Alessandro Arigoni, direttore
d'orchestra
IL FRATE
Ei voleva regnare sul mondo
Obliando Colui che nei ciel
Segna agli astri il cammino fedel.
L'orgoglio immenso fu,
fu l'error suo profondo.
DON CARLO
O mio Rodrigo!
Sei tu, sei tu, che stringo al seno?
RODRIGO
L'ora suonò!
Te chiama il popolo fiammingo!
Soccorrer tu lo dei: ti fa suo salvator!
DON CARLO E RODRIGO
Dio, che nell'alma infondere
Amor volesti e speme
Desio nel cure accendere
Tu dei di libertà.
Giuriamo insiem di vivere
E di morire insieme;
In terra, in ciel congiungere
Ci può la tua bontà.
EBOLI
Canzone del Velo.
Nel giardino del bello Saracin ostello,
All'olezzo, al rezzo degli allo r, dei fior
Una bella almea, tutta chiusa in vel,
Contemplar parea una stella in ciel.
Mohammed, re moro al giardino sen va;
Dice a lei: "T'adoro, O gentil beltà,
Vien, a sè t'invita per regnar il re;
La regina ambita non è più da me".
RODRIGO
(Inchinandosi alla regina, poi
covrendosi)
Signora! Per Vostra Maestà,
L'augusta madre un foglio
Mi confidò in Parigi.
Porge la lettera alla regina e rapidamente le consegna un biglietto
Leggete, in nome della grazia eterna!
Mostrando la lettera alle dame
Ecco il regal suggello, i fiordalisi d'or.
RODRIGO
Carlo, ch'è sol il nostro amore,
Vive nel duol, su questo suol,
E nessun sa quanto dolore
Del suo bel cor fa vizzo il fior,
In voi la speme è di chi geme;
S'abbia la pace ed il vigor,
Dato gli sia che vi riveda;
Se tornerà, salvo sarà.
DON CARLO
(Prima con calma, poi animandosi
gradatamente)
Io vengo a domandar grazia alla mia Regina.
Quella che in cor del Re
tiene il posto primiero
Sola potrà ottener questa grazia per me.
Quest'aura m'è fatale,
m'opprime, mi tortura,
Come il pensier d'una sventura,
Ch'io parta! N'è mestier!
Andar mi faccia il Re nelle Fiandre.
ELISABETTA
(Reclinata su Don Carlo)
Giusto ciel, la vita già manca
Nell'occhio suo che or si spegne.
Bontà celeste, deh! tu rinfranca
FILIPPO
A Rodrigo che vuol uscire
Restate!
Presso alla mia persona
Perchè d'esser ammesso
voi non chiedeste ancor?
Io so ricompensar tutti miei difensor;
Voi serviste, lo so, fido alla mia corona.
RODRIGO
O Signor, di Fiandra arrivo;
Quel paese un di sì bel,
D'ogni luce or fatto privo
Ispira orror, par muto avel!
L'orfanel che non ha loco
Per le vie piangendo va;
La riviera che rosseggia
Scorrer sangue al guardo par;
Della madre il grido echeggia
Pei figlioli che spirar.
Ah! Sia benedetto Iddio,
Che narrar lascia a me
Questa cruda agonia
Perchè sia nota al Re.
FILIPPO
Col sangue sol potei la pace aver
del mondo,
Il brando mio calcò l'orgoglio ai novator
Che illudono le genti con sogni mentitor...
La morte in questa man ha un
avvenir fecondo.
FILIPPO
Volgi in guardo alle Spagna!
L'artigian cittadin,
la plebe alle campagne
A Dio fedel e al Re un lamento non ha!
La pace istessa io dono alle mie Fiandre!
FILIPPO
Possa cotanto di a pace a me tornar!
RODRIGO
Oh sogno mio divin! O gloriosa speme!
FILIPPO
Ti guarda dal Grande Inquisitor!
DON CARLO
"A mezzanotte al giardin della
Regina sotto gli allor della fonte vicina".
È mezzanotte; mi par udir
Il mormorio del vicin fonte...
Ebbro d'amor, ebbro di gioia il core!
Elisabetta, mio ben, mio tesor,
A me vien...!
DON CARLO
(Atterrito, fra sè)
Ciel! Non è la Regina!
EBOLI
Ahimè! Qual mal pensiero
Vi tien pallido, immoto,
E fa gelido il labbro?
Quale spettro si leva tra noi?
RODRIGO
Carlo, se mai su te fogli importanti serbi,
Qualche nota, un segreto, a me affidarli dei
RODRIGO
Tu puoi fidar in me.
DON CARLO
Sire; egli è tempo ch'io viva.
Stanco son di seguir una esistenza
Oscura in questo suol!
Se Dio vuol, che il tuo serto
Questa mia fronte un giorno a cigner venga,
Per la Spagna prepara un Re degno di lei!
Il Brabante e la Fiandra a me tu dona!
FILIPPO
Insensato! Chieder tanto ardisci!
Tu vuoi ch'io stesso purga a te
L'acciar che un di immolerebbe il Re!
FILIPPO
Guardie, disarmato ei sia.
Signor, sostegni del mio trono,
Disarmato ei sia...! Ma che? Nessuno?
FILIPPO
Marchese, Duca siete.
