Le cinque giornate di Milano
ovvero cronaca verdiana di una rivoluzione

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Altri riferimenti
Artes et artificia
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Teatro Dal Verme, Sala Grande
mercoledì 1 giugno 2005, ore 21

soprano Susanna Branchini

tenore  Marco Ferrari

baritono Haris Andrianos

narratore Francesco Micheli

Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
direttore
Daniel Pacitti

 

drammaturgia musicale Alfonso Caiani

consulenza storiografica Marco Manzoni

 

Concerto organizzato dalla Fondazione I Pomeriggi Musicali con il contributo della Regione Lombardia - Assessorato alle Culture e Identità. Giovedì 1 giugno 2005 Le Cinque Giornate di Milano, ovvero cronaca verdiana di una rivoluzione soprano Susanna Branchini tenore Marco Ferrari baritono Haris Andrianos Francesco Micheli, narrazione attore e regista Orchestra I Pomeriggi Musicali Direttore Daniel Pacitti

Marco Ferrari Marco Ferrari Susanna Branchini

Haris Andrianos

Nabucco ???

Haris Andrianos

 

Il libretto cadde e si aprì...

 

Marco Ferrari

Ah la paterna mano..

 Resti l'Italia a me...

 

Marco Ferrari e Susanna Branchini

 
 

Susanna Branchini, Macbeth

 
 

Una macchia è qui tutt'ora

 
     
 

Haris Andrianos

 
 

Cortigiani vil razza dannata

 

Milano è come una cipolla..

Francesco Micheli

Ciao Chiaravalle..

 

le mura spagnole!!!

 
 

Ah di qual tetra luce .. Ah si ben mio

 

Daniel Pacitti e l'Orchestra Pomeriggi Musicali di Milano

 

Susanna Branchini : Ah forse lui..

 
     
 

Follie, follie...

 

Daniel Pacitti

 
 
 
 
 

Interminabili applausi che hanno ottenuto il bis del Preludio da Traviata

 

Bello, bello, cinque volte bello, lo spettacolo che Francesco Micheli, l'Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano e il maestro Daniele Pacitti hanno realizzato mercoledì 1 giugno 2005 nella Sala Grande del Teatro Dal Verme di Milano.
Lo spunto istituzionale per proporre questa iniziativa è arrivato dalla celebrazione del ricordo della rivoluzione delle "Cinque Giornate di Milano", il concerto è stato organizzato dalla Fondazione I Pomeriggi Musicali con il contributo della Regione Lombardia - Assessorato alle Culture e Identità.
Alle ore 20 già alcuni spettatori erano in attesa dell'apertura delle porte per aggiudicarsi i posti migliori, visto che l'ingresso era gratuito e così oltre 400 persone hanno potuto assistere a questa rievocazione storico musicale "Le Cinque Giornate di Milano, ovvero cronaca verdiana di una rivoluzione".
Ma sul volantino distribuito non si indicava quale fosse la scaletta dei brani, molti si chiedevano cosa avrebbero ascoltato, non conoscevano forse le premesse che hanno portato a queste edizione dello spettacolo che Francesco Micheli aveva avviato qualche anno or sono e che si avvale della drammaturgia musicale di Alfonso Caiani.

Il concerto spettacolo non è una tradizionale scaletta di sinfonie, arie duetti eseguiti dalla A alla Z, anche se in questa edizione qualche aria quasi completa la si trova. Lo spettacolo si avvale di un terzetto di cantanti ma, se nelle prime edizioni aveva solo l'accompagnamento di un violino e di un fisarmonica, strumento molto amato da Verdi, qui troviamo invece l'Orchestra che è quella dei Pomeriggi Musicali concertata e diretta da Daniel Pacitti.

Nella versione primigenia l'attenzione era concentrata esclusivamente su Verdi mentre in questa versione milanese del 1 giugno al Dal Verme ovviamente mette a fuoco un altro importante punto: la nascita dello spirito risorgimentale, che viene così descritta attraverso personaggi famosi e scene di vita popolare: l'aristocratico e astemio Silvio Pellico che va' in prigione, il sacrificio dei fratelli Bandiera, la nascita della Giovine Italia di Giuseppe Mazzini, il Carlo Cattaneo l'unico uomo in grado di guidare l'insurrezione, lo sciopero del fumo per non pagare il gabello agli austriaci, le riunioni a "palazzo taverna" per organizzare la rivolta, il re "tentenna" e via di seguito (consulenza storiografica di Marco Manzoni). Il racconto passa da momenti di ammiccante leggerezza alla drammatica rievocazione dell'avanzamento delle barricate come.. .. la foresta di Birmano nel Macbetto.

