NOTE di SALA a cura di Albert
Gioachino
Rossini (1792-1868)
Overture da "La scala di seta" (1812)
La scala di seta, farsa in un atto, è uno dei primi ; tentativi teatrali
del 'Cigno di Pesaro'; oggigiorno se ne esegue quasi esclusivamente
l'ouverture, autentico gioiello musicale.
Ad opera di violini e viole, una 'cascata' di note ("Allegro vivace") è
l'inizio bizzarro e sorprendente che spegnendosi in un lungo accordo di
tutta l'orchestra da seguito ad un breve, ma delizioso dialogo tra corno
e oboe ("Andantino").
L"Allegro" seguente esposto dai violini con un so-strato di 'pizzicato'
degli archi viene bruscamente Interrotto da un "assolo" dell'oboe
impegnato in una esibizione decisamente virtuosistica sul sommesso
accompagnamento dei fiati.
FIauto e clarinetto intonano poi il tema secondario, dolce e cantabile,
precedendo il fatidico "crescendo" e la 'ripresa' (simmetrica
all'esposizione).
Una "coda" conclude codesta 'paginetta' breve, ma immortale.
Felix
Mendelssohn-Bartholdy (1809-1847)
Discende per linea diretta dal pre-romanticismo dell'ultimo Mozart e dal
romanticismo di Weber (segnando la duplice natura del Romanticismo
musicale.
L'altra linea - quella di Beethoven, Schubert, Schumann, Liszt -
rompendo i consueti schemi formali 'forza' la musica dal suo interno per
indurla a 'parlare', esprimendo una nuova sensibilità.
Mendelssohn 'contiene' questa nuova necessità espressiva nella severità
e nel rigore di una forma ancorali E sostanzialmente 'classica' e
"stupisce" (sic!) per la sua perfezione formale. (Schumann così tanto
diverso da Mendelssohn, nella sua critica lo esalta "nobile spirito" e
ne è vivamente attratto proprio per le sue doti di misura, di forbitezza
e di eleganza che costituiscono il dato più eclatante della sua
produzione.)
Attenzione, però! Anche se distante dall'ardore della ricerca romantica
non si deve incappare nell'errore di credere Mendelssohn estraneo a vita
ed interessi della sua epoca.
Pur se aveva piena coscienza di quanto si andava prospettando nella
musica europea e che il 'movimento' romantico veniva scoprendo forze
inno-vatrici per nuovi orizzonti, Mendelssohn fece una scelta precisa e
sensata riassumendo e decantando, i fermenti romantici in una sorta di
classicità "nuova: inventò (o perfezionò) la forma della 'Romanza senza
parole' per pianoforte, fuse in un unico e fluente contesto i quattro
tempi della Sinfonia! La "Scozzese", * diede impulso profondo allo
sviluppo dell'ouverture e della musica di scena, * fu l'ultimo, grande
esponente dell'"Oratorio".
Anche le sue grandi opere strumentali (le 5 Sinfonie e lo stupendo
"Concerto per violino e orchestra") colpiscono e conquistano per la
perfezione formale e per l'eleganza che non è semplice veste formale, ma
è "sostanza stessa dell'espressione". L'ardore del suo animo sensibile
seppe racchiudere in una cornice "smagliante" i nuovi ideali, le
esigenze di chiarezza intellettuale e serena comunicazione espressiva -
retaggio di un'umanità uscita da pochi decenni dalla Rivoluzione
francese e tesa a chiarirsi vieppiù le ragioni del proprio essere, operare
e progredire.
Concerto per
violino, pianoforte e orchestra d´archi in Re minore (1823)
Felix Mendelssohn compose questo concerto all'età di
quattordici anni, mettendo a frutto la maestria compositiva che stava
già contemporaneamente sperimentando nelle dieci sinfonie per archi che
precedono le grandi sinfonie.
La forma del doppio concerto per violino e pianoforte, che ra già stata
usata da compositori minori a cavallo tra '700 e '800, quali Viotti e
Vahnal, viene sviluppata in un brano di dimensioni molto ampie, nel
quale si possono apprezzare la freschezza dell'invenzione melodica del
primo tempo e la morbidezza elegiaca del secondo tempo (dove i violini,
con sordina, espongono il tema principale) e la brillantezza del terzo
tempo.
La scrittura scintillante delle parti soliste, impegnate in un continuo
dialogo fatto dì arpeggi e scale velocissime, porta lo Stile Biedermeier
che caratterizza il concerto, a vertici assoluti di virtuosismo.
L'orchestra supporta i solisti intervenendo, come di tradizione, con le
esposizioni tematiche e accompagnando in modo discreto, ma pregnante,
l'insieme.
Sinfonia n. 4
in La maggiore op. 90 "Italiana" (1833)
Insoddisfatto di questo lavoro ad onta del succes so ottenuto
con la prima esecuzione (Londra - 13 maggio 1833) Mendelssohn lo
rimaneggerà più e più volte (e di certo, se fosse vissuto più a lungo,
la versione finale - quella della scrittura a noi nota - non sarebbe
stata la definitiva). Ed è la pagina del "Saltarello" (4° mov.) l'unica
di ispirazione italiana, che tuttavia sembra apparentarsi
straordinariamente con l'atmosfera fiabesca della musica del "Sogno di
una notte di mezza estate" (Nelle danze dei contadini ciociari o
napoletani Mendelssohn vede qualcosa che non ha nulla di attinente al
paesaggio italiano, vede cioè fate ed elfi che danzano si una 'tarantella',
ma in un verde prato all'inglese!!).
In effetti, di 'italiano' questa Sinfonia ha soltanto una "solare
euritmia formale" che si rileva fin dall'inizio nella dimensione ritmica
in 6/8, prediletta dall'autore.
Il 1° tema, affidato ai violini, di una scorrevolezza assolutamente
spontanea, nel suo attacco in levare è invito alla corsa e al gioco. E
allorché i violini concludono l'ampia figurazione melodica e cedono ai
legni ed ai corni che fino ad allora 'staccavano' precisissimi il ritmo,
si avverte con quanta naturalezza il 6/8 passa agli archi in eleganti
figurazioni (sempre 'staccate') che crescono, prendono sonorità, si
ingrossano e portano alla ripresa del tema. Il ritmo 'in 6' non scema:
passa ai flauti, ai corni, ai timpani, alle viole, ai violoncelli, ai
contrabbassi... e diventa protagonista in un gioco di domande e risposte
fra archi e legni, che il 1° violino concluderà, mediante un lungo
passaggio - sempre 'staccato'- per introdurre il 2° tema, annunciato dai
clarinetti e fagotti con un mutevole colore sonoro.
II 2° mov, "Andante con moto", è una lunga melodia suggestiva, dimessa,
contrappuntata da violoncelli e contrabbassi: un "ostinato" ritmico che
è caratterizzazione irrinunciabile.
Il 3° mov., "Con moto moderato", ha l'insinuante dolcezza di una
"Romanza senza parole", interrotta dall'episodio centrale che i fiati
ritmano marcatamente senza alterarne l'affettuosità.
Il 4° mov., "Saltarello. Presto", è l'esaltazione quasi fisica
dell'allegria, ritmo allo stato di natura, però in un ordine di assoluta
precisione formale.
NB. Per comprendere il particolare 'colore' dell'orchestrazione va
notato lo scarso uso delle trombe a favore dei corni nonché l'uso
'sfumato' e 'prudente' dei timpani pur nella continuità dell'esattezza
ritmica.