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Teatro Lirico di Magenta
Venerdì 20 maggio 2011 ore 21,00
Comune di
Magenta e Associazione TOTEM
In occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia
una produzione TOTEM in collaborazione con “Università del Magentino”
Viva Verdi,
la voce di un popolo
La storia del Risorgimento attraverso le note di Giuseppe
Verdi
Alisa Zinovjeva, soprano
Giorgio Valerio, baritono
Sachiko Yanagibashi, pianoforte
Andrea Rafanini, voce narrante
Ingresso libero
Programma
Brani dalle più
famose opere di Giuseppe Vedi collocate
nel contesto storico, sociale e
politico dell'epoca.
Nabucco (1842)
VA PENSIERO
Nabucco (1842) MARCIA DI INGRESSO DI NABUCCO
I vespri siciliani (1855) SINFONIA - frammento
Ernani(1847) SI RIDESTI IL LEON DI CASTIGLIA
Macbeth (1853)
PIETA' RISPETTO E AMORE
Il trovatore (1853) TACEA LA NOTTE PLACIDA
Il trovatore (1853) UDISTE? COME ALBEGGI LA SCURE
Rigoletto (1851) PARI SIAMO
La traviata
(1853) Duetto atto II VIOLETTA e GERMONT
La traviata
(1853) ADDIO DEL PASSATO
La forza del destino (1862) PACE, PACE MIO DIO
Don Carlo (1867)
IO MORRO' MA PRIMA IN GRAZIA
La traviata
(1853) PRELUDIO ATTO III
BIS
Il trovatore (1853) UDISTE? COME ALBEGGI LA SCURE
Seguono alcune immagini della serata.....
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Andrea Raffanini
Alisa Zinovjeva, soprano
Sachiko Yanagibashi, pianoforte
Saluti finali del Presidente della Associazione Totem,
Antonella Piras
BIS
Con il duetto da Trovatore tra Leonora e il Conte di Luna
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Giuseppe Verdi è stato per più di cinquant’anni una figura
di riferimento del panorama musicale internazionale. Durante la sua parabola
creativa si sono svolti quei processi storici che hanno forgiato nel ferro e
nel fuoco della armi la storia d’Europa e d’Italia in particolare. Insieme ad
Alessandro Manzoni è sicuramente stato una delle figure che maggiormente ha
contribuito a unificare l’Italia, prima ancora che da quello politico, dal
punto di vista culturale. Già vent’anni prima che l’unificazione della nostra
penisola fosse compiuta, il popolo italiano si sentiva tale intonando i cori
delle opere verdiane che, da Nabucco in avanti, durante gli anni di preludio
ai moti del ’48, hanno saputo leggere “l’indole [...] di una gente bisognosa
di destini migliori”, come testimonia il Giusti scrivendo proprio a Verdi, e
trasfigurare artisticamente quel senso di appartenenza ad una realtà nazionale
che esprimeva la sua urgenza ormai in tante parti d’Europa. E così, quando gli
impeti e gli entusiasmi si sono dovuti stemperare di fronte alla dura realtà
di un percorso ancora lungo da compiersi, una volta di più Verdi ha saputo
afferrare “il pensiero dell’epoca, il concetto dei tempi”, come Mazzini aveva
profeticamente affermato decenni prima, rivolgendosi “ignoto numini” che
“ravvolge dentro di sé il segreto di un’epoca musicale”. Forse proprio questa
definizione, seppure inconsapevole, è quella che esprime meglio la capacità
verdiana di leggere i tempi ed è ancora la sua genialità teatrale a far
rivivere nelle opere successive quelle ansie interiori che pongono l’individuo
spesso solo di fronte alla società e alla storia ma, soprattutto, di fronte a
se stesso. Fino alla sovrana risata finale del Falstaff, con quello sguardo
ironico ma non privo d’affetto sull’umanità e sulle sue debolezze, Verdi
rappresenta la Storia di mezzo secolo, non certo come racconto o cronaca, ma
trasfigurandola nelle indimenticabili figure che popolano i suoi melodrammi,
agitati dalle ansie che sono quelle di un popolo e dai sentimenti che sono
quelli di un’epoca i cui anni cruciali per la nostra nazione sono proprio
quelli in cui il motto “Viva Verdi” voleva unire una sentimento nazionale
ormai consolidato con i fatti che ne dovevano suggellare la realizzazione
storica. Saranno perciò proprio le opere di Verdi ad accompagnarci nella
storia di quegli anni, facendoci riscoprire il Risorgimento non solo dal punto
di vista storico, ma delineandolo attraverso quei sentimenti e quelle emozioni
che, vissuti nella straordinaria trasfigurazione musicale di Verdi, sono
diventati nostro patrimonio immortale. Uno sguardo che vuole leggere la storia
non solo attraverso i grandi avvenimenti, ma anche attraverso i sentimenti di
un popolo che nella musica di Verdi aveva finalmente trovato la sua voce.
Note di Sala di Andrea Raffanini
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