"Vogliamo innalzare un monumento al Risorgimento, non di bronzo o di marmo ma un monumento leggero, riempiendo questo spazio di suoni" così inizia la storia raccontata da Francesco Micheli, con il 1814 e l'episodio della madre di Verdi che si rifugia sul campanile per salvare se stessa e il proprio figlio nascondendosi nel campanile, una piccola donna padana li, in alto, da dove si vede tutta la pianura, con in braccio il piccolo Giuseppe Fortunino, destinato forse a cose grandi, magari a conquistare quella lontana Milano che pensa di intravedere tra le nebbie "tu hai il dovere di essere grande e di fare cose grandi, hai il dovere di cavalcare la causa patriottica". La musica dello zotico Giuseppe Verdi, figlio di un oste e bocciato al Conservatorio, dal carattere scorbutico e presuntuoso, colora la storia con i brani sapientemente cuciti ed adattati da Alfonso Caiani e condotti da Daniel Pacitti in un medley che dura ininterrottamente circa un'ora e trenta minuti.

Sinfonie e preludi in ordine quasi cronologico, da Oberto a Giorno di regno a Nabucco, o con balzi nel tempo da Ballo in maschera (Signor qui sono) a Attila (Resti l'Italia a me) e altre grandi e significative "frasi verdiane" che tanto infiammarono gli animi.

Verdi si esprime con parole nuove, anzi antiche come diceva Shakespeare "noi viviamo in tristi tempi" nel suo Re Lear,  progetto a lungo accarezzato a mai portato a compimento.

Francesco Micheli ha una capacità narrativa che non ha nulla da invidiare agli "attori-narratori" televisivamente famosi come Marco Paolini o Lella Costa o Maddalena Crippa che hanno fatto teatro dalla e sulla storia. Il suo intervento ha però in più l'aggancio alla grande musica di Verdi, e si sente bene come la ama.

Grande musica e grandi interpreti e "non per galanteria .." iniziamo dal soprano Susanna Branchini una cantante assolutamente completa, una voce di soprano lirico che passa agevolmente dai ruoli del primo Verdi (Lombardi, Un giorno di regno) alla grande drammaticità della Lady (Una macchia è qui tutt'ora) o al brillante finale atto primo da Traviata (Ah forse lui, Follie..) con una maestria del canto e una grande bellezza della voce che ci lascia perplessi su come mai non ci si accorge di lei e non si vede più spesso questa artista sulle scene italiane importanti, mentre spesso purtroppo ascoltiamo sue colleghe molto meno meritevoli. Tra i suoi prossimi impegni segnaliamo la sua partecipazione nel ruolo di Micaela nella Carmen che sarà allestita al Festival Verdiano al castello di Vigoleno.

Il baritono Haris Andrianos, che aveva gia preso parte alla prima edizione dello spettacolo,  torna a partecipare come attore nei panni di Giuseppe Verdi, ma soprattutto come cantante dimostrando la sua ottima dizione, indispensabile per interpretare una autore che fonda la sua scrittura sulla "parola scenica", e con la sua bella voce di baritono chiaro da cui risuonano "Resti l'Italia a me" o l'aria "Cortigiani vil razza dannata".

La voce di tenore è stata quella del giovane Marco Ferrari, allievo del maestro Enrico Zucca, finalista a Pavia Lirica 2001, che ha dato voce a Ballo in maschera (Signor qui sono), Macduf (Ah la paterna mano), e Trovatore (Ah si ben mio). Una buona prova e molto sicura pensando che si trattava del suo debutto con accompagnamento di orchestra.

Grande prova del maestro Daniel Pacitti, che si trova molto a suo agio con la musica verdiana e che, visto gli interminabili applausi, ha dovuto bissare il preludio da Traviata.

 

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