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Teatro Dal Verme
Via San Giovanni sul Muro 2 – Milano
Si ringrazia la
Fondazione Pomeriggi Musicali
per il sostegno delle attività di CONCERTODAUTUNNO
73ª STAGIONE SINFONICA
ORCHESTRA I POMERIGGI MUSICALI
Musica a colori
Direttore Artistico, M° Maurizio Salerno
Giovedì 25 gennaio 2018 – ore 21,00 replica sabato 27
gennaio 2018 ore 17.00
Concerto sinfonico
in collaborazione con
Gioventù Musicale
Arpa:
Anaïs Gaudemard
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Direttore: Stefano Montanari
PROGRAMMA e NOTE :
Gabriel Urbain Fauré (1845-1924)
Pavane in re maggiore op. 50
Georges Auric (1899-1983)
Le peintre et son modèle, suite dal balletto
Camille Saint-Saëns (1835-1921)
Morceau de concert per arpa e orchestra op. 154
Georges Bizet (1838-1875)
Sinfonia in do maggiore GB 115
Allegro vivo
Adagio
Menuetto
Allegro vivace
Dalle note di sala a cura di Guido Barbieri
La célébrissime Pavane de Fauré – come direbbero i francesi con la
consueta enfasi – deve la sua inattaccabile fortuna ad una disarmante
melodia di quattro battute, in re maggiore, affidata al flauto solista e
accarezzata da un lieve cromatismo. Un tema unico che nel corso del brano
– appena sei minuti di durata – viene ripresa, ripetuta e leggermente
variata dall’orchestra. Tutto qui. Ma abbastanza, evidentemente, per
oltrepassare la soglia della cosiddetta musica d’arte e imporsi come una
sorta di standard nei campi più diversi dell’entertainment: il balletto (Diaghilev
la inserisce nel repertorio dei Ballets Russes nel 1917), il cinema
(ultima apparizione in ordine di tempo Il Divo di Paolo Sorrentino), la
pubblicità e persino l’inaugurazione del Mondiali di calcio del 1998. E
pensare che la genesi di questa pagina semplice ed incantata non è stata
affatto lineare. La prima versione è per pianoforte, la seconda è per
piccola orchestra, mentre la terza, messa a punto nel 1887, è quella che
viene poi eseguita ai Concerts Lamoureux di Parigi l’anno successivo. Ma
esiste anche una versione per coro e orchestra, ornata dai versi del tutto
dimenticabili di Robert de Montesquiou-Fezensac. Dall’universo della
danza, ma con assai minor fortuna, proviene anche la suite dal balletto
omonimo Le peintre et son model di Georges Auric, andato in scena a Parigi
nel 1949 (scene e costumi di Balthus, coreografie di Leonide Massine).
Peccato perché gli ingredienti per un successo ben più appariscente
c’erano (e ci sono) tutti. Innanzitutto la statura e il nome dell’autore
del soggetto: Boris Kochno. Poeta, danzatore e librettista, Kochno nasce a
Mosca nel 1904 e diventa, appena sedicenne, il segretario, il librettista,
e per un breve tempo anche l’amante, di Sergej Diaghilev. Ben presto
scrive alcuni dei soggetti più fortunati dei Ballets Russes: tra gli altri
Mavra di Stravinskij e Il Figliol Prodigo di Prokof’ev. Dopo la morte di
Diaghilev fonda altre due compagnie: Le Ballets 1933 con Georges
Balanchines e Le Ballet des Champs-Elysées con Roland Petit. È proprio
questa compagnia a commissionare nel 1948 a Auric un nuovo balletto. Il
soggetto è tragico: un pittore cerca di dipingere il ritratto di un uomo,
ma il modello si ribella e lo uccide. Auric veste questo plot con una
musica ad alta temperatura sonora, percorsa da colori accessi e violenti.
Il musicologo Antoine Golea la descrive così: “Ecco l’Auric grande, l’Auric,
patetico, l’Auric drammatico, l’Auric tragico che si ascolta troppo di
rado, il vero Auric.” Una temperatura decisamente più moderata, ma in
compenso una inesauribile capacità di invenzione melodica, caratterizza il
Morceau de concert per arpa e orchestra op. 154 di Camille Saint-Saens. Si
tratta, con tutta evidenza, di un pezzo d’occasione, composto nel 1918 e
dedicato all’arpista Nicole Anckier. Nonostante la breve durata e la
mancanza di una separazione netta tra le parti il pezzo riproduce, in
vitro, la struttura in quattro movimenti del concerto solistico. La prima
sezione è un tema con variazioni, la seconda un movimento lento nello
stile della “Fantasia”, la terza una sorta di Scherzo (una breve marcia
provvista del suo regolare trio) e la quarta, infine, è una Coda che
riprende il tema dell’incipit. In ogni caso un pezzo che richiede
all’arpista una preparazione tecnica e un impegno virtuosistico di
altissimo livello. Al genere della Fantasia sinfonica, sul modello di Aus
Italien di Richard Strauss, appartiene infine la Sinfonia “Roma” in do
maggiore di Georges Bizet, composta in un lungo arco di tempo tra il 1860
e il 1868. Più poema sinfonico che sinfonia, dunque, anche per il suo
carattere esplicitamente programmatico. Il sottotitolo si deve, per la
verità, a Jules Pasdeloup, il fondatore dei Concerts populaires, ma è
perfettamente giustificato dal carattere dei quattro quadri. Il primo si
intitola “Chasse dans la foret de Ostia” ed è inevitabilmente segnato
dalle sonorità dei corni, il secondo è uno Scherzo di fattura piuttosto
convenzionale, il terzo ha per titolo “Procession” e si ispira ad una
generica popolarità religiosa di sapore mediterraneo. Il quarto, infine,
un Allegro vivacissimo, dichiara apertamente il proprio intento
descrittivo: “Carnaval à Rome”.
Note:
Violino Primi
Alessandro Braga
Cecilia Nocchi
Igor Riva
Chiara Spagnolo
Michele Buca
Laura Cuscito
Nicola Tassoni
Thomas De Fonte
Violino Secondi
Lino Pietrantoni
Costanza Scanavini
Alberto Berera
Elsa Righetti
Mario Roncuzzi
Mauro Rovetta
Viola
Stefan Veltchev
Claudia Brancaccio
Luca Maggioni
Bianca Marin
Stefano Martinotti
Violoncello
Simone Scotto
Marco Paolini
Andrea Favalessa
Giovanni Gallo
Contrabbasso
Paolo Speziale
Daria Micheletti
Jacopo Tarchini
Flauto e Ottavino
Angela Citterio
Elisabetta La Licata
Oboe
Farncesco Quaranta
Domenico Lamacchia
Clarinetto
Antonio Duca
Giuseppe Cultraro
Fagotto
Lorenzo Lumachi
Sarah Ruiz
Corno
Alessandro Mauri
Ambrogio Mortarino
Deborah Maffeis
Elisa Giovanardi
Tromba
Sergio Casesi
Luciano Marconcini
Trombone
Andrea Testa
Timpani
Luca Casella
Percussioni
Paolo Tini
Maurizio Berti
Pianoforte
Jader Costa
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Panasonic LUMIX FZ1000 20 Megapixel, Zoom 42X, 1600-3200 ISO, LCD ad Angolazione Variabile e rigorosamente non hanno subito nessuna post elaborazione.
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