essenza delle passioni umane
comuni ed uguali in ogni secolo della storia dell’uomo:
l’amore, l’odio, la gelosia, la sete di potere".
"Ogni opera richiede uno studio molto approfondito perché, essendo il teatro
lo “specchio” della vita, ogni artista deve affrontare situazioni
psicologicamente diverse e collocate in differenti momenti storici,
cioè deve scindersi nei tanti e vari personaggi, e non risultare quello che è
realmente al di fuori del palcoscenico”. “ Durante l’esecuzione il cantante
deve dominare integralmente tutte le funzioni vocali attraverso il cervello,
trasmettendo all’ascoltatore il pathos emotivo, perché il suo compito è di
fungere da ” trait-de-union“ fra il creatore dell’opera e l’ascoltatore”. “
Per quanto riguarda la tecnica di Manuel Garçia, posso confermare che è una
tecnica naturale che consente, attraverso lo studio meticoloso e metodico, lo
sviluppo fisico-vocale”.
dal sito dell'artista
http://www.lucianoandreoli.it/homepage.htm
Aggiornato al 05/2003
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Aggiornamento :
20/08/2005
Fonte: info artista