"Viva V.E.R.D.I." letto come "Viva Vittorio Emanuele Re
d'Italia".
(scritta che apparve durante l'occupazione austriaca)
Signore e signori buona sera e benvenuti a questo
concerto.
Ringrazio l’amico M°Roberto Gianola dell’invito a dire due parole
sui brani che ascolteremo,
Questo concerto vuole ricordare in musica alcuni momenti della
nostra storia legati ad un avvenimento importante come la nascita di
una nuova nazione unita : l'ITALIA. Un Unità che è ancora in
divenire e che ogni giorno deve essere difesa e consolidata, per il
bene comune dobbiamo difendere questo importante valore. Vorrei
ricordare che il concetto di Italia era ben vivo già molto prima che
fosse realizzata una unità politica. Mozart, Goethe, Liszt hanno
compiuto i loro viaggi in Italia, una Italia divisa in stati e
staterelli, regni e ducati, ma vista dallo “straniero” come una
unica patria di tanti nomi illustri da Dante a Petrarca, da
Pergolesi a Palestrina, da Leonardo a Michelangelo.
Alessandro Manzoni nella sua ode MAGGIO 1821 dice:
Soffermati sull’arida sponda,
Vòlti i guardi al varcato Ticino,
Han giurato: Non fia che quest’onda
Scorra più tra due rive straniere;
Non fia loco ove sorgan barriere
Tra l’Italia e l’Italia, mai più!
Manzoni auspicava ”una d'arme, di lingua, d'altare, di
memorie, di sangue, di cor” ma questi ingredienti della ricetta
Italia dobbiamo costruirli e mantenerli, come la nostra lingua, nata
dal toscanaccio dialetto nel 1300 ed oggi “lingua” che ci identifica
nel mondo e con la quale entriamo in relazione gli uni con gli altri
dalle Alpi a Pantelleria, al di la delle nostre parlate locali.
Grandi nomi delle letteratura hanno dato con le loro parole la
scintilla che ha acceso i fuochi del nostro Risorgimento italiano,
dal 1815 (anno del Proclama alla unità degli Italiani di Gioachino
Murat, dal suo vacillante trono del regno di Napoli) ed accolto
nella ode del Manzoni, ma ancor prima Vittorio Alfieri a cavallo tra
settecento ed ottocento. “una di sangue” come il molto sangue
versato dagli Italiani dei Moti carbonari, delle Cinque Giornate di
Milano (1848) che hanno contribuito alla nascita del primo Regno
d’Italia, unito sotto la casa regnante dei Savoia ma spezzato in due
dallo Stato Pontificio sino al quel 1870 che vide con la Breccia di
Porta Pia la caduta di Roma e il trasferimento ivi della Capitale
d’Italia.
Non fia loco ove sorgan barriere Tra l’Italia e l’Italia, mai
più!
Dalla letteratura alla musica e quale genere poteva esprimere questi
ideali se non l’opera lirica, che ha diffuso la nostra lingua nel
mondo come lingua ufficiale di chi affrontava questo genere sin dal
primo settecento. Mosca, Londra, Vienna, Parigi tutti ascoltavano
opere in italiano e gli autori di quei paesi scrivevano in italiano
citiamone solo due Mozart ed Haendel.
Ma veniamo al primo brano in programma;
G.VERDI : SINFONIA DALL'OPERA "NABUCCO"
andata in scena il 9 marzo 1842 al Teatro alla Scala di Milano Venne
replicata ben 64 volte solo nel suo primo anno di esecuzione. Storia
biblica di una profezia avverata, di un popolo oppresso, catturato e
prigioniero in Babilonia, e di una conversione della straniera
Fenena figlia di Nabucco alla religione degli ebrei. Tra i vari temi
che si ascoltano nella Sinfonia riconoscerete certo quello del
famoso coro VA PENSIERO.
V.BELLINI: CASTA DIVA DA NORMA E' il
24 gennaio 1835 sul palcoscenico del Teatro Italiano di Parigi,
Vincenzo Bellini nei suoi “Puritani” fa cantare Suoni la tromba, e
intrepido io pugnerò da forte, bello è affrontar la Morte gridando
libertà! Un’opera scritta su libretto di Carlo Pepoli,
rivoluzionario implicato nei moti mazziniani del 1830-31 nella
Romagna che lo costrinsero ad emigrare per numerosi anni a Parigi e
a Londra. Norma fu composta in meno di tre mesi, dall'inizio di
settembre alla fine di novembre del 1831, debuttò al Teatro alla
Scala di Milano il successivo 26 dicembre. Dramma di guerra e
d’amore vede il popolo dei Druidi occupato dagli invasori romani e
la sacerdotessa Norma, amante e madre di due figli avuti dal console
romano Pollione. Un legame che la costringe a tenere a bada il suo
popolo che vorrebbe ribellarsi all’invasore.
G.VERDI: A SI BEN MIO DA TROVATORE 1Andato
in scena il 9 gennaio 1853 al Teatro Apollo di Roma uno dei tre
capolavori, quasi posti come un giro di boa a metà strada della vita
compositiva di Verdi. Racconta la lotta tra due fratelli che non
sanno di esserlo per l’amore di una donna, Leonora, dama della
regina.
V.BELLINI: SINFONIA DA NORMA torniamo alla
Norma per ascoltare la bella Sinfonia che, come era abitudine,
raccoglie in se molti dei temi che saranno poi cantati nel corso
dell’opera dal coro Guerra Guerra, alla cabaletta di Pollione Me
protegge me difende, ai temi delicati legati alla sacerdotessa
Norma. L’opera si chiuderà con la morte sul rogo di Norma che si
autoaccusa del tradimento del suo voto sacerdotale e di Pollione che
ne condividerà la sorte. Norma prima di morire chiederà al padre
Oroveso di non volere vittima anche i due innocenti figli avuti da
questa relazione e di salvare le loro vite.