Andiamo ora alla festa!
FILIPPO
come trasognato
Ella giammai m'amò...!
No, quel cor è chiuso a me,
Amor per me non ha...!
ritornando in sè
Ove son...? Quei doppier
Presso a finir...!
L'aurora imbianca il mio veron!
Già spunta il di!
Passar veggo i miei giorni lenti!
Il sonno, o Dio!
Spari da' miei occhi languenti!
Dormirò sol nel manto mio regal
Quando la mia giornata è giunta a sera;
Dormirò sol sotto la volta nera
Là, nell'avello dell'Escurial!
Se il serto regal a me desse il poter
Di leggere nei cor, che Dio sol può veder...!
Se dorme il prence, veglia il traditore;
Il serto perde il Re, il consorte l'onore!
Dormirò sol nel manto mio regal
Quando la mia giornata è giunta a sera;
Dormirò sol sotto la volta nera
La, nell'avello dell'Escurial.
L'INQUISITORE
Son io dinanzi al Re...?
FILIPPO
Si; vi feci chiamar, mio padre!
In dubbio io son,
Carlo mi colma il cor
d'una tristezza amara.
L'infante è a me ribelle,
Armossi contro il padre.
FILIPPO
Dunque il trono
piegar dovrà sempre all'altare!
ELISABETTA
Entrando e gettandosi ai piedi del Re
Giustizia! o Sire.
Ho fè nella lealtà del Re.
Son nella Corte tua crudelmente trattata
E da nemici oscuri, incogniti, oltraggiata,
Lo scrigno ov'io chiudea, Sire,
tutt'un tesor,
FILIPPO
Soccorso alla Regina!
EBOLI
Fra sè, atterrita in veder la regina svenuta
Ciel! che mai feci! ahimè!
EBOLI
Ah! m'uccide il rimorso!
Torturato è il mio cor.
Angel del ciel, Regina augusta e pia,
Sappiate a quel demon
l'inferno vi dà in prenda;
Quello scrigno... son io che l'involai!
EBOLI
(Rialzandosi)
Ahimè! Più non vedrò,
No, più mai la Regina!
EBOLI
O don fatale, o don crudel
Che in suo furor mi fece il cielo!
Tu che ci fui si vane, altere,
Ti maledico, o mia beltà.
Versar, versar sol posso
il pianto,
Speme non ho, soffrir dovrò;
il mio delitto è orribil tanto
Che cancellar mai non potrò!
O mia regina! Io t'immolai
Al folle error di questo cor.
Solo in chiostro al mondo ormai
Dovrò celar il mio dolor!
O ciel! E Carlo! a morte domani
andar vedrò!
Ah! un di mi resta la speme m'arride.
Sia benedetto il ciel! io salverò!
O Carlo, ascolta, la madre t'aspetta
A San Giusto doman; tutto ella sa...
Ah! la terra mi manca... Carlo mio;
A me porgi la man...!
Io morrò, ma lieto in core,
Ché potei cosi serbar
Alla Spagna un salvatore!
Ah! ... di me... non... ti... scordar...!
ELISABETTA
Tu che la vanità conoscesti del mondo
E godi nell'avel il riposo profondo,
Se ancor si piange in cielo,
piangi sul mio dolor,
E porta il pianto mio al trono del Signor.
Si! Carlo qui verrà!
che parta e scordi ormai,
A Posa di vegliar sui giorni suoi giurai,
Ei segua il suo destin,
la gloria il traccerà,
Per me, la mia giornata a sera è giunta già!
Francia, nobil suol,
si caro ai miei verd'anni!
Fontainebleau!
ver voi schiude il pensier i vanni.
Eterno giuro d'amor
là Dio da me ascoltò,
E quest'eternità un giorno sol durò.
Tra voi, vaghi giardin
di questa terra ibéra,
Se Carlo ancor dovrà fermare i passi a sera
Che le zolle, i ruscelli, i fonti,
i boschi, i fior,
Con le lor armonie cantino il nostro amor.
Addio, bei sogni d'or, illusion perduta!
Il nodo si spezzò, la luce è fatta muta!
Addio, verd'anni ancor!
cedendo al duol crudel,
Il core ha un sol desir: la pace dell'avel!
Tu che le vanità conoscesti del mondo
E godi nell'avel d'un riposo profondo,
Se ancor si piange in cielo,
piangi sul mio dolor,
E il tuo col pianto mio reca a' piè del
Signor.
ELISABETTA E DON CARLO
Ma lassù ci vedremo in un mondo migliore,
Dell'avvenire eterno
suonan per noi già l'ore;
E là noi troverem nel grembo del Signor
Il sospirato ben
che fugge in terra ognor!
In tal di, che per noi non avrà più domani,
Tutti i nomi scordiam
degli affetti profani.
FILIPPO
Io voglio un doppio sacrifizio!
Il mio dover farò.
IL FRATE
(A Con Carlo)
Il duolo della terra
Nei chiostro ancor c'insegue;
Solo del cor la guerra
In ciel si calmerà.
L'INQUISITORE
É la voce di Carlo!
CORO
É Carlo Quinto!
FILIPPO
(Spaventato)
Mio padre!
ELISABETTA
O ciel!
Carlo V trascina nel chiostro Don Carlo smarrito.
Cala la tela lentamente