Dopo l’omaggio a Jean Philippe Rameau, ecco
laBarocca tornare in patria, con un programma incentrato sulla figura
di Pietro Antonio Locatelli, nato a Bergamo il 3 settembre 1695 e
scomparso ad Amsterdam il 30 marzo 1764, di cui ricorre il 250°
anniversario della morte. Con laBarocca diretta da Ruben Jais, sul
palco Gianfranco Ricci (violino) e Marcello Scandelli (violoncello).
Pietro Antonio Locatelli (1695- 1764) è uno
dei più importanti violinisti del suo tempo, nonché compositore di un
nutrito catalogo di musica scritta sostanzialmente per archi.
Ovviamente la sua opera è concentrata sulla scrittura per violino di
cui fu sommo virtuoso e conoscitore profondo di tutte le sue capacità
tecniche ed espressive. Infatti sono noti, soprattutto agli studenti
di conservatorio, i suoi 24 Capricci per violino solo di estrema
difficoltà tecnica, che per il loro interesse didattico nello sviluppo
della tecnica violinistica, sono diventati dei classici inevitabili
per ciascun buon violinista che si trova nello stadio avanzato dei
propri studi. Stasera ascoltiamo una selezione dei suoi concerti
grossi, una forma musicale che nel Settecento fu portata al massimo
del suo splendore da Corelli, Albinoni, Torelli, Haendel, Bach.
Evidentemente il concerto grosso si prestava
all'inventiva musicale proprio per la sua originale struttura
caratterizzata da un organico strumentale diviso in due sezioni di
diversa densità: il Concertino e il Concerto grosso. Di solito il
primo è composto, come nella Sonata a tre, da due violini e un
violoncello mentre il secondo dal gruppo completo degli archi più il
basso continuo. Proprio questa sua peculiarità consentiva il dialogo
alternato tra due sezioni strumentali con episodi musicali originali,
come nel caso in cui il Concertino propone il tema e il “tutti”
orchestrale risponde con variazioni e sviluppi, creando il tipico
effetto di alternanza dinamica tra piano e forte.
Tipicamente il Concerto Grosso poteva essere
composto in stile da chiesa, ma non necessariamente di uso liturgico o
in stile da camera, che comprendeva anche forme di danza. Nel
programma di stasera ascoltiamo tre concerti grossi di Locatelli
tratti dalla sua Opera I, pubblicata ad Amsterdam nel 1721. Bisogna
dire che Locatelli ebbe come riferimento preciso l'Opera VI (1714) di
Corelli, sia per quanto riguarda la disposizione in quattro tempi che
per la struttura. Infatti l'Opera I è divisa in un gruppo di otto
concerti “da chiesa” e in un secondo di quattro “da camera”, con
l'ottavo concerto pensato come celebrativo del Natale. I Concerti
dell'Opera I seguono uno schema tipico formato da un Preludio e un
tempo fugato, un terzo tempo lento e un veloce movimento finale spesso
in forma di danza. Ovviamente non si tratta di uno schema rigido e le
varianti sono piuttosto frequenti, ad esempio nel secondo e dodicesimo
Concerto al terzo tempo lento segue un Allegro in forma di fuga.
Va anche detto che Locatelli, per quanto riguarda
l'aspetto tecnico della scrittura violinistica, nell'Opera I non si
discosta di molto dal modello di Corelli. Non ci sono passaggi
particolarmente arditi che invece si ritrovano nel Concerto n. 2 per
violino, archi e basso continuo in Do minore op. 3 incluso nell'Arte
del Violino, una raccolta di dodici Concerti per violino e orchestra
d'archi all'interno dei quali, nell'ultimo movimento, è inserito un
Capriccio per violino solo. L'Opera III si configura dunque come una
sorta di catalogo delle possibilità tecniche del violino e Locatelli
ne è pienamente consapevole e, diversamente dall'Opera I, dispiega
tutte le sue possibilità di conoscitore profondo dello strumento.
L'unica eccezione al programma monografico è il Concerto per
violoncello in Re minore RV 406 di Antonio Vivaldi, musicista più o
meno contemporaneo di Locatelli. Vivaldi scrisse diversi concerti per
violoncello e mostra di conoscerne le qualità timbriche ed espressive
attraverso passaggi cantabili e brillanti che sfruttano a pieno la
tessitura dello strumento. Il violoncello, con il suo registro grave e
profondo, permette una sorta di dialogo stretto tra il solista e
l'orchestra, con una scrittura ricercata e articolata, piena di
sfumature cantabili, oltre che di arditezze tecniche che presuppongono
un esecutore esperto.
Nel concerto RV 406 il tema è un Minuetto prima
esposto da tutta l'orchestra e poi costellato di variazioni pensati
come episodi di virtuosismo per il solista. (Lorenzo Sorbo) laBarocca
è un ensemble di musicisti specializzati, esterni alla formazione
sinfonica (tranne Gianfranco Ricci, uno dei primi violini
dell’Orchestra con esperienza avendo suonato con l’Accademia
Bizantina), e di coristi (16 elementi, 4 per parte) diretti da
Gianluca Capuano, conoscitore del repertorio Cinque-Seicentesco per il
quale “il punto di forza del complesso barocco è quello di essere
tutto giovane, tutto italiano e molto motivato”. Insomma, una nuova
generazione specializzata nell’antico repertorio e inserita nella
struttura “madre” de laVerdi.
Direttore de laVerdi Barocca è Ruben Jais,
Direttore Residente e Responsabile delle Attività artistiche de
laVerdi, esperto del repertorio Sei- Settecentesco, che intende
affrontare le opere in termini filologici, con strumenti originali o
copie di epoca barocca.
L'ensemble – impegnato nella sua quarta stagione
consecutiva dalla fondazione, all’Auditorium di largo Mahler - è
costituito da musicisti e coristi che hanno svolto il loro percorso di
studi approfondendo le pratiche di esecuzione barocca, suonando
strumenti originali o copie di strumenti del '600/'700, applicando le
regole del canto esplicate nei trattati coevi. Questo approccio offre,
ovviamente, la possibilità di misurarsi in modo più diretto con le
caratteristiche di un repertorio vastissimo e ricco di capolavori
strumentali e corali, di avvicinarsi con occhio più attento
all'estrema ricchezza di dettagli di tale repertorio.