G.VERDI: TACEA LA NOTTE PLACIDA DA TROVATORE
torniamo al primo atto con la scena nella quale Leonora, mentre
attende di notte la visita dello sconosciuto Trovatore di cui si è
innamorata, racconta alla sua confidente come lo conobbe in un
torneo di cui lo incoronò vincitore ed in seguito lo rivide.
G.VERDI: LA DONNA E’ MOBILE DA RIGOLETTO
Prima rappresentazione il 11 marzo 1851 al Teatro La Fenice di
Venezia un dramma molto forte nel quale la difformità fisica sembra
essere sinonimo di perversione mentale, ma il povero buffone
Rigoletto (Tribolet se la censura non avesse obbligato Verdi a
trasferire l’azione da Parigi a Mantova) è costretto ad essere
perfido e beffardo il retaggio di ogn’uom gli è tolto : il pianto.
Forzasi deve e fare ridere il suo giovane padrone il libertino Duca
di Mantova del quale ascoltiamo il suo pensiero sulle donne.
G.VERDI: SINFONIA DA LA FORZA DEL DESTINO
Teatro Imperiale di San Pietroburgo il 10 novembre 1862 Il debutto
italiano avvenne al Teatro Apollo di Roma il 7 febbraio 1863, con il
titolo Don Alvaro. La seconda versione, per la quale Verdi aggiunse
la celebre sinfonia e compose un nuovo debuttò al Teatro alla Scala
di Milano il 27 febbraio 1869, diretta da Angelo Mariani. Nel 1862
compose, per l'Esposizione Universale di Londra, l'Inno delle
Nazioni su testo di Boito dove usa per identificare l’Italia proprio
l’Inno di Mameli.
G.VERDI : E' STRANO DA TRAVIATA Teatro La
Fenice di Venezia il 6 marzo 1853 con un iniziale fiasco, che
convinse Verdi a rivederla in parte. La scena finale del primo atto
rompe con le convenzioni teatrali dell’epoca lasciando sola la
protagonista a meditare sullo strano sentimento che sente nascere
nel suo cuore e che sarebbe sventura un tale amore.
G.VERDI: DI QUELLA PIRA DA TROVATORE Senso
è un film diretto da Luchino Visconti nel 1954. Il regista si è
ispirato per questo suo film al testo di Senso, la novella omonima
scritta da Camillo Boito per testimoniare la crisi di una società
che agisce a fianco della Storia, senza potervi partecipare.
Venezia, 1866: nel corso di una recita del Trovatore alla Fenice,
gli irredentisti organizzano un lancio di volantini proprio al
termine della cabaletta di Manrico che chiude il terzo atto. Storia
d’amore tra il tenente austriaco Franz Mahler, che insulta gli
italiani, e viene allora sfidato a duello dal patriota, conte Ussoni,
e la bella contessa Livia Serpieri che, pur sposata, si innamora
follemente di lui, sullo sfondo della terza guerra d'indipendenza
italiana. Dopo aver scoperto che l’ufficiale usò i soldi dei
rivoluzionari per divertirsi alle sue spalle, si vendica
denunciandolo e lascia che venga fucilato come disertore.
G.VERDI: BRINDISI DA LA TRAVIATA
Altre note:
Verdi scrive di Garibaldi al suo librettista
Piave durante le Cinque Giornate di Milano -"Onore a questi prodi
,Onore a tutta l'Italia che in questo momento è veramente grande!
L'ora è suonata della sua liberazione. È il popolo che la vuole: e
quando il popolo vuole non avvi potere assoluto che la possa
resistere. [...] Non c'è, né ci deve essere che una musica grata
alle orecchie degli italiani del 1848. La musica del cannone!."
Nabucco segnò l'inizio di una folgorante carriera. Per quasi dieci
anni Verdi scrisse mediamente un'opera all'anno nelle quali la
parola patria appare molte volte, da I Lombardi alla prima crociata
(Oh Signor che dal tetto natio) a La battaglia di Legnano (Il sangue
italico), passando per I due Foscari, Giovanna d'Arco, Alzira,
Attila (Cara Patria già madre e Reina - Santo di patria indefinito
amor - Resti l’Italia a me), Il corsaro, I masnadieri, Ernani (Si
ridesti il leon di pastiglia) e Macbeth (Patria oppressa) Les vêpres
siciliennes (O patria mia mio solo sospir); Aida (Oh patria mia).
Verdi partecipò attivamente alla vita pubblica del suo tempo. Fu,
come si è accennato, un patriota convinto, anche se nell'ultima
parte della sua vita traspare, dall'epistolario e dalle
testimonianze dei suoi contemporanei, una disillusione, un
disincanto, nei confronti della nuova Italia unita, che forse non si
era rivelata all'altezza delle proprie aspettative. Fu sostenitore
dei moti risorgimentali Il Paese lo volle, quasi a viva forza,
membro del primo parlamento del Regno d'Italia (1861-1865), eletto
come Deputato nel Collegio di Borgo San Donnino, l'attuale Fidenza,
e, successivamente, senatore a vita dal 1874. Fu anche consigliere
provinciale di Piacenza. Rappresentò, e continua a rappresentare per
molti italiani la somma di tutti quei simboli che li hanno guidati
all'unificazione nazionale contro l'oppressione straniera. E, come
disse Dannunzio "PIANSE ED AMO' PER TUTTI"